[Fanfic] È così facile (non lo è stato mai) [1/2]

Feb 06, 2011 19:39

Titolo: È così facile (non lo è stato mai)
Fandom: GLEE
Personaggi: Kurt Hummel, Mercedes Jones, Blaine Anderson
Pairing: Nessuno
Rating: PG-13
Word Count: 1040
Capitolo: 1/2
PROMPT: Ubriaco di bingo_italia
Disclaimer: Nessuno di questi personaggi appartiene a me, purtroppo, ma a Ryan Murphy, Brad Falchuk ed Ian Brennan.
Citazioni a caso - come no! - da "Istrice" e "Glaciazione" dei Subsonica.
A/N: ODIO IL TRAPASSATO PROSSIMO. FA SCHIFO.
Sarà un mesetto ormai che mi vengono idee Klaine di ogni genere, che però - per ora - non son ancora riuscita a mettere nero su bianco. Poi, non so come è venuto fuori sulla mia tweetlist questo risvolto angst preso da SKINS UK, e mi son detta 'vabbé, scriviamo questa cosa assolutamente senza pretese'...



Aveva giurato a se stesso che non sarebbe mai più ridotto in quelle condizioni.

Incapace di concentrarsi su altro che non fosse Blaine, di non farsi mille paranoie e supporre che non ci fosse mai stata alcuna sincerità nelle sue parole. Finendo per convincersi che sia stato veramente tutto un piano per farlo cadere ai suoi piedi e compiacersi dei suoi sguardi.
Una strategia degna di una mente perversa e criminosa, che l'aveva designato come vittima fin da quando era sceso lungo quella scalinata ed aveva rivolto la parola al solista dei Warblers.

Capacissimo, invece, di offendersi a morte per l'affronto subito e decidere che è meglio mettere le cose in chiaro immediatamente. Sputargli in faccia - nell'orecchio, per la precisione, e l'immagine non è delle migliori... - tutto il suo disprezzo. Fargli presente che d'ora in poi dovrà scordarsi di avere anche il fiero, magnifico ed inimitabile Kurt Hummel tra i cagnolini scodinzolanti al suo seguito.

Mercedes aveva cercato di dissuaderlo, strappandogli il telefono di mano più volte per ricordargli che non era abbastanza lucido da affrontare una conversazione del genere ed essere sicuro di non pentirsene.
Avrebbe dovuto ascoltarla, invece di esplodere in uno stizzito “PENTIRMI? IO? E DI CHE? SO BENISSIMO QUELLO CHE FACCIO, GRAZIE! Mostrarmi un po' di sostegno no, eh? Bell'amica che sei! Da quando che sei dalla sua parte, a proposito?” dopo il suo ennesimo tentativo.
Avrebbe dovuto capire che lo stava facendo per il suo bene. Insomma, che fosse dalla parte di qualcuno che, per quanto ne sapeva Kurt, considerava ancora come un damerino sputasentenze che se n'era uscito dal nulla per portarle via il suo migliore amico era talmente assurdo...

Invece no, non aveva capito un cazzo. Le aveva pure sorriso quando, esasperata, s'era data per vinta ed aveva appoggiato l'iPhone sul tavolo.
Assolutamente sicuro di riuscire a mantenere il controllo, non si era neppure allontanato. Aveva lasciato che la chiamata partisse e Mercedes ammirasse le sue invidiabili capacità di mandare qualcuno al diavolo in modo molto signorile.

In effetti la conversazione era iniziata in toni totalmente cordiali, questo glielo si deve riconoscere. Blaine, d'altro canto, pareva intenzionato a fargli perdere la pazienza.
Prima di tutto, cosa ci faceva per strada? Era andato a cantare una serenata al barista di qualche bettola? Magari facendogli pure un servizietto sotto al bancone?
Doveva averlo detto ad alta voce, perché aveva sentito Blaine prendere un lungo respiro prima di rispondere. Quasi avesse voluto evitare che gli uscisse la prima cattiveria che gli era passata per la mente.

“Kurt, è successo qualcosa?” Perché naturalmente doveva essere accaduto qualcosa di drammatico per fargli realizzare che grandissimo stronzo fosse, no?
“Non è questo che intendevo.” Un altro lungo sospiro.
“Cosa intendevi allora? Sono stanco di dover stare ad interpretarti, lo capisci? Sii chiaro! Limpido! Cristallino!” Non gli sembrava di star chiedendo la luna, perdio.
“Non mi sembri il tipo che ama ubriacarsi per divertimento, tutto qui. Immaginavo che, magari, qualcosa t'avesse turbato e... ” Di bene in meglio: si era messo anche a psicanalizzare i suoi comportamenti, come se davvero lo conoscesse! Ma chi si credeva di essere?
“Che magari ne volessi parlare con San Blaine, protettore dei gay derelitti e dispensatore di sagaci consigli degni di una rubrica di Cosmopolitan? Ma che ne sai tu, di che tipo sono io? Non fai altro che dirmi quanto devo adattarmi al gruppo, rinunciare a fare la prima donna quando poi tu sei quello che fa quel che gli pare!” A quel punto avrebbe fatto meglio a mettere giù, in fondo quel che doveva dirgli gliel'aveva detto e non c'era ragione di continuare. Eppure non l'aveva fatto; avidamente aveva atteso di sentire quali ovvietà avrebbe tirato fuori per tentare di calmarlo.
“Senti, Kurt, chiudiamola qui. Sei ubriaco e ce l'hai con me, evidentemente. Avrai anche le tue buone ragioni, alcune delle quali me l'hai anche già esposte ma non mi va - ”.
“Be', certo, se non va a te allora... Abbi il coraggio che tanto millanti e chiudimi il telefono in faccia!” L'aveva interrotto, furioso.
“Quello non sarebbe coraggio, ma maleducazione. Comunque... Vuoi chiarezza? Limpidità? L'avrai. MA NON ORA!” Sentirlo alzare la voce l'aveva sorpreso, zittendolo per un secondo. Quando però intuì che Blaine stava per terminare la conversazione e dargli la buonanotte, s'era messo a urlargli contro ignorando le occhiatacce dei presenti e il volto impietrito di Mercedes.
“SI', ORA! HAI IDEA DI QUANTO TEMPO IO ABBIA PASSATO A MORIRTI DIETRO, MENTRE TU CONTINUAVI A LANCIARMI MESSAGGI CONTRADDITORI? VOGLIO LA TUA ONESTA' E LA VOGLIO ADESSO, E' IL MINIMO CHE MI DEVI!”
“Io non ti devo nulla, Kurt!” Aveva replicato, d'istinto. “Non le mie giustificazioni, non le mie scuse e sicuramente non una confessione che domani mattina nemmeno ricorderai!”
“Be', allora tientela pure questa preziosissima confessione. Sappi che sei pregato di scomparire dalla mia esistenza a partire da adesso.” Fu una spudorata menzogna, detta al solo fine di ferirlo. L'aveva fatto sentire bene trovarsi in una posizione di vantaggio, di superiorità, una volta tanto. Poter calpestare i sentimenti di qualcun altro come tutti - Blaine incluso - avevano fatto con i suoi.
“Non intendi... Non sai cosa stai dicendo.” Aveva mormorato, esausto. “Senti, ti raggiungo e ne discutiamo di persona, okay?” Perché dirsi le cose in faccia avrebbe risolto tutto, certo!
“No. So benissimo cosa sto dicendo. Non c'è più nulla di cui discutere. Abbiamo chiuso. Sparisci. Evapora. Muori.”

S'era accorto all'istante di aver oltrepassato il limite, ma ormai il danno era fatto. Era stato capace di essere tanto meschino e superficiale da augurargli di passare a miglior vita. Nonostante avesse perso sua madre, malgrado ciò che era accaduto a suo padre e a dispetto delle minacce alla sua incolumità da parte di Karofsky.
Paralizzato dalla nausea, ammutolito da un groppo in gola che minacciava di farlo scoppiare in lacrime se n'era rimasto lì ad aspettare che fosse Blaine a concludere quello strazio.

Non c'era però stato alcuno stizzito - se lo sarebbe meritato - “buonanotte”.

C'era stato il rumore di una frenata, un tonfo ed un sinistro scricchiolio di ossa. Forse quest'ultimo se l'era soltanto immaginato, in fondo era impossibile che l'avesse veramente sentito, ma continuava a riecheggiare nella sua testa da quella sera...
C'erano state urla di terrore.

Poi, d'improvviso, un assordante nulla.

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