TITOLO: Because depravity hasn’t a limit
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Fluff. DeathFic.
RATINGS: R.
DISCLAIMERS: Nessun Johnny mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Shigeaki Kato, Keiichiro Koyama { KoyaShige ; KoyAto } ; Shigeaki Kato, Tegoshi Yuya { TegoShige ; ShigeTego ; ShigeShi }; Ryo Nishikido, Yamashita Tomohisa { RyoPi } .
PROMPT: Scritta per l’anomeme storica: L'età della Pirateria nei Caraibi, l'unica cosa che chiedo è che Kei deve fare il pirata *_____*
RIASSUNTO: Shige è sempre Shige, e questo non cambierà neppure se torniamo indietro di millenni.
Cosa succede, però, se Keiichiro inizia ad arrabbiarsi, se Tegoshi è più pazzo del solito, se Ryo vuole una vendetta, se Yamapi è una tenera scimmiotta… e se Massu non fa altro che comparire qua e là senza un vero scopo?
Bhè… questo è ciò che succede nell’era dei Pirati.
Siete pronte a salire a bordo del corsaro?
NOTE: Non so se questa enorme fanfiction potrà rendere giustizia al tuo prompt, ma spero ti piaccia, e perdonami se ho… come dire, divagato un po’.
THANKS: Alla persona, che adoro, che ha richiesto una fanfiction del genere, che sì, ho amato davvero scrivere.
A Lu, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 1017, con il conteggio di word.
Prologue #01 - When pirates become heroes
"Aggrappati a me Keii" un urlo strozzato riecheggiò in quella desolata mattina, mentre un cielo coperto da nubi nere si stagliava all'orizzonte.
Dappertutto vi era rumore di spari e nera fuliggine prodotta dalla polvere di essi.
"Tegoshi... Tegoshi..." le lacrime che si confondevano nell'oceano non erano che poche gocce in una distesa infinita.
"Uomini in mare! Uomini in mare!" quelle urla rimbombarono nelle loro teste come l'unica ancora di appiglio in quella landa infinita di orrore e tristezza.
"Tegoshi... Tegoshi, ho paura... Tegoshi..." un ragazzo che si aggrappa all'amico, all'unica persona che gli è rimasta al mondo.
"Vedrai, ci salveranno" mormora l'altro controllando la nave con quell'enorme bandiera bianca.
Cercò di farsi notare, ma non riusciva a sovrastare i rumori di quella battaglia.
Quando si rese conto che due uomini si stavano lanciando con delle funi verso di loro provò un moto di terrore accecante.
Strinse l'amico considerando l'idea di fare in modo che almeno lui si salvasse: perché quei pirati avevano deciso di attaccarli?
Perché volevano ucciderli?
Erano solo dei bambini!
Deglutì a vuoto quando si rese conto che gli uomini li avevano tratti in salvo in meno di pochi secondi.
Si guardarono attorno sulla nave, mentre ancora la battaglia riecheggiava in ogni dove.
"Ehi, bambini... con me... svelti" un uomo apparve misteriosamente dal nulla, prendendoli in braccio e trasportandoli di peso nella cabina del comandante.
"Andrà tutto bene. State qua, calmi"
Non se lo fecero dire due volte, stringendosi l'uno all'altro, tremanti per il freddo e la paura.
Tegoshi guardò con rammarico le ferite sul corpo dell'amico, passandoci delicatamente la mano sopra: una lenta carezza che voleva fungere da corroborante, ma che non diede il risultato sperato.
Difatti Keiichiro si mise a singhiozzare, stretto al suo corpo.
"So... Sono morti, vero?"
Tegoshi sapeva a chi si stesse riferendo e non poté che accarezzare il suo capo, cercando di calmarlo.
Sì, i suoi genitori ed anche quelli dell'amico erano sicuramente morti a causa di quella palla di cannone che li aveva colpiti.
Era un miracolo se loro erano ancora vivi.
Si portò la mano al naso stringendolo, uno dei pochi modi che aveva per non piangere: doveva essere forte in quel momento, per lui e per Keiichiro.
"Keii... siamo su una nave pirata... in questo momento è inutile pensare a ciò che è successo, cerchiamo invece di rimanere in vita, ok?" glielo chiese sperando che in quel modo l'altro non continuasse a rimuginare su quanto era appena accaduto, ma potesse in qualche modo trovare la forza di andare avanti.
Passarono ore interminabili in cui i rimbombi dei cannoni scuotevano la nave, facendo credere ai due ragazzi che presto sarebbero nuovamente saltati in aria, ma così non fu.
A quanto pare i pirati erano riusciti a scappare... dopo qualche ora che il silenzio era calato su di loro, infatti, il capitano in persona fece il suo ingresso nella cabina, in testa un buffo cappello nero.
"Bene, miei cari, siamo riusciti a scappare, per cui ora possiamo prenderci cura di voi. Il nostro caro signor Byris curerà le vostre ferite, o comunque ne allevierà il dolore" un ometto basso e dai corti capelli neri entrò dietro l'altro, andando subito da loro, esaminandoli.
Keiichiro tremava, spaventato.
"Oh no, non dovete avere paura. Noi pirati siamo dei gentiluomini. Come avrete già notato, ci preoccupiamo per la vita delle altre persone, a dispetto della marina inglese che non si è neppure accorta di avervi fatto colare a picco. Abbiamo controllato il mare, mentre eravamo impegnati con la battaglia, ma c'eravate solo voi due all'orizzonte. Mi spiace per i vostri famigliari" Tegoshi lo guardò negli occhi trovandovi solo calma e comprensione, come se i ruoli si fossero invertiti ed i pirati fossero all'improvviso diventati i buoni della situazione.
"So che cosa state pensando, e so che avete paura di noi, ma a dispetto di quanto dicono, non siamo poi così cattivi come veniamo disegnati, anzi... In ogni caso potrete accorgervi da soli sulla verità di queste parole" e detto ciò uscì, sicuramente diretto a prendersi cura dei suoi uomini.
Le loro ferite vennero curate, lo stomaco riempito e gli venne data la cabina del capitano solo per loro, solamente per riuscire a riprendersi.
Passarono i giorni in cui i due bambini si resero effettivamente conto che i pirati non erano così assurdi come ne parlavano gli altri.
"Ragazzi, è giunto il momento di decidere. Stiamo per ormeggiare vicino a Londra, se volete possiamo accompagnarvi fino alle vicinanze della marina, ovviamente non possiamo venire con voi in quanto ci arresterebbero subito, e noi non vogliamo questo, vero?" chiese il capitano scherzando, e strizzandogli l'occhio.
Gli uomini dietro di lui cercavano di guardare da un'altra parte: anche se non volevano ammetterlo si erano affezionati a quei due bambini, ed alle risate che a volte sentivano provenire dalla loro stanza.
Era come se in qualche modo potessero alleviare le fatiche della giornata solo con la loro presenza, e doversene separare era uno strazio per tutti loro.
"Comunque, se volete, possiamo dirci addio. Non vogliamo trattenervi più a lungo del dovuto su questa nave. Non siete nostri prigionieri, ma nostri graditi ospiti. Ovviamente, se avete intenzione di rimanere, noi non vi negheremo l'ospitalità. Tutti noi ci siamo affezionati ai vostri piccoli corpicini ridacchianti" Tegoshi strinse la mano di Keiichiro annuendo appena.
"Abbiamo deciso di diventare dei pirati come voi e di vendicare i nostri genitori. Di combattere contro la Corona che ha fatto colare a picco la nostra nave senza neppure accorgersene. E... vorremmo ringraziarvi dell'ospitalità e di tutto ciò che avete fatto per noi fino ad oggi chiedendovi di poter rimanere sulla vostra nave, e di diventare, con i vostri consigli, dei pirati degni di questo nome" era Tegoshi ad aver parlato, mentre Keiichiro annuiva con uno sguardo serio e maturo.
In tutto quel tempo si erano resi conto che nonostante ne dicessero sui pirati, era tutto il contrario.
Non erano perfidi, ma buoni, e soprattutto, riuscivano a capire le persone.
In quel momento Tegoshi e Keiichiro avevano appena deciso il futuro della loro vita, ed il destino stava prospettando nuove avventure per loro due.
Gli avvertimenti posti nelle tag sono quelli relativi solo a questo capitolo.
Il Genere fa invece riferimento alla storia in totale.