It's raining kneazles and dogs

Jan 22, 2008 15:07



Roberta Mayer non era mai stata il tipo di persona che si piega ad una decisione senza lottare.
Solitamente sbraitava, urlava e sbatteva i pugni sul tavolo piuttosto che cedere, come i suoi genitori avevano imparato a proprie spese durante i terribili anni bui della sua adolescenza.
Questa volta, tuttavia, nessuna di quelle cose sarebbe servita a nulla.

-Figli di una Banshee…- aveva imprecato fra i denti durante l’assemblea condominiale.

Divieto assoluto di tenere animali! E adesso?
Aveva sempre portato a casa la maggior parte delle creature di cui si occupava, litigando furiosamente col suo capo per ottenerne il permesso. Le gabbie predisposte per loro, al Ministero, erano tremendamente tristi ed anguste.
“E poi hanno bisogno di compagnia…” si era sempre ripetuta, benché sapesse di essere lei a desiderarli intorno. Ma adesso, senza neppure gli Kneazles da poter usare come copertura con i vicini per ogni fracasso che proveniva da casa sua, non sapeva davvero come comportarsi.

Aveva incrociato Tonks nel pomeriggio, e lei aveva detto che ne avrebbe discusso con Lupin; ma nonostante l’Auror fosse convinta del contrario - almeno a giudicare dalla luce che le brillava negli occhi ogni volta che si nominava Remus - , Roberta dubitava che il mago avesse la chiave per risolvere tutti i problemi dell’universo.

§§§§

Sospirando, Roberta rifletté sulla proposta di Remus.
Dall’altro capo del tavolo Tonks la guardava speranzosa mentre Lupin, con un sorriso gentile, aspettava una sua risposta.
Decise di provare.
Jacob avrebbe sbraitato come un posseduto, ma forse era davvero la soluzione migliore.
Ad alta voce, ringraziò educatamente i due per l'aiuto che le stavano offrendo.
Tonks ridacchiò e disse qualcosa riguardo a "sporadici colpi di genio da parte di vecchi, noiosissimi professori", scompigliando i capelli ingrigiti dell'uomo, e quello inarcò un sopracciglio, come per avvertirla di non osare provarci di nuovo.
Roberta si guardò intorno, e deglutì.
"Migliore" era una parola grossa.
Per essere più precisi, era l’unica soluzione che le si prospettasse al momento, cosa che non le lasciava molta scelta.

§§§§

Sirius Black aveva passato tutto il pomeriggio giocherellando pigramente con Fierobecco, rintanato nella camera da letto di sua madre. Solo quando il suo stomaco si era messo a brontolare talmente forte che l’Ippogrifo l’aveva osservato con aria di rimprovero, si era deciso a scendere dabbasso per una spuntino.
Stava giusto domandandosi se fosse avanzato un po’ del polpettone di Moody, quando andò a sbattere un ginocchio contro una massa pelosa.

-Cosa diavolo… EHI, TU! Che accidenti saresti?!-

Ai suoi piedi una specie di grosso furetto marrone dai denti gialli ed aguzzi si dimenava furiosamente, nel tentativo di sfilargli una pantofola.

-Brutto muso! Brutto, brutto muso!- borbottò l’animale.

Borbottò?
-Come diavolo fai a… Oh, lascia stare la mia cavigl… LASCIALA STARE, TI DICO!!- abbaiò il mago, scrollando la gamba per levarsi di dosso lo strano animale.
La pantofola volò via.

-Che brutti, sporchi, callosi piedi puzzolenti! Puzzano di fogna fogna fogna puzzolente, sono come cacca cacca cacca di Troll!- canticchiò il furetto.

Una specie di trottola chiara sfrecciò con un ronzio sopra la testa dell’uomo, evitandolo di appena un paio di centimetri.
Sirius scattò in basso.

-Questo umano è un vero codardo: umano e codardo, bell’accoppiata; umano, codardo e puzzolente, puzzolente come cacca cacca cacca di Troll- commentò malevolo il furetto.

-Tu pensi di profumare, sottospecie di ratto con l’iperdosaggio ormonale?-

-Rispetto a te dopo la doccia, umano schizoide, il mio culo sa di mughetto!-
-Come- come osi, razza di…- iniziò il mago, furioso. -razza di…-
-Pollo-orco-piede-di-porco, marcio-sudicio-viscido-sorcio, avvizzito ravanello troppo idiota e niente bellooooo!- completò l’animale al posto suo, offrendo a Black una vasta gamma di insulti fra i quali scegliere.

Da una mensola sulla destra, qualcosa di grosso e vagamente arrotondato cadde per terra, producendo uno schianto secco.
Quella che appariva come una tartaruga dal guscio incastonato di pietre preziose stava dimenando forsennatamente le zampe rivolte verso il soffitto, incapace di rimettersi diritta.

“Un Firecrab!” pensò subito Black.
Doveva avere una collezione di calderoni fatti con i loro gusci, da qualche parte in soffitta. Sua madre ne andava matta; una volta lui ci aveva nascosto dentro un Regulus di pochi mesi…
Non ne aveva mai visto uno vivo però, prima di allora.
“Un Firecrab…” Si avvicinò cautamente per esaminarlo meglio, allungando una mano verso le gemme lucenti.

La tartaruga si contrasse tutta per alcuni secondi, poi parve rilassarsi. Dal suo posteriore si liberò una grossa fiammata viola, che diede fuoco ad una manica della veste da mago di Sirius.
-Ma porc…!-

Black si batté le mani sul polso, tentando di soffocare le fiamme.
Non era normale. Insomma, cosa ci faceva in giro per Londra una tartaruga che valeva almeno mille galeoni sonanti?
Nel frattempo il furetto parlante era sgattaiolato fino all’altro animale, e con una zampata l’aveva aiutato a rivoltarsi. Un cucciolo di Kappa Albino osservava la scena da un angolo, squittendo.

- L’umano che puzza ha due mani inutili, l’umano che puzza è una cacca di Troll.- stava spiegando con tono affabile alla tartaruga.

-E statti un po’ zitto, sorcio!- grugnì l’uomo, esaminando i resti bruciacchiati del suo polsino.
Una grossa scottatura si stava arrossando sempre di più.

- L’umano parla e io sto per svenire, il suo alito è rancido e i suoi capelli sembrano vermi!- si lamentò l’altro, arruffando il pelo castano.

Sirius gli puntò contro la bacchetta:

-Fottiti,- disse fra i denti, prima di lanciare un Incantesimo Silenziante che lo mancò di un pelo, andando invece a colpire un serpente alato che passò svolazzando lì davanti.

-Incapace brufolo purulento di scarafaggio ammuffito…!- sghignazzò il furetto.

-Incapace...? Incapace a me?- fece il mago, tirandosi su le maniche, o per lo meno quello che ne restava.- Ora ti faccio vedere io, brutto…-

-Sbaglio o stai discutendo con un Jarvey, Black?- fece una voce femminile.

La ragazza che aveva parlato stava fissando Sirius dalla porta, mezza divertita.
I lunghi capelli castani erano fermati in una morbida coda di cavallo, e sulla sua spalla una bizzarra creatura a chiazze verdastre, che sembrava un incrocio fra un babbuino ed un rospo, si reggeva saldamente con le piccole zampe palmate. Al centro della fronte una pustola vermiglia lampeggiava senza sosta.

-Ti piace farti sommergere da fiumi di volgarità, forse?- domandò Roberta, ridendo.

Sirius, pallido in volto, indicò la schiena della strega.
-Che hai lì?!-

-Un Clabbert.- fece lei, come si trattasse della cosa più normale del mondo.

-E che roba sarebbe quella cosa rossa che ha sulla...?-

-...Fronte? Solo un segnale per dirci che è un po' nervoso- spiegò, passandosi l'animale sul davanti, come fosse un bambino giusto un po' anemico.

-E’ innocuo,- aggiunse sorridendo -stai tranquillo.-
Il Clabbert gorgogliò piano.

-Oh be’, allora non c’è probl…- fece Sirius, prima di essere interrotto da un'improvvisa folgorazione.
-Un momento, ma cosa diavolo ci fanno queste bestiacce immonde in casa mia?- ringhiò, ripresosi dalla sorpresa.

La ragazza lo fissò alcuni istanti, prima di rispondere.
-Avevano bisogno di ricovero, e Remus Lupin mi ha gentilmente offerto di ospitarli qui.-

- Cos’ha fatto quella specie di idiota?-
Il Jarvey ridacchiò, ripetendo felice “Idiotissimo idiota, figlio d’idiota, marcirà all’inferno, trallallallà!”

-Guarda che si tratta solo di una notte.- continuò paziente la strega. -Domattina li porto dai miei genitori in Scozia.-

Black si grattò la testa, accigliato.
-Chiedere no, eh?- fece poi, a denti stretti.

Roberta aggrottò le sopracciglia.
-Lupin aveva detto che non c’era problema.-

-Cagnaccio rognoso…- mormorò rabbioso Black.

-Il fetido umano si chiama da solo!- ridacchiò tutto giulivo il malefico mustelide.

-Black, finiscila di dire certe cose davanti al povero Rogue!- protestò Roberta. -L’hai fatto sovreccitare abbastanza, per oggi-

Sirius spalancò la bocca, incredulo.
-Che c’è?- fece Roberta chinandosi a raccogliere l’animale, che tentò di divincolarsi.

-Il povero Rogue, come l’hai chiamato tu, non ha fatto altro che insultare il sottoscritto dal primo momento che ha posato le sue luride zampe su di me!!-

-Non so che dirti, Black. Evidentemente ispiri le parolacce.- ribatté lei, piazzando un Incantesimo Assopente sul furetto, che si tranquillizzò all'istante.

-Ragazzina, non ti permetto di parlarmi in questo modo.- fece l'uomo, incrociando le braccia.

-Era solo una battuta, Black. Ma se non te n’eri accorto, o la tua età mentale è molto più alta di quella che dovrebbe essere, oppure rasenta quella di un seienne…-

Il viso del mago si contrasse in una smorfia, ma dopo pochi attimi un sorriso malandrino gli inarcò le labbra.
-Ho capito. Io ti piaccio.-

Roberta si fece scappare uno sbuffo sonoro, fra l’impaziente e il divertito.
-Sì, come no.-

Ghignando spavaldamente Sirius fece il giro del tavolo, avvicinandosi alla ragazza.
-Oh, ti piaccio eccome.-
Scoprì i denti, come pregustando la vittoria.
-Ti piaccio da quando hai scoperto che sono quel cane.-

La ragazza incrociò le braccia, assumendo un cipiglio severo.
-L'altra sera, in salotto, ti ho dimostrato chiaramente che non è così, Black. O forse la botta che hai dato al caminetto ti ha danneggiato la memoria?-

-Oh, sono certo che tu non mi abbia lanciato quella Fattura Accecante volontariamente…-

-Rassicurati, ci ho messo tutta l’intenzione!- disse lei, scaldandosi. -Fingerti un randagio... Davvero sleale!-

Il mago rise rauco, e le lanciò un'occhiata divertita.
-La verità è che continui a provocarmi perché non puoi fare a meno di me.- disse con voce vellutata.

-Io non ti sto…-

-Oh, sì invece. Riempiendomi la casa di strane creature quasi fosse uno zoo, ad esempio…-

-Quando mai… dove avresti visto che… - farfugliò, incredula.
“Ma chi si crede di essere?” pensò con rabbia. “Che egocentrico patentato!”
Azkaban gli doveva aver fuso qualche rotella.
Digrignò i denti.
-Senti un po’, io non provoco proprio nessuno!- protestò.

-Ah, no?-

-NO, tanto meno un pazzo visionario e lunatico come te!-

Sirius sorrise, avvicinandosi alla ragazza ancora di qualche passo, una mano in tasca, l’altra che faceva roteare sfrontatamente la bacchetta fra le dita.

-Ammettilo, Mayer: tu sei pazza di me…- le mormorò in un orecchio.

Come la frase uscì dalle labbra dell'uomo, Roberta avvertì il lievissimo sbuffo d’aria solleticarle la guancia, e sentì la pelle d’oca affiorare. Scosse lentamente la testa, accarezzando il Clabbert che si dondolava, ipnotico, appeso al suo collo.
Un movimento impercettibile, e si era portata all'altezza del lobo di lui.
Sorrise a sua volta.

-Ammettilo, Black- sussurrò con voce suadente, avvicinando un mano ai suoi capelli.
-Tu sei pazzo... e basta!- sibilò, assestandogli una violenta botta alla testa.

Massaggiandosi il capo dolorante per il colpo, il mago la vide incamminarsi decisa verso le scale, mentre il Clabbert, ancora aggrappato a lei, non smetteva di fissarlo con due grandi occhi acquosi.

§§§§

Sirius non era stato in grado di chiudere occhio da quando aveva tentato di coricarsi.
Un Augury, orrendo uccello di palude con il vizio di emettere il proprio lugubre verso quando stava per piovere, si era insediato in camera sua.
Naturalmente quella notte non faceva alto che piovere e smettere, piovere e smettere.
Qualcuno diceva che quell’uh-uh snervante fosse foriero di morte… probabilmente per suicidio, si disse Black.
Lui stesso, nonostante dodici anni ad Azkaban, stava per dare di matto dopo appena un paio d’ore di quella estenuante cantilena.

Scese in salotto, si diresse in cucina. Era scalzo: le sue pantofole al momento erano occupate da una coppia di Billywig in amore. Visto che non aveva voglia di galleggiare per ore vicino al soffitto a causa di un loro morso, aveva rinunciato a tentare di scacciarli.

Un whiskey sarebbe riuscito ad intontirlo abbastanza da fargli dimenticare la pessima giornata appena trascorsa, si chiese?
Una qualche bestia si agitò davanti ai suoi piedi, nel sonno. In un angolo un rumorino disgustoso fece seguito ad uno sbuffo di fiammelle variopinte, che illuminarono per alcuni istanti la parete chiazzata d’umido.
Meglio farlo doppio.
Un ruggito stridulo gli arrivò vicinissimo all’orecchio riacutizzandogli un fastidioso mal di testa, mentre attraversava l’arcata della porta della cucina.
Remus non si era ancora fatto vedere, e ormai si erano fatte le tre del mattino.
“Maledetto Moony, pulcioso bastardo! Lui e il suo dannato senso di ospitalità…”

Mentre rimuginava su come vendicarsi dell'amico, quattro ventose viscide esplorarono il suo polpaccio sinistro, facendolo rabbrividire di disgusto. D’istinto, Sirius ritrasse il piede.
La pianta nuda affondò in qualcosa di molle e marrone, con un inquietante plaff.

-Oh, merda…- mormorò Sirius.

Nella quiete quasi assoluta della casa la petulante vocetta di Rogue risuonò gracchiando, insonnolita.
-Qualcuno ha chiamato l’umano schizoide?-

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