Maggio Musicale Fiorentino : Firenze - Teatro Comunale : "Don Carlo"

May 07, 2013 14:21



Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Verdi: Don Carlo
Conductor: Zubin Mehta
Filippo II-                                                 Dmitry Beloselskiy
Don Carlo-                                          Massimo Giordano
Elisabetta di Valois                             Kristin Lewis
La Principessa d'Eboli                       Ekaterina Gubanova
Rodrigo, Marchese di Posa              Gabriele Viviani
Il Grande Inquisitore                        Paata Burchuladze
Un Frate                                        Alexander Tsymbalyuk
Tebaldo                                         Laura Giordano
Il Conte di Lerma                          Saverio Fiore
Un Araldo Reale                          Massimiliano Chiarolla
Voce dal Cielo                            Ekaterina Sadovnikova
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
In forma di concerto

2 мая 2013 года исполнением оперы Дж.Верди «Дон Карлос» ( в присутствии целого взвода высокопоставленных лиц в президентской ложе) был торжественно открыт Фестиваль «Флорентийский музыкальный май».
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Необходимость  экономии, к сожалению, неизбежно отразились на  постановке: опера Дон Карлос Верди в постановке  Лука Ronconi представлена ​​в концертном исполнении.

"Если бы мы были вынуждены реструктурировать программу сокращения расходов, усилия были направлены на поддержание качества на самом высоком уровне, с артистами первой величины на международной арене.", - сказал комиссар.
Были некоторые опасения, что из-за финансовых проблем фестиваль прекратит свое существование. Проблемы у фестиваля перманентны, но январская аудиторская проверка, обнаружившая «дыру» в бюджете в размере 14 млн. евро, чуть было не поставила крест на существовании этого старейшего и самого престижного, наравне с Зальцбургом и Байрейтом, фестиваля в Европе.

"Noi vinceremo questa battaglia! Non lasciateci morire!", dice Zubin Mehta prima di iniziare il "Don Carlo". E la voce del grande Maestro si incrina per la commozione.
«Мы выиграем эту битву! Мы не умрем! "- сказал Зубин Мета перед началом «Дон Карлоса». И голос Великого мастера дрожал для волнения.

Справедливости ради, стоит отметить, что маэстро не впервые произносит зажигательные речи перед началом своих выступлений. Темперамент, однако!!

можно почитать здесь
.....8 мая 2010 года заняв место за пультом оркестра, и взяв наизготовку исходную дирижерскую позицию, Зубин Мета, вдруг неожиданно повернулся к залу и под его одобрительные овации произнес «пламенную» речь протеста, подвергнув критике сложившуюся деструктивную ситуацию с проталкиванием ненавистного правительственного законопроекта и спровоцированными им забастовками..

Оperaclick - рецензия

[Firenze - Teatro Comunale : Don Carlo]Firenze - Teatro Comunale : Don Carlo

Non ricordo un’inauguranzioe del “Maggio Musicale” preceduta da un breve ed informale discorso del direttore d’orchestra. Nell’occasione, però, la delicata (a dir poco) situazione fiorentina ha spinto Zubin Mehta a salutare la presenza tra il pubblico del neo-Ministro della Cultura - oltre che quella immancabile del Sindaco della città - per levare un breve ed accorato appello per la soluzione del disastro finanziario della principale Fondazione toscana.
La serata inaugurale del Festival era purtroppo permeata da un’atmosfera da ultimi spasmi di vita prima della chiusura, ben percepibile dalla forma di concerto scelta dal Commissario per la realizzazione del “Don Carlo”, abbandonando la prevista (e troppo onerosa) produzione firmata da Luca Ronconi.
Senza retorica, si può comunque sottolineare come la musica sia uscita vincitrice da una serata nata con tali tristi premesse.
Un Teatro Comunale pressoché esaurito, nonostante il formato “ridotto” della proposta, ha salutato con entusiasmo la prova dei solisti e soprattutto delle compagini fiorentine, guidate da un direttore molto ispirato.
Mehta ha una lunga frequentazione con il capolavoro verdiano, proposto nell’occasione nella versione in cinque atti, in italiano. Dopo un primo atto filato via con alta ma piuttosto anonima routine, bacchetta e spettacolo hanno preso quota. Si sono così imposti la precisione e il solido mestiere di Mehta e, in particolare, la sua capacità di variare le dinamiche e di costruire colonne di splendido suono nei passaggi più movimentati ed intensi della partitura.
L’Orchestra del Maggio, per niente afflitta dalla pesante situazione in cui si trova a lavorare, è sembrata in serata di autentica grazia, rispondendo al proprio direttore principale con una resa superlativa, degna delle serate fiorentine più memorabili.
Dal compatto splendore degli archi, alla calda precisione degli ottoni, alla perfezione di ogni singolo intervento degli strumenti solisti, sono scaturiti un grandioso - ma non retorico - quadro dell’autodafè, una bellissima introduzione alla grande aria di Filippo II, un appassionato atto finale. Il coro, ottimamente guidato da Lorenzo Fratini, è stato degno della prestazione dell’orchestra.
Una tale resa della direzione e delle masse artistiche è già un lasciapassare alla riuscita di un “Don Carlo” al quale i solisti hanno fornito un degno, seppure non del tutto omogeneo contributo.
Hanno impressionato soprattutto i non comuni mezzi del basso Dmitry Beloselskiy, cantante di cui si sentirà molto parlare in futuro, dalla voce torrenziale, soprattutto nelle sicure salite verso l’acuto. L’interprete è già di un certo rilievo e riesce a piegare verso accenti regali una voce che in natura non possiede un colore particolarmente nobile. Il suo Filippo II si impone più nei duetti (con Posa e con il Grande Inquisitore) che nella grande aria, dove si vorrebbe una maggiore varietà di sfumature, ma si tratta di dettagli nell’ambito di una prestazione di assoluto livello.
Una conferma è giunta da Gabriele Viviani, baritono in costante crescita artistica, che ha sfoggiato dizione precisa e linea di canto sicura ed elegante per un Marchese di Posa molto centrato, che si è posto in un equilibrio assai apprezzabile tra le due tradizioni interpretative del personaggio, impersonato negli anni da baritoni drammatici che ne sviliscono la complessità ed esecutori - compresi alcuni odierni - che cercano di risolverlo tutto nell’accento, ad onta di mezzi vocali insufficienti.
Ekaterina Gubanova è risultata una più che apprezzabile Principessa Eboli. La voce è mezzosopranile soprattutto nel colore, anche se acquista vero volume e penetrazione soprattutto in regione acuta. Piace comunque la sicurezza con cui si disimpegna con risultati ugualmente buoni in due arie notoriamente molto diverse tra loro come la “Canzone del Velo”, con le sue scabrose e bizzarre agilità, e la quasi sopranile “O don fatale”.
Con la coppia di innamorati infelici si scende leggermente di livello. In particolare Kristin Lewis sembra non riuscire a confermare le ottime impressioni che nel 2009 destò, proprio a Firenze, con una interessantissima Leonora del “Trovatore”. La voce è sempre molto bella, ma la pronuncia non è per nulla migliorata (anzi) e ne scapita il fraseggio e la resa di un personaggio che non può essere risolto solo con le note, peraltro non tutte a fuoco. Dopo un atto di Fontainebleau piuttosto cauto, il soprano se la cava piuttosto bene nelle due arie, dove piazza alcune smorzature di buon effetto. Mostra, però, anche un’organizzazione vocale che funziona solo al centro, in basso diventa cotonosa e in acuto ha la tendenza a produrre suoni crescenti, mostrando ancora qualche residuo dei problemi di intonazione che evidenziò nel “Ballo in Maschera” parmigiano di due anni fa.
Massimo Giordano possiede molte caratteristiche che lo renderebbero (e in parte lo rendono) un Don Carlo di assoluto interesse. Il bel colore argentino esprime con naturalezza gioventù e fragilità che si adattano benissimo al personaggio. Il fraseggio è costantemente vario e curato e si percepisce come il tenore abbia ben chiari gli accenti con cui deve esprimersi il protagonista dell’opera, così che molte frasi centrali restano scolpite nella memoria. Si aggiunga poi che la sua voce è naturalmente sfogata in alto e ciò dovrebbe aiutare l’esecutore a venire a capo di una tessitura notoriamente infida e che sollecita pesantemente il registro acuto. Il problema è il passaggio difficoltoso, questione sempre scabrosa nelle voci tenorili, ma che nel caso di Giordano appare francamente irrisolta, così che quasi tutte le frasi ascendenti si risolvono in suoni poco gradevoli. Un peccato, vista la facilità con cui vengono invece emessi alcuni acuti da “ghermire” con veemenza, compreso il temibile si naturale nella scena in cui il protagonista sguaina la spada di fronte al padre, nota sulla quale - tra i molti altri - “cadde” lo stesso Pavarotti alla Scala.
Da dimenticare su tutta la linea, invece, il Grande Inquisitore di Paata Burchuladze, il quale canta da qualche decennio, non è mai stato propriamente un fenomeno, ma per lo meno ha sempre avuto tanta voce e da molti anni è uno specialista del ruolo. Il problema è che ormai - a parte una residua capacità di emettere i suoni gravi più estremi e un minimo di volume che ancora riesce ad organizzare negli acuti - “in mezzo” non c’è più nulla, se non una voce stimbrata e ballonzolante.
Buono, invece, il Frate di Alexander Tsymbalyuk, appena discreto il Tebaldo di Laura Giordano, precisi gli interventi di Saverio Fiore (Conte di Lerma ed Araldo Reale), mentre Ekaterina Sadovnikova ha evidenziato qualche leggera difficoltà nell’acuta tessitura della Voce dal Cielo.
Applausi per tutti, con caldi consensi a Gubanova, Viviani e Beloselskiy e trionfo per coro, orchestra e Mehta.
Fabrizio Moschini
http://www.operaclick.com/recensioni/teatrale/firenze-teatro-comunale-don-carlo



Меня распирает чувство гордости за наших российских певцов, которые, безусловно, внесли свою лепту в успех. Екатерину Губанову хвалят, как только могут, а про Дмитрия Белосельского пишут следующее:( спасибо за помощь в переводе cotilina

Впечатлили, прежде всего, незаурядные способности баса Дмитрия Белосельского, певца, о котором будут много говорить в будущем, о его свободно льющемся голосе, особенно уверенном при подъеме наверх. Конечно, исполнитель уже сейчас очень значителен, и может придать своему голосу, который по природе не особенно благороден, королевский акцент Его Филипп более внушителен в дуэтах ( с Позой и Великим Инквизитором), чем в большой , великой арии, где хотелось бы большего разнообразия оттенков, но исполнитель обращается к деталям в рамках достижения характеристик персонажа абсолютного уровня.

Порадовал меня и этот отзыв: « Дмитрий Белосельский, с лучшим в своем классе голосом, с отличной дикцией без акцентов…….»
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Ни записей, ни фото Белосельского с этого концерта обнаружено не было((((
Предлагаю туринскую, четырехмесячной давности - ария Филиппа

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