Paura del buio : Prologue - Anche i dannati amano

Mar 05, 2011 12:15




TITOLO: Paura del buio.
AUTORE: StoryGirl.
GENERE: LongFiction. Au. Angst. Malinconica. Romantica. Pwp. Presenza di scene violente. Non consensuale. Role-play. Crossover. Crossdressing.
RATINGS: NC17.
DISCLAIMERS: Nessun personaggio mi appartiene, purtroppo.
PAIRING: Choi Minho, Lee Jinki { MinEw } ; Kim Kibum, Kim Jonghyun { JjongKey } ; Jung Yonghwa, Lee Hongki { YonKi } ; Lee Changsun, Bang Cheolyong { JoonMir } ; Park Hyojin, So Ga-In { NarIn } ; Cho Kyuhyun, Lee Sungmin { KyuMin } ; Choi Siwon, Kim Heechul { SiChul } ; So Ga-In, OC ; Lee Changsun, Lee Jinki { LeEe } .
RIASSUNTO: La SM TOWN sembrava un edificio come tutti gli altri, ma in verità al suo interno vi si nascondeva una realtà terribile sotto tutti i punti di vista. La prosituzione, lì, sconfinava in modo pazzesco e temibile. Con questo storia potremo vedere da vicino questa realtà e le vite dei personaggi che la compongono.
NOTE: Questa fanfiction, di nuovo, tratta di un tema delicato. C'è un po' di violenza. Non leggetela se non siete preparati.
THANKS: A yuya_lovah che mi ha incoraggiata durante la scrittura.
A mauve_amethyst, perchè l'ha betata.
PAROLE: Per questo capitolo: 2076, con il conteggio di word.

Prologue - Anche i dannati amano

La SM Town era un edificio che sorgeva nel mezzo della città: tutti sapevano cosa succedeva là dentro, sarebbe stato un eufemismo mentire e dire che no, nessuno ne era corrente, comunque sia nessuno aveva voglia di fermare tutto ciò.
La SM Town era una struttura imponente di cui si poteva benissimo notare l'architettura che richiamava vagamente le forme degli edifici risalenti al periodo Barocco e questo faceva capire fin da subito quanto poteva essere costata.
Essa godeva della protezione dello Stato perché era considerato un luogo di piacere, un luogo dove i sogni diventavano realtà ed il fatto che alcuni dei suoi più importanti clienti fossero magistrati e persino uomini dell'FBI non faceva che aumentare la garanzia che non gli sarebbe mai successo niente di male.
La sua facciata consisteva in una copertura: un'azienda dove il relax era messo al primo posto, dove si potevano richiedere massaggi e persino entrare nelle saune, dove persone di tutte le età potevano divertirsi curando il proprio corpo, ma in realtà era molto peggio.
La SM Town era un luogo di pura perdizione, dove la libidine e la lussuria si incontravano, mescolandosi tra di loro, dando vita ad un caleidoscopio di emozioni furiose, a volte persino violente.
Tutti sapevano,ma ovviamente, nessuno parlava.
Le regole di quel posto non erano poi così difficili da immaginare: ai piani alti vi era la facciata dove lavorava veramente un'azienda puramente innocente specializzata nel comfort, ma nei sotterranei vi era tutto un altro mondo.
Al vertice di questa catena vi era un uomo che lavorava nell'ombra, che per vivere era solo il direttore di quell'azienda, ma che in realtà era un uomo spietato.
Nei sotterranei, invece, vi lavoravano ragazzi e ragazze di tutte le età, e lì vi era la droga, l'alcool, ma soprattutto il sesso.
Lì dentro si poteva trovare tutto ciò che si era sempre desiderato ottenere, ma che si era sempre avuto paura di chiedere, vi era anche tutto ciò che le fantasie più estreme potevano comprendere: bondage, cross-dressing, fisting, sado-masochismo, tutto.
Coloro che lavoravano lì dentro erano per lo più degli sbandati, dei disadattati, la maggior parte non aveva un altro posto dove stare e allora si riducevano a fare quella vita perché, alla fin fine, era sempre meglio che vivere per strada.
Molti però, ed erano coloro che venivano considerati i migliori lì dentro, erano stati presi con l'inganno, con la forza, con la violenza, ma soprattutto con il ricatto e le minacce.
Ognuno di loro possedeva un soprannome, ciò che era ormai diventata la loro identità lì dentro, ma anche i clienti ne possedevano uno.
Quasi tutti i clienti erano gente altolocata, benestante, insomma... con i soldi in tasca, anche perché, se no, non si sarebbero mai potuti permettere di acquistare una doll, così venivano chiamati quei ragazzi e ragazze di cui nessuno sapeva più nulla.
Vi erano clienti affezionati, che sceglievano sempre e solo una doll, ma anche quelli che si permettevano di variare a seconda del giorno.
Vi era un po’ di tutto lì dentro.

"Uhm no... lo sai che non possiamo farlo" un ragazzo dagli occhi color carbone guardava il suo compagno, intento ad accarezzargli il collo lentamente, compiendo gesti circolari per provocargli più piacere possibile.
"Suvvia, ora non c'è nessuno. Nessuno può vederci. Non ci succederà nulla, stai tranquillo. Lo sai che ti amo e non permetterei mai che ti succedesse qualcosa, no?" il ragazzo che aveva parlato aveva i capelli biondi, era più basso del primo, ma era più muscoloso.
Loro erano due delle doll più richieste: Key e BlingBling, i loro veri nomi li tenevano rinchiusi nel cuore.
Kim Kibum e Kim Jonghyun, due ragazzi che ne avevano passate tante nella loro vita e si erano ritrovati nella SM Town senza possibilità di scelta: o quello, o la morte.
Si amavano, ma non potevano farlo: l'amore tra le doll non era consentito... se li avessero scoperti sarebbe stato il caos e, forse, li avrebbero anche uccisi.
Per questo Key aveva così paura, ma l'amore di BlingBling era più forte della paura stessa.

"Come tre?! Sono troppi, non riuscirò a resistere!" un ragazzo dai capelli mossi e lo sguardo malizioso alzò il volto, furioso, ma l'uomo che gli era davanti lo schiaffeggiò così forte da farglielo riabbassare all'istante.
"Zitto! Mir, non dovresti che ringraziare di essere così richiesto. Se così non fosse, saresti già andato a far compagnia a molti altri prima di te, non trovi? Non credi che dovresti essere riconoscente ed onorato che chiedano proprio te?" e mentre l'uomo se ne andava, Mir rimaneva a testa bassa, le lacrime che insistevano a voler uscire dai suoi occhi, ma lui non poteva piangere o il trucco si sarebbe rovinato.
Mir, o meglio, Bang Cheolyong era un ragazzo di cui, una volta, si sarebbe potuto ammirare il sorriso spensierato, ma di cui ormai rimaneva solo l'ombra di sé stesso.
Era richiesto, fin troppo, il problema principale era che i suoi clienti erano sempre e solo dei pervertiti che lo volevano vedere sottomesso a loro, che godevano nel fargli del male senza che lui potesse ribellarsi.
Cheolyong, un ragazzo che non aveva mai provato amore nella sua vita e che, forse, non l'avrebbe mai provato.
Quello che lo faceva desistere dal ribellarsi era ciò che era successo ad un suo compagno tempo prima: egli non riusciva a conquistare i clienti, essi dicevano che non sapeva esprimere le sue emozioni.
Difatti la faccia di Kamenashi Kazuya, così si chiamava quel ragazzo, non lasciava trasparire nulla.
Era per questo che quel ragazzo era stato ucciso ed i suoi organi prelevati: una volta che non servi più come giocattolo sessuale, ci sono altri modi per usarti.
Cheolyong non voleva finire in quel modo, ovviamente.

"Choding. Sbrigati, è il tuo turno. Chiedono di te, di nuovo" un sorrisetto mentre il ragazzo che avevano chiamato alzava il viso, stordito.
In che senso era il suo turno?
Aveva appena finito un altro "lavoro", non poteva toccare nuovamente a lui.
"Non... non credo di farcela. Sono esausto, l'ultimo cliente ha voluto legarmi alla testata del letto divertendosi a frustrarmi... dovrei andare in infermeria ora" la voce era bassa per non sembrare sfrontata e provocare così l'ira della sua guardia.
"Non ci andrai in infermeria. Chiedono di te. Ha pagato profumatamente per essere scopato da te. Alza il tuo sedere e vai a fare il tuo lavoro. Sai che se non lo farai..." a quella lieve minaccia, Choding si alzò, andando al suo lavoro, gemendo per il dolore dei tagli ancora visibili sul suo corpo.
Choding, o meglio, Cho Kyuhyun era un ragazzo che lavorava in quel posto solo ed esclusivamente per la sua famiglia.
Se non l'avesse fatto, quelli avrebbero ucciso non solo sua madre, ma anche la sua sorellina più piccola e lui non poteva assolutamente permettere tutto ciò.
Per questo chinava sempre la testa, cercando di andare avanti.

Vi è poi un'altra doll di cui ho bisogno di parlarvi: è un ragazzo dai lineamenti vagamente femminili, con due occhi vuoti perché ormai privi di vita.
Si chiama Jeremy, ma il suo vero nome è Lee Hongki, anche se lui non vorrebbe avere quel cognome e aveva più volte cercato di cambiarlo.
Suo padre aveva abbandonato la famiglia, e forse era anche per quel motivo che ora Hongki si ritrovava a fare quel lavoro.
Avevano bisogno di soldi, sua madre non poteva lavorare perché troppo cagionevole di salute, e a Hongki non era rimasto altro che cercare un lavoro.
Purtroppo era cieco e nessuno voleva aiutare un ragazzo della sua età, per di più malato e lui non avrebbe mai permesso che a lavorare ci fosse andata sua sorella, per questo ora si trovava in quel posto, mentre la sua famiglia lo credeva in America a lavorare come cantante.
"Jeremy, chiedono di te. E' il solito cliente, ormai sembra essersi affezionato" il ragazzo annuì mentre porgeva la mano alla sua guardia che lo avrebbe accompagnato alla camera giusta dove lo stava attendendo il suo cliente.

L'ultima doll che voglio che conosciate è una ragazza, una delle uniche ragazze che vi parlerò visto che il loro numero, lì dentro, è minore rispetto a quello dei ragazzi.
"Fantasy. Sbrigati. Hai un appuntamento con il solito cliente, poi c'è quella ragazza, quella che chiede sempre di te. Non farli aspettare"
Son Ga-in è il vero nome di quella ragazza che i è ritrovata in quel posto per colpa di una situazione assurda.
Era rimasta incinta, di un uomo che credeva di amare, e questo cosa aveva fatto?
L'aveva portata lì dentro, l'aveva fatta abortire e poi le aveva riso in faccia: "Scema, pensavi veramente che io ti amassi? Mi hanno solo detto di farti fidare di me, di modo che poi avresti fatto qualsiasi cosa. Ormai non ti è rimasto più niente. Hai anche litigato con la tua famiglia per me"
E lei, troppo depressa per fare qualsiasi cosa, era rimasta zitta e aveva continuato la sua vita.

I clienti erano diversi, ma quelli che ho bisogno di citare non sono poi molti.
Il ragazzo che chiedeva sempre di Jeremy si chiamava Jong Yonghwa, anche se in quel posto il suo nome in codice era Shinwoo, e da quando lo aveva visto non aveva potuto fare altro che andare in quel posto ogni giorno, solo per poterlo avere accanto a sé.
Non facevano solo sesso: Shinwoo amava parlargli, amava cantargli delle canzoni, amava tenerlo stretto tra le sue braccia accarezzandogli dolcemente i capelli, per questo Jeremy non aveva paura di lui, anzi...
Ogni giorno aspettava con ansia il suo arrivo, perché Jin riusciva a farlo sentire nuovamente vivo, nuovamente reale.
Nonostante non ci vedesse, Shinwoo gli aveva descritto così tante volte il paesaggio circostante che a Jeremy sembrava sempre di poterlo rivedere, quando si addormentava, in sogno.
Sì, Shinwoo era diventato la sua ancora di salvezza anche se era consapevole che per l'altro lui non era che un semplice svago di cui, prima o poi, si sarebbe presto stancato.

Uno dei clienti più violenti di quel locale era Joon, in realtà egli si chiamava Lee Changsun e da sempre aveva chiesto doll differenti ogni sera, a dire la verità non ricordava neppure chi si scopava, se fosse stato per lui avrebbero potuto riproporgli cento volte la stessa doll e non se ne sarebbe accorto.
Nessuno era mai riuscito ad ottenere la sua attenzione, per lui quello era solo divertimento e visto quanto pagava, lì dentro erano più che felici di poterlo accontentare in ogni richiesta, chiudendo persino un occhio quando le ferite che infliggeva alle doll erano un po’ più forti del normale.

Lee Sungmin, che si faceva chiamare Pumpkin guy, invece, non era un cliente abituale, era qualcuno che si era ritrovato in quel posto per puro caso, accompagnato da degli amici perché alla sua età essere ancora vergini era un disonore.
Però lì aveva trovato un ragazzo che lo faceva andare fuori di testa e forse era per questo che ormai si ritrovava lì dentro almeno una volta ogni tre giorni.
Per vedere la sua ossessione: Choding, solo per poter essere toccato da lui, dalle sue dita.
Solo per quello era ritornato così spesso alla SM Town.

L'ultima cliente si chiamava Narsha, anche se la sua vera identità era Park Hyojin.
Ella veniva sempre a incontrare Ga-in perché loro si amavano.
D'altra parte proprio quest'ultima aspettava sempre, con apprensione, l'arrivo dell'altra ragazza.
Il loro era un amore sincero, Narsha avrebbe voluto portarla via da quel posto, ma Ga-in era ancora troppo debole per poterlo fare.
Per questo aspettavano, amandosi.

Ovviamente ora il vostro pensiero andrà ad una sola domanda: chi è che controllava tutto ciò?
E poi: come fai tu, a sapere tutto questo?
Io sono colei che lavora nell'ombra, sono colei che ascolta e vede tutto, mi chiamo Miryo, o meglio Jo Mi Hye.
Io controllo questo posto sotterraneo, io mi diverto nel vedere le doll.
Io so di tutti loro, anche dei loro più piccoli segreti.
So dell'amore tra Key e Bling Bling, ma visto che mi divertono ho deciso di rimanere zitta.
So dell'amore che scorre tra Shinwoo e Jeremy, ma visto che quest'ultimo sembra non essersene accorto va bene così.
So anche di quanto Ga-in si affidi a Narsha, ma la cosa è piacevole da guardare... sapete, ho un debole per quella ragazza.
Come dite?
Sono una stronza?
Forse, ma a voi non diverte ascoltare questa storia?
Se siete ancora qui a leggere, io credo di sì.

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