Titolo: Practical cats, dramatical cats
Autore:
p-willFandom: RPF Fall Out Boy
Personaggi/pairings: Pete/Patrick
Rating: G
Avvertimenti: kittyfic, all the fluff
Conteggio parole: 473 (FDP)
Disclaimer: è tutto vero, except not; titolo da Cats (
Jellicle Songs for Jellicle Cats).
Note: Per il prompt gattini!AU gentilmente fornito da
yuppu alla
Notte Bianca #6 @
maridichallenge, perchè non è notte bianca senza gattini \o/
Patrick aveva dei progetti per il pomeriggio.
Ossia dormire sul davanzale della finestra. Stiracchiarsi. Farsi le unghie sul divano. Dormicchiare ancora un po’ sul pianoforte, se fosse avanzato del tempo, sul legno scuro scaldato dal sole oppure sul cuscino morbido del seggiolino, sostituendo l’impronta del didietro del suo padrone con quella del proprio.
I suoi progetti per il pomeriggio non contemplavano in nessun momento “resta chiuso fuori casa con Pete”.
«Ma Pattycake, è un’avventura!» gorgogliò Pete, trotterellandogli dietro mentre giravano attorno alla casa in cerca di uno spiraglio per rientrare, perché evidentemente non sapeva decifrare il significato di una zampata sul naso. (Per la cronaca, significava “per l’amor del cielo stai zitto e lasciami in pace sei una disgrazia per il genere felino”.) «Possiamo viaggiare! Vedere il mondo! Sgusciare nel giardino dei vicini e mangiare dalla ciotola del loro cane!»
«No,» rispose Patrick, quasi soffiando.
«Dai, guarda che bella giornata.»
E poi cominciò a piovere. Patrick doveva aver fatto qualcosa di veramente terribile in una delle sue vite precedenti.
«Be’,» provò Pete più tardi, scrollandosi tutto per mandare via l’acqua e bagnando così l’angolo asciutto di portico dove si erano rifugiati, e Patrick nascose il muso sotto le zampe perché non la smetteva mai di miagolare, «troveremo un’altra avventura. Ehi, è per caso una lucertola?!»
«No,» rispose Patrick (lo ripeteva spesso) «è una foglia secca.»
Una misteriosa foglia secca.
Ci si rotolarono sopra per venti minuti.
«Patrick?»
«Sto dormendo, Pete.»
«…Patrick?»
«Cosa?» E, di nuovo, quasi gli soffiò in faccia. Di solito era il micio più tenero del mondo, ma Pete riusciva a fargli rizzare i peli come nessun altro.
Per un momento Pete non fiatò e ci furono solo lo scrosciare della pioggia, il fruscio delle foglie del giardino colpite dall’acqua e lo scricchiolio della casa tutt’intorno, poi Pete gli diede un colpetto timido e incerto col naso.
Patrick aprì un occhio, sentendosi improvvisamente in colpa. «Che c’è?»
Pete lo guardò col musetto più patetico del suo repertorio, le orecchie abbassate e i baffi carichi d’acqua piegati all’ingiù. «Ce l’hai con me?»
Oh, come avrebbe mai potuto avercela con lui.
«No,» rispose Patrick (ma stavolta con un tono diverso) e gli leccò la fronte, lasciandogli i peli dritti e in tutte le direzioni.
Pete iniziò subito a ronfare come se volesse fare a gara col temporale. Alzò le orecchie e si strusciò con forse un po’ troppa forza contro la testa di Patrick (a Patrick non dispiaceva) prima di girargli intorno e sdragliarglisi addosso, il più vicino possibile, come se volesse restare per sempre attaccato alla sua schiena. Patrick non voleva ammetterlo ma prima stava morendo di freddo - il suo pelo era il doppio di quello di Pete, non si sarebbe asciugato mai -, ma ora Pete lo stava scaldando fin nelle ossa, e le sue fusa soddisfatte gli stavano facendo chiudere gli occhi.
Chissà, forse, con un paio di piccole rettifiche, c’era ancora qualche speranza per i suoi progetti del pomeriggio…