[Fanfic / Multifandom] Under The Weather

Mar 20, 2011 01:23

Titolo: Under The Weather
Fandom: INCEPTION; GLEE
Personaggi: Arthur; Blaine Anderson
Rating: PG
Word Count: 332; 466
Capitolo: 1/1
Prompt: Coltello & Brutta Giornata @ bingo_italia
Disclaimer: Nessuno di questi personaggi appartiene a me, purtroppo, ma a Christopher Nolan (INCEPTION) e Ryan Murphy, Brad Falchuk ed Ian Brennan (GLEE).
A/N: Scritte principalmente per mio diletto personale e per proiettare il mio 'malessere' su Arthur e Blaine, spero comunque vi possano piacere ;)
Dedicata a: Alla Tachipirina, che rende ogni giorno quantomeno sopportabile.



Quando Arthur lo sente arrivare, ormai, è troppo tardi per fermarlo.
Abbassare le luci, ridurre al minimo i rumori o provare a sedarlo con un tonnellata di pillole è del tutto inutile.
Si nasconde nell'ombra per qualche ora al massimo e poi rieccolo: pronto a ritornare alla carica proprio quando lui dovrebbe concentrarsi e studiare ogni singolo dettaglio dell'esistenza del soggetto, per tirarne fuori degli elementi utili all'Estrazione. È una lama che gli trapassa il capo da parte a parte e non s'accontenta di ferirlo una sola volta, ma insiste fino a quando Arthur non chiude gli occhi in segno di resa. Aspettando, inerme, che la furia di quei fendenti si plachi.
Rassegnandosi a quel sordo dolore per un'altra decina di giorni, almeno.

Si tratta però di una presenza tanto scomoda da renderlo distratto, suscettibile ed insofferente. Acuisce il suo sadismo ed i suoi istinti omicidi, il che può essere utile con le proiezioni ma può creare qualche incomprensione con certi colleghi che avrebbero preferito non svegliarsi sudando freddo o urlando per il dolore. Finiscono per tenerlo tutti a debita distanza quando si staccano dal PASIV, quasi temessero che lui voglia continuare a torturarli.

Tutti tranne Eames. Lui s'avvicina sempre, a suo rischio e pericolo, e senza dire nulla gli si siede accanto. Gli impedisce di alzarsi, trattenendolo per le spalle. Massaggia prima la cervicale e poi le tempie, raccontandogli con voce suadente quei piccoli dettagli della sua vita che ancora Arthur non conosce. Storie a cui sembra disinteressarsi, ma che in realtà ascolta avidamente e registra in quella parte del suo cervello che ormai è riservata ad immagazzinare informazioni esclusivamente su Eames.
Il sollievo che ne ricava è soltanto temporaneo, ma è quanto basta al Falsario per strappargli la promessa di una morte rapida ed indolore la prossima volta che lavoreranno insieme.
Chiarendogli, casomai ce ne fosse bisogno, che ora è lui a tenere il coltello dalla parte del manico.
Piccole cose che lo fanno sentire amato, sostiene.
Vallo a capire.

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Talvolta capita che tu te lo vada a cercare. Dormendo poco, esagerando con la caffeina o ubriacandoti di superalcolici. Così, nel momento in cui ti svegli e quasi non vorresti averlo fatto perché c'è qualcuno che ti sta trapanando il cranio e tu non te non t'eri mica accorto finché non avevi sollevato le palpebre... Ti limiti ad alzarti faticosamente, portandoti una mano davanti al volto finché non t'abitui alla luce artificiale della camera. Ti vesti ed esci, senza nemmeno toccare le pastiglie che conservi gelosamente nel cassetto.
Rimpiangerai di non aver preso nulla, quando ti troverai costretto ad abbandonare il bar per non rovesciare il bicchiere in faccia a Kurt e picchiarlo a sangue con la sedia. Vergognandoti pure come un ladro, poco dopo, per aver anche solo contemplato una reazione così violenta nella tua mente.

Ti riprometterai che lo stroncherai sul nascere la prossima volta, qualsiasi siano le circostanze che l'hanno originato. Senza crederci nemmeno tu: hai bisogno di questo dolore pulsante alle tempie. Ti fa sentire come se già stessi espiando le tue colpe.

Altre volte, invece, ti coglie del tutto impreparato.
Riposi per ben otto ore, segui una dieta ferrea e ti attieni al tuo bicchiere di caffé giornaliero dopo le prove senza sgarrare nemmeno se Kurt te ne mette un altro fumante sotto il naso.
Eppure vedi macchie luminose al posto delle parole sul libro e d'improvviso è come se t'avessero appena sbattuto ripetutamente la nuca contro l'armadietto del tuo vecchio liceo.
Sei intontito, rallentato nei movimenti e nell'espressione dei tuoi pensieri. Fai fatica ad articolare parole che solitamente escono fluenti dalle tue labbra.
Il tuo ragazzo che sceglie proprio questa splendida giornata per comunicarti che tornerà alla McKinley, poi, è la goccia che fa traboccare il vaso.

I tuoi occhi, che già bruciavano da diverse ore, si riempono di lacrime. Rabbiose solcano il tuo viso, mentre ti mordi per le labbra per non sputare veleno su Kurt che sta cercando di spiegarti che non devi prenderla così male, perché tra voi non cambierà assolutamente nulla. Be', tranne che non vi vedrete altrettanto spesso ma magari la lontananza potrebbe addirittura farvi bene e poi tutto diventa un brusio indistinto.... Perché cazzo non può chiudere il becco?
Te l'aspettavi che sarebbe tornato da loro prima o poi, quindi non è che debba sciorinarti tutta questa serie di valide ragioni per tornare dai suoi amici. Qualsiasi altro giorno, infatti, gli risponderesti che va bene così, che non sei certo felice di vederlo tornare tra le mura di quella scuola ma che sai quanto conti per lui quel Glee Club. Ma non oggi.
Oggi le parole ti muoiono in bocca, mentre appoggi sconsolato la tua fronte sulla sua spalla.
Oggi vorresti soltanto essere lasciato in pace.
Vorresti soltanto che smettesse di fare tanto male.

glee, fanfic, inception

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