Della fragilità delle cose

Nov 29, 2005 14:21

Personalmente ritengo che il tempo terribilmente limitato assegnato alle cose viventi sia un terribile affronto, e che il mondo sarebbe un posto migliore se ad ognuno venisse chiesto mediante procedure il più corrette possibile quando e se vorrebbe tornare a far parte del flusso inarrestabile delle Cose.
Non lo dico per banali sentimenti egoistici o per la ben giustificata preferenza per l'immortalità, ma per ben più altruistiche riflessioni soprattutto - credetemi - di natura pratica.
Il mio pensiero va all'incalcolabile moltitudine di creaturine innocenti e indifese, prive non solo di quell'indefinibile scintilla di autocoscienza che chiamiamo pensiero, ma addirittura di un banalissimo sistema nervoso centrale. Prive di ogni tipo di capacità cognitiva, della più piccola possibilità di creare filosofie e religioni che facciano loro accettare l'ineluttabile dipartita, immaginare paradisi gremiti di urì, vaneggiare redenzioni.
Di quelle incolpevoli vittime che vedono disgregarsi sotto gli occhi quella fragile architettura di celluline e umori vitali che avevano imparato a chiamare Vita.
Parlo - e la mia mano trema sui tasti per lo sconforto - della mia piccola piantina di maggiorana caduta sotto la furia distruttrice dell'entropia, della mia bella lavanda ormai al di là di ogni possibilità di cura, delle mie tenere piante carnivore ridotte a patetiche caricature di avanzi di insalata raccattati dall'immondizia.
Deh! Quale illusione la Primavera, fare progetti, comprare terriccio, procurarsi vasi sotto l'illusione di una perenne fioritura. Quale terribile scherzo l'estate, tutta profumi, germogli e foglioline di basilico che non fai tempo a fare il pesto che già son ricresciute. Tutto polvere, tutto irreversibilmente andato.
La Vita altro non è che un ninnolo regalato ai bambini per essere subito ripreso. Che lascia vasi vuoti che non so dove mettere. Anche il timo non se la passa bene, ma forse lui resiste.
Fanculo mi rimetterò a comprare i vasetti di spezie secche.
Anche se sanno tutte invariabilmente di origano.
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