Riding a giraffe, the two of us (3 di ?)

Nov 16, 2018 12:41

Titolo della raccolta: Riding a giraffe, the two of us
Titolo oneshot 3: Clouds
Fandom: SKAM Italia (post clip 1 episodio 2x05)
Pairing: Martino/Niccolò (POV Niccolò)
Capitoli: 3/?
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo
Disclaimer: SKAM appartiene ai suoi autori, io mi rubo Marti e Nico per divertirmici un pò ^0^
Note: le cose belle non durano mai, purtroppo…i pensieri di Niccolò durante la mattinata del 2 novembre, quando è costretto a lasciare Martino nel suo letto mandando all’aria l’ottimo piano che aveva ideato soltanto poche ore prima.



Mamma
+39347*******
Giovedì, 01/11/2018

Tesoro ci ha chiamati Maddalena per sapere se eri venuto qui, cos’è successo? Avete litigato? Stai bene? Richiamami quando leggi il messaggio.
20.32

Tutto ok, tranquilla, sono a casa, ora non posso chiamarti.
20.46

Ci avevi detto che stavi da Maddi questi tre giorni, se non è così perché non ci raggiungi? Nonna vorrebbe vederti.
20.47

Mà, non posso, dai. La prossima volta vengo, promesso.
20.47

No, Niccolò, è da ferragosto che non ti fai vedere, la prossima volta per te quando sarebbe, a Natale? E poi non voglio che stai a casa da solo, lo sai.
20.48

Mi rispondi per cortesia?
21.10

Va bene, vengo domani mattina col treno.
21.11

VENERDÌ
06.12
2 NOVEMBRE 2018

Niccolò controlla l’ora, per la miliardesima volta da quando Martino ha chiuso gli occhi. Lo ha osservato dormire tutta la notte, contando i sorrisi che affioravano sul suo viso nel sonno, accumulandoli avidamente in quel posticino segreto, fra il cuore e la pancia, in cui da sempre raccoglie i ricordi preziosi della sua vita.
Guarda di nuovo l’orologio, l’ansia che come un macigno lo sta trascinando a fondo, un minuto dopo l’altro. Sempre di più, sempre più giù.
Martino è rannicchiato su un fianco e respira quieto, bellissimo e inconsapevole dei suoi tormenti. Chissà se lo sta sognando.
Niccolò vorrebbe baciarlo un’ultima volta, prima di alzarsi e abbandonarlo lì, nel letto di cui probabilmente non avrebbe più cambiato le lenzuola, ma ha il terrore di svegliarlo e di dovergli quindi dare una spiegazione plausibile per il suo comportamento illogico. Perché non ha senso chiedergli di restare con lui per i prossimi tre giorni e poi mandare tutto all’aria per seguire la richiesta di sua madre. Non vuole vedere il suo viso adombrarsi per la delusione, non vuole mentirgli circa i reali motivi per cui non può rimanere con lui, la preoccupazione purtroppo giustificata dei suoi genitori e il senso di colpa soffocante nei confronti di Maddalena.
Maddalena, già. L’amica di sempre, la fidanzatina di tutte le sue prime volte, la donna che sa tutto e nonostante questo gli è rimasta accanto. Le vuole bene davvero, a Maddi, ne hanno passate tante insieme, ma la gratitudine non è amore e Niccolò se ne è reso conto nel momento stesso in cui ha conosciuto Martino.
È stato uno shock per lui, come se avesse passato tutta la vita rinchiuso in un caldo, confortevole palazzo e poi all’improvviso fosse uscito all’aria aperta, con la luce del sole a inondargli la faccia e il profumo del vento ad allargargli i polmoni.
Non può bastargli un soffitto dipinto dopo che ha visto l’azzurro immenso del cielo.
E Martino è il suo cielo.
È l’azzurro di una bella giornata, il rosso di un tramonto passionale e malinconico, il nero punteggiato di stelle della notte più romantica, il bianco accecante di un sentimento così assoluto da farlo sbandare.
Il grigio plumbeo della paura di essere un peso per lui, perché Niccolò può essere una nuvola soffice e leggera come una risata, ma il più delle volte è solo una nube gonfia di lacrime e dolore capace di eclissare perfino il sole.
Sono le sei e venticinque e se vuole prendere quel dannato treno deve alzarsi per forza.
Gli viene da piangere.

08.37

“Arrivo verso le 9.40, il treno era in ritardo.”
“Va bene tesoro ma non possiamo venire a prenderti, tuo padre è andato in campagna e io e la nonna stiamo andando a messa e poi al cimitero.”
“Non fa niente, vengo a piedi. Ho proprio bisogno di una camminata.”
“Non ti senti bene?”
Il tono allarmato di sua madre è una lama sottile ma inesorabile, che scava nel suo petto ogni volta un po' più a fondo di quella precedente.
Vorrebbe dirle che sta bene, che vuole solo sgranchirsi le gambe dopo aver passato quasi una giornata intera a letto a ridere e pomiciare col ragazzo più meraviglioso del mondo, ma non crede sia opportuno rivelare certe cose al telefono, - la crisi del suo rapporto con Maddalena, la scoperta della sua probabile bisessualità - su un treno pieno di vecchiette devote in procinto di visitare le tombe dei loro defunti mariti.
Oltretutto non è affatto vero che sta bene.
“No, è che c’ho un sonno da morì, se cammino almeno mi sveglio. Quasi quasi vengo pure io a trovare nonno, mi aspettate?”
“Certo, ci vediamo in piazza, mandami un messaggio quando arrivi in stazione.”
“Ok, ciao mamma.”
“Ciao tesoro.”
Ricaccia in tasca il residuato bellico che ha il coraggio di chiamare cellulare, sbuffando piano. Prima di chiamare sua madre ha inviato un messaggio a Maddalena, scusandosi per averla fatta preoccupare e chiedendole se avrebbero potuto vedersi domenica, al suo ritorno da Orvieto. Deve dirle di Martino e deve farlo di persona, guardandola negli occhi, perché merita questo riguardo, dopo tutto quello che ha fatto per lui. Sa perfettamente che la farà soffrire, ma il pensiero di tornare da Martino libero di potersi godere la sua compagnia senza sentirsi un traditore del cazzo lo fa fremere d’aspettativa.
Martino.
Marti.
Il suo Marti.
Gli ha lasciato bigliettini sparsi per tutta casa, sperando di farlo sorridere mentre segue a piedi nudi il filo rosso che li unisce, i capelli scompigliati e gli occhi ancora gonfi di sonno. È il suo modo per scusarsi di averlo lasciato solo, di non avergli potuto portare la colazione a letto, di non poter disegnare cuori col caffè sul suo bel braccio candido. Lo farebbe ogni mattina, se dipendesse da lui, gli segnerebbe la pelle con un tatuaggio sempre diverso, le loro iniziali, uno smile, una stupidaggine qualsiasi, per poi cancellarglielo maliziosamente con le labbra e con la lingua per il puro e semplice piacere di vederlo arrossire.
Sarebbe un modo stupendo di iniziare la giornata.
Prende l’iPod dallo zaino, selezionando la playlist che ha creato per Martino, una bizzarra accozzaglia di rapper americani, melodie celtiche, hits anni ’80 e cantautorato italiano super impegnato, che rispecchia perfettamente il suo variegato mondo interiore.
Lui ci vive, di contrasti. Il problema è proprio quello.
Martino avrebbe apprezzato questa lista di canzoni così discordanti? Avrebbe mai accettato le sue stranezze? Non lo sa e forse non osa nemmeno sperarlo. Si sente così spaventato all’idea di doverlo rendere partecipe del suo drama, che vorrebbe potergli dare solo la parte sana di sé, fargli conoscere il Niccolò che era prima che iniziasse il suo calvario, il ragazzo che si godeva la vita senza patemi e paranoie.
Martino avrebbe potuto innamorarsi di quel ragazzo, ne è certo.
Non lo è altrettanto riguardo all’essere patetico che è diventato.

10.50

La visita al cimitero, paradossalmente, l’aveva fatto sentire meglio. Ascoltare gli aneddoti di sua madre e di sua nonna sugli avi della famiglia - nonna Rosa e la sua mania delle calze di lana fatte ai ferri, l’asino strabico dello zio Felice, il bisnonno Augusto con gli impeccabili baffoni impomatati - aveva distolto per una mezz’ora la sua attenzione dalla tormentosa ma adorabile questione che aveva lasciato a dormire nel suo letto a Roma.
Ora che hanno finito il giro, i fiori e anche i ceri da accendere sulle rispettive tombe, quasi gli dispiace di dover tornare a casa.
Raggiunge sua nonna seduta su una panchina vicino all’ingresso, in attesa che sua madre sbrighi alcune pratiche col custode circa la manutenzione delle tombe stesse.
“Sai che sono già quattro anni che il nonno se n’è andato?”
Niccolò le stringe una mano, il ricordo ancora vivissimo della risata di suo nonno nelle orecchie. Una risata che era uguale alla sua, a detta di chi lo aveva conosciuto, ampia e spontanea, ma Niccolò solo di recente si è reso conto di cosa nascondeva davvero quel sorriso, perché è ciò che si cela anche dietro al suo. Una malattia che ha ereditato dall’uomo che più gli ha voluto bene oltre suo padre e che fortunatamente se ne è andato prima di scoprire la sofferenza che avrebbe causato al nipote.
“Nonna, posso chiederti una cosa?”
“Certo amore mio.”
“Cosa hai pensato quando hai scoperto i problemi di nonno?”
“Eh, sai, all’epoca queste cose non si conoscevano come adesso, nemmeno erano considerate delle vere e proprie malattie, si pensava fossero delle stravaganze caratteriali, ma io l’ho sempre saputo che non era colpa sua se si comportava così. Lo vedevo quanto soffriva. Tu lo puoi capire.”
Lo capisce eccome.
“Ma quando l’hai conosciuto lui era già così, vero? Non ti sei spaventata? Perché non ti sei cercata un uomo normale, che ti facesse stare tranquilla?”
“Niccolò perché mi fai queste domande? Io amavo tuo nonno, e l’avrei amato pure se avesse avuto tre occhi e i piedi palmati. Non devi mai sottovalutare il cuore di chi ti vuole bene. Hai paura che Maddalena ti lasci?”
Niccolò scrolla le spalle, guardando un punto sul pavimento lastricato, oltre le sue gambe incrociate.
“Ho conosciuto una persona a scuola. Ho lasciato che si avvicinasse a me, anzi sono stato io a cercare di affascinarla in tutti i modi e adesso ho il terrore di perderla. Non so che fare.”
Accoglie con gratitudine la carezza consolatoria della nonna sulla sua nuca.
“Se è speciale come credi, vedrai che ti amerà per quello che sei, come tutti noi.”
Non vorrebbe piangere, ma il grumo di lacrime incastrato fra le sue corde vocali si sta ingigantendo e se non le lascia libere di scorrere teme di annegare dall’interno.
“Tu non sei la tua malattia, Niccolò, ricordatelo sempre.”
Niccolò annuisce piano, aggrappandosi alla piccola speranza che gli ha appena donato sua nonna.
Martino è speciale.
Lui capirà senz’altro.

Note: scrivere questo capitolo non è stato affatto facile, perché non sapendo ancora di cosa soffre Niccolò ho dovuto basarmi su ciò che la serie non ha fatto vedere, più che su quello che abbiamo visto. Perciò mi sono soffermata sulla paura che Nico prova di rivelare a Martino la verità su sè stesso, sull’insicurezza che il solo avere questa malattia provoca in lui, più che sugli effetti e le caratteristiche della malattia stessa. Come ho già detto, non ho visto lo skam originale e sto evitando gli spoiler, so solo che Even soffre di un disturbo della personalità e ho immaginato che anche Niccolò abbia qualcosa di simile.
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo queste pillole sui nostri amati Nicotino, se vi va lasciatemi un messaggio! See you soon, Pois
p.s. Ma quando arriva il 19????!!!!!

martinorametta, nicotino, skamitalia, boyslove, fanfic, teens, NiccolòFares, skam, rames

Previous post Next post
Up