Fandom: Originale
Personaggio: Ilcai
Parole: 200
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Note: cow-t, sesta settimana, missione drabble
Lei ha visto il cielo quando il mondo ancora esisteva. Ha visto il mare, le stelle, le montagne svettare sull'orizzonte come punte di lancia.
Nelle sue parole, nelle storie che di tanto in tanto le narra, Ilcai vede immagini, colori, sensazioni - ci scova ricordi che non le appartengono, ma che ogni volta diventano un po' più suoi, come se in fondo lo fossero davvero.
Ilcai lo vuole vedere, questo cielo di cui Vulcano parla tanto e che si nasconde invisibile dietro la tempesta. Vuole riportarla lì, nel luogo da cui lei proviene, lo stesso in cui sembra così disperata di tornare, nonostante il devasto e la morte, e da cui ogni volta è costretta a sottrarsi. Glielo deve, un po' come le deve qualsiasi cosa, dalla sua vita alla sua felicità, all'onore indescrivibile di poter camminare a testa alta al fianco di una regina. Dopotutto Ilcai le crede, si fida ciecamente quando Azar le dice che un giorno riconquisteranno il cielo, il mare, le montagne e tutto ciò che si trova oltre l'orizzonte. Il mondo sarà nostro, le dice, quando riusciremo finalmente a camminare sulla terra come facevamo un tempo. E il cuore di Ilcai si riempie di speranza.
Fandom: Originale
Personaggio: Damjan
Parole: 300
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Note: cow-t, sesta settimana, missione drabble
Damjan è raramente il tipo di mezz'orco che gli altri si aspettano. Lui coi mezz'orchi non ci è cresciuto, quindi non sa davvero cosa farsene degli sguardi a volte spaventati e altre aggressivi che la gente gli lancia. Sa invece che gli piacciono gli origami e i romanzi d'amore, i tessuti colorati, gli oggetti d'antiquariato, soprattutto quelli strani e di cui non comprende l'utilizzo ma che stanno bene su una mensola, le lucciole (le ha viste illustrate una volta su un manuale faunistico che ancora sfoglia quando si sente giù di corda), i giochi di carte, il distretto centrale.
A pensarci bene, la sua minuscola stanza nella mansarda al primo piano della casa della signora Hepziba si è trasformata in un piccolo santuario di tutte le cose che ama. Fra tutte le cianfrusaglie sparse qua e là ormai si intravede a malapena il suo letto, cosparso di pile di libri che ha raccolto - per lo più romanzi, quelli che a Hezpiba non interessano - e che un giorno dovrà decidersi a catalogare per il negozio. Nel suo disordine tutto ha perfettamente senso e tutto ha il sentore di casa, una che non si aspettava di trovare. Anche i fiori di carta con cui ha decorato il balconcino li ha copiati da un vecchio volume dell'archivio, e un po' gli si riempie il cuore quando, passeggiando per il mercato, sente vecchie signore parlottare della Casa dei fiori, oppure quando, affacciato alla sua finestra, scorge un gruppo di bambini fermarsi, guardarlo col naso all'insù e indicare gli origami con sorrisi meravigliati. Chiude la copia de La razziatrice di tombe che stava leggendo e li saluta con la mano, guardandoli correre via in preda alle risate. Si ricorda distrattamente della libreria che sta per inaugurare. E pensa che la vita è bella.
Fandom: Originale
Personaggi: Zenhya, Notte
Parole: 400
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Note: cow-t, sesta settimana, missione drabble
Non c'è niente di più inebriante della musica che fa vibrare l'aria.
Succede nelle serate di spettacolo, quando le luci si spengono ed il suono del violino s'intreccia con la voce di Zenhya in un'armonia fatta di rabbie e delusioni, ma succede anche quando sono sole, fra le mura di casa, e le canzoni che intonano sono piene di un amore che raramente trova spazio fra le strade di questa città.
Si prendono per mano, il più delle volte si dedicano parole improvvisate come se fosse un gioco finendo per ridersi addosso in abbracci arruffati, chiedendosi "Ti piace? Suonava bene? Cosa vuoi per cena?". È quando capitano momenti tanto preziosi, nella loro tenera banalità, che Notte sa che non è mai troppo tardi per sperare in un pizzico di felicità. Lei, se non fosse stato per Zenhya, forse si sarebbe arresa ad una vita d'ingiustizia e dolore, lasciando la propria anima a spegnersi ogni volta che una violenza subita iniziava ad assomigliare più a un'abitudine che a un'eccezione. È per questo che racconta sempre di esser stata salvata due volte, la prima quando le ha ridato la sua vita e la seconda quando le ha ricordato cosa significa avere speranza - e da allora lei non ha mai smesso di averne.
Le balla attorno senza far rumore, Zenhya si volta e segue i suoi occhi mentre canta con il volto scoperto dalla maschera, un volto che a volte, stupidamente, vorrebbe che tutti gli altri potessero vedere. La bacia sulla guancia e lei circonda i suoi fianchi sottili con il braccio, trascinandola a sé. Non smette di cantare anche quando le loro labbra si sfiorano e loro finiscono a occhi chiusi, trasportate chissà dove, lontano da qui in un luogo in cui solo con la loro musica riescono a fuggire.
Continuano a canticchiare anche mentre preparano la cena e poi a tavola, fermandosi solo quando un verso è talmente ben riuscito che Zenhya si alza e corre ad appuntarselo su un taccuino, e Notte ridendo le ripete per l'ennesima volta di tenerselo vicino o farà freddare la cena. A volte capita che quei motivetti improvvisati fra di loro finiscano davvero in uno spettacolo, ed è sempre una sensazione strana, come d'intimità rubata. Ma poi le basta sentire la sua mano mentre si addormentano, e si ricorda che non c'è proprio niente, in tutto questo, che nessuno possa rubare loro per davvero.
Fandom: Originale
Parole: 500
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Note: cow-t, sesta settimana, missione drabble
@ NUKI, TALPY, CHIBI NON LEGGETE
Nuvian non aveva mai assistito a niente di più terrificante prima d'ora.
L'aria delle lande di Mabar l'accoglie sottile e tagliente come una lama pronta ad affondare nella carne viva, e s'insinua nei suoi polmoni pungendo come un pugno di spilli. È come se l'essenza stessa di questo frammento di mondo stesse cercando di consumare il suo essere divorandola dall'interno. Si accorge subito di essere un ospite indesiderato, in questo luogo - non sa esattamente cosa sia questo luogo, perché niente per cui si sia addestrata per una vita intera l'ha preparata a questa distesa di buio e morte aggrovigliate alla sensazione che d'un tratto tutto quello ciò che la circonda possa scomparire, inghiottito in sé stesso come un buco nero. Non saprebbe spiegarlo a parole, ma l'aria che respira ha il sapore della parola Fine.
Nuvian vaga senza sosta per ore, forse giorni, forse minuti, forse secoli interi. Ad ogni passo che trascina in avanti, concetti astratti come il tempo, la vita, la coscienza e la morale le sfuggono dalle dita come fili d'argento macchiati dalla notte eterna che divora ogni cosa. Di punti di riferimento non ne ha più, né all'orizzonte né dentro di sé, e forse l'orizzonte e quello che ha dentro non sono poi tanto diversi, così sperduti e talmente vasti da confondersi irrimediabilmente nel concetto di inizio e di fine, di me e di te, di noi, di essere oppure di cessare di esistere.
Non è così che immaginava la morte quando la sognava come la più onorevole delle ricompense. Così sola, nella vastità di queste terre ostili, trascinandosi dietro quel poco di luce che ancora si sente addosso, Nuvian prova il timore della morte per la prima volta, e per la prima volta pensa che questa sensazione, per lei, equivale già all'inizio della fine - eppure non importa, non qui, non nel luogo dell'oblio di tutte le sue convinzioni più intime. Se lo ricorda una mattina, o forse una notte, o forse un giorno senza nome macchiato di vergogna come tutti gli altri, mentre quel che rimane della sua lama spezzata affonda nella carne putrida di un predatore della notte, regalando un ennesimo grido di morte a questo cielo senza sfumature: la sua esistenza non può finire qui perché l'ha già promessa a qualcun'altro.
Ricomincia a vagare, e nel petto riconosce quel calore che pensava di essersi lasciata indietro nel mondo materiale - il filo che ancora la tiene ancorata alla sua realtà, la sua devozione, il marchio dell'Immortale, un voto a cui non può sottrarsi. Forse qualcuno può riportarla indietro, guidarla di nuovo verso casa ora che lei ha smarrito la via. Forse è rimasto qualcosa di lei nel mondo prima che questa prigione la inghiottisse.
Forse.
La punta della sua lama spezzata.
Macerie sopra la testa.
Un ragazzino nel corpo di un uomo perso nella tempesta, come lei è persa nella notte.
Una voce.
Chi sei?
Cosa stai cercando?
Il fuoco dentro il suo petto freme d'impazienza. Ora non è più sola.