Stavo riordinando il mio povero, harassatissimo hard-disk [anche se si chiama Sephiroth, riesco ad ukizzarlo alla grande *_* Forse dovevo chiamarlo Asato Tsuzuki, aka the ultimate uke XD] quando sono incappata in alcuni drabbli che avevo scritto dio solo sa quando *_*
Sono pucci! Leggeteveli e ditemi che ne pensate ^_^
.+. FMA .+.
Autore: Erica
Titolo: Questions
Pairing: Havoc x Roy
Rating: fluffiness
Spoilers: no
Dedicato a: puciola mia <3<3<3
E' strano come certe cose siano terribilmente inspiegabili.
E' strano davvero perchè non mi capacito del modo in cui funzionano i sentimenti... i miei, nella fattispecie.
Sono sempre stato attratto dalle ragazze, sin da quando frequentavo le scuole medie. E soprattutto quelle molto femminili, con i capelli lunghi, gli occhi grandi, il seno prosperoso e la tipica forma ad ampolla che non chiede altro che di farsi abbracciare.
Le ragazze molto timide e che hanno sul viso un'ombra di rossore quando rivolgo loro la parola, che abbassano lo sguardo e ti supplicano con lo sguardo e i gesti di essere l loro cavaliere senza macchia e proteggerle.
Ecco, a me piacciono le ragazze così.
E allora perchè mi sento attratto da Roy Mustang? Il mio superiore diretto, collega e soprattutto MASCHIO?
Capirei se fosse un tipo effemminato o dolce.. ma è terribilmente mascolino, con un fisico muscoloso e quadrato, ha un viso dai lineamenti fini, ma inconfondibilmente da uomo.
E poi è prepotente, intelligente, serio, concentrato sui suoi traguardi e sui mezzi migliori, più puliti e rapidi per raggiungerli... un calcolatore, insomma.
Perchè mi piace? Perchè lo seguo con totale fiducia e lo proteggo anche quando non mi è richiesto?
Dopotutto per lui sono stato spesso nient'altro che una pedina sacrificabile all'interno del suo grande progetto... perchè provo questo senso di attrazione e incapacità di ribellarmi a qualunque cosa mi chieda?
Non è solo per il lavoro, è per qualsiasi aspetto del nostro rapporto. Nonostante io sia una persona che non ama i fastidi e le seccature, quando si tratta di lui sono sempre pronto al suo fianco, in qualunque situazione, anche la più disperata..
Quando poi lui mi si avvicina mettendomi la mano sulla spalla e dicendomi 'Grazie, Jean' con quel mezzo sorriso impossibilmente delizioso, io sento le budella sciogliersi e dimentico tutti i pericoli che ho corso e tutte le volte che ho rischiato di prendermi qualche pallottola in testa.
Non credo si tratti solo di rispetto militare...no?
Oggi ha litigato con Edward. Tutti i suoi collaboratori più stretti sanno quanto quell'uomo tenga al Fullmetal, tranne forse il Fullmetal stesso. Lo vedo spesso uscire dall'ufficio di Roy rosso in viso e con la vena della tempia pulsante, mentre sciorina tutta una serie di insulti rivolti a quell'uomo che ritiene la sua maledizione, senza sapere invece che è solo grazie a lui se può continuare le sue ricerche in pace senza mai venire chiamato in servizio.
E non capiscoperchè Roy non dia mai una seria lavata di capo a quel ragazzino arrogante.
Io una volta ci ho provato, poi però Edward mi ha fatto troppa tenerezza e non sono riuscito ad essere veramente duro con lui. Quando poi ho riferito a Roy la mia conversazione con il ragazzino, lui è scoppiato a ridere in quel modo caldo e ricco e mi ha battuto una mano sul petto dicendomi: 'Tu te la prendi troppo a cuore, Jean'.
Poi ha sorriso e mi ha invitato a fargli compagnia per un bourbon al circolo ufficiali.
-Vedi, Jean... Edward deve ancora capire molte cose e non è necessario che le sappia prima del tempo. E' molto intelligente, so che ci arriverà da solo e capirà che non sono un arrampicatore senza scrupoli come mi considera adesso... Poi starà a lui accettare e condividere le mie scelte... Tu cosa ne pensi?-
E ancora quello sguardo sornione e felino... il polso candido che riesco ad intravedere tra il bordo del guanto e la manica della divisa si muove elegantemente facendo roteare morbidamente il whiskey nel suo bicchiere mentre mi guarda con quei suoi occhi sottili da gatto.
Mi sento arrossire e non è da me.
Io non arrossisco.
Eppure lui ha il potere di farmi abbassare lo sguardo.
-Mh? Pensi anche tu che io sia un manipolatore?-
Scuoto la testa e mi infilo una sigaretta tra le labbra, cercando i cerini nella tasca della divisa.
-Sai Jean... dovresti proprio perderlo questo vizio. Se poi cominci a stare male con chi rimpiazzo uno dei miei migliori collaboratori?-
La sua mano sul mio ginocchio brucia come un tizzone ardente e non capisco quale forza mi spinga a rimettere la sigaretta nel pacchetto. Sei un manipolatore Roy, Edward ha proprio ragione...
Distrai la preda con il tuo fascino e poi la blocchi con il magnetismo dei tuoi occhi e della tua voce calda come un caffè...
Non ti si può resistere, non ti si può negare nulla nemmeno adesso che non siamo in servizio,ma solo due vecchi amici che fanno una bevuta insieme chiacchierando.
Non sei il mio superiore, adesso, eppure ti obbedisco e.. mi piace farlo.
Forse è la forza dell'abitudine? Ma a chi la racconto... la verità è che mi piaci.. mi piace il peso imponente della tua mano calda sulla gamba, mi piace il colore dei tuoi occhi che cambia con il muoversi della candela che vi si specchia... mi piace quel mezzo sorriso bastardo che ti fa sollevare un angolo della bocca in maniera sensuale... mi piace la tua bocca. Mi ipnotizza il movimento delle tue labbra tra le quali intravedo la lingua.. ma cosa mi hai messo nel bicchiere?
Senza rendermene conto ti appoggio il palmo sulla guancia e tu ti zittisci.
Scruto i tuoi occhi ma non c'è repulsione... solo sorpresa... allora mi sporgo in avanti e faccio quello che avrei voluto fare inconsciamente da molto, molto tempo...
Ti sfioro le labbra con la lingua e assaggio il bourbon che su di te ha tutto un altro gusto... e quando ti sento rilassato chiudo gli occhi e ti bacio, con tutta la passione che non sono mai riuscito ad accettare, con tutto il desiderio che provo nei tuoi confronti...
-Dio... Roy...-
Ti prendo il viso tra le mani e assaporo le tue labbra, succhiandole leggermente finchè anche tu non ti lasci andare ricambiando con un gemito il bacio che sta mandando entrambi fuori di testa.
Il cuore aumenta i battiti in maniera esponenziale quando le tue mani grandi e forti si intrecciano dietro al mio collo attirandomi a te e sento la tua lingua infilarsi tra le mie labbra.. allora dimentico il luogo in cui siamo, la divisa che indossiamo e il fatto che sei un mio superiore.
Ho solo voglia di perdermi nel tuo calore, nella dolcezza e passione del tuo bacio...
E non sgriderò mai più Edward quando si lamenterà battendo i piedi e sbuffando del fatto che sei un bastardo manipolatore... è questo che sei, in fondo, no?
A me piacciono le donne formose, quindi il piacere tempestoso che mi sta dando questo bacio... è solo frutto delle tue macchinazioni...
Sì... è così... Quindi va bene lasciarsi andare... solo per.. questa volta.
Erica
Autore: Erica
Titolo: Abitudini
Pairing: RoyxEd
Rating: fluffiness
Spoilers: no
Dedicato a: Filia e ai nostri chili di logs
Roy era una persona dalle sane abitudini.Tornato a casa dal lavoro si faceva la doccia, mangiava qualcosa di leggero, beveva una tazza di the e si sedeva sul divano a leggere, magari ascoltando un'opera o della musica classica. La sua casa, per quanto spaziosa, era sempre in perfetto ordine, così come i suoi vestiti, stirati e piegati negli armadi e nei cassetti, le scarpe e gli stivali impeccabili e lucidi.
Era, appunto.
Da quando Edward era andato a vivere da lui, tutto aveva preso una nuova piega: la credenza e il frigo erano pieni di schifezze sia dolci che salate, c'erano libri e fumetti sparsi in ogni dove e i vestiti di Roy venivano regolarmente usati dall'Haganeno e poi lasciati in giro per la casa.
Per non contare gli animaletti galleggianti in bagno e i pelouches in camera da letto.
Ah.. non dimentichiamo il gatto che Ed aveva voluto tenere a tutti i costi tra mille capricci...
Roy tornò a casa dopo una giornata in ufficio e si perse a raccogliere cose per terra dall'atrio fino in salotto, dove Ed dormicchiava sul divano abbracciato ad un vecchio pigiama di Roy e con lo stampo di un libro sulla guancia: quando studiava molto si addormentava regolarmente... Il colonnello decise che la lavata di capo poteva aspettare.
Edward era troppo adorabile quando dormiva, con il viso rilassato e tutti i ciuffi in faccia, la treccia mezza disfatta e il pancino fuori... Roy si sedette accanto a lui e gli sistemò i capelli, chinandosi poi a baciargli la fronte.
-Hhhhmmmm... Taisa...?-
Roy sorrise e gli carezzò una guancia:
-In persona.-
Ed gli appoggiò la testa in grembo e prese tra le sue una mano dell'uomo sospirando beato.
-Anche se hai la biblioteca più fornita di tutta Central, mi annoio a morte a stare qui... e mi ritrovo a fare scarabocchi sugli appunti aspettando che torni a casa...-
Roy si mise a guardare suddetti scarabocchi e notò un paio di caricature sue, dei gatti, un cuore con dentro scritto ed&roy... sorrise intenerito... appoggiò i fogli a terra e abbracciò Ed, nudo tranne che per una maglietta di Roy e un paio di boxer celesti. Gli baciò il naso e le labbra, tenendo una mano tra quei capelli soffici come piume e si lasciò andare a un bacio più intimo e sensuale, finchè non sentì il respiro di Ed essersi fatto irregolare e veloce. Allora si allontanò appena parlando a due centimetri dalle labbra:
-Amore... vuoi venire a fare il bagno con me e le tue innumerevoli bestiole e poi mangiare una fettona di torta insieme, prima di cena?-
Ed rise e gli si appese al collo annuendo e baciandolo dappertutto.
La casa di Roy non era più in ordine e i suoi ritmi di vita erano totalmente sballati, ma lo sapete?
Lui era felice così.
Erica
Autore: Erica
Titolo: You are so nice
Fandom: Hagaren
Pairing: RoyxEd
Genere: fluffy all'ennesima potenza
Dedicata a: Filia! Perchè ti voglio bene, perchè te l'ho promessa e perchè in qualche modo devo ringraziarti per il chibi!Ed che mi hai disegnato *_*
Edward era in piedi, fuori dalla porta dell'ufficio del colonnello Mustang, alias... la sua Nemesi. Doveva riferire dell'ennesimo buco nell'acqua e non aveva nemmeno finito di scrivere il rapporto... già si era preparato spiritualmente agli sfottò dell'uomo sulla sua altezza, sul fatto che sperperava i soldi della milizia e sul suo essere un bamboccetto di 13 anni incapace di fare qualsiasi cosa. Ma per quanto potesse immaginarsi le reazioni di Taisa, non riusciva mai ad avvicinarsi nemmeno lontanamente alla realtà.
Tirò un profondo respiro e guardò la porta di legno per qualche istante ancora, prima di decidersi a bussare con decisione.
-Avanti.-
Fu la cortese ed impersonale risposta dell'uomo al di là dell'uscio. Edward entrò e salutò.
-Uh? C'è qualcuno?- Roy si alzò in piedi e sorrise a Ed:
-Haganeno!!! Scusa, non ti avevo visto, la scrivania mi taglia la visione così in basso..- e sogghignò.
Edward aveva già cominciato a fumare dagli orecchi, ma Roy non se ne preoccupò minimamente e fece il giro del proprio tavolo raggiungendo Edward e prendendo dalle sue mani tese i fogli del rapporto mensile sui suoi movimenti. Li scorse velocemente e sul suo viso si dipinse un'espressione contrariata.
-Haganeno. Mancano delle pagine. O sbaglio?-
Edward ruggì:
-Non sbaglia!!!!Gliele preparo per domani, va bene?-
Roy ridacchiò e si adagiò sul divano facendo segno a Edward di accomodarsi accanto a lui. Ed incrocìò le braccia e si sedette il più lontano possibile dall'uomo, assumendo l'espressione più imbronciata che potesse. Rimuginava tra sé e sé mentre il colonnello leggeva tranquillamente il rapporto con un'odiosa espressione di serena atarassia dipinta sul volto.
-Un po' stringatelli stavolta, ne Edward? Pazienza, tanto il succo l'ho capito: anche stavolta hai sprecato il tuo budget mensile, peraltro sforando, per inseguire qualcosa che probabilmente non esiste.-
Roy appoggiò i fogli al tavolino da fumo e guardò Ed: il ragazzino aveva lo sguardo puntato a terra ed era rosso di rabbia mal trattenuta fino alla punta dei capelli. Il colonnello si alzò e andò a riempire 2 tazze di the caldo fumante.
-Latte, Haganeno?-
Edward si girò e lo trafisse con lo sguardo, Roy si limitòa sollevare un angolo della bocca facendo l'occhiolino. Edward era tesissimo... quell'uomo lo metteva in agitazione coi suoi modi accomodanti e garbati: lo sapeva benissimo che in realtà il colonnello Mustang era un viscido serpente calcolatore e che l'unica cosa che gli interessasse era il suo profitto personale... Edward afferrò la tazza che Roy gli porgeva e rimase imbronciato, desideroso solo di lasciare quella stanza e il suo odioso occupante.
-Vedi Edward... io lo so benissimo che ti stai impegnando molto nella tua missione... so qual'è il tuo traguardo e so anche che è molto ambizioso.- Sorseggiò elegantemente il proprio the.
-Ammiro il tuo coraggio e la tua tenacia, ma ti chiedo anche di non perdere di vista il resto: il tuo ruolo, le tue possibilità e soprattutto il tuo benessere. Credo che dovresti prendere un periodo di riposo prima di ricominciare i tuoi studi e i tuoi viaggi e non te lo sto dicendo da tuo superiore preoccupato per quello che spendi... te lo sto dicendo da amico, preoccupato per la tua salute.-
Fece una pausa per dare il tempo alle sue parole di sedimentare: Ed lo stava guardando basito, dal momento che quella era la prima volta che Roy gli parlava con tanta familiarità e ...gentilezza?
-In questi ultimi mesi hai collezionato una serie di insucessi Ed... forse sarebbe meglio se ti fermassi a riflettere, prima di buttarti a capofitto in viaggi che ti fanno solo stancare e tornare a casa con un pugno di mosche in mano. No?-
Roy sorrise garbatamente e Ed si rese conto che lo stava guardando a bocca spalancata. Preso dal panico per non avere una risposta da dare a un Roy così diverso dal solito, si alzò in piedi dopo aver appoggiato la tazza al tavolino e salutò il suo superiore, desiderando uscire dalla stanza prima che Roy lo spiazzasse ulteriormente.
Ma ancor prima di riuscire ad appoggiare le dita sulla maniglia della porta, si ritrovò avvolto in un abbraccio che profumava di the verde, di pulito, di fresco. Il respiro gli si bloccò in gola, soffocato dall'improvvisa emozione che gli pervase ogni singola cellula... cosa... cosa stava succedendo?
-Ta... isa..?-
Roy affondò il viso tra i capelli di Ed, baciandolo impercettibilmente e facendo salire una serie di piccole scosse elettriche lungo la colonna vertebrale del ragazzino, che perse completamente il senso dell'equilibrio, lasciandosi andare tra le braccia del suo superiore. Roy lo strinse forte a sé.
-Per favore, Haganeno... dammi retta... per una volta.-
C'era calore in quelle parole, e una dolcezza che Edward non avrebbe mai immaginato potesse risiedere nella voce di quell'uomo che mal sopportava... almeno così credeva... perchè in quel preciso momento, in quel tenero abbraccio si sentiva a casa... si sentiva nell'unico posto giusto in cui poteva stare. Edward voleva abbandonarsi.
Edward voleva sentirsi fragile per una volta.
Edward... desiderava ardentemente che Roy lo stringesse così e che continuasse a parlargli in quel modo rassicurante.
Sì... era tutto ciò di cui aveva bisogno in quell'istante...
-Forse... forse potrei...fermarmi per un po', ma solo perchè devo cercare delle cose nella biblioteca della caserma, non perchè me lo chiede lei, Taisa.-
Roy sorrise e fece voltare Ed, tenendolo sempre stretto a sé. Era così minuto e allo stesso tempo forte... la sensazione di quel corpicino contro il proprio gli stava facendo perdere un po' di lucidità mentale.
-Certo Haganeno... sarò lieto di firmarti un permesso e di assegnarti una stanza in caserma... spaziosa e silenziosa per portare avanti i tuoi studi.-
Ed si chiedeva come mai si sentisse così a suo agio tra quelle braccia.
Smise di porsi domande quando sentì il respiro caldo di Roy contro la guancia... e poi labbra umide sulle proprie, così, all'improvviso. Ed si irrigidì e arrossì, tentò invano di divincolarsi, ma lo fece con poca convinzione. Invece chiuse gli occhi e assaporò le labbra di Roy che chiedevano di più... aspettavano una risposta mentre carezzavano dolcemente quelle di Ed. Il quale decise che se non lo avesse fatto taisa, probabilmente l'avrebbe fatto lui e si alzò in punta di piedi per offrire all'uomo un tesoro prezioso, il suo primo bacio, rubato da Roy in maniera talemente deliziosa che non sembrava nemmeno un furto, ma una cortese richiesta. Roy prese in braccio Ed continuando a baciarlo e si sedette sul divano, senza mai staccarsi da lui.Gli passò una mano tra i capelli accarezzandoli e l'appoggiò sul collo del ragazzino, sostenendolo mentre il bacio diventava più sensuale, e il respiro di Ed più veloce finchè cominciò a gemere tanto da parere un gattino che miagola; al che Roy si staccò e gli leccò le labbra gonfie, riempiendole di piccoli baci leggeri finchè il cuore di Ed tornò ad un battito abbastanza regolare.
Riaprì gli occhi e si ritrovò sprofondato in quelli color onice di Roy, carichi di tenerezza. Non l'aveva mai notata, nel suo superiore. E prima di abbassare di nuovo le palpebre e ricominciare a baciarlo, decise che forse poteva abituarsi a quel trattamento... e a quei baci deliziosi... e a un taisa più umano di quanto immaginasse.
Autore: Erica
Titolo: Blessing
Rating: PG
Genere: shounen-ai
Fandom: Fullmetal Alchemist
Pairing: HavocxRoy, accenni di HughesxRoy
Spoilers: no
Disclaimers: Hiromu Arakawa e Square
Note: per Filia (touka kokan -> disegni a me e fanfictions a te ;p)
Il matrimonio di Maes si era svolto circa tre settimane prima e lui era tornato dal viaggio di nozze felice, ritemprato, rilassato.
Felice.
Felice... Roy avrebbe più potuto provare questo tipo di sentimento in cuor suo? Non riusciva ancora ad accettare che tra lui e Maes fosse finita, ma purtroppo le cose stavano proprio così.
Adesso Maes viveva in una bella casa luminosa appena fuori Central, con un grande giardino in previsione di adottare un cane e di comprare i giochi per il bambino o bambina che lui e Gracia, sua moglie, speravano arrivasse presto.
Gracia... una donna graziosa dall'aspetto gentile, che, ironia della sorte, proprio lui aveva presentato all' amico.
L'appartamento che Roy divideva con l'ex-amante era diventato polveroso, scuro e semiabbandonato... non ci tornava volentieri e lavorava fino a notte fonda in ufficio, rimanendo spesso a dormire in caserma pur di non rientrare in quella casa che nascondeva in ogni angolo la presenza di qualcuno che Roy tentava con tutte le sue forze di dimenticare, cancellare, odiare.
Spesso si ritrovava con le guance bagnate di lacrime in pieno giorno, allora, imbarazzato, correva in bagno a sciacquarsi il viso o a piangere di nuovo, di più finchè non si sentiva così male da voler vomitare, da sentirsi lo stomaco bruciare e contorcersi e la testa scoppiare perchè era tutto così maledettamente ingiusto. E sbagliato. Lui aveva bisogno di Maes, ne aveva un bisogno disperato e Maes gli apparteneva, perchè gli aveva giurato di amarlo e proteggerlo... invece lo aveva lasciato da solo e con il cuore in frantumi.
Era una domenica come tante altre e Roy, dopo aver dormito per l'ennesima volta sul divano del suo ufficio, si era messo alla scrivania a leggere rapporti e firmare documenti con uno zelo che non gli si confaceva affatto. Lo riscosse lo squillo dell'interfono, al quale rispose immediatamente. Era il colonnello responsabile di sezione che pretendeva la sua presenza immediata.
Roy si alzò sbuffando e ubbidì all'ordine, dirigendosi con passo marziale verso la stanza del suo superiore, il quale, un bell'uomo sulla quarantina, lo accolse con un sorriso luminoso, indicandogli la poltroncina di fronte a sé con un gesto amichevole del braccio.
-Mustang chuusa, in questo periodo lei sta lavorando davvero troppo e mi sembra che trascuri un po' il suo aspetto. Ora, la pregherei di prendersi un paio di giorni di permesso per riposare e fare chiarezza sul suo ruolo all'interno della milizia.-
L'uomo prese fiato e sorrise a Roy, che si era rannuvolato come il cielo in montagna prima di un acquazzone, corrugando le sottili sopracciglia e sporgendo le labbra in un broncio che si sarebbe benissimo potuto definire capriccioso.
-Non se ne abbia a male, Mustang chuusa, non la sto rimproverando. Ma siccome conosco il suo valore, vorrei che si rimettesse un po' in sesto e tornasse ad essere l'uomo sul quale so di poter contare in ogni situazione. Ora prenda pure congedo.-
Roy si alzò e salutò, prese dalla scrivania del colonnello il foglio firmato per il permesso e tornò a casa, sentendosi umiliato per la lavata di capo che si era appena subito dal suo superiore. Rientrò nell'appartamento che odiava e si sentì male, perchè non voleva pulire, non voleva farsi la barba, non voleva stirare le divise lavate, non voleva... l'unica cosa che rivoleva indietro era Maes e più lo pensava più si odiava per essere così stupidamente debole. Lavò alcuni piatti e aprì la finestra della cucina, poi abbandonò la divisa lungo il tragitto dal bagno alla camera e si buttò nel letto, sfinito, addormentandosi con un senso di vuoto angosciante che gli pulsava nello stomaco.
La mattina dopo venne svegliato da un fasidioso picchiettare... e scampanellare... ma cosa... Roy si alzò imprecando, si avvolse nell'accappatoio e andò ad aprire alla porta.
-Buongiorno! Ti ho portato la colazione!-
La tentazione di sbattergli la porta in faccia dopo avergli sputato era forte, ma Roy, fondamentalmente, era debole, così senza dire una parola si fece da parte e lasciò entrare Maes, non senza aver notato come splendeva alla luce del mattino la fede d'oro che aveva all'anulare.
-Questa casa fa schifo, Roy. Ho saputo che ti eri preso due giorni di permesso e sono venuto a vedere se per caso stavi male, ma... cavolo... hai un aspetto orribile!!-
Roy fece una smorfia.
-Grazie.-
Maes pulì la cucina mentre Roy era in bagno a lavarsi e sbarbarsi e gli preparò una colazione come quella tavola non ne vedeva da giorni. E quando Roy tornò in quella stanza si detestò ulteriormente, perchè amava Maes e non poteva fare a meno di lui... e perchè in cuor suo sperava che l'uomo si preoccupasse e si sentisse in colpa per lo stato in cui versava il loro vecchio nido. Ma a Maes evidentemente non importava poi molto, dato che era in piedi appoggiato alla credenza e sorrideva. Sorrideva perchè era una persona completa, e il suo cuore era sano e a casa lo aspettava qualcuno a braccia aperte... Maes non poteva sapere cosa significasse aprire la porta e trovare il buio, mettersi a tavola e non avere appetito, mettersi a letto e sognare nero.. silenzio... solitudine.
Roy si sedette senza cambiare minimamente espressione e mangiò la torta di mele che c'era nel piatto, bevve in silenzio il caffèlatte e sgranocchiò la mela già sbucciata e tagliata a spicchi. Senza una parola. Maes sospirò e si sedette accanto a lui, allungando una mano per posarla sulla spalla dell'amico.
-Roy..-
Il ragazzo spalancò gli occhi e schiaffeggiò con veemenza la mano dell'uomo.
-NON MI TOCCARE! Non... vattene Maes ti prego...-
-Non me ne vado, Roy. Credi che perchè ora sono sposato non verrò più qui? E la nostra amicizia che fine ha fatto? Credi davvero che ti abbandonerei, Roy? Rispondi..-
Roy sentì il familiare nodo allo stomaco e un bruciore doloroso irradiarsi dentro di lui. Non era questo che voleva, non voleva stare male per Maes e soprattutto non davanti a lui... non voleva sentirsi così inferiore e debole... non voleva più quest'angoscia lacerante, questo senso di abbandono né quest'impotenza che lo coglieva rendendolo null'altro che un'ombra.
-Io non credo niente, c'è solo la realtà dei fatti: tu mi hai abbandonato, ma nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me. Grazie per la compagnia, ora se vuoi puoi pure tornare da tua moglie. Non ho intenzione di rubare ulteriore tempo alla tua nuova e serena vita di coppia.-
Maes si alzò fumante di rabbia... e tirò in piedi anche Roy, fronteggiandolo e tenendolo per le spalle, stritolandogliele cercando di capire se quell'uomo fosse vivo o meno. Ma nemmeno un lamento uscì dalle labbra secche di Roy.
-Merda Roy, merda! Ma cosa dici?!? Ma ti senti quando parli? Sono sposato, non sono sparito! Quello che provavo per te è sempre qui anche se non andiamo più a letto insieme, anche se non viviamo insieme io sono qui Roy! Vale così poco la mia amicizia? Valgo così poco come essere umano per te?-
Maes gli lasciò le spalle e gli prese il viso tra e mani, scrutando come impazzito le profondità corvine degli occhi di Roy. Perchè reagiva così? Stava agendo da bambino bisognoso di attenzioni, non da adulto maturo responsabile. Il suo Roy... l'uomo che amava nonostante tutto, con il quale aveva condiviso esperienze dolorose, che aveva imparato a conoscere e di cui si fidava senza remore.. perchè adesso si comportava così?
Maes scosse la testa e lasciò andare il viso del ragazzo, la cui pelle diafana era appena appena arrossata dove lui l'aveva stretto.
-Datti una ripulita Roy. E ripulisci questa topaia. Ricomincia a vivere, o perderò tutta la stima che avevo in te... Ora me ne vado se è questo che desideri, ma non sperare che lasci perdere così facilmente, perchè a differenza di te, a me della nostra amicizia importa eccome!-
Si reinfilò la giacca senza aspettare reazioni di sorta, conosceva troppo bene Roy per aspettarsi che lo avrebbe chiamato, fermato o rincorso.
Sapeva benissimo che sarebbe rimasto lì in piedi, in mezzo a quella stanzetta squallida a pensare e rimuginare e stare male e male e male... ma doveva uscirne da solo. L'unica cosa che poteva fare Maes adesso era osservarlo da lontano e proteggerlo non visto. Il sentimento che provava per Roy era profondo e radicato, persino Gracia aveva smesso di esserne gelosa perchè era una cosa contro la quale non si poteva fare assolutamente nulla. Tranne forse strappare a Maes il cuore dal petto.
Roy rimase scosso dalle parole di Maes: ricominciare a vivere? Poteva provarci, ma sarebbe stato difficile. Avrebbe avuto qualche speranza, se fosse tornato quello di prima? Ma a chi la raccontava...
Però... forse... magari... altrimenti perchè Maes si sarebbe preso il disturbo di andare fino lì? Roy utilizzò quei due giorni di permesso per ripulire la sua tana, stirare le divise, lucidare gli stivali, le mostrine e le medaglie. Si tagliò i capelli e mangiò. Ricominciare a vivere...
Ma il dolore difficilmente si cura con la ragione e Roy si ritrovò con il letto sempre occupato da qualcuno, una donna incontrata a ricevimenti ufficiali, uomini adocchiati nei locali... qualunque cosa andava bene per colmare il vuoto che sentiva nello stomaco.... qualunque cosa... anche se così si sentiva più solo e sporco di prima...
~ ~ ~
-Chuusa... CHUUSA!!!!!-
La voce inconfondibile di Jan Havoc risuonò lungo il porticato antistante il grande cortile della caserma di Central. Il tenentino era stato assegnato da non molto alla sezione coordinata da Roy ed aveva preso subito in simpatia il cupo kokkaren.
Roy fece un sospiro esasperato:
-Non siamo in campagna, qui, Havoc: non correre e non urlare, miglioreresti di molto le mie giornate.-
Pausa d'effetto.
-Comunque cos'è che volevi dirmi?-
Jan sorrise sornione e si infilò una sigaretta tra le labbra, facendola penzolare con studiata nonchalance.
-Ha da accendere, chuusa?-
Roy lo guardò dapprima meravigliato, come se avesse di fronte un alieno o un essere policefalo.
Poi però sollevò l'angolo della bocca e infine rise, e rise, tenendosi la pancia, senza capire il perchè di tanta ilarità a una battuta così scontata e che gli avevano ripetuto spesso da quando aveva acquisito il potere delle fiamme. Havoc lo guardò con soddisfazione, felice di aver strappato un'espressione che non fosse seria o severa a quel viso che adesso, illuminato dal sole e da quello splendido sorriso, gli sembrava un milione di volte più bello.
-Dai, shoi... vieni, ti offro un drink al circolo ufficiali.-
Roy si allontanò ridacchiando seguito da Havoc:
-Io però avevo bisogno davvero di un accendino...-
Quella sera Roy tornò a casa sereno dopo tanto tempo. Si era divertito, aveva anche alzato un po' il gomito ed Havoc lo aveva riaccompagnato a casa con la macchina d'ordinanza.
-Potresti diventare il mio autista, scioi.. ihihih...-
Havoc accopagnò Roy alla porta e fece il saluto militare.
-Per lei chuusa, farei qualunque cosa.-
Roy sorrise un po' scioccamente, incapace di leggere tra le righe di quella frase. Salutò a sua volta e rientrò in casa, sentendosi stranamente leggero. Havoc era un bravo ragazzo, ligio al suo dovere e volenteroso, nonostante l'aria pigra e menefreghista. Era un uomo d'onore, sincero e corretto e per questo a Roy piaceva molto la sua compagnia.
E poi... per lui... Jean avrebbe fatto qualunque cosa... Sotto la doccia a Roy tornarono in mente quelle parole insieme alla lucidità. Cosa intendeva il tenente? Parlava in senso etico, no? Beh sì... ovvio... in che altro senso, altrimenti? Roy cercò di rilassarsi e si mise a letto con un libro, ma la tensione non fece altro che aumentare così Roy appoggiò il libro al comodino, spense la luce e per la prima volta, dopo mesi, non pensò a Maes.
La stessa tensione cominciò ad avvertirsi anche in ufficio: occhiate, battutine, battibecchi... I due non andavano quasi più in mensa, ma rimanevano in ufficio a sgranocchiare qualcosa o passeggiavano in cortile, Havoc fumando e ascoltando, Roy parlando e sempre più spesso sorridendo. Forse... forse stava tornando felice? Forse aveva trovato qualcuno che potesse sostituire Maes e colmare l'assenza che sentiva accanto a sé?
Quella mattina Roy era andato al lavoro più volentieri del solito, aveva la divisa fresca di lavanderia e gli stivali lucenti. Aveva fatto colazione in pasticceria ricevendo più di un sospiro e guadagnandosi pure un paio di pasticcini che avrebbe diviso con i ragazzi in ufficio. Quella mattina Roy si sentiva davvero bene e quando arrivò in ufficio prima di tutti decise di riordinare e pulire la scrivania. Aprì il primo cassetto e cominciò a tirare fuori tutto quello che ci aveva infilato alla rinfusa: penne mangiucchiate, un pacchetto di gomme da masticare requisito a Breda, fazzoletti di carta, fogli vari, le chiavi del bagno, una foto di Maes...
Una... foto... l'espressione dolcissima di Maes che lo guarda con aria di rimprovero... 'Dai sono spettinato! Scemo... se scatti guai a te' e poi 'click' e il solletico e i baci... e le risate e il ricordo di quei giorni che non possono tornare e non torneranno con nessun altro ormai...
-Chuusa, sta bene?-
La voce di Havoc lo riportò alla realtà, alzò il viso verso quegli occhi azzurri come un cielo sereno e si accorse di avere le guance bagnate di lacrime. Non aveva scuse plausibili, perchè stava piangendo con una foto in mano. Non poteva nascondersi, era lì, fragile ed esposto. Ma Havoc non se ne approfittò.
-Vuole andare un attimo ai servizi signore? Finisco io qui.-
Roy si alzò sulle gambe che gli tremavano ed uscì dalla stanza riuscendo a mantenere un'innata eleganza. Si recò alla toilette e si sciacquò il viso maledicendo la propria debolezza e sentendosi in profondo imbarazzo per essere stato scoperto da Havoc. Quando tornò in ufficio il suo sottoposto era lì ad aspettarlo, un'espressione tranquilla sul viso e una tazzona di caffè fumante in mano.
-Per lei chuusa... nero e con poco zucchero!-
Roy sorrise con gratitudine e si sedette alla scrivania che Havoc aveva riordinato per lui. Quando arrivarono gli altri nessuno si accorse dell'accaduto, tranne forse Hawkeye chuui alla quale non sfuggirono le palpebre gonfie del suo superiore. Ma non disse nulla.
Anche quella sera Havoc accompagnò a casa il suo superiore, lo lasciò di fronte al portone del palazzo e lo salutò. Ma prima di rimettere in moto l'automobile si accorse che Roy si era appoggiato allo stipite con un'espressione sofferente.
-Chuusa!!-
L'uomo si lanciò fuori dalla macchina appena in tempo per raggiungere Roy e sorreggerlo, stando attento a non fargli sbattere la testa contro il muro.
-Ah.. non è nulla.. un capogiro... puoi prendere congedo, Havoc...-
Havoc alzò un po' la voce, tenendo Roy stretto a sé.
-Ma che congedo e congedo! Stava per svenire, altrochè congedo! Adesso l'accompagno su e non voglio sentire storie. Mi dia le chiavi per favore.-
Roy non oppose resistenza e obbedì allungando il portachiavi all'uomo che lo sosteneva e che lo portò di peso fino in casa, facendolo quindi sdraiare sul divano. Gli tolse gli stivali e la giacca e lo osservò attentamente.
-Ha mangiato, oggi?-
Roy scosse debolmente la testa.
-Ecco lo sapevo! Incosciente... Adesso preparo qualcosa io.-
Havoc non perse tempo ad ascoltare cosa stava bofonchiando Roy e si diresse nel cucinino, aprendo tutti i pensili e trovando quello di cui aveva bisogno. La cucina era pulita, ma poco fornita... Havoc riuscì a preparare un po' di riso al pomodoro e del formaggio impanato, mise tutto su un vassoio e lo portò a chuusa, che stava pian piano riprendendo colore. Roy mangiò lentamente sotto lo sguardo di Havoc, che nel frattempo si era acceso una sigaretta e faceva cerchi di fumo seduto pigramente sul divano accanto a Roy.
-Si sente meglio?-
Havoc sorrise incoraggiante e Roy sorrise di riflesso annuendo. Appoggiò il vassoio al tavolino e si lasciò andare contro lo schienale del divano chiudendo gli occhi. Havoc lo guardò deglutendo e decise che era giunta l'ora di togliere il disturbo quindi si alzò e si mise sull'attenti. Roy aprì gli occhi e lo guardò interrogativo, con un'espressione così piena di tenerezza e solitudine che Havoc sentì il cuore dimenticarsi qualche battito per strada.
-Vai...?-
Non poteva lasciarlo così. E se si fosse sentito male? Si vedeva benissimo che aveva ancora bisogno di compagnia...
-Magari prima preparo un caffè..?-
Roy annuì sorridendo sollevato e si alzò a sua volta, inciampando in uno stivale e finendo dritto tra le braccia di Havoc, il quale lo strinse forte a sé e non lo lasciò andare nemmeno quando Roy riacquistò l'equilibrio. Lo sguardo cristallino del tenente non mentiva, e nemmeno le sue braccia forti, tra le quali Roy si sentiva incredibilmente bene e a suo agio. Abbassò le palpebre e non si stupì quando sentì le labbra di Havoc sulle proprie: calde, soffici, gentili. Roy sentì un calore quasi dimenticato partire dallo stomaco e pervaderlo piacevolmente, quando aprì la bocca offrendosi in un bacio che lasciò entrambi senza fiato. Havoc leccò le labbra del suo superiore e si allontanò per guardarlo... lo aveva lasciato ansimante, le guance arrossate e gli occhi resi opachi da una passione genuina. Gli afferrò il viso tra le mani e lo baciò di nuovo: le labbra, le guance, il naso... tutto il viso, dolcemente, con piccoli schiocchi delicati finchè Roy non fu completamente rilassato.
Lo voleva.
Voleva farlo sentire bene, voleva sentire il suo respiro sulla pelle e voleva vederlo completamente abbandonato... niente rughe tra le sopracciglia sottili, niente espressioni preoccupate, per questa notte.
-Chuusa...-
E un altro bacio, sul collo stavolta, che rubò un gemito a Roy.
-Chuusa, ti desidero..-
Roy infilò una mano tra i capelli del suo tenente, trattenendolo contro di sé e riuscendo a sospirare solo un 'sì...'.
Havoc se lo strinse contro e gli baciò i capelli, prendendolo poi in braccio e portandolo in camera, dove gli dedicò ogni cura: lo spogliò lentamente, gli carezzò e baciò ogni centimetro di pelle e fece l'amore con lui, con calma, con passione, con venerazione. E alla fine lo coccolò, finchè Roy non si addormentò sereno: nessuna ruga tra le sopracciglia, solo l'ombra di un sorriso sulle labbra socchiuse.
Quando la mattina dopo chuusa si svegliò, era nel suo letto, avvolto in qualcosa di grande e piacevolmente caldo. Havoc era accucchiaiato dietro di lui e gli respirava sul collo, un braccio passato di traverso sulla spalla come a creare un nido nel quale Roy si era accoccolato come un gattino. Sospirò pensando che quella era la prima volta, dopo la rottura con Maes, che qualcuno era rimasto nel suo letto fino al mattino.
Sorrise dolcemente scostando ciuffi biondi dal viso rilassato del suo tenente e gli posò un bacio leggero sulle labbra umide, rendendosi piacevolmente conto che la cosa lo rendeva incredibilmente felice. E sereno.
Autore: Erica
Titolo: Heartbroken
Pairing: HughesxRoy
Rating: PG
Spoilers: no
Dedicata a: Filia, perchè gliel'avevo promessa e perchè le voglio bene ^_^
Devo dirglielo.
Risoluto, sincero, come piace a lui.
Vado lì, mi siedo, lo faccio sedere e glielo dico, chiaro, tondo, in faccia: Roy, mi sposo.
Roy... per quanto io sia perdutamente innamorato di te, mi sposo.
E lui mi guarderà per un istante con quello sguardo da cucciolo perso, tempesta di emozioni nell'onice imperscrutabile dei suoi occhi...
Poi alzerà un sopracciglio, farà un mezzo sorriso e mi dirà: me l'aspettavo, Maes.
E poi?
Poi cosa farò?
Me lo dovrei portare a letto per l'ultima volta? Mah... forse è squallido...
Dovrei fargli un discorso su quanto sia preziosa per me la sua amicizia? Uhm... suonerebbe banalmente egoistico...
Cosa gli devo dire... che lo proteggerò lo stesso? Che rimarrò sempre e comunque al suo fianco, come un leale collaboratore? Ma quello dovrebbe essere sottinteso...
Ma perchè... Roy perchè sei così perfetto e fragile? Perchè non riesco a dirtelo, visto che intendo farlo? Sono un vigliacco.. o forse... ancora troppo, troppo innamorato...
Maes bussò alla porta del miniappartamento da scapolo in cui abitava Roy, il cuore in gola e un sorriso di circostanza stampato in faccia.
Roy aprì la porta con addosso solo una camicia mezza sbottonata, gli occhi semichiusi e i capelli scarmigliati...
-Maes! Ma non eri di servizio oggi? Stavo facendo un riposino....-
Spalancò la bocca in un rumoroso sbadiglio senza curarsi di mettere la mano davanti e fece spazio a Maes perchè entrasse.
L'uomo si sentiva, per la prima volta in vita sua, veramente a disagio in quella casa così familiare e calda... Più che una fredda tana la considerava un nido accogliente nel quale i due avevano condiviso di tutto: litigate, risate, consigli, scherzi, baci e pizze delle quale non era mai avanzata nemmeno una briciola.
Vennero in mente ad Hughes, proprio in quell'istante, gli occhi neri di Roy, il viso fotografato in un momento privato e la sua voce roca che respirava 'Ti amo... Maes....'
Scosse la testa e si girò verso il ragazzo che aveva di fronte.
-Roy, io..-
Roy lo guardò con un'espressione indefinibile, ma venata di tristezza. Lui lo sapeva già. Se lo aspettava e adesso Maes gli avrebbe definitivamente spezzato il cuore.
-Avevo preparato il bagno. Ti va di farlo?-
Maes sorrise stancamente e seguì il ragazzo che con movimenti felini cominciò a spogliarlo e lo spinse nella vasca sollevando schizzi e bolle.
Roy non voleva parlare... si comportava sempre così quando le cose non andavano come voleva lui, solo che questa volta non c'era scampo... non si poteva evitare l'inevitabile quindi perchè non gli rendeva le cose un po' più semplici?
Maes si schiarì la voce teatralmente, ma Roy lo anticipò di nuovo.
-Zitto e fermo, ti faccio la barba.-
Si sedette sul bordo della vasca infilando i piedi nell'acqua, fece appoggiare a Maes la testa sulle proprie ginocchia e gli insaponò il viso delicatamente, prendendo poi il rasoio e cominciando a raderlo lentamente.
Silenzio denso come nebbia li avvolgeva.
Poi una goccia bollente cadde sulla guancia di Maes, che alzò lo sguardo sul viso rabbuiato di Roy.
-...non lasciarmi, Maes...-
Hughes allontanò la mano armata di rasoio dalla propria faccia e si inginocchiò tra nuvole di schiuma e ondate d'acqua scivolosa. Prese il viso di Roy tra le mani e lo strinse, come per fermare il dolore, come per interrompere la sofferenza che sgorgava da quegli occhi disperati, neri e morbidi come velluto.
-No... amore, non fare così... non... -
Roy schiaffeggiò l'uomo di fronte a lui, senza convinzione e senza l'intento di fargli male.
-Non chiamarmi amore, non dirmi che ti dispiace, non dire che non volevi... e soprattutto non guardarmi perchè non ti darò la soddisfazione di vedermi piangere... per te...-
Hughes non poteva resistere ai singhiozzi strazianti di quell'uomo che amava alla follia, lo strinse tra le braccia e lo trascinò con sé nella vasca dove l'acqua era ancora calda e le bolle opalescenti e morbide sulla pelle. La sua bocca cercò quella umida di Roy, salata di lacrime e dolce, perchè Roy era dolce, il suo sapore inebriante e inconfondibile e inimitabile e...
I 'ti prego Roy' persi tra i baci e i singhiozzi, 'non mi lasciare', e altri baci, quasi a divorarsi... fino a quel roco 'Ti amo Maes...' sussurrato e inevitabile... insopportabile... come una pugnalata tra le scapole o un calcio nello stomaco.
Non ce la faccio a sopportare questo dolore, non ce la faccio a vederlo piangere... Roy perdonami, lascia che ti chiami ancora amore mio, perche, lo sei, sarai sempre il mio primo amore... che ha bisogno di me, che è delicato come una porcellana cinese anche se all'apparenza sembra forte e determinato... io lo so come sei fatto, conosco la tua anima, Roy... quella che gli altri non riescono a leggere attraverso i tuoi occhi troppo scuri... e luminosi...
Ti amo anche io, Roy...
Maes si alzò dalla vasca con Roy in braccio e lo portò in camera lasciandolo senza respiro.
Lo scaraventò sul letto e si lanciò su di lui tormentandolo, solleticandolo, leccando ogni centimetro di pelle scoperta nutrendosi di lui, del suo sapore, del suo respiro, delle sue frasi strozzate.
Lasciati andare, Roy... lasciati baciare...
Maes lo sovrastava e Roy aveva questo sguardo opaco, i capelli scompigliati, il respiro affannato e voleva tutto, per l'ultima volta. Voleva sentirsi amato, sentirsi posseduto e completo, unico, forse c'era la speranza che Maes tornasse sui suoi passi... c'era questa speranza?
Sì... ti prego Maes... ti do tutto me stesso, il mio corpo, il mio amore totale... ma non lasciarmi, non abbandonarmi... non voglio più rimanere solo....
-Maes... non lasciarmi...-
Roy faceva l'amore con Maes piangendo, supplicandolo di non abbandonarlo e Maes si sentiva sempre peggio, perchè avrebbe dovuto lasciarlo proprio quella sera... e così... era ancora più difficile.
E di solito dopo l'amore Roy si addormentava contento e soddisfatto tra le braccia del suo uomo, invece stavolta era sveglio, e singhiozzava senza riuscire a fermarsi, perchè sapeva benissimo quale fosse il destino di quella storia cominciata quasi per gioco.
Finchè decise di prendere il coraggio a due mani.
Si alzò, si rivestì lentamente.
I singhiozzi di Roy si erano calmati lasciando il posto ad un angosciante silenzio.
Denso e cupo come una nuvolosa notte invernale.
-Il mese prossimo io e Gracia ci sposiamo. Voglio un figlio Roy. E amo Gracia.-
Roy sorrise mestamente tra le lacrime che ancora non si erano asciugate sul suo bel viso candido come neve.
-Me l'aspettavo, Maes.-
Perchè fa così male?
Dirlo.
E sentirlo dire.
So che te l'aspettavi Roy, ma la cosa non mi consola.
Mi sento un verme schifoso nei tuoi confronti, perchè me n'ero accorto di quanto ti stavi innamorando, ma non ho avuto la forza di respingerti, di respingere il tuo amore così entusiasta e fresco e completo e...
Perchè anche adesso, mentre mi sto infilando le scarpe seduto sul tuo -sul nostro- letto, non mi odi?
Odiami, Roy... rendimela facile ti prego...
Non guardarmi così, perchè nei tuoi occhi c'è quella luce di speranza? Perchè sono occhi innamorati?
Odiami, Roy...
Maes si alzò, incapace di dire un'altra parola.
Si alzò senza il coraggio di girarsi.
Uscì dalla stanza e solo quando cadde con la schiena contro l'uscio, fuori dalla casa di Roy, sentì l'urlo straziato dell'unico uomo che aveva mai amato in vita sua.
E seppe che quella notte il suo cuore si era infranto in mille pezzi, e lui non sarebbe stato al suo fianco ad aiutarlo a metterli insieme.
.+. Gankutsuou .+.
Autore: Erica
Titolo: Et demain, le duel
Pairing: Franz x Albert
Rating: G
Spoilers: sì, di brutto anche (episodio 18)
Dedicata a: Franz, cioè il mio Franz, quello col quale ho mezzo chilo di byte in logs
Gliel'aveva dovuta dare vinta anche stavolta.
Albert non aveva la minima intenzione di annullare il duello e sarebbe andato a morire, ragazzino di appena sedici anni, ancora da compiere,
sotto i colpi di spada di un uomo molto più grande ed esperto.
Non era un duello, ma una carneficina, e Franz lo sapeva benissimo.
-Eppure tu... torni sempre da lui...-
Scivolò lungo la parete di mattoni grezzi del loro nascondiglio, nascondendo il bel viso segnato dalla preoccupazione tra le braccia.
Sospirò.
Decise.
Mandò a chiamare Albert con un bigliettino che diceva:
'Va bene Albert, ti sosterrò, come sempre ho fatto... Torna qui dai, ti aspetto...
Facciamo una piccola festa tra noi, che ne dici? Domani ti accompagnerò al Bois de Boulogne, e sarò il tuo secondo.
PS: porta il Beaujolais!!'
E mentre aspettava la risposta dell'amico, il giovanissimo barone si recò dallo speziale più vicino, nascondendo l' acquisto nella tasca interna della sua giacca celeste.
___
Albert arrivò nel giro di una ventina di minuti:ansimava per la corsa e i grandi occhi celesti brillavano di gioia.
-Franz! Lo sapevo che non mi avresti abbandonato, amico mio...-
E così dicendo lo abbracciò o meglio gli si buttò addosso con l'impeto che lo contraddistingueva. Franz sorrise dolcemente e gli accarezzò la schiena per rassicurarlo.
-Sono qui, sono qui... quando mai ti ho voltato le spalle? La ritengo ancora un'immane stupidaggine, una pazzia... ma se è verammnte quello che desideri... ti sosterrò.-
Albert assunse un'espressione da cucciolo adorante e Franz smise di ragionare, spingendolo via ridendo e afferrando la grossa bottiglia di vino rosso che l'amico aveva portato per festeggiare.
Non ci volle molto perchè i due ragazzi si ubriacassero, un gentile rosa colorava le guance solitamente eburnee di Franz, mentre gli occhi di Albert brillavano di una luce vivace e birbona.
-Alla vittoria! La mia! Non ho paura di quel vigliacco di un conte, lo batterò!-
Il ragazzino scoppiò a ridere dopo essersi soffrmato un attimo a riflettere sulle parole che aveva appena pronunciato. In realtà aveva paura, ma il demone dell'alcool aveva momentaneamente obnubilato i suoi sensi, così lelacrime che sentiva pungere in cima al naso, le respinse indietro con coraggio, concentrandosi sul viso amato dell'amico seduto di fronte a lui.
Franz scivolò sul pavimento,e andò a sedersi sulsuo sacco a pelo, dato che trovava difficilerimanere in equilibrio sulla sedia, e Albert lo seguì goffamente, appoggiandosi alla spalla del giovane barone.
-Ehi tu, invasore... hai il tuo, di sacco a pelo! Vai via!-
Albert rise sguaiatamente, dando un pizzicotto sul braccio di Franz.
-Come osi, fellone, rifiutare la sacra ospitalità dovuta ad un amico?-
Il ragazzo biondo sorrise bonariamente e lasciò ke Albert gli scivolasse lungo il braccio e appoggiasse la testa sul proprio ginokkio. Si trattenne dall'affondare le dita nella massa castana degli splendidi capelli del ragazzino, e sospirò.
-Dai... diciamo che... che per poter usufruire del tuo sacco a pelo... ti pago un pedaggio...-
Franz arrossì.
-Pedaggio?-
Albert ridacchiò.
-Pedaggio, gabella, tassa, balzello! Il terrore di noi nobili! Decidi tu in che forma!-
Franz sentì lo stomaco riempirsi del frullare di mille ali di farfalla, mente si chinava sul viso arrossato di Albert appoggiando un bacio leggero all'angolo della bocca.
Albert rimase interdetto per un secondo, sbattè gli occhi e sorrise.
-Cosa fai?-
-Ma scusa, non avevi detto che potevo prendermi il pedaggio?-
-Sì,ma io...-
Franz non lo fece continuare, e reso audace dal vino, lo baciò di nuovo, zittendolo.
Dapprima Albert fece una minima resistenza, poi però si sciolse di fronte alla dolcezza di quel bacio che stillava amore, passione, adorazione e totale dedizione.
E forse, complici anche i fumi dell'alcool, si rese inconsapevolmente conto dei reali sentimenti di Franz. Prima di cadere in un sonno chimico e senza sogni, fu questo quello che pensò:
'che sia forse... innamorato?'
Ebbe la conferma la mattina dopo, al Bois de Boulogne.
Autore: Erica
Titolo: Ouragan
Pairing: FranzxAlbert
Rating: PG
Spoilers: no
Dedicata a: Filia (mi ha dato l'ispirazione in chat parlando di quante volte Albert, con tutta la sua innocente sensualità, ha dato del filo da torcere alla resistenza del povero Franz XD)
Albert infilò frutta e pane nella borsa, tutto contento ed eccitato come tutte le volte in cui riusciva a farsi dare il permesso dai suoi genitori per poter passare la notte fuori.
Franz lo guardava con tenerezza, sorridendo dolcemente.
-Sembra tu ti stia preparando per qualche gita scolatica attesa a lungo, invece dobbiamo solo andare al rifugio... Sei proprio un bambino!-
Albert gli mostrò la lingua indignato, ma nulla in quel momento avrebbe potuto disturbare la sua gioia.
-Ti piace il prosciutto cotto? O preferisci patè? O formaggio? Germain ha comprato di tutto!!!-
Gli occhi del ragazzino brillavano così tanto che Franz sospirò arrendendosi al suo entusiasmo e si avvicinò per aiutarlo a decidere cosa portare con sè, anche se del cibo gli interessava assai poco.
Non che non fosse felice: lo era eccome... ma contrariamente ad Albert i suoi reali sentimenti non trasparivano con il medesimo ardore... Il ragazzo era abituato a tenersi tutto dentro... anche troppo, a volte.
Però l'allegria di Albert gli faceva bene e il ragazzo decise che si sarebbe goduto la nottata fuori nonostante stare vicino all'amico fosse diventato il supplizio di Tantalo.
.+.+.+.
-Aaaaahhhh!!! Che fame!-
Albert si alzò da terra dove stava lavorando a uno dei suoi progetti di meccanica e sbadigliò stiracchiandosi, tanto che la camicia si sollevò lasciando intravvedere l'ombelico. Franz aveva assistito a tutta la scena ed arrossì fino alla radice dei capelli, voltandosi di scatto verso lo schermo del suo computer e cercando di concentrarsi sui suoi schemi elettrici.
Fallendo miseramente.
Albert si avvicinò all'amico, ovviamente inconsapevole dell'effetto che aveva su di lui, e gli appoggiò i palmi sulle braccia chinandosi a guardare lo schermo e poggiando il mento sulla spalla di Franz.
Il biondino strizzò gli occhi talmente forte da spingerli dentro le orbite, al tepore del respiro di Albert contro il collo.
-Ti manca molto? Io ho fame!-
Albert sorrideva nel suo solito modo innocente e tenero, privo di qualsiasi malizia e assolutamente inconscio delle tempestose sensazioni che causava a Franz, il quale stava stringendo i bordi della scrivania tanto forte da farsi sbiancare le nocche.
-N.. no, ho quasi finito... Perchè invece di perdere tempo qui non vai ad apparecchiare un po' la tavola così mangiamo?-
Albert sorrise e battè amichevolmente la mano sulla spalla dell'amico.
-Ok, però appena ti chiamo muoviti! E poi non stare così appiccicato allo schermo che diventi cieco!-
Franz sorrise tra sè e sè: avere Albert al suo fianco come amico, alla fine dei conti, gli era bastato per tanti anni... avrebbe continuato a farselo bastare.
Era bello lo stesso così, no? Albert era affettuoso come un cucciolo, entusiasta della vita, estroverso e vivace e soprattutto la sua amicizia con Franz era per lui un legame indispensabile e indissolubile...
Piuttosto che perdere tutto questo il barone avrebbe nascosto i propri brucianti sentimenti in fondo al cuore anche per sempre, se fosse stato necessario.
Lui ha bisogno di me... e io gli starò vicino...
Appena Albert lo ebbe chiamato, il bel parigino si diresse alla piccola tavola riempita alla rinfusa di ogni tipo di cibaria. Franz sospirò.
Albert... non puoi mettere tutto in tavola così, dai! Porta un po' di cose alla volta: prima il pane e il companatico, poi la frutta e infine i dolci!-
Albert rideva felice.
-Ma così è più allegro!-
Prese una ciliegia e la intinse nella boule di crema chantilly, appoggiandola poi contro le labbra di Franz.
Così, innocentemente.
Senza la benchè minima malizia.
Franz divenne color del fuoco e spalancò la bocca inghiottendo la ciliegia con tanto di seme, tossendo poi violentemente.
-Oddio Franz! Franz!!-
Il giovane visconte accorse battendo il palmo contro la schiena dell'amico, finchè questi non recuperò il fiato.
-Sciocco, non devi mandare giù le cose con voracità! Capisco che tu abbia fame, però Franz, così è pericoloso!!!!-
Il barone D'Epinay rinunciò a dare spiegazioni all'amico, tanto non avrebbe comunque capito... meglio lasciarlo nella sua ingenua e beata ignoranza...
Il pasto andò avanti tranquillamente, tra le risate di Albert e i rossori di Franz, finchè non giunse il momento di andare a dormire.
Gli occhioni azzurri di Albert lasciavano trasparire la stanchezza della lunga giornata e Franz gli preparò il sacco a pelo, mettendolo abbastanza distante dal proprio. Il ragazzino si infilò il pigiama senza il minimo pudore di fronte a Franz e decise che abbottonare la casacchina gli faceva fatica, così si raggomitolò nel suo giaciglio lasciando scorgere ampie porzioni di petto color caffelatte.
Franz scosse la testa, cercando di evitare di pensare troppo; indossò a sua volta la veste da notte e spense le luci, adagiandosi con un sospiro sul letto di fortuna.
.+.+.+.
Cominciò con un leggero picchiettare sui vetri delle finestre, fino a trasformarsi in scroscio violento accompagnato da lampi e tuoni che sembravano raggiungere le viscere della terra col loro sordo rimbombo.
Albert si svegliò di soprassalto tutto tremante, spaventato da un'esplosione particolarmente potente e si mise seduto con gli occhi sbarrati.
-Ma... cos'è?-
Franz si girò nel giaciglio noncurante dell'uragano e sbadigliò pigramente.
-E' solo un temporale, Albert. Fai la nanna da bravo, su.-
Silenzio. Pioggia battente. Un sorriso maligno nel cielo: biancastro, malato... e poi un fracasso assordante, come se il cielo stesso fosse scoppiato in mille pezzi violetti ricadendo sulle loro teste...
Franz sentì un corpo caldo contro il suo mentre ancora gli orecchi gli fischiavano per il violento rumore che li aveva percossi.
-Che paura Franz!!!-
Albert si infilò nel sacco a pelo dell'amico, schiacciando il visino contro il petto del barone e infilando un ginocchio tra le sue gambe.
Franz trattenne il respiro fino a vedere dei puntini luminosi davanti agli occhi e si irrigidì come un tronco di legno. Quello che finora era rimasto sopito dentro di lui e gli accarezzava il cuore come fa l'onda con la riva sabbiosa, ora lo investì in pieno come un maremoto e gli fece perdere per un attimo il lume della ragione.
Strinse le braccia attorno alla schiena esile dell' amico e cercò di chiudere fuori qualunque tipo di pensiero che non riguardasse quel dolce tepore premuto contro di sè e il profumo fresco e fruttato di Albert.
Quel calore, quel profumo, il leggero tremare delle spalle di Albert, le sue labbra umide contro la pelle scoperta della gola... era tutto troppo reale per poter appartenere al mondo di Morfeo.
E Albert era totalmente inconsapevole che la tempesta che stava infuriando dentro Franz fosse molto più violenta di quella che sradicava alberi al di là del muro del loro rifugio. Si rese conto che forse qualcosa non andava quando sentì il cuore di Franz battere fortissimo nel petto contro il quale la sua guancia era appoggiata.
-Tutto bene Franz? Hai paura anche tu?-
Questo era troppo... anche per Franz.
Le labbra di Albert luccicavano nella luce bluastra della notte e gli occhi pieni di lacrime erano più splendenti che mai. Il corpo nervoso e snello dalla pelle color cioccolato al latte, era rivelato dalla casacchina del pigiama che era scesa fin oltre le scapole e Franz si morse violentemente il labbro inferiore.
Nonononono... non posso! E' Albert! E' il mio migliore amico! E' il mio piccolo Albert, io devo proteggerlo!!!!...
Il visconte non fu in grado di leggere questo travaglio interiore nelle espressioni di sofferenza che si susseguivano sul viso del giovane amico: gli scostò i biondi ciuffi sudati dal viso e sorrise come solo Albert De Morcerf sapeva fare.
-Ti fa male da qualche parte?-
A questo punto Franz decise che tentare di trattenersi era ormai impossibile. Carezzò le guance di Albert ancora umide di lacrime e gli sfiorò le labbra con un bacio.
Albert non si rese subito conto del significato di quel gesto, poi arrossì e ridacchiò nervosamente.
-E questo?-
Franz lo spinse dolcemente con entrambe le spalle al pavimento e lo sovrastò, sorridendo imbarazzato.
-Voglio aiutarti a non pensare al temporale... me lo lasci fare?-
Albert guardò Franz negli occhi: quelle profondità color nocciola, pure e sincere, non esprimevano altro che buone intenzioni.
-Vuoi baciarmi?-
Franz annuì.
Forse Albert non aveva capito il perchè del desiderio dell'amico, ma lo lasciò fare. Chiuse gli occhi e si lasciò andare, abbandonandosi a Franz senza il minimo timore.
Assaggiò con estrema delicatezza solo le labbra del ragazzo, poi osò un po' di più, chiedendo l'accesso carezzando con la punta della lingua il labbro inferiore di Albert.
Il visconte aprì la bocca e accolse l'amico timidamente, acquistando poi sicurezza e ricambiando il tenero bacio.
Franz era in paradiso, totalmente investito da sensazioni finora solo sognate, estasiato dal sapore delicato di Albert ed eccitato dai teneri gemiti che sfuggivano all'amico tra un bacio e l'altro.
Solo quando Albert cominciò a sospirare e ad agitarsi sotto di lui, il barone si rese conto che forse si stava spingendo troppo in là.
Sorrise dolcemente e si distese a fianco di Albert, ansimando leggermente.
-Pe... Perchè hai smesso?-
Franz trasalì.
-Perchè non è una cosa che si dovrebbe fare tra amici...-
-A me piaceva... mi stavi facendo sentire benissimo... perchè hai smesso?-
-Albert...-
Il barone D'Epinay sospirò e riprese a parlare con voce tremante.
-E' meglio se ci fermiamo qui, Albert... fidati.. -
Così dicendo gli carezzò il visino e posò un bacio sulla fronte, osservando l'espressione di puro desiderio disegnata sui lineamenti dell'amico.
-... ce ne pentiremmo entrambi.-
Il ragazzino annuì leggermente deluso e si accoccolò contro Franz.
-Posso almeno rimanere a dormire insieme a te? Abbracciati? I tuoni mi spaventano, ma se ci sei tu so di poter stare tranquillo...-
Franz sorrise dolcemente e strinse l'amico contro di sè, posandogli un altro paio di casti baci sul viso.
-Io ci sarò sempre, Albert... quando sarai spaventato o in pericolo... Sempre, al tuo fianco...-
Così cullato dal dolce suono del respiro di Franz, Albert si addormentò sereno nonostante la tempesta.
(Invece Franz era frustrato da morire e stava per venirgli una sincope)
PS: Filia amore, lo sai che sono quasi tutti dedicati a te? ♥
(anzi, tutti senza quasi)