Titolo: I can't get used to it
Autrice:
phoenix_bellamySerie: 1/1
Rating: Angst
Parole: 606
A/N: Era da un po' di tempo che avevo voglia di "ammazzare qualcuno" ed oggi, complice la malinconia di questi giorni, l'ho fatto. Quel qualcuno può essere chiunque vogliate, quindi spero la leggerete ;D. Il titolo viene da For Blue Skies - Strays Don't Sleep
I can't get used to it... I'll never get used to it.
Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.
Ehi, ciao.
Quant'è che non ci sentiamo? Credo che sia più di un anno. Da quando mi hai fatto quella telefonata, in cui non hai parlato. Probabile che volessi soltanto ascoltare il suono della mia voce. Io mi accontentai di sentire il tuo respiro. Avresti potuto lasciarmi almeno un messaggio, come sto facendo adesso io.
Ti giuro che c'ho provato a cancellarlo, il tuo numero. Ogni volta che scorro la rubrica del mio cellulare mi riprometto di farlo, ma il pollice sfugge prima di premere il tasto che lo eliminerebbe in maniera definitiva. Non ci riesco, mi credi?
Guarda, non è che non sia cosciente che non sarà il disfarsi di un numero a convincermi che tu non sia mai esistito. Così come non lo è stato il disfarsi di tutto ciò che hai utilizzato negli anni.
Gli oggetti aiutano il ricordo, ma - come direbbe la sceneggiatura di quart'ordine di un film strappalacrime - la vita di una persona non può certo essere racchiusa in un paio di scatoloni. O, come in questo caso, in uno stupidissimo telefonino.
Ho sentito che i tuoi vestiti li hanno dati via, ma non ti arrabbiare: lo sai anche tu che non sono questa grave perdita. Robaccia che farai presto a rimpiazzare.
Ho messo i libri ed i cd in scatoloni, che ancora riempono il garage. Ogni dannatissima volta che li tiro fuori e mi piazzo lì con la digitale pronto a far un servizio fotografico che convincerebbe chiunque a comprarli seduta stante... Ho davanti agli occhi la tua espressione sdegnata, nelle orecchie i tuoi borbottoi. E se poi volessi passare a riprenderteli?
Con cura li rimetto a posto, uno per uno. Lascerò che continui a regnare il caos qui dentro. Già.
In fondo non è che camera mia sia molto più in ordine, sai?
Dovresti vederla: piena di fogli accartocciati per terra. Fogli ridotti in tanti piccoli coriandoli. Fogli su cui ho tracciato righe con tale violenza da provocare strappi.
Ormai sono mesi che vado avanti così, tenendo la penna tra le dita ed avvicinandola più volte al bloc notes ma senza scrivere nulla.
La porto alle labbra e ne mordo il fondo, alzandomi da terra per andarmi a preparare un caffè quando capisco che sarà un'altra giornata improduttiva.
Da quando non ho la tua chitarra ad accompagnarmi, non c'é verso che mi esca qualcosa di decente. Perché non mi posso permettere di concentrarmi su altro che non sia il semplice 'Mi alzo dal letto. Mi vesto (se mi va), mangio (se ho fame), vado in bagno ed aspetto di tornare a dormire.'
Fa troppo male. A nulla serve sperare un giorno mi ci abituerò, che non ti cercherò al bancone del nostro bar o non starò sotto casa tua aspettandoti scendere. Non accadrà.
Dicono che con il tempo uno se ne fa una ragione. Che il dolore si fa più sopportabile. Mentono. Se fosse vero, oh, me ne starei a letto fino a quel giorno.
S'impara a sopravvivere con il fiato mozzato e con il cuore sanguinante. Ecco tutto.
Qundi non puoi aspettarti che io passi lì da te. Che mi faccia sbattere in faccia la cruda realtà: non tornerai né a rifarti il guardaroba né a sgombrarmi il garage dalle tue cianfrusaglie.
In fondo, faccio male a qualcuno se continuo a vivere nella mia illusione? No. Appunto.
Ti ho chiamato perché volevo parlarti e l'ho fatto. Lo farò ancora. Finché ci sarà spazio su questa cazzo di segreteria. Non mi aspetto alcuna risposta. Nessun fiume di parole.
Mi acconterei, ancora, di sentire il tuo respiro.
Stammi bene. Ciao.
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