[Pacific Rim] Searching Information

Dec 08, 2013 00:35


Titolo: Searching Information
Fandom: Pacific Rim
Personaggi: Hercules “Herc” Hansen, Chuck Hansen
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Oneshot, Slash, Lemon, What if? (E se…), Non-Related, Alternative Universe (AU)
Conteggio Parole: 1760
Note: 1. Prompt: (not related!fic) I’ve seen a couple of fic where Chuck is a hooker (very good fic!). What if Herc were the hooker and Chuck’s a rookie cop?
2. Herc e Chuck NON sono parenti.




Chuck non era mai stato così nervoso in vita sua.
Era stato in grado di superare con successo corsi, esami e perfino degli 'interrogatori' per diventare un poliziotto... ma quando lo avevano assegnato a quell'operazione sotto copertura, tutte le cose che aveva imparato in accademia sembravano essersi volatilizzate.
" È solo un lavoro", si ripeteva, tamburellando le dita sul volante, attendendo che il semaforo diventasse verde, " Ti hanno scelto perché sei giovane e vogliono metterti alla prova", aggiungeva.
Ma non funzionava, perché ogni volta sentiva sopraggiungere la voce di Tendo che gli diceva: « Se poi riesci a farti pure una scopata, diventa il lavoro più piacevole del mondo».
Lui però non aveva intenzione di scopare. Doveva solo raccogliere informazioni su Hannibal Chau ed il suo traffico illegale organi, umani e non.
Ma come aveva detto Tendo, 'il suo uomo' gestiva anche il giro di prostituzione di quella zona, e proprio per quel motivo doveva 'raccattare' una prostituta, scoparsela e farle delle domande perché una donna soddisfatta era più propensa ad aprire bocca.
Scopare però non rientrava nei piani... o almeno apparentemente.
« È verde, ragazzino».
Non voleva scopare eppure aveva fatto salire in macchina un uomo.
Esattamente: un uomo. Non una donna o, se proprio non era il suo 'genere', un ragazzino. Proprio un uomo che poteva benissimo avere l'età di suo padre.
« S-sì. Lo vedo», borbottò in risposta, spuntando lentamente prima di prendere la seconda svolta a sinistra, prendendo la strada per l'hotel a ore che gli aveva indicato Tendo.
Aveva un solo maledettissimo lavoro da fare, e stava mandando tutto a puttane - letteralmente e non.
Cosa c'era di tanto complicato nel prendere una ragazza, pagarla profumatamente e chiederle di Chau?
Niente. Assolutamente niente.
Eppure eccolo lì, a parcheggiare davanti a quello squallido hotel con un uomo che non conosceva neanche ma che lo aveva attratto come una calamita.
Forse erano gli occhi e la mascella che aveva intravisto grazie ai lampioni? O era la voce, roca e profonda?
O forse era per la sua maledetta fissa per gli uomini maturi? O come gli avrebbe ricordato lo psicologo dell'Accademia per via dei suoi 'problemi con il papà', data la totale mancanza di una figura maschile nella sua vita. Poteva chiamarla come voleva, ma in ogni caso Chuck era nella merda.
Scese dalla macchina, chiudendola non appena l'uomo la abbandonò a sua volta.
Esitò per qualche istante, poi afferrando la visiera del suo cappellino, la abbassò nella speranza di nascondersi mentre entrava nell'hotel.
L'uomo lo seguì senza commentare, aprendo bocca solo quando Chuck chiuse alle sue spalle la porta della camera che aveva affittato.
« È la prima volta, scommetto».
« Cosa te lo fa pensare?», ribatté il giovane, cercando inutilmente di nascondere il suo imbarazzo.
Solo in quel momento si permise di osservare l'uomo da capo a piedi.
Indossava una giacca marrone e dei pantaloni scuri, stretti tanto quanto la maglia che metteva in mostra i pettorali.
Il suo primo pensiero fu un: « Niente male», seguito da un: « Eh? Cosa?», che scivolò fuori dalla sua bocca quando si rese conto che l'altro aveva parlato.
Quella sua reazione fece sorridere divertito l'uomo che, togliendosi la giacca, si apprestò a ripetere quanto aveva appena detto.
« Cerca di rilassarti, ragazzino».
« Non... non chiamarmi ragazzino!», ribatté Chuck per nulla convinto, osservando poi con palese interesse le braccia muscolose dell'altro. Sembrava quasi non aver mai visto un uomo in vita sua e la cosa lo faceva sentire piuttosto stupido.
Trattenne allora il respiro, togliendosi a sua volta il cappellino e la giacca. Poteva benissimo mettere le carte in tavola e chiedergli informazioni su Hannibal Chau... ma, cosa che avrebbe reso Tendo orgoglioso, aveva voglia di scopare.
« Quindi…», borbottò, « Come ti chiami?»
Domanda pessima, si disse, non avrebbe mai dato il suo vero nome.
« Hercules».
Ovviamente, pensò Chuck, era falso.
« Io sono... Max», dichiarò sputando fuori il primo nome che gli era saltato in mente e ricevendo una bassa e roca risata da parte dell'altro.
« Allora Max, hai due scelte», esordì Hercules, « O mi paghi per il disturbo, o mi paghi e mi lasci fare il mio lavoro».
Chuck non poté impedirsi di arrossire.
« Non c’è una… terza scelta?», osò domandare facendo un passo verso l’uomo.
« Vuoi scappare, ragazzino?», chiese con un sorrisetto malizioso ed il giovane reagì di conseguenza, colpito nell’orgoglio da quell’insinuazione - era il suo ‘punto debole’ ed Hercules lo aveva scoperto con una facilità quasi innaturale.
« Cazzo no!», ribatté ringhiando, togliendosi la maglia come per rendere più ‘decisa’ la sua scelta.
Per qualche istante gli occhi dell’uomo vagarono sul suo petto poi tornarono sui suoi, mostrandosi chiaramente soddisfatto per la sua decisione.
« Pagamento anticipato», annunciò l’uomo, ed una volta che Chuck gli mise in mano le banconote che gli doveva - con non poco imbarazzo -, indicò con un cenno del capo il letto.
« Sul letto», ordinò con voce ferma e seria, ed il giovane non poté far altro che ubbidire, senza però trattenersi dal brontolare.
« Nessuno ti ha dato l’autorizzazione per prendere il comando», dichiarò.
Si sentiva alla totale mercé di quell’uomo. Una sua parola e lui avrebbe ubbidito senza batter ciglio… e per quanto umiliante fosse, doveva ammettere che era anche particolarmente eccitante.
« Vuoi prendere il comando?», chiese Hercules prima di spingerlo disteso sul letto e di salirvi sopra con le ginocchia. Chuck aprì la bocca per rispondere, senza però riuscire a farlo quando i suoi occhi iniziarono a seguire i movimenti dell’altro mentre si sfilava la maglietta. Aveva alcuni tatuaggi e qualche cicatrice. Era… decisamente piacevole guardarlo.
« Allora, Max… vuoi prendere il comando?», insistette l’uomo, armeggiando con la sua cintura.
Chuck trattenne nuovamente il respiro, alzando inconsciamente il bacino per far scivolare i pantaloni lungo le gambe, mordendosi poi le labbra quando si rese conto che non aveva alcunissima intenzione di prendere il comando. Quell’uomo poteva fargli quello che voleva.
« Fai il cazzo che vuoi», ringhiò, ed Hercules, piegando le labbra in un sorrisetto, iniziò a il baciargli il collo.
La leggera barba dell’uomo lo pizzicava ma non era fastidiosa e, nonostante il basso lamento che gli sfuggì, non lo erano neanche le dita che iniziarono a torturargli un capezzolo, stringendolo e tirandolo fino a farlo arrossare ed indurire.
Ansimò, concedendosi un mugugno quando l’altro capezzolo venne catturato dalle labbra di Hercules. Lo succhiò e lo colpì con la lingua prima di prenderlo tra i denti senza però ferirlo, accontentandosi dei suoi soli gemiti.
Chuck si contorse un poco sotto quelle piacevoli attenzioni, sussultando stupito quando sentì la mano libera dell’uomo scivolare tra le sue gambe, iniziando a masturbarlo.
Sentiva il ruvido palmo sfregare lungo la sua erezione. Saliva e scendeva, si soffermava sulla punta poi tornava indietro.
Gemette, perdendosi in quelle carezze sempre più insistenti e piacevoli, riuscendo però ad avvertire ugualmente le labbra di Hercules piegarsi in un sorrisetto contro il suo capezzolo. Riuscì tuttavia ad ignorarlo, sollevando il bacino per assecondare i movimenti di quella maledetta mano.
Nessuno dei due commentò quei momenti ma Chuck non poté non trattenere il respiro quando sentì le labbra di Hercules abbandonare il suo capezzolo per spostarsi lentamente verso il basso.
Leccò gli addominali mentre con altra mano continuava a torturare l’altro bottoncino di pelle fino a fargli quasi male - non era una cosa totalmente negativa, quel ‘dolore’ era in un certo qual modo piacevole.
Ansimò ancora e ancora e quando sentì la lingua soffermarsi sul suo ombelico, Chuck sollevò leggermente il capo per osservare l’uomo tra le sue gambe.
Hercules gli rivolse un sorriso malizioso spingendo la lingua dentro e fuori l’ombelico in un modo talmente osceno che Chuck si costrinse a tirare di nuovo indietro la testa, chiudendo gli occhi al colmo della vergogna.
« C-cazzo…», borbottò stringendo le lenzuola tra i pugni chiusi, tremando quando sentì la bocca di Hercules scivolare sull’interno delle sue cosce. Lo morse delicatamente continuando a muovere la mano e Chuck non poté far altro che allargare le gambe per andargli incontro e permettergli di continuare a toccarlo in quel modo.
Tuttavia non durò a lungo e solo qualche attimo dopo venne in un alto gemito roco.
Ansimando senza fiato, Chuck si morse le labbra imprecando tra sé e sé per non essere riuscito a resistere più a lungo, e ancor prima di rendersene conto, si ritrovò a quattro zampe sul letto, con le natiche all’aria mentre Hercules lo fotteva prima con le dita e poi con la sua erezione.
Il suo corpo tremava scosso dal piacere e dalle sue labbra iniziarono ben presto ad uscire solo versi privi di qualsiasi senso logico. Niente di tutto quello aveva ‘senso’, ma mentre veniva per la seconda volta scoprì che non gli importava.
Crollò sul letto, tremando ed ansimando senza fiato, chiudendo gli occhi quando Hercules scivolò lentamente fuori dal suo corpo prima di distendersi accanto a lui, lanciando via il preservativo usato.
Pian piano Chuck iniziò a riprendersi e nella sua testa riaffiorarono tutte le varie ragioni sul perché non avrebbe dovuto fare una cosa simile, ed anche il motivo per cui era andato a cercare una prostituta.
Aveva un maledetto lavoro da portare a termine. Sospirò, e sollevandosi sui gomiti si voltò verso l’uomo scrutandolo con attenzione - era sudato ed aveva il viso arrossato.
« Senti…», esordì.
« Le chiacchiere e le smancerie non sono comprese nel prezzo, ragazzino», rispose prontamente Hercules con voce dura ma con un leggero sorrisetto che si allargò quando il volto di Chuck si fece più rosso.
« T-ti pagherò…», borbottò nervosamente, « Ma ho bisogno di… alcune informazioni».
L’uomo lo guardò inarcando un sopracciglio senza trovare per la prima volta qualcosa con cui controbattere.
« Hannibal Chau», dichiarò Chuck approfittando di quel silenzio, « Lavori per lui».
Hercules incrociò le braccia al petto, annuendo leggermente con la testa ed apparendo improvvisamente interessato a quell’argomento.
« Sei della polizia?», chiese e a Chuck non restò altro che rispondere affermativamente, incapace di nascondere il proprio imbarazzo.
« E cosa me ne viene fuori?», insistette l’uomo dopo qualche attimo.
« Ti pagherò e… beh, ti libererai di lui?», ribatté, osservando l’altro soppesare quella proposta, « Ovviamente la polizia ti… tutelerà come testimone», aggiunse.
« Mi sembra corretto», ghignò Hercules.
Quella risposta ebbe ovviamente il potere di risollevare un poco il morale di Chuck - non aveva fatto un buco nell’acqua dopo tutto -, anche se tuttavia non ebbe la capacità di allontanare la certezza che quella, nel bene o nel male, sarebbe stata una lunghissima notte.
Aveva fatto un grave errore quando si era lasciato trasportare dal suo ‘interesse’ per Hercules. Tutti, Tendo compreso, lo avrebbero denigrato a vita davanti ad un suo insuccesso, e nessuno gli avrebbe mai più dato un incarico: la sua carriera sarebbe stata segnata.
Ma alla fine gli era andata maledettamente bene, e suo malgrado era altrettanto convinto che non avrebbe mai avuto il coraggio di dirsi per davvero pentito per quanto era accaduto.

pairing: hansencest, warning: alternative universe, rating: rosso, fandom: pacific rim, character: chuck hansen, character: hercules hansen, !fanfiction

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