Because depravity hasn't a limit ; Chapter #01 - As our guest

May 06, 2010 09:35

TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A Lu, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 1569, con il conteggio di word. 
CAPITOLI PRECEDENTI: Prologue #01 - When pirates become heroes ; Prologue #02 - I have to kill you ;  Prologue #03 - I hate everything about you

Chapter #01 - As our guest

“Perciò lei mi sta dicendo che, grazie a questa sua presunta scoperta, le nostre navi potrebbero essere le più veloci del mondo?” la corona scintillò mentre la donna chinava la testa con fare dubbioso.
“Sì, le sto dicendo questo sua maestà, mi permetta di mettere il mio lavoro nelle sue mani” si inchinò appena, lo sguardo fiero ed orgoglioso.
Se la regina d’Inghilterra avesse finanziato la sua scoperta lui avrebbe potuto realizzare il progetto senza problemi.
Avrebbe potuto utilizzare tutto il ferro che gli serviva senza preoccuparsi del costo spropositato di esso.
“Possiamo fare un tentativo, dopotutto non vedo perché dirle subito di no, signor Kato. E sia, le concedo una prova”.

“Stiamo per iniziare un nuovo capitolo della storia dell’umanità, non siete dannatamente eccitati anche voi?”
I due uomini lo guardarono sospirando: dopo mesi in sua compagnia avevano ormai imparato a sopportarne la pazzia.
“Dovresti solamente pregare che funzioni, se no la sola cosa per la quale sarai eccitato saranno le palle di piombo del mio fucile che ti sfonderanno il culo” la sua voce era ancora più rozza della sua parole, e l’alito puzzava di alcool andato a male.
Shige volse il capo in un’altra direzione alla disperata ricerca di aria pura mentre sentiva il suo sedere pizzicare dolosamente a quella prospettiva.
Deglutì a fatica cercando di rimanere calmo, dopotutto aveva speso gran parte della sua vita su quel progetto, perché non avrebbe dovuto funzionare?
Era fiducioso: non vedeva motivo per non esserlo.
Sentì il capitano dare l’ordine di salpare e guardò la nave muoversi.
I due corsari rimasti sul ponte insieme a lui, per controllarlo, rimasero senza fiato, non potendo credere ai loro occhi.
Sembrava quasi che quel ragazzo avesse fatto un patto con il demonio: la nave stava andando senza bisogno di vele, ne rematori.
Era veloce, dannatamente veloce: se avesse continuato di quel passo sarebbe scomparsa alla vista di lì a poco.
“Ve l’avevo detto che avrebbe funzionato” si affrettò a ribadire Shige, già pregustando la fama e la ricchezza che ne sarebbero derivate.
… Non l’avesse mai fatto.
Al termine delle sue parole si sentì una forte esplosione, seguita da una nube grigia e polverosa che non prometteva nulla di buono.
La nave era, sì sparita alla vista di tutti, ma non nel modo in cui si sarebbero aspettati loro: era saltata in aria.
Shige deglutì a vuoto, considerando l’ipotesi che, forse, aveva aggiunto troppa polvere da sparo nel miscuglio.
“Cosa stavi dicendo?” ringhiò l’uomo alla sua destra estraendo una pistola.
Il ragazzo però non riuscì neppure a pregare di avere salva la vita: i suoi pensieri erano rimasti al progetto che vi era sulla nave, ormai sicuramente bruciato insieme a quest’ultima.
Va bene, era ancora tutto nella sua testa, ma questo significava comunque riscriverlo tutto da capo.
Sentì uno sparo e chiuse gli occhi, assolutamente certo che la sua vita fosse ormai arrivata al capolinea.
Quando non sentì assolutamente nulla, si arrischiò a riaprirli, incerto: che fosse già arrivato nell’aldilà?
Quando vide l’uomo riverso a terra, ormai morto, non capì: non assomigliava affatto a lui, anzi sembrava in tutto e per tutto l’uomo che lo aveva appena ucciso.
“Sbrigati, idiota…” non ebbe il tempo di pensare perché l’altro corsaro gli aveva appena preso il braccio, costringendolo a camminare sempre più velocemente.
Successe tutto in pochi minuti: erano arrivati ad un’altra barca, dove fu costretto ad issarsi e dove venne poi trasportato velocemente a poppa.
Lì vi erano due uomini ad aspettarlo: e dai vestiti che indossavano ci mise poco a capire che dovevano essere il comandante ed il suo braccio destro.
Mentre veniva condotto verso di loro vide un animale schizzargli accanto e ci mise qualche secondo per capire che era una piccola scimmietta con un buffo gilet rosso addosso.
Chi era riuscito a farglielo indossare aveva sicuramente tutta la sua ammirazione.
“Pi… vieni qua, non infastidire il nostro ospite” la scimmia a quell’ordine andò ad issarsi sulla spalla del ragazzo che aveva appena parlato.
Era sicuramente il capitano ed indossava un alquanto ridicolo cappello rosa con una piuma nera.
Il suo braccio destro ne aveva uno uguale, ma viola e di dimensioni più contenute.
“Benvenuto sulla nostra nave, la Diamond. Avrai sicuramente sentito parlare di me, sono il miglior pirata di tutti i secoli: Tegoshi Yuya””
Shige lo guardò senza comprendere, di cosa diavolo stava parlando?
Come poteva pretendere di essere riconosciuto?
“Che cosa volete da me?”
Tegoshi lo guardò male, sicuramente offeso dal fatto che non si fosse subito prostrato ai suoi piedi.
“Dai più rispetto al nostro capitano, idiota” gridò un uomo dietro di lui, seguito da tutti gli altri.
“Tranquilli, tranquilli. Lui non è un nostro prigioniero, ma un nostro gradito ospite”
Forse avrebbe fatto meglio ad iniziare ad avere paura, ma proprio non ce la faceva, la sua mente era tutta presa a revisionare virtualmente il suo progetto per poter comprendere il suo errore e porvi rimedio il prima possibile.
“Ho saputo che stavi lavorando al progetto di muovere le navi senza aver bisogno di nulla se non la potenza di ciò che tu ami chiamare effetto a scoppio ritardato, da qui abbiamo potuto comunque malamente osservato con i nostri occhi l’esplosione”
Shige non seguiva molto il suo discorso, guardava il ragazzo che stava alla destra di Tegoshi e che non si era ancora presentato.
Se l’avesse visto al di fuori da quel contesto, non avrebbe mai creduto che fosse un pirata: il suo volto era fin troppo pulito.
Aveva dei lineamenti dolci che non sembravano per niente minacciosi.
Ritornò al presente solo perché si rese conto che l’altro aspettava una risposta, peccato che non avesse compreso la domanda.
“Scusa?”
Il volto di Tegoshi che si era all’improvviso teso e l’aria minacciosa che sentiva dietro di sé non erano un bell’auspicio, ma Shige, come sempre, non ci fece molto caso.
“Ti ho chiesto di darmi il tuo progetto”
Ora sì che gli stava prestando attenzione, cosa diavolo voleva farci con il suo progetto?
“Sai, credo che sarebbe un’arma davvero efficace se utilizzata nel modo giusto. Non credi anche tu? Dopotutto ormai a te non serve più! Sicuramente dopo ciò che hai combinato, la corona non vorrà più saperne di te. Anzi, credo che se tornassi da loro saresti condannato a morte come monito per i prossimi progettisti pazzi”
Questo era vero, ma ciò che Shige sapeva, era che anche lui, dopo aver avuto il progetto, lo avrebbe condannato.
“Mi spiace, ma il progetto è andato perduto insieme alla nave. Sa… quella che è scoppiata in aria. Non esiste più nessun progetto”
L’espressione dell’altro non prometteva nulla di buono.
“Vorrà dire che tu lo riscriverai per noi” e senza poter replicare venne condotto nelle prigioni, accompagnato dalle grida schiamazzanti del resto della ciurma.
Cosa diavolo gli era saltato in testa per iniziare quel maledetto progetto?

Think. Thonk.
Odiava quel rumore, era fastidioso: sembrava poterti trapanare il cervello da un momento all’altro.
“Chi sei?”
Il rumore di passi che aveva percepito si affievolì, mentre quello delle gocce d’acqua che penetravano nella stiva si fece più forte.
Think. Thonk.
“Mi chiamo Koyama Keiichiro” Shige guardò quel ragazzo con un mezzo sorriso chiedendosi come fosse possibile che uno come lui fosse divenuto un pirata.
“Sto lavorando, ma non posso fare molto se l’unica luce che ho disponibile è la flebile fiamma di questa candela. Tra l’altro questo pergamene sono tutte bagnate, e l’inchiostro si sta irrimediabilmente seccando” il suono della sua voce era aspro.
“Chiederò che ti siano date più attenzioni, ma non pretendere troppo. Non so se te ne sei reso conto, ma sei un nostro prigioniero ora, non più un gradito ospite. E Tegoshi è un ragazzo che cambia idea molto velocemente. Se fossi in te non lo farei arrabbiare. Ti aspetterebbe un salto di qualche metro direttamente nella bocca di uno squalo” Shige non riuscì a replicare a quelle parole, rendendosi definitivamente conto della situazione in cui si era cacciato, non che le sbarre alla porta mitigassero quella dannata sensazione di claustrofobia.
Koyama tornò sul ponte, avvicinandosi velocemente a Tegoshi e Pi.
“Non sembra molto collaborativo. E sai, non credo che gliene importi di morire. Sembra odiare noi pirati e credo che neanche la prospettiva di essere condannato a morte dalla corona inglese lo spaventi ormai. Sta lavorando, ma si lamenta dalle sue miserevoli condizioni, come se un prigioniero dovesse essere comunque trattato con i migliori riguardi, non sa cosa succede a quelli come noi quando finiamo in mano loro? Se non stiamo più che attenti potrebbe anche arrivare a gettarsi in mare” il suo tono era acido: quel ragazzino non gli aveva per niente fatto una buona impressione.
“Keii_chan, siamo appena salpati da Londra, con direzione la Spagna, abbiamo sicuramente molto tempo a disposizione per renderlo più che collaborativo, e se non ci riusciamo con le buone, adotteremo le cattive maniere. Dopotutto siamo o non siamo pirati?” Keiichiro annui.
Tegoshi era sempre molto pratico in certe cose, lui invece era più restio a seguire il proprio istinto ed era anche per questo che i loro ruoli erano rispettivamente capitano e braccio destro.
Durante le battaglie non c’era tempo di pensare, soprattutto se si era dei pirati e perciò quasi sicuramente dalla parte del torto, tranne quando erano proprio loro ad essere attaccati.
“Affido a te il compito di sorvegliarlo, sai che mi fido solamente di te” Keiichirò annui, anche se la prospettiva non gli garbava poi molto.


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