Titolo: Hiddlesworth Week
Titolo del Capitolo: A Precious Book
Fandom: RPF Attori
Personaggi: Tom Hiddleston, Chris Hemsworth
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Slash, Alternative Universe (AU)
Conteggio Parole: 2301 (
FiumiDiParole)
Prompt: Day 2 - AU
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da
500 Themes Italia con prompt: 29. La quiete prima della tempesta
2. Partecipante alla prima
Hiddlesworth Week indetto da
「Then Chris smiles, and it’s all okay!」 Hiddlesworth~.
3. Tom lo potete immaginare come il Capitano Nicholls di War Horse se vi aggrada :3 siamo durante la prima guerra mondiale .w.
4. Dedicata alla persona che amo<3
La prima volta che il Capitano e lo stalliere si incontrarono, fu a mattina in cui l'esercito si stabilì nell'ampio campo d'addestramento per i volontari.
L'Inghilterra era appena entrata in guerra e tutti erano in fermento, lo stesso Capitano si muoveva confuso e con la testa altrove... infatti quando aveva incrociato il ragazzo riuscì a rivolgergli la parola solo per qualche istante - giusto per ricordargli le esigenze del suo cavallo -, senza neanche guardarlo in viso.
Quindi, a conti fatti, non poteva essere definito un vero e proprio incontro, ma Chris - lo stalliere - avrebbe sempre ricordato il momento in cui un uomo in alta divisa militare gli aveva espressamente chiesto di prendersi cura del suo cavallo.
Nessuno aveva mai avuto tanta considerazione per lui, neanche quell'uomo a dirla tutta, ma almeno era stato così gentile da far apparire il suo ordine come una semplice richiesta - e Chris era lieto di fargli quel favore.
Solo qualche sera dopo il Capitano si permise di prestare più attenzione al giovane: quando, dopo le estenuanti lezioni con i volontari entrati nell'esercito, entrò nella stalla per stare un po' con il suo cavallo.
Era una cosa che faceva spesso quando era a casa sua ed aveva bisogno di parlare - sfogarsi più che altro - o di leggere.
Inizialmente quindi non notò Chris mentre carezzava il suo cavallo, salutandolo con dolcezza, e non lo vide neanche quando si sedette su delle casse, poggiando sulle sue gambe un vecchio libro con le pagine ingiallite, iniziando poi a raccontare all'animale tutto quello che era successo in quelle giornate.
Sicuramente il Capitano non lo avrebbe proprio notato se non fosse stato proprio per il ragazzo, che segnalò la sua presenza con un involontario starnuto.
Stupito da quel rumore, l'uomo incrociò finalmente degli occhi chiari e limpidi di un giovane seduto tra la paglia davanti a lui, dietro i cavalli.
" Mi scusi signore.", dichiarò subito. " Non volevo disturbarla."
Il Capitano si umettò distrattamente le labbra, stupito dalla silenziosa presenza che solo in quel momento si era mostrata.
" Perché ti trovi qui?", chiese.
" Dormo sempre qui, signore. Sono lo stalliere e mi è stato detto che se voglio questo lavoro devo stare dentro.", rispose sincero. L'uomo annuì, sapeva come funzionavano quelle cose, ed accennò un sorriso.
" Perdonami se ti ho disturbato."
" Non si scusi. Lei ha tutto il diritto di stare qui con il suo cavallo a riflettere.", esclamò il ragazzo alzandosi dal suo giaciglio improvvisato ed avvicinandosi al Capitano per poter uscire dalla stalla. " Vi lascio soli."
L'uomo lo osservò muoversi, studiandone il viso giovane illuminato dalle torce ed il fisico muscoloso. Lo giudicò velocemente e, dal sorriso gentile che lo stalliere gli rivolse, il Capitano decise che non gli sarebbe dispiaciuta la sua presenza.
" Resta pure, mi fa piacere un po' di compagnia.", lo fermò sorridendo a sua volta. " Potresti dirmi del mio cavallo visto che ti prendi cura di lui e dei suoi compagni."
Il ragazzo si fermò ed assentì un po' stupito.
" Grazie signore.", rispose restando fermò davanti al Capitano come in attesa.
" Non ti accomodi?", domandò l'uomo, indicando una balla di fieno alle spalle dell'altro che, assentendo ancora, prese posto. " Dimmi. Il mio cavallo come sta?"
" Sano e pronto alla battaglia, signore. Se mi permette, è uno dei più bei esemplari che abbia mai visto."
" Già.", il Capitano non poté non sorridere al complimento. " L'ho cresciuto io stesso.", svelò.
" Ha fatto un ottimo lavoro, signore..", si complimentò il ragazzo.
" Hiddleston. Sono il Capitano Thomas Hiddleston. Chiamami come più ti aggrada, ma basta con il 'signore', lo trovo impersonale."
" Come desidera, Capitano Hiddleston.", sorrise l'altro.
" E il tuo nome, ragazzo?"
" Chris Hemsworth."
Era iniziata in quel modo la loro strana amicizia, e per un mese - ogni sera - il Capitano Hiddleston aveva sempre lasciato i suoi appartamenti per andare nelle stalle per poter parlare con Chris.
I primi giorni i loro rapporti naturalmente erano tesi, e si limitavano a discorrere il più delle volte sulla guerra e sui cavalli, solo il passare del tempo li aveva fatti aprire l'un l'altro... rendendoli complici.
Un mese forse era troppo poco per capire di voler bene a qualcuno, ma con la guerra il tempo non era una preoccupazione.
Presto il Capitano Hiddleston sarebbe dovuto partire per la Francia e Chris sarebbe rimasto in Inghilterra, ogni giorno rimandavano quel discorso - l'addio - ma ormai mancava poco.
" Ti rivelerò una cosa...", esordì Thomas una notte, sentiva già l'aria francese sul viso e una strana fretta, mista al timore, si stava facendo avanti in lui. " Ho una paura matta della guerra."
Chris lo guardò carezzando il collo di un cavallo.
" È normale temere qualcosa...", rispose il ragazzo sincero, strappando un sorriso all'altro.
" Già... ma come ti ho detto, tutti qui pensano che sarà una passeggiata. Che sbaraglieremo i tedeschi e torneremo a casa subito... la realtà è ben diversa."
" Allora non temi la guerra. Hai paura della morte.", insinuò Chris, strappando una risata a Thomas.
" Da quando ti metti a fare il filosofo?"
" Da quando ti conosco.", ridacchiò a sua volta il ragazzo, andando a sedersi accanto al Capitano.
" Ammetto che mi mancherai...", mormorò Thomas.
" È un addio?"
" Sono solo un sentimentale.", sorrise l'uomo, restio a pronunciare quella parola.
" Allora tranquillo, l'anno prossimo appena avrò l'età verrò a cercarti. E sì, se te lo chiedi è una minaccia.", scherzò, certo di potersi ormai permettere tutta quella confidenza.
" No."
" Come?", Chris lo guardò stupito.
" Non entrare nell'esercito."
" Perché non dovrei?", chiese.
" Non devi perché è un mio ordine."
" Tom..."
" No Chris. Non devi. Non voglio.", l'uomo si alzò in piedi, camminando nervoso sotto lo sguardo del più giovane.
In lui si era fatta avanti una nuova paura, rendendolo ancor più agitato.
" Perché?"
Anche Chris si alzò in piedi, appoggiando la mano sulla spalla del Capitano per fermarlo - era preoccupato da quella strana reazione.
Subito Thomas lo afferrò per il polso e lo spinse contro la parete in legno della stalla, alle loro spalle poté sentirmi i cavalli nitrire agitati, ma lì ignorò.
" È un ordine. Fattelo bastare!", esclamò senza riuscire a nascondere gli occhi carichi di lacrime.
" T-Tom..."
Chris gli rivolse uno sguardo spaventato e confuso, e ancor prima di potersene rendere conto, le loro labbra si erano unite.
Rispose goffamente, carezzando la bocca dell'uomo con la sua per qualche breve istinto, ma quel bacio durò troppo poco per potergli lasciare il sapore di Thomas sulle labbra.
" Resta qui.", ripeté il Capitano, liberando il ragazzo ed allontanandosi dalla stalla.
Chris, rimasto solo, pensò a tante cose ma ne comprese ben poche.
Solo una era chiara: il motivo per cui doveva partire e seguire Tom.
Non poteva lasciarlo andare solo, non dopo quel bacio.
Doveva proteggerlo ad ogni costo.
Il giorno successivo il reggimento si era spostato, partendo per la Francia e a Chris non era neanche stata data l'occasione di salutare il Capitano Hiddleston.
Solo qualche giorno dopo ricevette una lettera proprio da parte dell'uomo.
A poche righe, scritte con quella sua calligrafia quasi incomprensibile, era allegato un piccolo pacchetto: il libro che portava sempre con sé quando andava nelle stalle.
La lettera non iniziava con un saluto o con il più classico 'Caro', sembravano più che altro degli appunti scritti in tutta fretta.
" Non partire per la guerra.
Non è un ordine Chris, ma bensì una mia richiesta.
Perdonami se mi sono comportato da villano nei tuoi confronti, ma ero spaventato.
La mia nuova paura non è la morte, ma perdere te.
Per questo ti chiedo ancora di non partire, di non seguirmi, ed io mi impegnerò a tornare per riprendermi il libro che ti ho lasciato in custodia.
È prezioso. Trattalo con cura.
Con affetto,
Tom."
Chris lesse e rilesse più volte quella lettera, fino a conoscerla a memoria - poteva recitarne ogni singola riga -, ma ciò che lo colpì di più fu il messaggio che Tom gli aveva indirettamente lasciato.
Voleva proteggerlo con la scusa del libro... e lui, come quando aveva accettato di prendersi cura del suo cavallo, si senti quasi in obbligo di accettare quella richiesta.
L'avrebbe aspettato. E se non fosse tornato, sarebbe andato lui stesso a riprenderselo.
Se solo gli fosse rimasto un briciolo di umorismo, Chris avrebbe riso al ricordò di chi diceva che quella sarebbe stata una guerra veloce.
Era ormai finita, ma erano passati anni dal suo scoppio, e per come la vedeva lui, non era più importante l'esito della guerra... ma il fatto che niente avrebbe riportato indietro tutti quei morti.
Giorno dopo giorno le vittime crescevano e con loro la sua apprensione. Tante notizie erano giunte perfino alle sue orecchie, ma nessuna era stata in grado di fargli mettere il cuore in pace sulla sorte del Capitano Hiddleston.
Non sapeva quale fosse stato il suo destino, e anche se fortunatamente non era mai apparso tra le foto dei deceduti e dei dispersi alle porte della città, niente era davvero certo.
Ricordava ancora il giorno in cui era arrivata la notizia che la cavalleria era stata smantellata. Dal momento in cui si erano resi conto che i cavalli non potevano niente contro le armi dell'uomo, la decisione era risultata ovvia: dovevano adeguarsi.
Tutti i soldati avevano abbandonato il loro ruolo e gli animali, per combattere con altri mezzi.
Era inutile dirlo, ma le perdite erano state ingenti... e molti figuravano tra i dispersi.
A quel punto, Chris non sapeva se Tom sarebbe mai tornato da lui, e se proprio doveva essere sincero, niente gli assicurava che dopo tutto quel tempo il Capitano si ricordasse di uno stalliere.
Era un sogno stupidamente romantico quello del suo amore per Thomas. Si erano conosciuti solo per un mese ed erano entrambi nervosi per la guerra... non poteva essere amore.
Eppure a Chris sembrava di amarlo e di conoscerlo da sempre.
Si sentiva uno sciocco nel continuare a pensare al Capitano e a quello 'che sarebbe potuto essere', ma continuava a farlo.
Perché anche se era cresciuto - parecchi centimetri in altezza e nuovi muscoli per via del duro lavoro che svolgeva -, dentro era rimasto quel ragazzo che per vivere dormiva tra i cavalli. E che aspettava la notte solo ed esclusivamente per vedere l'uomo che stava imparando a conoscere.
Forse doveva smettere di pensare a Thomas... eppure, ogni mattina non poteva fare a meno di prendere il libro che gli aveva lasciato e parlargli come se fosse vivo.
" Torna a riprendere questo fottuto libro!"
Era come un rituale giornaliero. Lo salutava in quel modo e andava a lavorare.
Non cambiava mai niente nella sua vita.. almeno fino a quel momento.
Raramente riceveva delle visite, e quando sentì bussare alla sua porta ed avvertì il suo cuore balzare in gola, comprese che si trattava di Thomas.
Corse alla porta e la spalancò senza neanche pensarci.
Si ritrovò davanti il proprio il Capitano, sorridente come ogni volta. Si reggeva su una stampella e anche se sembrava solo un po' provato dalla guerra, Chris poteva immaginare quanto il suo spirito fosse stanco e spaventato dagli orrori che aveva vissuto.
" Non mi saluti neanche?", domandò Tom.
" Sei in ritardo.", rispose il più giovane ridendo nervoso ed emozionato.
" Non sapevo dove trovarti. Sei qui disperso nella campagna.", anche l'uomo ridacchiò, e si guardò attorno come per fargli capire che non era stata una passeggiata. trovarlo.
" Terreno di famiglia.", ammise Chris, omettendo che viveva solo da ormai due anni, da quando i suoi fratelli erano tornati in città e i suoi genitori andati a prendersi cura dei nonni.
" Fortunatamente mi é bastato dire Hemsworth per arrivarci.", sorrise, osservandolo poi da capo a piedi e viceversa. " Ma sai... ti ricordavo più magro e basso."
" Potrei dire lo stesso. Prima eri più alto.", scherzò Hemsworth, riprendendosi finalmente dello stupore ed invitandolo ad entrare a casa - ritrovandosi subito ad aiutarlo quando lo vide in difficoltà con la stampella.
“ La gamba…?”
“ Niente di che, Chris. Ho bisogno di molto riposo.”
“ L’aria di campagna fa bene sai?”, propose indirettamente il giovane, chiudendo la porta alle sue spalle e conducendolo fino alla sala da pranzo annessa alla cucina.
“ Lo vedo. Sei venuto su proprio bene.”, scherzò Tom, sedendosi sulla sedia che gli era stata indicata e toccandosi distrattamente la coscia.
Iniziarono subito a parlare come se non fosse cambiato niente, e continuarono a farlo per gran parte della serata, ma entrambi sapevano che c'erano delle questioni da chiarire.
Come quel frettoloso bacio e il libro che il più giovane custodiva gelosamente.
Fu proprio Chris a trovare il coraggio per cambiare drasticamente discorso ed indagare su quello che sarebbe successo tra loro due.
" Sei qui per il libro?", domandò, cercando negli dell'uomo seduto davanti a sé una riposta, che fortunatamente non tardò ad arrivare.
" Già. Penso che fino a quando non me lo restituirai… resterò qui."
Hemsworth sorrise nel sentire quelle parole.
" Sai, penso di averlo perso per casa.", rispose.
" Allora resterò a cercarlo con te.", ribatté Hiddleston, ricambiando il sorriso.
“ Devo dirti un’altra cosa…”, mormorò Chris diventando leggermente serio mentre si avvicinava all’altro.
“ Parla pure.”
“ Quella notte. Non ti sei comportato da villano.”
Ci teneva a dirglielo, ricordava le parole della lettera come se ormai fossero parte di sé.
“ Me ne ero andato senza darti spiegazioni. Era stato un comportamento ingiusto nei tuoi confronti.”
“ Ho capito molto di più in quel modo che in tutti questi anni.”
“ Davvero?”
“ Davvero.”, annuì Chris.
“ Allora, se mi è concesso, mi chiedo perché tu non mi abbia ancora mostrato quello che hai compreso quella notte.”, insinuò Tom, strappando una risata al più giovane.
“ Se non sono in ritardo, te lo mostro ora…”, sussurrò e si spinse in avanti fino a posare le labbra su quelle del Capitano.
Si scambiarono un bacio lento e privo di fretta. Anche se a causa della guerra avevano perso tanto tempo, nessuno dei due voleva velocizzare le cose.
Andava bene ad entrambi fare tutto con calma, vivere insieme e cercare di dare un vero nome ai loro sentimenti… e Chris lo comprese anche quella notte: quando vide Tom scoprire il libro che gli aveva affidato sulla scrivania, e andare a nasconderlo sul fondo di un cassetto, dove ovviamente nessuno sarebbe mai andato a cercarlo.