TITOLO: A tale of ice and fire.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: Oneshot. Au. Romantica. Introspettiva.
RATINGS: PG13.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } .
RIASSUNTO: "E' vostro figlio, di entrambi, e il motivo per cui ha eredito la forza del ghiaccio e non quella del fuoco - eredità da secoli della vostra famiglia - è perché avete anche voi questa magia nel sangue. E' un dono di un vostro antichissimo avo. Lui aveva il potere di entrambe le magie, sia quella del fuoco che quella del ghiaccio, e anche voi l'avete. Jonghyun ha ereditato quella del ghiaccio, SongDam quella del fuoco, ma non è colpa loro, né vostra. E' semplicemente il destino che ha scelto di agire in questo modo. Quello che posso raccomandarvi è di richiedere l'intervento di un Seasmhach che possa aiutare vostro figlio a controllare al meglio i suoi poteri prima che sfuggano al suo controllo."
NOTE: Questa oneshot è tutta dedicata alla mia Bummie! (
yuya_lovah) per il suo compleanno! E' arrivata con davvero, davvero tanto ritardo e mi scuso ancora per questo ç___ç TANTISSIMI AUGURONI DI NUOVO!!! Ti voglio tanto tanto bene Bummieeee!
TRADUZIONE (di alcune parole che troverete nella storia): Teine* significa fuoco in gaelico / Corraich* significa furore/collera in gaelico /
Pyrphoros o Pyripnon* significa portatore di fuoco o soffiatore di fuoco in greco antico / Deigh* significa ghiaccio in gaelico / Seasmhach* significa costanza/affidabilità in gaelico
THANKS: A
yuya_lovah, perchè dopo averla letta in anteprima, l'ha betata, as always.
PAROLE: 7.024, con il conteggio di word.
A tale of ice and fire
Jonghyun sospirò guardando la sua mano congelare lentamente un fiore trovato nel giardino dietro casa sua. In quel particolare momento dell'estate erano presenti molti tulipani e girasoli, i fiori preferiti da sua madre: la regina.
"Perché..." lo aveva sussurrato lentamente prima di abbandonarsi sdraiato sull'erba, lo stomaco in subbuglio. Aveva quindici anni e avrebbe dovuto ormai iniziare a studiare per perfezionare i suoi incantesimi di fuoco, ma non poteva farlo. Non sarebbe stato in grado di difendere la città al fianco dei suoi genitori. "Genitori" era una parola difficile per lui ormai da pronunciare. La coppia di Corraich* più famosi della storia, i suoi genitori. Loro avevano acquistato la magia del fuoco fin da piccoli e l'avevano sottomessa al proprio volere conquistando così il loro titolo, mentre lui… lui era semplicemente diverso.
Lui invece non aveva dentro di sé quello spirito, non sentiva quella forza, quella rabbia e quella passione che avrebbero dovuto unirsi per formare le qualità principali della sua magia. Dentro di lui non c'era altro che freddo, un ghiaccio così spesso da non poter essere usato per altro che non congelare tutto ciò che incontrava sul suo cammino. Era inutile e il popolo di Teine l'avrebbe maledetto chiedendo ai propri genitori di ucciderlo, o di allontanarlo dal regno per sempre. Sua sorella avrebbe preso il suo posto sul trono, lei che padroneggiava da tempo l'arte del fuoco, lei che sapeva far ondeggiare le fiamme sulla propria mano.
Sarebbe stato strano per il popolo, considerando che da sempre la casata reale donava il primo figlio maschio per continuare la stirpe, ma avrebbero accettato una femmina al comando dopo aver visto quanto fosse inutile lui. Da secoli quel regno veniva governato dalla sua famiglia e non riusciva a capire come mai lui fosse così diverso da loro.
Ricordava ancora quando era più piccolo, quando niente di tutto quello era ancora accaduto, e giocava con sua sorella maggiore curioso di imparare al più presto ciò che lei sapeva già fare. Ricordava quando riusciva a guardare i suoi genitori senza sentirsi fuori posto, quando suo padre era ancora suo padre e non uno sconosciuto. Se lui era così diverso da loro, suo padre non era suo padre, probabilmente sua madre aveva dormito con un Seasmhach* e lui era diventato uno di loro. Sarebbe dovuto andarsene da Teine e chiedere asilo a Deigh, dopotutto era quel regno che possedeva i segreti del ghiaccio, lui apparteneva a loro… Giusto?
"Smettila Hyunnie!" quasi saltò in aria nel sentire la voce di sua sorella risvegliarlo dai suoi profondi pensieri.
"So benissimo a cosa stai pensando e la devi smettere. I nostri genitori non vorrebbero vederti così depresso... stanno cercando di risolvere la situazione, lo sai. Presto dovrebbe arrivare il saggio che hanno convocato e lui troverà una soluzione al problema."
Jonghyun scosse la testa mentre si metteva seduto vicino a sua sorella, strappando il fiore ormai ghiacciato con un gesto pieno di nervosismo.
"Vorrai dire i tuoi genitori." pronunciò quelle parole a bassa voce, come se avesse paura di poterle rendere ancora più reali di quanto già non fossero. Lo sguardo di sua sorella era scioccato, ma lui continuò con più rabbia di prima. Tutta quella rabbia da estirpare eppure non riusciva a trasformare il suo ghiaccio in fuoco...
"Pensi che non li senta litigare?! Lui... lui ha detto che mamma lo ha tradito, che è chiaro che sia così perché altrimenti non si spiegherebbe come mai sono così diverso da voi. Perché io sono un dannato Seasmhach, perché io... io faccio così sc-schifo." le ultime parole fuoriuscirono in singhiozzi e subito SongDam fu da lui ad abbracciarlo, facendogli appoggiare la testa contro il suo petto.
Jonghyun era ancora piccolo e il peso di ciò che gli stava succedendo lo stava schiacciando. SongDam questo lo sapeva bene, ecco perché cercava di rimanergli sempre vicina: non voleva farlo soffrire troppo la sua diversità.
"Shh, non è vero, sono sicura che non è vero. Vedrai che troveremo una soluzione..." anche se in cuor suo neppure lei credeva veramente a quello che gli stava dicendo.
"Jonghyunnie, abbiamo convocato uno specialista. Lui ci saprà dire perché..." Jonghyun interruppe le parole della madre prima che questa potesse finire di parlare, erano entrambi seduti sul letto della sua camera e lui la guardava con rabbia.
"Hai tradito papà, non è vero? Per questo sono così! Se solo tu... se solo tu non l'avessi tradito, non saremmo a questo punto. Io non sarei a questo punto! E' tutta colpa tua!" glielo aveva urlato contro non riuscendo più a resistere; non lo aveva mai fatto, mai aveva alzato la voce contro sua madre, colei che considerava il suo bene più prezioso, ma era davvero colpa sua e doveva assumersi le proprie responsabilità. Era inutile tentare di rimediare con uno stupido specialista, nessuno avrebbe potuto accendere la scintilla dei suoi poteri quando era chiaro che sua madre era stata infedele. Se aveva il sangue di un Seasmhach nelle vene, non sarebbe mai potuto diventare un Corraich!
Sua madre scosse la testa guardandolo con la sua solita espressione dolce. Perché non gli voleva dire la verità? Perché non ammetteva semplicemente la sua colpa? Erano già due anni che andava avanti quella storia, ormai aveva diciassette anni e ancora non voleva ammettere l'amara verità.
"Non ho tradito tuo padre. So che voi tutti pensate il contrario, ma non l'ho tradito Jonghyunnie. Tu sei nato dal nostro amore, proprio come tua sorella. Non so perché hai il ghiaccio dentro di te, ma ti posso promettere che lo scopriremo. Devi solo avere fiducia in me..." aveva aperto le braccia chiedendo silenziosamente a Jonghyun di accettare la sua spiegazione, di crederle. Jonghyun però urlò di pura frustrazione e abbandonò la stanza senza guardarsi indietro nemmeno una volta. Sua madre era una bugiarda e persino una codarda se non aveva il coraggio di pagare per le sue azioni.
Si fermò unicamente quando i suoi polmoni chiesero pietà e si lasciò cadere a peso morto sull'erba. Era corso nel bosco, lontano dal castello e soprattutto da sua madre. Mentre cercava di riprendere fiato notò con delusione di non saper ancora controllare appieno i suoi poteri. L'erba attorno a lui si era infatti rivestita di una sottile brina e lui sbuffò: perché non potevano lasciarlo in pace almeno per un po'? Non aveva bisogno che gli ricordassero costantemente che non era uguale alla sua famiglia.
Sapeva che non era stato così rischioso spingersi fino a lì, dopotutto nessuno cacciava più in quel posto e il peggio che poteva capitargli era di avvistare un orso. Chiudendo gli occhi immaginò di scappare proprio dal regno per andare a rifugiarsi a Deigh. Probabilmente lì non si sarebbe sentito diverso dagli altri e la famiglia reale avrebbe potuto prenderlo nel castello, magari lo avrebbero messo a fare le pulizie, oppure gli avrebbero chiesto di diventare una guardia del principe. Non sarebbe stato così male, a Teine non aveva più niente a trattenerlo... tranne sua sorella. Lei però era forte, bellissima e intelligente, avrebbe trovato qualcuno da sposare e con cui comandare il regno senza troppi problemi. Il popolo l'avrebbe amata, non poteva essere altrimenti.
Si accorse di stare piangendo unicamente quando avvertì le proprie lacrime cristallizzarsi e trasformarsi in ghiaccio sulle sue guance.
Se solo fosse stato meno codardo lo avrebbe fatto, sarebbe scappato da lì e avrebbe posto così fine alla sofferenza che stava causando non solo a se stesso, ma anche ai suoi famigliari. Non era colpa sua se era così diverso da loro, ma non stava neppure facendo niente per cambiare la cosa. Come sua madre era troppo codardo per affrontare realmente la situazione e ammettere che andarsene sarebbe stata la cosa migliore per tutti; se il popolo avesse scoperto i suoi poteri, se avesse capito quanto profondamente diverso era lui dai sovrani, si sarebbero rivoltati contro di loro. Avevano accettato ormai eoni fa di essere governati da Pyrphoros, ma questo non li avrebbe fermati se avessero capito che la stirpe di quei portatori di fuoco stava per avere fine a causa sua.
"E' tutto inutile. Non potremmo usare questo tempo per altro? Tipo cercare un modo di farmi allontanare dal regno per non portarvi ulteriori casini?" nessuno lo ascoltò. Neppure suo padre che era quello più fortemente provato dopo di lui, neppure lui aveva mai suggerito di portare Jonghyun via dal regno.
"Figliolo, non affrettiamo i tempi. Prima fammi dare un'occhiata all'origine dei tuoi poteri per capire cosa è successo qui. Non farà male, devi solo permettermi di entrare momentaneamente dentro di te." Jonghyun guardò lo stregone rabbrividendo leggermente. Era vestito con un mantello nero che gli copriva anche il volto mettendolo in ombra. L'unica parte di lui visibile erano gli occhi completamente bianchi. Tutti gli stregoni erano ciechi poiché la cecità era l'unico mezzo per poter accedere a poteri tanto potenti.
Non si sarebbe tirato indietro, comunque. Non si sarebbe mostrato un codardo agli occhi dei suoi famigliari, avrebbe dimostrato a se stesso di non essere come sua madre, avrebbe dimostrato di saper prendere decisioni così difficili.
Lo stregone appoggiò una mano dalle lunghe dita sopra la sua testa e Jonghyun si sentì cadere. Di fronte a lui non vi erano più le pareti dello studio di suo padre, le librerie in cui aveva inserito tutto i trattati che aveva meticolosamente ricercato nel corso del tempo, non c’erano più i suoi famigliari che lo guardavano agitati o gli occhi dello stregone. C'era solo nero, era come un incubo che si avverava, come essere improvvisamente diventato cieco.
Non sentiva i genitori trattenere il fiato mentre lo stregone frugava nella sua testa come se fosse stata un grande contenitore di caramelle. A volte prendeva un ricordo, lo portava alla luce e Jonghyun era in grado di vederlo scorrere di fronte a lui.
"Bene, reggilo meglio con la mano destra. Ecco, così... ora tira la corda dell'arco e poi lasciala andare di scatto."
Un minuscolo Jonghyun fece come gli era stato detto dal padre, i capelli che si scompigliavano a causa del vento che spirava contro di loro. Aveva solo sei anni e il genitore lo aveva portato nel bosco per insegnargli i segreti della caccia. Era emozionato, Jonghyun, perché quella era un'attività che a sua sorella non era stata insegnata e quindi poteva dimostrarsi migliore di lei per una volta. SongDam non aveva voluto imparare perché non sarebbe mai riuscita ad uccidere una creatura vivente mentre la guardava negli occhi, però aveva imparato comunque a utilizzare l'arco. Jonghyun era sicuro di poter superare i suoi successi.
Quando la freccia che aveva scoccato andò a scontrarsi contro l'albero a cui stava puntando, lasciò andare un gridolino eccitato mentre il padre gli accarezzava la testa e si congratulava con lui per l'ottimo lavoro eseguito.
"Sembri proprio un principino vestito a questo modo. Vieni, guardati allo specchio."
Le parole della madre erano come musica per le sue orecchie: lei era sempre così gentile con lui! Jonghyun si mosse velocemente verso lo specchio e sorrise. Il suo corpicino era coperto da un completo di tessuto pregiato color oro e, nonostante avesse solo quattro anni, si sentiva davvero grande a quel modo. Con la sua giacca, la camicetta bianca e la cravatta nera: era vestito proprio come suo padre. Appoggiò le manine paffute contro il vetro dello specchio e sorrise mentre sua madre faceva passare le dita tra i suoi capelli, sistemandoglieli accuratamente.
"Il mio principino..."
"SongDam! SongDam!" Jonghyun stava correndo alla massima velocità permessagli dalle sue corte gambe, mentre sua sorella scappava da lui ridendo. Gli aveva rubato Key, il suo peluche preferito, un gattino bianco che lui usava per sentirsi al sicuro di notte quando dormiva.
Ad un certo punto il suo piede destro incontrò una radice e lui si sentì spingere verso il basso. Quando cadde malamente sul terriccio, scoppiò a piangere. I suoi pantaloni si erano rotti e il ginocchio sinistro pulsava terribilmente. Gocce di sangue poi gli scorrevano lungo la gamba e Jonghyun, dall'alto dei suoi cinque anni, credeva di stare per morire.
Quando vide sua sorella tornare indietro, tutta preoccupata, la guardò con i suoi enormi occhi lacrimanti e, quando lei gli passò il suo pupazzo, se lo strinse al petto cominciando a singhiozzare.
"Fa... fa... fa tanto male... fa tanto male!"
SongDam prese Jonghyun sulle spalle e lo portò a casa per farlo curare dalla loro madre. Era dispiaciuta di aver causato quel dolore al suo adorato fratellino: lei voleva solo scherzare un po' con lui!
Quando lo stregone si allontanò da lui, Jonghyun si sentì svenire. Le gambe gli tremavano e fu costretto a sedersi su una poltrona lì vicino per non cadere a terra.
L'uomo volse lo sguardo verso i suoi genitori e Jonghyun si sentì morire: probabilmente stava per dire loro che non c'era niente da fare, che la soluzione migliore era allontanarlo dal regno prima che il popolo scoprisse quell’abominio.
"E' vostro figlio, di entrambi, e il motivo per cui ha eredito la forza del ghiaccio e non quella del fuoco - eredità da secoli della vostra famiglia - è perché avete anche voi questa magia nel sangue. E' un dono di un vostro antichissimo avo. Lui aveva il potere di entrambe le magie, sia quella del fuoco che quella del ghiaccio, e anche voi l'avete. Jonghyun ha ereditato quella del ghiaccio, SongDam quella del fuoco, ma non è colpa loro, né vostra. E' semplicemente il destino che ha scelto di agire in questo modo. Quello che posso raccomandarvi è di richiedere l'intervento di un Seasmhach che possa aiutare vostro figlio a controllare al meglio i suoi poteri prima che sfuggano al suo controllo."
Jonghyun non ebbe neppure la forza di aprire bocca in quel momento: tutto ciò che aveva creduto, tutto quello che aveva pensato di sua madre, non era vero. Lei non aveva tradito il marito, non aveva tradito la sua famiglia, eppure lui l'aveva ingiustamente accusata senza ascoltarla. Senza nemmeno provare a sentire ciò che aveva da dire. Si sentiva terribilmente in colpa in quel momento e non riuscì a guardarla negli occhi quando la sentì scoppiare a piangere e correre verso di lui. L'unica cosa che riuscì a fare fu esclamare un debole "scusa" mentre lei lo abbracciava con forza baciandogli la fronte.
Sentì le voci di SongDam e suo padre, come se fossero state lontane anni luce e avvertì i passi dello stregone che sicuramente stava uscendo dalla stanza mentre lui chiudeva gli occhi e lasciava che il buio cadesse su di sé.
La prima cosa che vide quando riaprì gli occhi, fu il volto di sua madre china su di lui e non poté fare a meno di sorriderle. Lei di tutta risposta gli strinse la mano prima di parlare con la voce soave che l'aveva sempre caratterizzata.
"Abbiamo chiamato il regno di Deigh e abbiamo richiesto il loro aiuto. Hanno risposto che ci manderanno il figlio più giovane della loro casata reale e che sperano che ciò possa produrre, in futuro, un'alleanza tra i nostri due regni. Si chiama Kibum e sarà da noi tra pochi giorni. Spero che possiate andare d'accordo e ricordati che il suo aiuto ti serve."
Jonghyun aveva annuito chiedendosi come fosse questo Kibum e se tra loro potesse o meno nascere un'amicizia nonostante le differenze dei loro regni.
"Non ti preoccupare mamma. Non vi deluderò e imparerò a controllare i miei poteri così che voi possiate di nuovo essere fieri di me."
La donna scosse la testa mentre si allungava per baciargli la fronte.
"Oh no figlio mio, non pensare questo. Noi non abbiamo mai smesso di essere fieri di te."
Il grande giorno era ormai arrivato e Jonghyun vestiva con un completo da vero principe. Solitamente i loro abiti, una volta raggiunta l'età in cui la loro magia divampava, venivano scelti nelle tonalità più svariate di rosso, ma Jonghyun aveva domandato di poterne indossare uno di colore turchese che riflettesse ciò che aveva dentro il suo cuore. I suoi genitori, anche se a malincuore, avevano accettato e ora lui stava attendendo l'arrivo di Kibum, che non tardò molto ad apparire.
Jonghyun rimase sorpreso nel constatare quanto fosse diverso da come se lo immaginava: era alto e magro, con due occhi felini e delle labbra a forma di cuore.
Si ritrovò ad arrossire quando quegli occhi puntarono il loro sguardo su di sé. Si sentì giudicato in un certo qual modo e questo lo mise a disagio. Disagio presto stemperato dalla voce del ragazzo, alta e squillante, che affermava quanto fosse felice di ritrovarsi lì.
"Io sono Kim Kibum, piacere di conoscerti."
Jonghyun allungò la mano per stringere quella dell'altro ed avvertì il suo ghiaccio spingersi fuori per andare incontro a quello di Kibum. Tra le loro due mani si formò una leggera condensa che si trasformò poi in quello che era, a tutti gli effetti, un brillante cristallo di ghiaccio.
Jonghyun lo prese tra le mani prima potesse cadere a terra e lo guardò sorpreso, mentre Kibum osservava il tutto con un ghigno stampato in faccia.
"Non sai assolutamente cosa sei in grado di fare, vero? Lo capisco dal tuo sguardo stupito. Non hai idea di come controllare il tuo potere... me lo avevano detto, certo, ma non credevo che fossi indietro fino a questo punto."
Le parole di Kibum lo colpirono nel profondo e lui, dopo aver sollevato la testa per incontrare nuovamente il suo sguardo, gonfiò le guance arrossate dall'imbarazzo.
"Yaaah, posso imparare però!"
Kibum annuì avvicinandosi per appoggiare una mano sulla sua spalla.
"Certo che puoi imparare, ora però mostrami dove è la mia stanza. Ho una valigia da sistemare."
Guardò Kibum sedersi sul grande letto a baldacchino presente nel mezzo della stanza e sorrise. Quel ragazzo gli metteva buon umore, non sapeva perché, forse era dovuto alla similitudine dei loro poteri.
"Abbiamo davvero tante cose da fare con te, sai? Perché non ti siedi qui vicino a me e inizi a raccontarmi il motivo per il quale ti serve il mio aiuto. Nessuno ti ha insegnato prima d'ora a canalizzare il tuo potere?"
Jonghyun scosse la testa andando a sedersi accanto a lui.
"No perché, ovviamente, tutti gli altri sono dei Corraich. Io sono l'unico diverso Kibum.E’ come se tu fossi nato con il potere del fuoco, nessuno avrebbe potuto spiegarti come utilizzarlo, non credi? Avresti avuto bisogno di uno di noi, come io ho bisogno di te..."
Kibum si fece pensieroso mentre ascoltava la sua risposta e Jonghyun si chiese cosa gli avessero detto, se conosceva tutta la storia riguardante i suoi poteri o sospettava che sua madre fosse stata in una relazione clandestina con qualcuno del suo popolo.
"Mi hanno detto che i tuoi poteri derivano da un vostro antenato che li possedeva entrambi, sia quelli del fuoco che quelli del ghiaccio. Non c'è più nessuno come lui?"
Jonghyun sospirò rispondendogli che no, non c'era più nessuno uguale a quell'uomo che, tra l'altro, non sapevano ancora chi era.
Quando Kibum gli prese la mano, Jonghyun si sentì tremare. Poteva avvertire i suoi poteri iniziare a premere per uscire dalla sua pelle e lui si stava spaventando.
"Ehi, rilassati ok? Se sei spaventato i tuoi poteri semplicemente sfuggiranno al tuo controllo. Devi stare tranquillo... ci sono io con te e so che non ci conosciamo ancora molto, ma puoi fidarti. Non farei mai qualcosa che potrebbe metterti in pericolo."
E Jonghyun sapeva che era vero. Non aveva idea di come facesse a saperlo, ma lo sapeva. Annuì guardando l'altro ragazzo e cercò in qualche modo di rilassarsi. Quando ci riuscì, Kibum gli sorrise e iniziò ad accarezzargli delicatamente il palmo della mano destra.
"Ora inizierai a sentirti formicolare ed è normale. Voglio che tu trattenga il ghiaccio finché puoi..."
Jonghyun lo fece. Trattenne dentro di sé il potere finché non ce la fece più, il volto completamente sudato e rosso per la fatica. Quando lo lasciò andare ebbe paura perché sapeva che più lo tratteneva dentro di sé, più esso si faceva potente, ma Kibum fu pronto a fermare con la propria mano il getto di ghiaccio che fuoriuscì dalla sua.
"Sei stato bravo. Sei riuscito a resistere più di quanto nessun novellino abbia mai fatto. Hai delle ottime qualità, bisogna solo riuscire ad estrarle."
Jonghyun lo ringraziò con lo sguardo e si guardò le mani. Lì, dove Kibum lo aveva accarezzato per tutto quel tempo, si era formato una specie di tatuaggio dalla forma circolare e di colore bianco, proprio come il ghiaccio che alimentava entrambi i loro poteri.
"Saremo uniti finché non imparerai a controllare i tuoi poteri. Non potrai fare danni perché ogni qualvolta perderai il controllo, il tuo ghiaccio correrà da me. Anche io ho avuto qualcuno che ha fatto questo per me, non devi sentirti in alcun modo un debole per aver bisogno di questo. E' normale..."
Kibum era riuscito ad anticipare i suoi pensieri e le sue paure e lui non seppe cos'altro dire.
Era collegato a Kibum.
Le sedute con Kibum non erano per niente facili da sostenere, il Seasmhach lo faceva esercitare fino a quando Jonghyun non si abbandonava esausto per terra. Lo spingeva a migliorare e migliorare senza sentirsi per niente impietosito dalla sua stanchezza.
"Ehi, pensi che per me questo non sia pesante? Ti ricordo che devo affrontare il tuo ghiaccio ogni volta che non riesci a controllarlo."
In effetti anche Kibum era un disastro: i suoi capelli erano così sudati da essersi attaccati alla fronte e le guance erano così arrossate da spiccare sul suo volto dai lineamenti efebici.
Eppure era comunque bellissimo.
Non come lui che avvertiva la propria canotta nera appiccicata alla schiena, le braccia tremanti e il collo sudaticcio.
"E' difficile Kibum e fa... fa male quando il ghiaccio fuoriesce dalle mani a quel modo. Quando perdo il controllo e lui si fa ancora più forte..."
Kibum si sedette accanto a lui accarezzandogli la schiena. Lo faceva spesso quando vedeva che Jonghyun non era più in grado di continuare l'allenamento. Semplicemente gli si sedeva accanto e lo confortava finché non recuperava le forze. Erano diventati così uniti che persino i genitori di Jonghyun si erano chiesti cosa stesse succedendo tra loro, anche SongDam un giorno aveva bloccato da parte Jonghyun chiedendogli spiegazioni. Voleva fargli sapere che, in caso, avrebbe sempre potuto dirle la verità.
Tutti pensavano che tra lui e Kibum fosse sbocciato l'amore, o qualcosa del genere, ma Jonghyun non ne era affatto sicuro.
Probabilmente era tutto dovuto a quello strano collegamento tra loro. Già, perché lui era collegato a Kibum qualsiasi cosa significasse.
"Lo so. A me erano venuti i calli, sai? Quando ho imparato a usare i miei poteri. Le mie mani erano orribili e facevano così male che piangevo ogni notte nascosto sotto le coperte. Non volevo che gli altri pensassero che ero debole, ma poi ho scoperto che ci sono passati tutti. Non so come sia l'addestramento dei Corraich, ma purtroppo il nostro è doloroso..."
Jonghyun aveva socchiuso gli occhi mentre si mordicchiava il labbro.
"Io ricordo mia sorella. Lei... lei non ha mai avuto questi problemi. E' stato facile per lei l'addestramento e già dopo due settimane dall'ottenimento del suo potere era in grado di controllare il fuoco come se fosse sempre stato parte di lei. Quando le ho chiesto come sarebbe stato una volta che anche io avessi dovuto prendere parte a quell'allenamento mi... mi ha detto di non preoccuparmi perché era facile e per niente doloroso. Il fuoco era come un amico per lei."
Perché non poteva essere lo stesso per lui? Perché doveva essere così diverso da loro?
Kibum, prendendo quel suo sfogo come personale, gli si fece ancora più vicino facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla.
"Non devi sentirti diverso da loro perché nelle tue vene scorre il ghiaccio al posto del fuoco. Sai quanto potresti essere utile al vostro villaggio? Se per caso dovesse arrivare un nemico che controlla l'acqua? Tu saresti l'unico a poterlo combattere!"
Jonghyun ridacchiò divertito a quelle parole nonostante sapesse che Kibum stava cercando di farlo sentire importante e utile.
"Non ci sono nemici del genere Kibum! In più nessuno controlla quel potere attorno a noi. Solo gli stregoni hanno un potere simile, ma sono troppo deboli per poterci dichiarare guerra!"
Kibum fece roteare i suoi splendidi occhi verso l'alto - un attimo, da quando lui trovava gli occhi di Kibum splendidi?! - e poi lo colpì sulla testa con un lieve pugno.
"Lo so benissimo anche io, stupido dinosauro!"
Jonghyun lo guardò stupito perché quella era la prima volta che Kibum lo chiamava in modo diverso da "Jonghyun".
"Yaaah, come mi hai chiamato?!"
Kibum si mise a ridere mentre faceva apparire nella mano una soffice palla di neve e gliela tirava addosso. Colpì Jonghyun in piena faccia prima che quest'ultimo potesse rendersi conto di ciò che stava succedendo e potesse difendersi a sua volta.
Le risate si spersero nell'aria mentre finivano per bagnarsi fino alle ossa e dichiaravano fine a quella divertente guerra. Una volta che entrambi si furono cambiati ed ebbero tra le mani una cioccolata calda per riprendersi, si guardarono negli occhi.
"E' stato divertente Kibummie"
"Lo so, Jjong"
Il villaggio premeva per far aprire le porte del castello, per osservare colui che avrebbe portato sulla sua testa la corona di prossimo re, quindi i suoi genitori avevano deciso che avrebbero dato un ballo in onore del suo diciottesimo compleanno. Tre anni erano passati da quando aveva scoperto di essere un portatore della magia del ghiaccio, e solo uno da quando Kibum era arrivato ad aiutarlo.
Jonghyun non si sentiva pronto, continuava a guardare le sue mani, ad accarezzare il simbolo della sua unione con Kibum, che iniziava lentamente a scemare, e si sentiva oppresso da tutto ciò che gli altri avrebbero voluto da lui. Il villaggio lo voleva vedere produrre giochi di fuoco, proprio come aveva fatto sua sorella alla propria festa, esattamente come tutti i Corraich reali facevano. Lui invece avrebbe dovuto usare il ghiaccio...
"Guarda che andrà tutto bene. Ormai padroneggi la tua magia quasi alla perfezione. Sono sicuro che ti adoreranno, basta che ti controlli e che utilizzi tutti i trucchi che ti ho mostrato."
Kibum era entrato nella sua stanza senza bussare, come faceva praticamente sempre.
"Non credo che apprezzeranno lo spettacolo, sai? Non si aspettano tutto questo... non si aspettano il ghiaccio da me. Loro vogliono il fuoco, quello che caratterizza la nostra terra!"
Kibum aveva sospirato facendo fuoriuscire dalle sue mani un cristallo di ghiaccio, che atterrò sulle labbra di Jonghyun.
"Shhh, ti ho detto che andrà tutto bene. Ti ho forse mai detto una bugia?"
Jonghyun scosse la testa cercando di rispondergli, ma lo sguardo di Kibum lo fece desistere. Aveva ragione lui, vero? Doveva avere ragione lui, Jonghyun non avrebbe sopportato l'idea che il suo popolo non lo volesse a governare.
Quando le porte del castello si aprirono e tutto il popolo si fu riversato all'interno del grande atrio dove si sarebbe compiuta la festa, Jonghyun apparve all'inizio delle scale con un completo azzurro che lo rivestiva. Il colletto della giacca era rimasto alzato mentre la cravatta nera era lasciata morbida sulla camicia bianca. Sentì alcune donne trattenere il fiato e sospirare alle loro figlie: “E' bellissimo, hai visto cara? Proprio come ce lo immaginavamo, un vero principe perfetto per te” convinte che lui quella sera avrebbe scelto una ragazza da tenere al suo fianco, una ragazza che con il tempo sarebbe potuta diventare la prossima regina. Ovviamente si sbagliavano, Jonghyun aveva già detto ai suoi genitori di non aspettarsi niente di quel genere perché non si sentiva ancora pronto a fidanzarsi ufficialmente. L'unica cosa che voleva era continuare il suo allenamento con Kibum per riuscire a sentirsi davvero pronto.
Jonghyun avrebbe anche dovuto aprire le danze, ma essendo un pessimo ballerino aveva chiesto a sua sorella di pensarci lei.
Quando SongDam apparve al suo fianco sulla scala, Jonghyun sorrise. La ragazza era splendida nel suo abito rosso fuoco che le lasciava le spalle scoperte e le fasciava il seno, per poi scendere in una lunga gonna di tulle. Lei gli prese le mani e Jonghyun si sentì tirare verso Kibum, meraviglioso anche lui nel suo completo giacca e cravatta blu notte. Lui indossava anche un cappello abbinato e la sua giacca era tenuta chiusa così che da essa spuntasse unicamente un papillon bianco.
SongDam gli lasciò la mano solo quando furono arrivati di fronte a lui e sentì gli sguardi del popolo su di sé che si chiedeva, sicuramente, cosa stessero facendo.
"SongDam... dovresti aprire le danze ora, dove è il tuo cavaliere?"
Jonghyun lo aveva sussurrato alla sorella cercando di fingere un sorriso per non far preoccupare gli altri, per non far capire loro che c'era qualcosa che non andava.
"Oh, ma non sono io a dover aprire le danze. Sei tu con il tuo cavaliere a doverlo fare."
Jonghyun sgranò gli occhi a quella risposta e guardò verso Kibum come ad implorare il suo aiuto per togliersi da quei casini. In tutta risposta ricevette un ghigno soddisfatto.
"Mi permette, dinosauro?"
Jonghyun si ritrovò a dare la mano a Kibum, che lo trasportò quasi di peso in mezzo alla sala. Sentiva lo sguardo di chiunque addosso a lui e pensò che prima o poi sarebbe sprofondato, liquefacendosi per l'imbarazzo.
"K-Kibummie... io... non... non so ballare..."
Kibum ridacchiò prima di iniziare a ballare, aiutandolo a seguire i suoi passi.
"Lasciati trasportare Jonghyun..."
Jonghyun cercò di fare come l'altro gli aveva detto, ma si sentiva nervoso e a nulla servivano i commenti di alcune donne a cui passavano accanto nel loro volteggiare. “E' uno scempio. Il principe che balla con un Seasmhach!” nel loro regno l'omosessualità era da sempre stata accettata, ma questo non significava che venisse accettato anche un Seasmhach, da sempre visti come nemici.
"Jjong... cerca di stare calmo, ok? Sento il tuo potere..."
Jonghyun guardò verso Kibum cercando di trasmettergli con lo sguardo tutta la sua paura. Se c'erano quei commenti solamente per lui che ballava con Kibum chissà cosa avrebbero fatto quando avrebbero scoperto che potere aveva davvero lui nel suo corpo.
Perso nei suoi mesti pensieri mise male il piede a terra e cadde lasciando le mani di Kibum. In quel momento, quando le sue mani toccarono il pavimento, il suo potere fuoriuscì da lui e congelò tutto ciò che si trovava sotto di loro. Kibum cercò di fermare il potere attirandolo verso di sé, ma il loro legame era quasi svanito. Una volta che si iniziava a padroneggiare la magia, il legame con il proprio addestratore veniva troncato e da lì in avanti era compito dell'alunno stesso fare affidamento su ciò che gli era stato insegnato.
Peccato che Jonghyun fosse troppo spaventato per ricordarsi i preziosi consigli di Kibum e quando chiuse le mani a pugno per non far fuoriuscire il potere da esse, non fece altro che renderlo ancora più forte. Le persone iniziarono a scappare, a spingere per uscire dal castello mentre Jonghyun perdeva completamente il controllo e lasciava il ghiaccio scorrere dalle sue mani. Le urla erano divenute sempre più alte fino a stordire Jonghyun, alcune stalattiti si conficcarono nel soffitto e iniziò a nevicare; solo quando Kibum lo abbracciò, stringendogli le mani con le proprie, tutto ciò si fermò. Jonghyun perse i sensi mentre i suoi genitori e sua sorella correvano verso di lui preoccupati. Gli abitanti del villaggio, quelli che all'inizio erano scappati fuori dal castello urlando dal terrore, avevano già iniziato a tornare sui loro passi armati di bastoni infuocati.
"Mandatelo via, mandatelo via! Non lo vogliamo tra noi! E' uno Seasmhach e deve tornare tra loro!"
Il re fu costretto a usare i propri poteri contro i suoi stessi sudditi per farli uscire di nuovo dal castello, per poter chiudere le porte e proteggere il figlio.
"Ehi, come ti senti?"
Kibum fu la prima persona che vide quando i suoi occhi si riaprirono e lui mise a fuoco la realtà.
"M-male... ho spaventato tutti, vero? Ora mi odieranno... vorranno che io me ne vada."
Kibum gli accarezzò la fronte prima di tornare a depositargli un panno umido sopra di essa.
"Nessuno vuole che tu te ne vada. Ora però devi riprenderti. Hai la febbre alta Jjong e stai facendo preoccupare tutti."
Jonghyun sorrise sentendo la propria testa iniziare a girare di nuovo provocandogli la nausea.
"Uhm... non te ne andare Kibummie. Resta qui, con me..."
Glielo disse prima di chiudere di nuovo gli occhi lasciando che il torpore del sonno prendesse possesso di lui.
"K-Kibum! Kibum!"
Si svegliò fradicio di sudore chiamando il nome di quel ragazzo che lentamente, ma inesorabilmente, aveva iniziato a farsi strada nel suo cuore.
Kibum si svegliò tirandosi a sedere. Non aveva lasciato il suo capezzale neppure per un secondo e Jonghyun si sentì bene nel vederlo ancora lì, accanto a lui, a tenerlo per mano. Si sentiva meglio, non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era svenuto, ma si sentiva meglio.
"Finalmente sei sveglio... hai sete?"
Jonghyun annuì e fu grato a Kibum quando quest'ultimo si allungò a recuperare dell'acqua e lo aiutò a buttarne giù piccoli sorsi.
"Mi hai fatto preoccupare sai dinosauro? Non ti svegliavi più... hai dormito per quarantotto ore filate. I tuoi genitori e tua sorella stanno ancora parlando con il vostro popolo per farli ricredere su di te. Hai... beh, hai terrorizzato tutti quanti quando hai perso il controllo dei tuoi poteri."
Jonghyun si mordicchiò il labbro sapendo perfettamente che era tutta colpa sua.
"Mi... mi dispiace, mi sono spaventato e il ghiaccio è diventato così forte...!"
Kibum annuì perché già sapeva il motivo per il quale Jonghyun non era riuscito a trattenersi.
"Vado a farti preparare qualcosa da mangiare... hai bisogno di riprendere le energie."
Jonghyun lo trattenne stringendogli la mano, guardandolo spaventato, bisognoso della sua presenza.
"N-no... per favore, non andartene."
Kibum annuì decidendo che appena avesse visto qualcuno dei servitori arrivare per controllare le condizioni di Jonghyun, avrebbe chiesto a loro del cibo.
"Va bene Jjong, non vado da nessuna parte, rimango qui con te."
Nonostante si fosse ripreso c'era ben poco da fare. Nessuno sembrava riuscire a convincere il popolo sulle buone intenzioni di Jonghyun. Erano terrorizzati da lui e chiedevano a gran voce che venisse esiliato nella terra di Deigh dove avrebbe potuto stare tra i suoi simili.
Jonghyun ormai iniziava a convincersi che quella fosse l'unica soluzione possibile e che comunque non sarebbe stato poi così male, ci sarebbe sempre stato Kibum al suo fianco.
Fu in quel momento, quando persino la sua famiglia iniziava a darsi per vinta e cercava di trovare un modo per poterlo andare a trovare di tanto in tanto, che iniziarono ad accadere i primi misteri.
Una diga cedette e uno dei tanti fiumi che costeggiava il villaggio irruppe nelle varie vie provocando enormi disagi per tutto il popolo, ma non fu quello l'unico problema. Nonostante non fosse la stagione delle piogge, non usciva più il sole e i vari raccolti stavano iniziando a morire. Troppa acqua significava la perdita completa di tutto il granoturco che avevano piantato e su cui si basavano i 3/4 della produzione di quell'area.
E magari fosse finita qua, nonostante tutta l'acqua che si stava abbattendo su di loro, ben poca era potabile. La maggior parte era contaminata da dei batteri e furono molte le persone che si ammalarono.
Suo padre uscì dal castello per andare a controllare il villaggio e per capire cosa stava succedendo, mentre lui rimaneva all'interno di esso protetto da una scorta personale di guardie che lo seguivano dovunque andasse. Non riusciva ad avere un momento per se stesso perché “Sono gli ordini del re, principino. Non possiamo lasciarla da solo, è troppo pericoloso!”. Pericoloso un corno. Jonghyun non ci mise molto a mandarli al diavolo e imprigionare le loro gambe in uno strato ben spesso di ghiaccio, a quel modo che non sarebbero più stati in grado di seguirlo.
"Va tutto bene Jjong?"
Jonghyun scosse la testa guardando Kibum. No, non andava tutto bene, non andava bene niente a dire la verità.
"Kibum... tu sei fidanzato?"
Kibum si sentì preso in contropiede da quella domanda, ma riuscì comunque a non andare nel panico e a scuotere la testa.
"Io dovrei fidanzarmi. Ormai ho diciotto anni ed è tradizione del mio popolo che a questa età io scelga qualcuno che mi aiuti a governare il mio regno. Ora non ho più un regno, ma..."
Kibum gli tappò la bocca con un cristallo di ghiaccio e scosse la testa.
"Non voglio sentire ciò che hai da dire Jonghyun. E' troppo presto e tu... tu non hai le idee chiare."
Jonghyun avrebbe voluto ribattere che aveva le idee più che chiare, che tutto quello che gli era successo lo aveva portato a capire che tra Kibum e lui non c'era solamente la connessione dovuta ai loro poteri, ma molto di più. Tutte le risate che avevano fatto insieme, tutti quegli sguardi, tutte le volte che lo cercava anche solo per stare un po' insieme a lui e per sentire la sua presenza... tutto quello era ciò che avevano i suoi genitori e ciò che lui cercava in un compagno. Non si era mai posto la domanda di essere o meno omosessuale, sapeva che arrivato il momento giusto lo avrebbe capito da solo, e così aveva fatto.
Poteva ricordare con precisione tutto quello che aveva passato insieme a Kibum e ad ogni ricordo si sentiva sciogliere sempre di più.
Non poté comunque confessare tutto ciò all'altro perché l'urlo di terrore di sua sorella risuonò in tutto il castello arrivando fino alle sue orecchie. Fu subito fuori a correre verso di lei perché era compito suo proteggerla, perché nessuno aveva il permesso di torcerle un capello.
Quello che vide però gli bloccò il respiro in gola. Suo padre veniva tenuto per i capelli da un mostro, una specie di gigante, un'ombra scura che si stagliava contro la sua famiglia.
Sentì Kibum correre dietro di lui, ma non ebbe il tempo di fermarsi a pensare, vide sua sorella buttare il fuoco contro quella... cosa, ma non servì a niente. Essa lo spense con l'acqua e avvertì la debole voce di suo padre cercare di urlare a SongDam di scappare. Più si avvicinava a loro, più vedeva il sangue scorrere lungo il collo di suo padre, proveniente dalle sue orecchie e dal naso. La vista gli si annebbiò a causa delle prime lacrime e fu in quel momento che sentì il proprio potere divampare nelle vene. Lasciò che esso divenisse un tutt'uno con il suo spirito e sparò contro quel mostro una pioggia di ghiaccio, attento a non colpire anche suo padre.
L'ombra si voltò verso di lui e rise, una risata agghiacciante.
"Pensi davvero di potercela fare contro di me? Io sono l'ombra! Sono uno stregone divenuto così forte da essere capace di padroneggiare del tutto uno dei quattro elementi principali. Non puoi nulla contro di me!"
Jonghyun urlò quando un getto d'acqua lo colpì in pieno petto, facendolo rovinare a terra. Kibum fu subito accanto a lui e usò i suoi poteri per creare una freccia di ghiaccio che diresse contro il corpo, o quello che era, di quello stregone.
Non servì a molto, ma riuscì a farlo arretrare di un paio di passi oltre che a fargli perdere la presa sul corpo del padre di Jonghyun. Subito il re venne tratto in salvo mentre Kibum continuava a dirigere frecce su frecce contro l'essere, spostando il combattimento fuori dal castello. Il popolo si radunò a guardare cosa stava succedendo rimanendo scioccati dal fatto che a proteggerli vi fosse un Seasmhach. Jonghyun fu presto al suo fianco e iniziarono a unire i loro poteri per combattere lo stregone che, però, era sicuramente più forte di loro. Dopo qualche minuto passato ad assorbire i loro colpi, gli colpì con essi con forza disarmante. Jonghyun cercava di proteggere se stesso e Kibum con uno scudo di ghiaccio, ma era difficile e sentiva il braccio iniziare a formicolargli: quello stregone era più forte di quanto credesse.
Vide Kibum lasciare il suo fianco e uscire allo scoperto, non riuscì a gridare nessun avvertimento. Kibum aveva raccolto tutto il suo potere e lo usò per produrre una nuvola di grandine proprio sopra lo stregone che, però, prima di lasciarsi abbattere da essa riuscì a scagliare il suo potere contro il ragazzo che, colpito in pieno volto, cadde a terra privo di sensi, il sangue che gli imporporava il volto. Jonghyun urlò, urlò così forte che per qualche secondo credette di divenire muto e si scagliò con tutta la sua forza contro l'ombra. Dalle sue mani iniziarono a scaturire sfere di ghiaccio che colpirono lo stregone in ogni angolo. Quello, con aggiunta la grandine di Kibum, riuscirono a congelarlo e dal mostro gigante che era tornò a essere un uomo mingherlino, coperto unicamente da un cappotto grigio e lacero. Aveva dato se stesso e la sua anima per quei poteri, ma una volta congelati non gli rimaneva più niente.
Jonghyun non si preoccupò del popolo che lo circondava per dargli ciò che si meritava, corse da Kibum e se lo prese tra le braccia, le lacrime che scorrevano sulle sue guance come un ruscello in piena.
"Kib-Kibummie non puoi morire. Ok? Non puoi farlo perché... perché io ti amo e non sono ancora pronto a lasciarti andare. Non ora!"
Kibum aprì gli occhi insanguinati prima di rifilargli un buffetto sulla guancia.
"Non sto morendo, stupido dinosauro, e ora vieni qui e dammi un bacio!"
Jonghyun rise baciandolo, sentendosi veramente bene per la prima volta nella sua vita. Ora aveva tutto quello di cui aveva bisogno: il rispetto e l'affetto del proprio popolo, per non parlare di un amore da sogno.