TITOLO: Five stages of grief.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. What If…? Malinconica. Romantica. Fluff. Leggera violenza.
RATINGS: Nc17.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } .
RIASSUNTO: POV di Shige, ma perché i suoi compagni di squadra sono così strani?
Ryo e Tegoshi che piangono abbracciati, Yamapi che non sorride, Massu che non mangia.
Shige si chiede cosa gli è capitato, mentre noi facciamo un viaggio nella sua mente.
NOTE: Il genere è il corrispettivo di ogni capitolo, esso può cambiare, anche drasticamente: non mi assumo nessuna responsabilità.
Non la raccomando ai deboli di cuore, non la raccomando a chi si impressiona facilmente e vi chiedo un favore: leggetela tutta.
- Se non fate in questo modo, non potrete comprenderla fino in fondo -
THANKS: Alla mia beta,
mauve_amethyst, che mi ha dato l’idea: grazie, di cuore.
A coloro che l'hanno letta in anteprima dandomi il coraggio di postarla, in ordine di lettura:
xnyappyallyx ,
hikari_guren ,
yuya_lovah .
PAROLE: Per questo capitolo: 1437, con il conteggio di word.
CAPITOLI PRECEDENTI:
Chapter #01 - Denial #02 - Angry
"Why me? It's not fair!"
"Fanculo, Ryo!"
"Capisci che sei notevolmente cretino? O forse lo stare troppo tempo attaccato a quel computer ti ha fuso i neuroni?!"
"Computer?! Ryo, sai che la stupidità è contagiosa? Si vede cosa succede a stare troppo tempo insieme a certe persone. Oh, ma sei anche ingrassato? Allora capisco molte cose"
"Meglio se inizi a correre... e magari più veloce del solito"
I suoi colpi gli avevano fatto male: gli avevano spaccato il labbro e del sangue usciva da quella ferita, sperò solo che Keiichiro vedendolo non stesse troppo male.
Sapeva quanto odiasse la vista del sangue, e sa che sveniva spesso quando vedeva qualcosa di rosso e di denso.
Fanculo a Ryo, fanculo a quella dottoressa che aveva cercato di ascoltare: lo sapevo che non doveva avvicinarsi troppo a quel ragazzo, era pazzo, assurdamente pazzo ed isterico.
Perché diamine credeva che picchiando qualcuno quest’ultimo potesse comprendere i suoi pensieri?
Si vedeva che il suo comportamento era dettato dall’istinto e non era per niente razionale.
Aprì la porta e la prima cosa che vide fu Keiichiro sdraiato sul suo letto: era bello, come sempre.
I capelli gli ricadevano sulla fronte nascondendo un poco i suoi occhi, il suo corpo era rilassato, fin troppo… sembrava quasi che stesse dormendo, ma non era così.
Gli occhi erano socchiusi ed il suo sguardo era dolce: a Shige venne già voglia di baciarlo, ma si impose di restare calmo.
Non era per niente divertente baciare qualcuno se si aveva un labbro rotto e se quest’ultimo diveniva isterico alla vista del sangue.
“Cosa ti è successo?!” sentì la sua voce spaventata e fu come una coltellata in pieno petto: odiava Ryo per aver fatto stare male il suo Keii_chan, anche se solo indirettamente, ed inconsapevolmente.
“Niente… sai Ryo, no? Ecco, ha il brutto vizio di menare le mani se non riesce a farsi comprendere. E tu sai che io non lo comprendo, mai” si avvicinò all’altro notando quanto Keiichiro fosse rimasto immobile alla sua vita: che avesse così paura del sangue?
Eppure, oltre alla botta, non ne aveva perso così tanto.
“Ora mi sistemo, va bene? Così il sangue non ti farà più paura” guardò Keiichiro scuotere la testa e prendergli il fazzoletto che ancora teneva stretto tra le mani.
Sentì l’altro sfiorare il suo labbro, le mani fredde come se l’ansia gli avesse stretto il cuore in una morsa gelida e terrorizzata.
Sospirò mentre notava come Keiichiro si stesse dedicando completamente a lui nonostante la paura.
Non capiva però, perché le sue mani, quando sfioravano il suo corpo, sembrassero così leggere, quasi eteree, ma cercò di non farci caso: il suo ragazzo era lì per lui e questa era la cosa più importante.
“Ne? Ryo_chan non è per niente carino. Devo dirgli quattro paroline. Non deve picchiare in questo modo il mio ragazzo” Shige sorrise a quelle parole: adorava quando Keiichiro si prendeva cura di lui, l’ha sempre adorato.
Si era innamorato lentamente di lui, grazie alle sue cure, alle sue attenzioni: era l’unico che lo considerava, che cercava realmente di capire cosa provava.
Per Shige era una bella novità.
Sospirò lentamente quando Keiichiro lo baciò per fargli passare il dolore, e sorrise.
“Un bacino alla bua e sarà tutto a posto” non poté che annuire a quelle parole: a volte l’ingenuità dell’altro volgeva sicuramente a suo favore.
“Uhmm… forse però è meglio qualcosa in più di un bacino, vero?” lo disse a bassa voce, con una nota insicura nella voce.
Shige non era mai stato bravo in certe cose: non era malizioso, né lussurioso, ma come ogni ragazzo aveva bisogno di alcune emozioni a volte.
“Vuoi qualcosa di più Shige_chan?” il sospiro di Keiichiro a pochi millimetri dalle sue labbra lo stava facendo andare, letteralmente, fuori di testa.
Il suo corpo a così stretto contatto, quasi fosse sopra al suo, lo mandava in estasi.
Annuì spontaneamente come se il suo corpo si muovesse da solo e, forse, era proprio così.
Sentiva la mano di Keiichiro andare a sbottonargli i pantaloni ed infilarsi nei suoi vestiti.
La sentiva scorrere su di sé e trovare tutti i suoi punti deboli, come se fosse stato lui stesso a toccarsi e sì, l’aveva fatto tante volte immaginandosi la mano dell’altro al posto della sua che sembrava quasi essere come allora, ma non era così.
Questa volta c’era davvero Keiichiro sopra di lui, c’era lui a muovere la mano, non era la sua, non era solo una sua illusione.
“Oh… Keii… Keii_chan” vide l’altro sporgersi su di lui per un bacio dolce, non sentiva dolore nonostante il suo labbro fosse spaccato.
Non lo sentiva neppure prima in realtà, come se le labbra dell’altro fossero un balsamo naturale per le sue.
“Ne? Facciamo che questa volta sto sopra io, ok?” Shige si chiese perché quell’affermazione: dopotutto era la loro prima volta, e lui non era mai stato sopra, come non lo era stato Keiichiro, ma non oppose resistenza, avrebbe fatto di tutto pur di far felice l’altro, anche arrivare a dei patteggiamenti.
Era vergine, lo era sempre stato e sinceramente, non avrebbe mai pensato di che la sua prima volta sarebbe stata davvero con l’uomo dei suoi sogni.
“Fai piano… va bene?” Keiichiro annuì prima di entrare in lui, il liquido che bagnava le sue cosce: per fortuna che l’aveva preparato un po’ prima, o non sarebbe mai riuscito ad entrare.
Il dolore fu forte, anche se non forte come se lo si era aspettato: non era come dicevano tutti, non si sentiva spaccare in due, ma forse era anche grazie all’amore che provava per Keiichiro.
Il membro dell’altro era freddo dentro di lui, ma non si lamentava: essere riempito da Keiichiro era una piacevole novità che avrebbe voluto provare per tutta la vita.
Vennero entrambi, gemendo i loro nomi, amandosi come era giusto che fosse.
“Keii_chan, ti amo” e quando vide il piccolo sorriso di gioia che spuntava tra le labbra dell’altro capì di aver detto la cosa giusta.
“Anche io, Shige, anche io” adorava il suo nome pronunciato da quelle labbra, adorava stringerlo a sé nonostante fosse sempre così freddo.
“Uhmm… forse sarà meglio metterci addosso un’altra coperta, ne?” glielo chiese dolcemente prima di alzarsi per prenderla e coprire entrambi, ancora nudi dopo il lento amplesso che si erano appena goduti.
Shige ridacchiò appena sentendo la consistenza dura del ragazzo sdraiato accanto a lui: era eccitato così solo per averlo tra le braccia?
Però non poteva che esserne felice: voleva dire che Keiichiro lo desiderava realmente, se no non sarebbe stato così duro anche dopo averlo appena fatto.
“Magari la prossima volta potrò… stare sopra io, ne?” lo chiese a bassa voce, per non disturbare quel momento, quel piccolo silenzio religioso che si era creato attorno a loro.
Vide Keiichiro annuire.
“Non so perché Keii_chan, ma quando sto con te sembra che il mondo si fermi, attento a non disturbarci” e fu lì che l’altro si mise a ridere, come se l’immagine creata da Shige fosse qualcosa di altamente buffo, ma era normale, a volte l’amore non era razionale.
“Già. Come se nulla potesse dividerci” e Shige sì, lo credeva sul serio, perché per Keiichiro avrebbe fatto qualunque cosa, sarebbe andato contro qualunque cosa.
Sì, avrebbe davvero dato la vita per lui, perché lo amava, perché era la sua speranza, la sua unica ragione, qualcosa di inconcepibile anche solo da pensare, qualcosa che andava ben oltre l’umana coscienza.
Era un sentimento che avrebbe frantumato anche le colonne di Ercole.
Qualcosa che avrebbe sconfitto i Titani di qualsiasi mondo: era un amore morboso, fatto di desiderio, e di possessione.
"Who is to blame?"