E la luna bussò [Originale]

Aug 24, 2010 16:22

Titolo: E la luna bussò
Fandom: Originale
Personaggi: Jeremy e Filippo
Genere: romantico
Beta-reader: per ora nessuno ma se volete darmi una mano...
Avvertenze: oneshot, slash
Rating: PG13
Disclaimer: Jery e Phil sono miei miei tutti miei, però posso prestarveli per spupattolarli un pò XD E' la prima originale che posto anche se non la prima che scrivo quindi non me li maltrattate troppo XDD
Note: scritta per la HMS Maouropia Treasure Hunt di fanfic_italia  con il prompt “Palme: Se Brandi avesse il senso dell'umorismo, direbbe che le palme rispecchiano la sua pettinatura del giorno. Quando tira la tramontana hanno le fronde lisce come i suoi capelli, ma quando soffia lo scirocco si sveglia con un'enorme testa di riccioli. Quando soffia il maestrale, invece, l'intero equipaggio ne ha sentore dall'urlo disumano che si leva dalla cabina del capitano. Mentre tutti corrono al riparo, Brandi emerge dai suoi appartamenti con i capelli in un'unica massa infeltrita, digrignando i denti e massaggiandosi la pancia con le mani. Guai ad attraversare la sua strada. GUAI.”


E la luna bussò

Devo decidermi a cambiare phon. Questo produce un rumore infernale che non è per niente piacevole quando si è ancora intontiti dal sonno. Urta decisamente l’equilibrio già tanto precario del mio sistema nervoso.
Senza contare che l'aria troppo calda sta assemblando sulla mia testa un'impalcatura di capelli infeltriti che reggerebbe il paragone con parecchie installazioni della Biennale di Venezia.
Ricordarsi di comprare un nuovo phon.
Bene, già la prospettiva mi fa sentire meglio.
“Jery, zuccherino!”.
Alla bufera torrida dell’elettrodomestico si aggiunge il tepore di un respiro voluttuoso sul mio collo, insieme a quello di due braccia avvolte da maniche blu che si incrociano più in basso, sulla mia pancia.
“Non dirmi che hai già fatto la doccia!”.
No, sono in accappatoio perché ho appena disputato un incontro di boxe!
“Chi sarebbe lo zuccherino?”.
“Dopo avermi mandato in bianco ieri notte credi di poterla scampare anche stamattina? Ti diverti a vedermi soffrire?”.
“Saresti potuto tornare prima dalla tua cena di lavoro. Avrei voluto ammazzarti quando ti sei infilato nel letto alle tre!”.
“Oh-oh, il mio bon-bon era preoccupato per me?”.
“Mi hai svegliato, stupid man! Non tutti hanno la fortuna di avere uno stipendio fisso, c’è gente che si deve alzare presto pure di Sabato per guadagnarsi il pane, sai?”.
Allungo il gomito all’indietro, sperando che si tolga di dosso. Sono in ritardo e devo ancora vestirmi. E spostati dannazione!
“Allora sei proprio arrabbiato…ma che potevo fare, era un’incontro importante, c’era uno dei nostri maggiori clienti!”.
“Me ne strafrego, poteva pure essere il Presidente degli Stati Uniti: la prossima volta non ti azzardare a venire in camera.”.
“Sei senza cuore…” piagnucola lui tentando tuttavia di intrufolare le mani dentro il mio accappatoio.
Non mi lasci alternative amore.
Spengo il maledetto aggeggio sputa-aria e mi volto verso di lui.
“Perché voi Italiani siete così insistenti? Dovete avere qualcosa che non va nel codice genetico, non me lo spiego altrimenti! Se ti dico che non ho tempo, non-ho-tempo! E’ tanto difficile da capire?”.
Esaspero lo sbuffo di irritazione che sta uscendo dai miei polmoni, vediamo se si decide a togliersi dai piedi.
“Io sono insistente perché tu sei un pezzo di ghiaccio! Sono sempre io quello che fa la prima mossa, quello che ti viene vicino, quello che organizza le uscite, quello che ha voglia di fare l’amore, se aspettassi una qualsiasi tua iniziativa a quest’ora ci saremmo già lasciati per eccesso di noia! Credi che se per una volta tu fossi un po’ carino con me crollerebbe il palazzo?”.
Cosa cosa cosa? Detesto quando mi guarda dall’alto in basso in quel modo, come se fossi un bambino viziato bisognoso di una strigliata!
“Se ti aspettavi di essere coccolato ogni minuto come un teddy bear hai sbagliato persona Filippo: se il mio carattere di merda non ti piace, trovati una mogliettina che si prenda cura di te meglio di quanto possa fare io!”.
Perché credi che io attenda le tue mosse ogni volta? Perché so che preferisci fare le cose a modo tuo, ecco il motivo! Adori inventartene sempre una nuova ed il sorriso di soddisfazione che ti illumina il volto quando approvo le tue idee è la mia più grande gioia, stronzo che non sei altro! Lo spingo di lato e corro fuori dal bagno, chiudendomi a chiave in camera.
Stringo i denti con forza.
Non voglio piangere.
Devo andare a lavoro, e se mi vedono gli occhi rossi e gonfi cominciano a fare domande a cui non ho nessuna voglia di dare risposta.
Mi fa male lo stomaco.
I pantaloni…marroni o neri?
Non devo piangere.
Ok, il grigio gessato.
Sei un bastardo Filippo!
Niente cravatta oggi.
No, sono io il bastardo.
Camicia di seta.
Litighiamo sempre per colpa mia.
Gilet azzurro, si abbina bene col perla.
Questa è la quinta volta in una settimana che abbiamo una discussione. 
Sempre perfetto, io, i calzini a losanghe turchesi come il gilet.
Bello, elegante, tutta apparenza. Se non c’è lui con me io non sono niente, posso essere popolare e à la page ma questo si chiama vivere?
Non è venuto a cercarmi stavolta. Nessuno bussa per entrare. Forse si è davvero stancato di me.
Non voglio piangere ma lo sto facendo.
Solo un minuto, la macchina è dietro casa e poi il sabato non c’è traffico.
Dove sono quei maledettissimi fazzoletti? Non importa, userò la manica dell’accappatoio.
Calmati Jeremy, ecco così. Respira. Sorridi. I clienti di un negozio non vogliono vedere musi lunghi.
Mi infilo il cappotto ed esco dalla stanza. Per uscire devo passare davanti alla cucina e lo intravedo seduto al tavolo, mi dà le spalle. Non si gira quando mi sente passare ed io non lo saluto. Lui che è sempre così loquace mi rimprovera col suo mutismo.
Sbatto il portone così forte che l’intonaco del soffitto si sbriciola in una minuscola polverina bianca che si adagia come neve sulle mie spalle.
Ci mancava solo questa.
Il tragitto fino al negozio è un inferno, impreco ogni cinque secondi contro ogni altro automobilista si trovi sulla mia strada e non solo: semafori, gatti, e perfino i raggi del sole ricevono le mie benedizioni e i miei migliori auguri di pronta sparizione dalla faccia della terra.
Il mio mal di testa cronico approfitta del nervosismo per manifestarsi in tutta la sua gloria e sono solo le nove del mattino, ma che beeeella giornata! Non arriverò a stasera, me lo sento.
Quasi a conferma del mio sospetto, il cellulare comincia a trillare ossessivamente e schivo appena di un pelo il secchione dell’immondizia contro cui stavo per sfracellare me e la mia macchina, distratto dalla ricerca del telefono.
Non è Filippo.
Rispondo con una gentilezza che fa invidia agli scaricatori di porto.
“Che cazzo c’è?”.
“Mmhhh, siamo un tantinello isterici eh?”.
“Non rompere le palle Alice o ti becchi un vaffa al posto della colazione.”.
“Senti, mi dispiace sentirti così di malumore ma…non posso venire oggi. Ti prego fammi questo favore e sarò tua schiava a vita!”.
“Cosa vuol dire che non puoi??? Ti ricordo che oggi è sabato! Vuoi lasciarmi da solo con tutti i clienti del sabato???!!!”.
“Dai, ci sarà Lisa con te, no?”.
“Cosa ce l’ho a fare una socia se poi devo farmi aiutare da una semplice apprendista-commessa che non sa distinguere il lino dal cotone?!”.
“Tipregotipregotiprego! Mio marito mi ha fatto una sorpresa, ha prenotato, non posso dirgli di no!”.
Ah, perfetto! Lei se ne va fuori per un romantico week-end e io, oltre ad aver appena litigato col mio ragazzo, devo pure lavorare come un mulo per la sua felicità!
“Non mi interessa, ha fatto male a non avvis…”.
“Ah, grazie, lo sapevo che avresti capito, sei un tesoro Jeremy! Ci vediamo Lunedì!”.
Mi manda un bacio con schiocco e chiude la comunicazione, lasciandomi a bocca aperta come un merluzzo appena pescato da Capitan Findus.
Oggi mi abbandonano tutti, mi faccio compassione da solo…
Fortunatamente almeno Lisa non mi ha dato buca, anzi è arrivata addirittura in anticipo e sta aspettando davanti alla saracinesca.
“Buongiorno Jeremy!”.
“Magnifico davvero!”.
Il tono sarcastico che ho usato la fa arrossire d’imbarazzo.
Non appena siamo dentro mi chiede se ho bisogno di qualcosa e sarei tentato di risponderle che mi servirebbe un letto morbido, col mio Phil che mi attende a braccia aperte sopra le lenzuola fresche, malizioso e sorridente come sempre, invece le chiedo soltanto un bicchiere d’acqua, con cui dovrò buttare giù la mia brava pillola di analgesico.
Stress, mi ha detto il dottore. Niente che non si possa curare con una qualità della vita migliore: cibo sano, riposo, momenti di svago.
Sono già esaurito a soli 25 anni! E per fortuna che faccio un lavoro che mi piace! Questo negozio è il mio gioiellino e poi è proprio qui che ho conosciuto Filippo.
Stava passeggiando su questa strada per fare shopping, ma di certo non sarebbe entrato se non mi avesse intravisto da fuori. Un negozio di accessori maschili come questo non si addice proprio al suo non-stile d’abbigliamento.
Mi ha raccontato che l’ho folgorato.
Peccato che più che un colpo di fulmine sia stato un colpo di “ispirazione”. E’ entrato come una furia e mi ha chiesto se sapevo parlare inglese. Figuriamoci, sono nato nei sobborghi di Londra! Ho sfoderato il mio sorriso più seducente e gli ho risposto: “Yes, of course.”. Una semplice frase che l’ha mandato in visibilio. Lì per lì la sua reazione mi parve parecchio strana, ma poi mi spiegò che era un pubblicitario e che il mio British look rivisionato gli aveva dato l’idea per un nuovo spot di cui gli era stata affidata la realizzazione. Sentirmi parlare inglese gli facilitava il processo creativo, mi disse, e alla fine se ne andò senza comprare nulla ma con la promessa che sarebbe tornato per farmi sapere com’era andata.
Non lo rividi per un mese intero.
Un mese durante il quale il mio interesse per quello stravagante ragazzo crebbe smisuratamente. Ricordo di aver passato intere notti ad immaginare che tipo di persona fosse e se la spontaneità e la tenerezza che avevo recepito in quella lunga conversazione potessero essere qualità che gli appartenevano realmente o se le avessi solo idealizzate e cucite addosso ad un’immagine piacente che solleticava i miei ormoni. Non m’ero mai preso una cotta così, a prima vista: sono un tipo troppo razionale per perdere la testa così facilmente. Inoltre fino a quel momento avevo avuto ragazzi completamente diversi, sia d’aspetto che di carattere. Non sapevo cosa fare, stavo impazzendo! Conoscevo solo il suo nome, non avrei avuto nessuna possibilità di ritrovarlo in una città grande come questa, ma anche se avessi indagato in tutte le agenzie pubblicitarie cosa avrei potuto dirgli poi? “Ciao, ti ricordi di me, la tua musa ispiratrice? Che ne dici di un caffè, un tè, magari un prosecchino…a proposito quale lato del letto preferisci?”.
Non sapevo neanche che tendenze avesse, poteva essere non solo etero ma pefino omofobo! Eppure sembrava così dolce e comprensivo…e in effetti lo è, sono io che riesco a portare perfino lui all’esasperazione.
Comunque non ho fatto un bel niente. Ha ragione Phil, sono tremendamente passivo. Un fatalista di prim’ordine: mi ero rassegnato dietro la scusa che “non era destino”. Se non fosse stato per lui non ci saremmo più rivisti. E invece dopo quelle quattro settimane di agonia s’è ripresentato qui più euforico che mai, all’orario di chiusura. Non l’avevo nemmeno scorto quando entrò nel negozio, ero indaffarato con certi articoli da sistemare. Impilai le scatole che dovevo rimettere in magazzino e me lo ritrovai di fronte, con quel suo innegabile fascino da Armata Brancaleone e lo sguardo più perso che mai.
“Sei perfetto.”.
Inutile specificare che le scatole finirono rovinosamente a terra, mentre arrossivo compiaciuto.
“Non hanno voluto sentirmi e hanno ingaggiato non so quale modello - mi disse inchinandosi insieme a me per aiutarmi a raccoglierle - ma è pensando a te che ho sviluppato l’intero progetto.”.
Mi aveva pensato! Certo, per lavoro, ma era pur sempre qualcosa, no?
Con la sua tipica aria assorta, perché lui vive costantemente nel suo mondo parallelo, infilò una mano fra i miei capelli, lasciando che il palmo scivolasse dalla mia guancia fin sull’orecchio, mentre le sue dita si facevano strada fra le mie ciocche castane e le mie pulsazioni raggiungevano livelli preoccupanti per qualsiasi cardiologo.
“Così lucidi…che tipo di gel usi?”.
Risposi balbettando che raramente usavo prodotti del genere…li preferisco naturali i capelli. Io stavo morendo e lui continuava con quella sua carezza assassina, che aveva ormai raggiunto il mio punto debole, fra le nuca e il collo.
“Davvero? Ehhh…l’avevo detto io a quegli imbecilli che eri perfetto per la mia pubblicità dello shampoo…”.
Ansimai leggermente, appoggiandogli le mani sul petto: l’intenzione era quella di scostarlo un po’, ma quando mi scontrai con la tonicità e il calore del corpo nascosto da quella maglietta…se non fosse intervenuta Alice l’avrei tirato sotto il bancone, giuro!
Fortunatamente ha un passo assai poco aggraziato e l’ho sentita risalire le scale che scendono in magazzino, così quando la sua testa bionda è sbucata dal seminterrato ero già riuscito a mettere un minimo di distanza fra me e lui. Peccato che il mio viso fosse di un vivace rosso ciliegia candita, che c’erano pacchi sparsi dappertutto e che nessuno dei due si era ancora rialzato.
“Che succede?” chiese quindi Alice notando lo stato pietoso in cui ero ridotto e la tranquillità serafica di Phil, che probabilmente non si era reso conto della reazione atomica scatenata dalle sue parole e dalle sue azioni.
“Ciao sono Filippo, scusa l’intrusione a quest’ora, ero passato a ringraziare Jery un secondo…”.
“Ahhh tu sei il famoso Filippo…ti sei fatto desiderare parecchio eh? Bravo, bravo, è una tecnica che funziona sempre, anche con gli ossi duri come Jery.” insinuò la disgraziata sottolineando pesantemente con la voce il diminutivo molto poco formale con cui mi aveva chiamato Phil.
Il ringhio che le lanciai contro deve averla convinta a desistere con le sue provocazioni maliziose e a lasciarmi il campo libero, approfittandone ovviamente per accollarmi l’incombenza di chiudere il negozio.
Alla fine…beh, non gli sono saltato addosso, sono pur sempre un gentleman; più che altro ero così agitato che non sarei riuscito a combinare nulla.
Qualcosa di buono però l’ho fatto: ho accettato il suo invito per andare al palazzetto dello sport, a vedere una partita di basket, quella sera stessa. La squadra che tifava il mio futuro fidanzato vinse 110 a 85 e lui mi nominò seduta stante suo portafortuna ufficiale. D’altronde Mascottina è uno dei centinaia di nomignoli idioti che mi ha affibbiato. Sarà pure un pubblicitario, ma di fantasia a volte ne ha davvero troppa.

*****

Che ansia.
Che ansia!
Mi tremano le mani mentre cerco di aprire il portone!
Perché non mi hai risposto Phil? Sono stato tutto il giorno in agitazione, dannato cellulare! Se non ti avessi mandato quell’sms con una proposta di pace non avrei mai saputo che sei tanto arrabbiato da ignorarlo. Avrei preferito mille volte il beneficio del dubbio alla deprimente certezza.
“Filippo?” chiamo a voce alta, entrando nell’ingresso e poi in cucina.
“Phil?” non c’è, né qui né in salotto.
Che brutto, bruttissimo presentimento. Non voglio entrare in camera da letto.
E’ come se il mio istinto stesse cercando di avvisarmi.
Inutilmente, perché ormai ci sono.
Una valigia, aperta, sul nostro letto.
Vestiti abbandonati in giro, alcuni già sistemati all’interno del trolley, altri appesi alle maniglie della porta e dell’armadio. Cravatte, il completo elegante da ufficio, maglioni. Quello che gli ho regalato io è al suo posto nell’armadio.
Se ne sta andando.
E’ stufo.
Mi lascia.
“NOOOOO!!!!” urlo riversando in grida isteriche tutta la sofferenza che provo in questo momento “Non te lo permetto, non puoi abbandonarmi così, NON PUOI!!!” afferro di slancio la borsa e la rivolto sul letto, mandando all’aria tutto il suo contenuto “NON PUOI!” la lancio lontano, va a sbattere contro il comodino, stramazzando poi a terra “Non puoi!” e anch’io mi lascio cadere, lo straccio più sbattuto in mezzo a questo caos di tessuti multicolori “Non puoi…” soffio contro il piumone del letto, pienamente consapevole che invece non solo ha la possibilità di andarsene, ma ne ha anche tutto il diritto.
Voglio piangere fino a svenire. Almeno non sentirò più niente, né il dolore, né questo silenzio opprimente.
“Ma che…che diavolo…Jery! Tesoro stai bene?!”
Tra le lacrime mi pare di intravedere il suo viso…è davvero lui? Non è possibile che il suo tono sia così dolce e preoccupato, non per me…però io le conosco queste mani, il loro tocco e il calore che sprigionano…
“Che è successo? E’ entrato qualcuno? Ti hanno fatto del male? Rispondimi ti prego! Jery!” mi scrolla gentilmente, ma con fermezza. Non riesco a capire. Non capisco più niente.
“Ph-phil…”.
“Shhh, calmati, non piangere, è tutto passato.” mi culla con dolcezza, accarezzandomi i capelli. Non voglio perdere tutto questo, non voglio perdere lui.
“Non te ne andare! Ti prometto che cambierò, farò qualsiasi cosa per te, ma tu non lasciarmi solo!”.
“Jery, sono solo un paio di giorni, tornerò presto.” mi solleva il viso e comincia ad asciugare le mie lacrime “Tu lavori troppo amore, non puoi prenderti una pausa?”.
“D-dove vai?” non mi riesce di mantenere ferma la voce, devo apparire davvero pietoso ai suoi occhi!
“Vado a Bruxelles per quella conferenza internazionale di cui ti ho parlato l’altro giorno. Mi hanno confermato nel team, anche se ho cercato in tutti i modi di evitarlo. E adesso che tu stai così ho ancora meno voglia di partire.”.
Che stupido, cretino, imbecille! Va fuori per lavoro, me l’aveva anche preannunciato, come ho fatto a fraintendere tutto così?!!
“Non preoccuparti per me, sto bene, avevo solo capito male…”.
“Cosa avevi capito?” mi chiede scostandomi i capelli dal viso e baciandomi sulla fronte.
“E’ stata una brutta settimana, abbiamo litigato in continuazione, non mi hai nemmeno risposto al messaggio, così ho pensato che tu…che tu…” mi stringo a lui sospirando.
“Che io cosa? Lo sai che sono pazzo di te, dove vuoi che vada?”.
“Phil…” è un gemito quasi disperato quello che mi esce dalla gola “Non dirlo se non lo pensi davvero!”.
“Che pulcino tonto che sei…” scherza lui arruffandomi i capelli proprio come farebbe col piumaggio di un anatroccolo “Vuoi fidarti di me una buona volta? Lo so che normalmente dico un mucchio di cavolate ma non ti ho mai preso in giro riguardo i sentimenti che provo per te, devi credermi.”.
I suoi occhi su di me sono così piacevoli, vorrei che nient’altro li distraesse, in modo da averli solo per me. Non posso farci niente se sono nato egoista cronico.
“Ti credo.”.
Gli sfioro le labbra con un bacio.
“Mhm, sai che quando sei così mansueto non so quasi come trattarti?”.
Sorrido sornione.
“Un bacio sarebbe un buon inizio…sai, ho tanto bisogno di essere rassicurato.”.
Sono bello, e questo mi ha sempre facilitato le cose coi ragazzi. Ma poi della bellezza ci si stufa, si cominciano a notare i difetti ed io non ho certo un carattere che si può definire “amabile”. Isterico, lunatico, possessivo e musone, questo sono io. Se lui è ancora qui con me vuol dire proprio che mi ama! Oppure è solo tanto masochista. Preferisco scegliere la prima opzione!
“Jery?” mi richiama lui unendo la punta del suo naso alla mia.
“Mh?” rispondo io strusciandole piano.
“Smettila di pensare.” mi ordina raggiungendo le mie labbra.
“Sissignore.” faccio in tempo a sussurrare, poi il cervello mi va in stand-by.
E lo screensaver è vietato ai minori di diciotto anni.

Note finali: lo so, il titolo non ci azzecca niente...io lo associo al fatto che Jery è un lunatico di professione e quindi...la luna bussa spesso in casa sua e di Phil XD Probabilmente Jeremy vi sembrerà un tipo un pò esagerato, beh, è nato così, si è scritto da solo, è il classico ritratto della "checca isterica" ma è bello per questo XD Filippo è un santo, però ha un pò la testolina fra le nuvole e quindi gli ci voleva uno coi piedi per terra come Jery ^__^ Mi farebbe tanto piacere sapere da voi che leggete (se ci siete) cosa ne pensate di questo tentativo di racconto originale...e se avete consigli e critiche sparate pure a volontà, sono pronta a tutto!
p.s. qui trovate due bamboline-ritratto di Jery e Phil ^__^

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