Five stages of grief : Chapter #01 - Denial

Jun 11, 2010 22:16

TITOLO: Five stages of grief.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. What If…? Malinconica. Romantica. Fluff.
RATINGS: Nc17.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } .
RIASSUNTO: POV di Shige, ma perché i suoi compagni di squadra sono così strani?
Ryo e Tegoshi che piangono abbracciati, Yamapi che non sorride, Massu che non mangia.
Shige si chiede cosa gli è capitato, mentre noi facciamo un viaggio nella sua mente.
NOTE: Il genere è il corrispettivo di ogni capitolo, esso può cambiare, anche drasticamente: non mi assumo nessuna responsabilità.
Non la raccomando ai deboli di cuore, non la raccomando a chi si impressiona facilmente e vi chiedo un favore: leggetela tutta.
- Se non fate in questo modo, non potrete comprenderla fino in fondo -
THANKS: Alla mia beta, mauve_amethyst, che mi ha dato l’idea: grazie, di cuore.
A coloro che l'hanno letta in anteprima dandomi il coraggio di postarla, in ordine di lettura: xnyappyallyx , hikari_guren , yuya_lovah .
PAROLE: Per questo capitolo: 1437, con il conteggio di word.


Denial
“I feel fine”
"Pronto?"
"Sono io: la dottoressa Rossu Kubura"
"Oh, Rossu_sensei!"
"Sì, io. Mi dispiace per la chiamata improvvisa, ma la situazione è più grave di quanto pensassimo"

“Certo che sono diventati proprio strani, ne… Keii_chan?” guardò il ragazzo seduto accanto a lui.
“Già. E’ da quando abbiamo litigato: quanto tempo è passato? Non ricordo, mi sembra ieri” Shige socchiuse appena gli occhi ripensando a quella brutta giornata: era stato teso tutto il giorno, doveva testimoniare a quel maledetto processo, e per colpa di quest’ultimo era finito per sbottare anche con Keiichiro.
Gli aveva urlato cose terribili, cose non vere, cose che non avrebbe mai pensato, ma si sa, la rabbia è un’emozione difficile da gestire.
Per fortuna avevano poi fatto pace e, finalmente, era anche riuscito a confessargli i suoi sentimenti.
“Ma dobbiamo anche ringraziare quel giorno” l’aveva detto sottovoce Keiichiro, ma Shige era riuscito a cogliere benissimo quella piccola insinuazione.
“Già, senza quel giorno noi non ci saremmo mai messi insieme” un bacio andò a suggellare il momento, mentre la porta dello studio si apriva rivelando una donna abbastanza anziana, corti capelli grigi ed occhiali sul naso.
Indossava abiti leggeri, di color azzurro che facevano risaltare ancora di più il sorriso che stagliava perennemente sul suo volto.
“Salve Kato_san… Koyama_san, prego, accomodatevi”
Shige aiutò Keiichiro ad alzarsi: sembrava quasi avere un mancamento e se lui non lo avesse sostenuto sarebbe sicuramente fino a terra.
Si chiese, anche se solo per un istante, come mai il corpo di Keiichiro fosse diventato così pesante.
In effetti, da quando stavano insieme Shige era dimagrito sempre di più, come se Keiichiro gli avesse risucchiato tutte le sue energie.
Però, alla fine, era anche colpa del fatto che, essendo innamorato, non sentisse il bisogno di fare niente oltre che contemplare il viso dell’altro.
Si sedettero entrambi sul divanetto che sembrava fin troppo piccolo per riuscire a sostenere il peso di entrambi: eppure ce la fecero lo stesso.
Shige sorrise appena nel pensare a come Keii_chan ricercasse in continuazione il suo corpo: l’amore era davvero una bella cosa, qualcosa per cui avrebbe rischiato volentieri la propria vita.
“Allora…” sembrava quasi che la dottoressa guardasse solamente lui e la cosa, come sempre, metteva in soggezione Shige, non abituato a tutta quella attenzione su di sé.
“Bene, iniziamo da lei, Kato_san… le dispiace se… parliamo a quattr’occhi?” Shige la guardò e poi si voltò verso Koyama, che non accennava ad alzarsi: che se la fosse presa?
Che volesse essere lui il primo?
Oppure… voleva restare, e parlare insieme a lui?
“Sa… in questo genere di relazioni, non è mai consigliabile fare una riunione di gruppo comprende, vero?” Shige annuì appena mentre la dottoressa prendeva per mano Keiichiro accompagnandolo fino alla porta, richiudendola poi alle sue spalle.
“Dunque, mi dica, come va il suo rapporto con Koyama_san?” Shige rimase sorpreso a questa domanda: perché quella donna voleva sapere di loro?
Lui era andato dalla psicologa solo per capire gli strani comportamenti dei suoi compagni di gruppo, non per farsi psicanalizzare sull’amore che provava per l’altro.
“Io e Keii_chan stiamo bene insieme, non è lui il problema. Mi dispiace se portandolo con me ha pensato questo. Il vero problema, sono i miei compagni di gruppo: si comportano in modo strano. Piangono, non mangiano, ma non sono innamorati, per cui non riesco a comprendere il loro atteggiamento. Pensavo che lei potesse aiutarmi” vide lo sguardo della donna indurirsi appena, e non capì.
“Già. I suoi compagni di gruppo, ne? E mi dica, cosa fanno di così strano? Oltre a piangere. Tutti piangono Kato_san, è un sentimento che l’uomo prova, un sentimento che lo fa sentire vivo. Lei non piange mai Kato_san? Non prova mai dolore o dispiacere? Afflizione, angoscia? Sono tutte emozioni che l’essere umano deve provare, o sarebbe come morto” Shige scosse la testa a quelle parole: lui era felice, insieme al suo Keii_chan non provava mai dolore.
“Io sono felice ora. Sono felice insieme a Keii_chan. Sono felice quando sto con lui. Sono felice quando gli parlo. Perché dovrei piangere?” la sua domanda gli sembrava logica, eppure la donna emise un piccolo sospiro, come se lui non capisse niente di quello che stava dicendogli.
“Certo, lei è felice insieme a lui. Si sente bene, si sente completo? Eppure… qualche volta, il sentimento della tristezza è normale da provare, da sentire. Fa riflettere il dolore. Fa riflettere sulle cose belle della vita. Se non provassimo mai dolore, non proveremmo nemmeno la gioia, no? Lei avrà provato dolore nella sua vita. Magari non oggi, o ieri, ma sicuramente l’avrà provato. E lo proverà. L’essere umano è fatto per soffrire e per gioire. Non ci può essere gioia senza dolore, e non ci può essere dolore senza gioia” Shige non riusciva ad accettare le sue parole.
Perché?
Perché provare tristezza quando al mondo c’erano cose così belle come l’amore?
“Io non riesco a seguirla. Io non trovo triste la mia vita. Da quando ho con me Keiichiro, tutto va per il meglio ed io posso finalmente sorridere. Non un sorriso falso, però, un sorriso vero, che mi illumina lo sguardo. E’ questo è grazie all’amore, alla gioia che provo nello stare insieme a lui” la donna lo guardò, sembrava triste, e Shige non capiva il perché.
Che forse non avesse mai provato i suoi stessi sentimenti?
Bhè, questo avrebbe fatto comprendere il motivo per il quale non riusciva, ora che era così anziana, a sentire la felicità che provava lui.
“Lo so che ora è felice. So che sta bene con lui, lo si vede dal suo sguardo, dal modo in cui lo guarda, dal modo in cui lo tiene accanto a sé, quasi morbosamente, giusto? Ha paura di perderlo, vero? Perché è diventato una parte importante della sua vita, una parte a cui non potrebbe mai rinunciare, ma forse è sbagliato. Un amore così morboso a volte può portare anche a dolore, lo sa, no? Se Keiichiro dovesse lasciarla anche solo per un istante, lei si sentirebbe incompleto e proverebbe dispiacere. Allora perché si ostina a sentirsi in questo modo? Perché non vuole cercare di allentare la presa?” Shige continuava a domandarsi dove la donna volesse andare a parare.
Dovevano parlare dei suoi compagni di squadra, doveva aiutarlo a comprenderli, eppure gli sembrava tanto un interrogatorio che però non avrebbe portato da nessuna parte.
“Non voglio lasciarlo andare, perché dovrei? Keii_chan resterà sempre accanto a me. L’ha promesso e non è un tipo da rompere le promesse lui. In ogni caso, Rossu_sensei, potremmo tornare al vero motivo per il quale sono qui? Non ho così tanto tempo e vorrei davvero riuscire a comprendere il loro strano atteggiamento. Vorrei aiutarli, mi capisce, vero?” la dottoressa scosse la testa impercettibilmente.
“Già, ha ragione, dopotutto siamo qui per questo, no? Bene, secondo i miei studi, il loro atteggiamento è tipico di qualcuno che non vuole accettare qualcosa” fece una piccola pausa, durò solo per pochi istanti, ma Shige la sentì.
Come se stesse cercando le parole giuste per imprimerle a fuoco nella sua mente.
“Forse sono stati provati dal vostro rapporto. Sono invidiosi? O comunque, non riescono a comprenderlo. Forse è troppo forte per la loro mente, per il loro cuore, e non riuscendo ad accettarlo si comportano in questo modo: cercando un rifugio per restare lontani dalla realtà. Deve cercare di stargli vicino, magari lasciare un attimo Keiichiro per parlargli da solo, a faccia a faccia. In questo modo ognuno di loro si sentirà apprezzato da lei, si sentirà compreso, capisce?” Shige pensò che, effettivamente, la dottoressa non conosceva ognuno di loro, se no, non avrebbe mai detto una frase simile.
Restare da solo con Ryo?
Una piccola risata lo scosse mentre pensava che, questo, non era proprio possibile.
“La ringrazio, sensei. Però, credo che venire da lei non sia stata una buona idea. Sa… devo cercare di risolvere da me questa questione, ma la ringrazio per avermi dedicato del tempo” la donna sembrò quasi volerlo fermare, ma non lo fece.
“Kato_san, la prego di riguardarsi e… venga da me, per qualsiasi cosa. Anche solo per parlare dei suoi compagni. Come ha appena fatto. Io la ascolterò, è il mio lavoro dopotutto, no?” Shige si inchinò leggermente e dopo averla saluta, ringraziandola nuovamente, uscì, trovando Keiichiro davanti a sé, pronto per entrare anche lui, ma non ce ne era più bisogno.
“Non serve che entri anche tu. La psicologa non può aiutarci” Keiichiro annuì appena e stringendoli la mano, si diressero fuori dallo studio.
La dottoressa rimasta sulla soglia davanti a loro salutò Shige.
Accanto a lui, Koyama le sorrise.
"Arrivederci Kato_san, a presto"
Shige non ci fece neppure caso.

“This can’t be happening, not to me”

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