Titolo: The Prince and the Huntsman
Fandom: Crossover | The Hollow Crown - Snow White and the Huntsman
Personaggi: Principe, Cacciatore
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash, Lemon, Crossover
Conteggio Parole: 4108 (
FiumiDiParole)
Note: 1. Ispirata ad una fanart di
Morethnus e ai gifsets creati da
Black-Nata.
2. Anche se nella fic rimangono tutto il tempo senza nome, quelli descritti sono i due personaggi interpretati da Tom Hiddleston e Chris Hemsworth: Principe Hal da Henry IV e Eric il Cacciatore da Snow White and the Huntsman.
3. Alla persona che amo, insieme al mio cuore e alla promessa di essere sempre felici insieme! Ti amo!
Fiumi di birra scorrevano senza alcun freno nella taverna gremita di gente. Nonostante le fatiche del giorno lavorativo, pochi riuscivano a privarsi di quella pausa allietata da canti e balli sconclusionati, resi quasi divertenti dalle innumerevoli pinte di birra consumate.
Non da poco il Principe aveva iniziato a frequentare quei luoghi di follia e spesso di cafonaggine. Chiunque avrebbe storto regalmente il naso dinnanzi a quella sua malsana passione ma, come c'era da aspettarsi, a lui non importava il giudizio altrui - ignorava addirittura quello di suo padre, il Re.
Era quello l'ambiente che il Principe preferiva: diletto senza freni, birra, musica rozza e - quando era abbastanza fortunato - risse tra zotici che si concludevano tra i maiali delle stalle. Erano quelli gli spettacoli che prediligeva, al contrario delle sciocche pantomime teatrali alle quali doveva assistere costretto da suo padre e dalla ricca vita di corte.
Notte dopo notte, si convinceva che lo allietavano di più quei campagnoli - ignari della sua presenza e che si riempivano di birra e si lasciavano coinvolgere in stupide baruffe -, che degli attori di seconda scelta truccati come le peggiori donne di malaffare.
Invisibile agli occhi di quella gente, si beava della loro stupidità.
Solo una volta qualcuno si era reso conto della sua presenza e, nonostante tutto, il Principe conservava un ricordo quasi piacevole di quella notte.
Inizialmente non era stato riconosciuto come Principe, e forse se l'avesse fatto le cose sarebbero andate diversamente, perché l'uomo che aveva avuto l'ardire di sedersi accanto a lui - ignorando i divertimenti lontani dal bancone dell'oste -, lo bistrattò e schernì per il suo fisico inadatto al lavoro dei campi o alla caccia.
Era la birra a parlare per lui, facendogli pronunciare frasi senza senso e sconnesse, ma il Principe non era riuscito a sopportare un simile affronto.
Poteva passare per una quisquilia non dissimile da quelle che vedeva sbocciare tra gli altri zotici: erano divertenti solitamente, ma in quell'istante era stato il suo orgoglio ad esser offeso, e gli aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.
Conscio che in quel campo non avrebbe mai avuto la meglio su quell'uomo - aveva un fisico scultoreo, e la pelle resa scura dal sole e dalla sporcizia -, si premurò di farlo subito catturare dalle sue guardie e di condurlo in una delle stanze sovrastanti.
Quel campagnolo doveva essere punito per il suo affronto. Desiderava vederlo piegato dinnanzi a lui, riconoscere la sua grandezza e chiedere perdono per la sua sfacciataggine.
Ubriaco di superbia e potere - e stordito un po' anche dalla birra -, attese che le guardie li lasciassero soli.
Era bastato poco all'uomo per rendersi conto della gravità della situazione, lo poteva comprendere dal suo atteggiamento. Sembrava una bestia in gabbia, colpevole ed intimorito, ed il Principe si rese conto che avrebbe trovato piacevole vederlo dietro delle gelide sbarre, in una spoglia e lurida prigione.
Ghignò compiaciuto e, prima di parlare, si permise di studiarlo da capo a piedi con superiorità.
Anche se non aveva niente di regale e signorile, il Principe non poté non notare lo straordinario colore dei suoi occhi quando questi si posarono su di lui carichi di confusione ed ira.
Erano color del cielo limpido, e creavano uno strano ma affascinante contrasto con la pelle indecentemente scurita dal sole.
Era un tipo che, per quanto povero e sudicio, era in grado di attirare l'attenzione su di sé con quelle iridi, la forma del viso fiera e dura, ed il corpo possente.
Perfino uno come il Principe l'avrebbe notato, anche se in un'altra occasione avrebbe ovviamente fatto finta di niente - solo in quelle notti amava mischiarsi con la plebe.
Quella volta però sarebbe stata diversa dalle altre: non era intenzionato a lasciarlo andare, non prima di averlo umiliato e piegato sotto il suo potere.
" Il tuo Principe vuole conoscere il tuo nome.", ordinò con voce ferma e decisa.
" La gente qui mi chiama il Cacciatore... mio signore.", rispose quasi enigmatico, mostrando solo una leggera esitazione nel terminare la frase.
Sembrava non essere abituato ad utilizzare simili appellativi o a rivolgersi a dei nobili, ma la cosa che ovviamente non sfuggì al Principe era il suo accento.
Non era né di quel regno né di quella regione, ne era certo, tant'è che lo avrebbe etichettato senza alcun problema come 'straniero'.
Forse era originario del nord, e quello avrebbe spiegato la sua corporatura selvaggia e l'aspetto - molti descrivevano il popolo del nord come errante, dedito solo alla caccia e alle festività pagane.
" Cacciatore, quindi.", ripeté per catalizzare totalmente su di sé l'attenzione dell'altro mentre gli esponeva le sue colpe. " Hai mancato di rispetto al tuo Principe."
" Non sapevo fos-"
" Silenzio!", lo bloccò ancor prima che potesse difendersi. " Mi basta una sola parola per farti giustiziare in seduta stante.", lo avvertì con calma, avvicinandosi al Cacciatore come se volesse metterlo in soggezione.
L'uomo lo fissò senza arretrare o mostrare timore, era un atteggiamento tanto ammirevole quanto stupido.
" Desideri la morte, Cacciatore?", domandò il Principe, piegando le labbra verso l'alto.
" No, mio signore.", rispose il Cacciatore.
Il Principe ridacchiò, e ormai a meno di un passo da lui non riuscì ad ignorare lo strano profumo che l'altro emanava. Non si trattava di sporcizia o letame - come la maggior parte degli zotici che popolavano quella taverna -, né gli ricordava di una delle ricche fragranze che aveva sempre ricevuto in dono.
Era un profumo... selvaggio, quasi intossicante.
Inconsciamente, quella fragranza risvegliò in lui quello che suo padre chiamava comunemente 'capriccio'. Era sempre stato viziato e, quando sentiva crescere in lui quella necessità, non gli importava come ma sapeva solamente che sarebbe riuscito ad ottenere quello che desiderava.
" Se vuoi vivere...", esordì, inspirando a piedi polmoni quel profumo ed afferrandolo poi con decisione per il colletto del camicione che indossava, facendo quasi scontrare le loro labbra. " Devi giurarmi lealtà ed obbedienza."
" E se mi rifiutassi?", domandò il Cacciatore senza muoversi, anche se stupito dalla reazione del Principe.
" Se non ricordo male, hai detto di non desiderare la morte. Devo forse chiamare le mie guardie?", ribatté con tono carezzevole ed ironico.
" No.", ringhiò l'uomo, mostrando istintivamente nervosismo e rabbia. Gli ricordava tanto l'atteggiamento di quei gatti che popolavano le cucine ed il palazzo alla ricerca di ratti: tanto mansueti ma sempre pronti a tirare fuori le unghie.
" Allora eseguirai tutti i miei ordini. Il tuo cuore, il tuo corpo e la tua lealtà mi appartengono.", dichiarò con decisione. " Da questo momento, fino a quando non mi sarò stancato di te.", sussurrò scandendo ogni singola parola e concedendosi un sorriso divertito. Poi, senza lasciare diritto di replica all'altro, costrinse le loro labbra le une contro le altre in un ruvido e famelico bacio.
Il Cacciatore si irrigidì non poco davanti a quel gesto così inaspettato.
Forse, suppose il Principe, si era immaginato chissà quale punizione - frustate, assassinare qualcuno o la gogna - ma, davanti a quel bacio, sembrò rendersi conto che quella 'condanna' gli andava quasi a genio, iniziando a rilassarsi gradualmente per concedersi di assecondare a sua volta l'altro.
" Sul letto. Ora.", ordinò il nobile, staccandosi dalle secche e screpolate labbra dell'uomo per permettergli di spostarsi sullo scadente materasso della stanza.
Seguì i suoi movimenti fino ad incrociare i suoi occhi, dove vi scorse un'odiosa sicurezza e malizia.
Forse credeva di avere lui il potere in quella situazione, forse pensava di possederlo come se fosse una contadinotta qualsiasi... ma si sbagliava.
Il Principe non si sarebbe mai lasciato sottomettere da qualcuno di inferiore a lui.
Non gli importava il sesso o il ceto sociale quando giaceva con qualcuno: l'unica cosa veramente rilevante era l'attrazione e, soprattutto, avere il potere.
Gli salì a cavalcioni sulle robuste gambe, costringendolo semi disteso sulle lenzuola di un anonimo e sporco color paglia, per poi andare a cercare le sue labbra in un altro bacio.
Portò le mani sugli scuri capelli del Cacciatore, costringendolo a piegare la testa indietro per prendere il comando di quel bacio, ritrovandosi poi a mordergli le labbra quando lo sentì cercare di afferrarlo per i fianchi.
" Non mi toccare.", sibilò, facendo affondare poi i denti con maliziosa delicatezza sul mento e sulla mascella. " Potrai farlo solo e se sarò io a desiderarlo."
Il Cacciatore parve irritarsi non poco davanti a quell'ordine ma, forse per la birra che gli scorreva in corpo e per il timore di perdere la vita, si limitò a stringere i pugni contro le lenzuola senza controbattere, permettendo al Principe di continuare a baciarlo e morderlo come desiderava.
Soddisfatto ed ammaliato da quella remissività, il Principe si mosse contro le sue gambe come per premiarlo, leccandogli le labbra lascivamente.
Il loro alito puzzava di birra di seconda scelta, e in tutto quello - dalla lercia stanza della locanda, alle sporche lenzuola sotto di loro fino ai baci e morsi che gli stava donando - non c'era niente che non avesse l'aspro ma affascinante sapore del proibito.
Per quanto il Principe fosse ormai avvezzo a quei piaceri della carne e all'oblio dei sensi, non poteva negare di sentirsi vagamente attratto da quel Cacciatore il cui vero nome non gli era ancora stato svelato.
Ma non gli importava scoprirlo.
Non sarebbe stato un nome a sedare la voglia che aveva di quel corpo così rozzo e possente... di sentirlo stretto e rigido attorno a sé.
Rabbrividendo per l'eccitazione, gli morse ancora il collo strappandogli un roco verso animalesco, e afferrandolo per la sporca camicia che indossava cercò di spogliarlo quasi con urgenza.
" P-Principe...", la voce del Cacciatore giunse calda nelle sue orecchie e sorrise compiaciuto.
Lo sentiva fremere e trattenere la necessità di prendere il sopravvento di quell'erotico gioco.
Chissà quante zotiche campagnole avevano aperto le gambe per lui alla ricerca di una notte di umido piacere. Proprio con quello stesso possente Cacciatore che, ironicamente, si stava piegando a lui per una sorta di timore reverenziale verso la corona e per restare vivo almeno fino all'indomani.
Esitante, la grande mano dell'uomo si strinse sulla sua nuca, afferrando i capelli ricci come per tenerlo più vicino, ma più interessato all'ampio e muscoloso petto che stava scoprendo, il Principe decise di non riprenderlo per aver disubbidito al suo ordine... almeno per il momento.
I suoi occhi vagarono sul fisico scultoreo del Cacciatore, studiandone i muscoli e la pelle scura, saggiando poi con la punta delle dita le cicatrici perlacee che lo rendevano in un certo qual modo affascinate oltre che misterioso.
Si sentì quasi fiero di se stesso per aver scelto quell'uomo come suo amante, poi decidendo di assecondare la chiara necessità del Cacciatore di sentire ancora le sue labbra sul suo corpo, posò di nuovo la bocca sul collo dell'altro, spostandosi subito verso il petto.
Tra baci e morsi esplorò i muscoli solidi dell'uomo, graffiandolo con le unghie fino a lasciare dietro di sé dei chiari segni rossi accompagnati dai rochi mugugni del Cacciatore. Solo dopo qualche istante cercò di privarlo anche dei calzoni, sciogliendo rapidamente i nodi che li tenevano bloccati in vita.
Si sollevò solo un po' dal corpo dell'altro uomo e, spingendolo, lo costrinse disteso sul materasso. Restò immobile nella sua posizione, fissandolo dall'alto verso il basso senza nascondere la sua superiorità.
Sembrava che il Cacciatore avesse accettato di venire sottomesso - la birra, la paura e i pantaloni terribilmente stretti avrebbero fatto capitolare chiunque -, e quello poteva solo eccitare ulteriormente il Principe che, portando le mani sulla sua camicia, finemente lavorata sul colletto e sulle maniche, iniziò a spogliarsi a sua volta.
Sciolse i lacci del camicione senza smettere di fissare il Cacciatore negli occhi, sorridendo quando quelle iridi color del cielo si abbassarono per osservare la sua candida pelle messa a nudo.
I loro corpi erano talmente diversi da poter essere paragonati alla notte e al giorno: uno scuro, selvaggio e forte, mentre l'altro chiaro, nobile e dall'aspetto delicato.
Ed era piacevolmente ironico come il più debole fosse in grado di sottomettere al suo volere il guerriero.
Il Principe trovò quasi d'obbligo concedersi un altro sorrisetto mentre lasciava scivolare per terra la sua camicia e, incrociando ancora gli occhi dell'amante, si piegò in avanti fino a sfiorargli il mento ispido.
" Toccami.", sibilò, dando il permesso al Cacciatore di allungare le mani sul suo corpo asciutto.
Socchiuse gli occhi nel sentire gli ampi palmi sui suoi fianchi. Nonostante fossero callose e rovinate, quelle mani erano calde e piacevoli contro la sua pelle... mentre lo carezzavano poteva sentirsi quasi 'graffiare' dalle loro imperfezioni, ma tutto quello che fuoriuscì dalle sue labbra fu un sospiro d'apprezzamento.
Presto le carezze del Cacciatore si fecero quasi più audaci, e quando le sue mani arrivarono a sfiorare e a saggiare la consistenza delle natiche del Principe, questo agì di conseguenza: mordendolo ancora, come per ammonirlo, ed insinuando le sue lunghe ed affusolate dita tra le gambe dell'altro.
Avvertì subito contro i polpastrelli la consistenza del suo membro eretto, il calore pulsante e la sua crescente voglia, e senza alcun timore o vergogna, lo strinse in pugno fino a strappargli un roco verso.
" P-principe...", in tutta risposta, il Cacciatore ghermì le sue natiche rubandogli un sussulto stupito e, in un certo qual modo, anche compiaciuto. E come per premiarlo per quell'iniziativa, lo baciò infilando la lingua tra le sue labbra fino a coinvolgere l'altra sua gemella in quella danza.
I loro respiri, impregnati di birra, si mischiarono ancora in quelle intime carezze, e più il Principe percorreva l'intera lunghezza del sesso dell'altro, più il Cacciatore spingeva le mani su tutto il corpo dell'amante esplorando il suo fisico longilineo, incrementando l'eccitazione di entrambi. Tant'è che ben presto, il nobile iniziò a muovere lentamente il bacino in avanti, cercando un vago sollievo a quel calore quasi intossicante.
" Fermati.", ordinò sollevandosi fino a mettersi in piedi davanti al letto, ritrovandosi a sorridere dinnanzi all'espressione confusa del Cacciatore - che divenne oltremodo stupita e quasi arrabbiata quando parlò ancora. " Ora, voltati.", scandì bene le parole, lasciando che quella sua 'richiesta' venisse elaborata dalla mente dell'altro.
" No!", si oppose il Cacciatore comprendendo quale fosse il desiderio del nobile, strappando una risata al Principe.
" Poco fa mi sembravi alquanto partecipe o stai preferendo la compagnia delle mie guardie a quella del sottoscritto?", domandò malizioso e crudele, studiando attentamente le reazioni dell'altro.
Era combattuto: teneva i pugni stretti come per trattenersi e la sua fronte aggrottata gli faceva supporre che stava valutando la sua offerta, diviso tra orgoglio e voglia di vivere.
Il Principe cercò allora i suoi occhi chiari che correvano lungo la sudicia stanza cercando di evitare il suo sguardo, e quando vide il suo viso iniziare a tingersi di cremisi imbarazzo capì ancor prima che parlasse quale sarebbe stata la sua risposta.
" Ai suoi ordini, maestà.", sibilò ironico ed arrabbiato, eseguendo con movimenti goffi e nervosi l'ordine che gli era stato impartito. Forse per esperienza con le zotiche campagnole che si era portato a letto, il Cacciatore si mise con i fianchi leggermente sollevati, facendo perno sulle ginocchia come se fosse pronto ad offrirsi al Principe che - senza nascondere la soddisfazione sul suo volto, né l'eccitazione del suo corpo - si avvicinò di nuovo al letto per abbassare i pantaloni dell'uomo, fino a farglieli arrotolare sulle cosce. Il nobile lo sentì subito farsi rigido quando sentì le sue mani sul suo corpo ma era certo che, come tutti, avrebbe gradito il trattamento che gli avrebbe riservato.
Infatti, iniziando a baciargli la schiena come per distrarlo - seguendo poi distrattamente le cicatrici che costellavano quella scura pelle -, non perse tempo e carezzò l'anello muscolare dell'entrata dell'altro con le dita.
Inconsciamente il Cacciatore si allontanò subito dalle falangi del Principe, stringendo le dita sulle sporche lenzuola.
Restarono entrambi in silenzio nonostante la situazione tesa, lasciando che fossero solo i loro corpi a comunicare: trasmettendo lussuria e timore, misto alla rabbia. Solo dopo aver stuzzicato abbastanza l'orifizio dell'uomo il Principe si premurò di leccarsi abbondantemente le dita per agevolare la preparazione e, forzandole a penetrare nello stretto corpo dell'altro, si beò nel lamento che gli strappò e del calore che subito avvolse le sue falangi.
Mosse subito le dita senza mostrarsi frettoloso ma, gradualmente non poté far altro che chiedere sempre di più a quel corpo che, testardo, continuava a rifiutarlo.
Non era il primo amante del Principe, e prima di quel Cacciatore c'erano stati tanti altri individui più orgogliosi e fieri di lui: e tutti, dal primo all'ultimo, avevano gradito la sua compagnia.
Con le orecchie tese, ascoltò i versi che l'uomo cercava di trattenere poi - sempre in rigoroso silenzio - si allontanò quel che bastava per potersi a sua volta privare dei calzoni.
Il suo sguardo corse subito alla ricerca del volto del Cacciatore che stringeva con forza i pugni contro le sporche lenzuola color paglia - era chiaro: teneva di più a conservare la sua testa attaccata al collo che all'integrità del suo corpo. Era un atteggiamento quasi ammirevole che strappò l’ennesimo sorriso al Principe.
Gli carezzò i fianchi muscolosi e, sollevandosi leggermente, gli fece sentire la sua eccitazione contro la stretta entrata che subito si contrasse inconsciamente, cercando di fuggire alla penetrazione.
Il Principe sentì un brivido lungo la colonna vertebrale mentre lasciava fuoriuscire un sospiro dalle sue labbra socchiuse, e quello gli fece quasi capire che sarebbe stato pericoloso parlare in quel momento - nobile o meno, il Cacciatore si sarebbe vendicato se avesse aperto bocca: ne era certo -, quindi decise saggiamente di limitarsi a baciargli solo il collo e la nuca, spingendo ancora la punta del suo membro contro l’orifizio.
Costrinse la stretta entrata ad allargarsi contro la sua volontà - era cieca e inconscia la necessità di quel forte corpo di allontanarlo, e magari di lasciarsi andare ad una vigliacca fuga nella notte -, ma con calma e senza perdere la pazienza il nobile riuscì a farsi strada nell'ardente e stretta carne dell'amante.
Dei sommessi e gutturali versi iniziarono presto a lasciare le labbra del Cacciatore, e anche se il Principe non poteva vederle, era certo fossero gonfie e rese scarlatte dai denti che le artigliavano come se fossero un appiglio sicuro.
Chiuse gli occhi, allontanando il bacino per poi spingersi ancora avanti nel tentativo di scavarsi un passaggio nel corpo dell'altro. Si concesse un lungo sospiro a quel movimento; poteva sentire la carne del Cacciatore stringersi attorno al suo sesso rigido, contraendosi ad ogni respiro e spasmo di dolore, e per il Principe era una pena quasi piacevole quella soffocante stretta che lo ghermiva.
Artigliò con forza i fianchi dell’uomo, replicando ancora una volta lo stesso movimento, cercando però di spingersi più a fondo.
“ N-nh…”, un nuovo, gutturale, verso abbandonò le tormentate labbra del Cacciatore che, incassando il capo tra le spalle, trattenne in sé rabbia e dolore. Il suo corpo si contrasse ancora, trovando quasi impossibile rilassarsi davanti a quel dolore, ma il Principe non si arrese. Ripeté più volte le sue azioni, con le dita affondate sui muscolosi fianchi dell’amante, mentre il suo membro scavava allargando le roventi pareti.
Il silenzio venne ancora intervallato dai loro lamenti soffocati e sospiri, e solo alla fine in un’ultima spinta più forte e profonda delle altre il nobile riuscì ad entrate completamente nell’orifizio del Cacciatore.
Diverse erano le emozioni che attraversavano le menti dei due amanti in quei lunghi e interminabili istanti: c’era un dolore insopportabile, quasi bruciante, e c’era il soffocante piacere altrettanto ardente.
Stretto tra i muscoli tesi e stirati del Cacciatore, il Principe poté solo mostrare un lieve accenno di interesse nei confronti dell’amante, andando con la mano a cercare di donargli un po’ di piacere attraverso le carezze sul suo membro.
Lo sentì risvegliarsi lentamente alle sue attenzioni, e accompagnando quelle maliziose moine a dei baci altrettanto delicati laddove poteva spingersi con la bocca, si costrinse all’immobilità.
Non era piacevole giacere con qualcuno tra il dolore ed il sangue. Il Principe lo voleva sentire partecipe e, soprattutto, desiderava avvertire nel Cacciatore la sua stessa voglia.
Si leccò le labbra al solo immaginare l’uomo cercare il suo corpo, gemendo e ansimando… strinse con più forza la mano sul suo sesso, muovendola con decisione dalla punta fino alla base.
Era calda e pulsante, le vene si ingrossavano ad ogni sua carezza pompando sangue e mandando forti ondate di piacere lungo tutto il corpo del Cacciatore.
Dei nuovi spasmi strinsero il membro del Principe ancora affondato nell’orifizio dell’uomo e, dopo dei minuti quasi interminabili, alle sue orecchie giunse il primo gemito di piacere tra i tanti lamenti che l’altro aveva soffocato tra i morsi.
Incoraggiato da quella reazione, si concentrò sulla congestionata punta del sesso del Cacciatore, sfregandovi sopra il pollice e spargendo le prime gocce di seme per tutta la cappella fino a provocargli dei forti brividi.
Scosso da quel piacere il corpo dell’uomo parve rilassarsi ulteriormente, permettendo al Principe di tentare dei nuovi movimenti. Si tirò indietro con il bacino e, trattenendo il respiro, si spinse ancora avanti.
Il leggero gemito irritato del Cacciatore gli fece capire che il dolore stava lentamente diventando un ricordo, quindi incrementò le carezze sul suo membro iniziando al tempo stesso a muoversi con dei lenti ma profondi affondi nella carne dell’altro.
Si concesse a sua volta dei gemiti, senza curarsi di soffocarli, chiudendo gli occhi per imprimere il più possibile nella sua mente quei momenti.
Stretto come un guanto di una misura troppo piccola, quel corpo così forte e possente iniziò adagio ad ingoiare il suo membro fino ad assecondare i suoi movimenti quasi inconsciamente. Non c’era quasi più spazio per orgoglio e timore in quella situazione; i loro sensi erano offuscati dal crescente piacere e, dimenticando tutto il resto, gli affondi e i gemiti si fecero più frequenti.
Il Principe mosse ancora la mano sul membro dell’amante, colpendo il suo corpo con movimenti quasi frenetici, fino a sentirlo riversare il suo seme sul materasso ormai sfatto. Le mani del Cacciatore artigliarono con più forza le lenzuola, riuscendole quasi a strapparle nella foga del momento, mentre il piacere lo faceva quasi inarcare ed emettere un gemito roco e forte. Delle contrazioni avvolsero il sesso del nobile, e portando la mano sporca sui fianchi dell’altro, li strinse con necessità per aiutarlo ad assecondare le sue febbrili spinte.
“ P-principe…”, gemette il Cacciatore e, stringendo denti e muscoli, accolse dentro di sé anche l’apice del piacere dell’amante.
Sudati si abbandonarono stremati sul materasso, lasciando che le lenzuola si appiccicassero ai loro corpi umidi. Non parlarono, permettendo ai loro soli sospiri di impregnare la stanza che odorava di sesso e proibito.
Il silenzio perdurò anche quando il Cacciatore, dopo essersi ripreso, si alzò per rivestirsi. Evitò accuratamente lo sguardo soddisfatto e indagatore del Principe, scegliendo di andare via senza rivolgergli parola… cosa che, ovviamente, non parve andare al genio al nobile.
“ Dovresti chiedere l’autorizzazione per congedarti.”, sorrise, sollevandosi sui gomiti.
Il Cacciatore lo guardò quasi sulla porta poi, ripercorrendo a grandi falcate la camera fino al letto, afferrò senza alcun preavviso la nuca del Principe costringendolo ad un violento bacio che lasciò l’altro senza fiato.
Era stato duro ma passionale, gli aveva dato un assaggio di quegli artigli che aveva tenuto celati fino a quel momento.
“ Posso andare, mio signore?”, domandò ironico, e senza attendere risposta abbandonò la stanza approfittando dell’improvviso mutismo dell’altro.
Il Principe, riprendendosi dalla piacevole dimostrazione del Cacciatore, poté solo osservare la scura e scadente porta chiusa. Non poté fare a meno di sorridere compiaciuto per la scelta che aveva fatto poco tempo prima e, sperando inconsciamente di incontrarlo ancora in futuro, si rivestì richiamando le sue guardie per poter tornare al palazzo.
Tirò le redini del cavallo arrestando la sua corsa quando vide uscire dal fitto della foresta un uomo.
Si scrutarono in silenzio e solo la sfrontatezza di uno dei cavalieri al suo seguito spezzò quell’improvviso mutismo.
“ Mostra rispetto per il tuo Re e salutalo con i dovuti riguardi.”, esclamò il più giovane dei suoi congiunti.
Il Re accennò un lieve sorriso, sollevando la mano come per far calmare la guardia.
“ I miei ossequi, mio signore.”, ghignò l’uomo.
“ Cacciatore, quanto tempo.”, lo salutò il Re con un sorriso.
Erano passati anni da quando si erano incontrati per la prima volta in una locanda, e tante cose erano cambiate da allora... forse troppe.
Del giovane e curato viso del Principe non restava più niente ormai, con il tempo anche la sua indole viziata era stata soppressa dalla saggezza che ormai lo caratterizzava.
Anche il volto del Cacciatore era provato dagli anni, segnato forse da qualche nuova cicatrice.
Si scrutarono come due vecchi amici, riportando alla memoria quella notte che li aveva visti amanti.
" Qual è la tua destinazione, Cacciatore?", domandò il sovrano.
" Viaggio verso il villaggio.", rispose semplicemente.
In quel preciso istante il Re non sapeva cosa esattamente lo stesse muovendo ma, in un certo qual modo, sapeva di dovere forse delle scuse a quell'uomo.
" In onore dei vecchi tempi, quando passerai per il palazzo, sarai mio gradito ospite.", lo invitò strappando un sorriso all'altro che, prima di rispondere, si grattò la guancia.
" E se mi rifiutassi?", chiese.
Il Re placò subito con un gesto il nervosismo dei suoi cavalieri, e rivolse un ampio sorriso al Cacciatore riportando alla luce la stessa sfacciataggine di quando era giovane.
" Troverei un modo per costringerti."
EDIT del 30/06/2012:
Ecco a voi uno splendido disegno fatto da
Eternal sulla fic!
Fantastico non è vero?**