Titolo: Keep breathing, cause I'm not leaving you anymore
Fandom: Originale
Coppia: Eleanor/Layla
Rating: PG-13 (Femmeslash)
Conteggio parole: 1088
Prompt: Fluffathon - 3^ settimana: Hurt/Comfort + "Keep breathing, cause I'm not leaving you anymore" (Far Away, Nickelback)
A/N: Sinceramente non mi piace proprio, così non sono nemmeno riuscita a trovare un titolo decente. Se solo non avessi usato SPN nel primo turno XD!
"Keep breathing, cause I'm not leaving you anymore" (Far Away, Nickelback)
“Divertiti.” Le aveva detto stupidamente, con un ancor più stupida pacca sulla spalla prima di vederla correre per prendere uno stupidissimo aereo. Che altro avrebbe potuto dirle?
Nulla. Perciò se n'era stata in silenzio, osservando quella pallida ragazza sparire dal suo campo visivo lasciandole solo il rimpianto di non averla baciata un'ultima volta.
“Non partire perché senza di te non ci so stare.” Avrebbe voluto essere tanto egoista, onesta, possessiva e coraggiosa da confessarle che era questo ciò che avrebbe desiderato.
Invece Eleanor aveva messo su tutta la sua bella recita, salutandola allegramente. Era stata lei a rassicurare Layla che due mesi sarebbero passati in fretta, che si sarebbero scritte su Messenger e su Facebook ogni giorno, concludendo tutte le giornate fino al suo ritorno con una lunga telefonata. Non c'era ragione di piangere come se stesse partendo per il fronte, no?
Saperla felice del suo stage a Milano - come se davvero lei avesse bisogno di imparare qualcosa dagli italiani in fatto di design - era abbastanza per Eleanor, perché tirasse avanti finché non si sarebbero rincontrate. Quindi non aveva di che preoccuparsi.
Solo una volta tornata a casa ed accorgendosi della sua assenza, aveva cominciato a capire il peso di ciò che era accaduto appena qualche ora prima. Di ciò che la aspettava nelle settimane a venire.
Di come ogni più piccolo dettaglio della vita quotidiana fosse vuoto e privo di senso, senza Layla.
Dallo svegliarsi accanto a lei la mattina al lavarsi i denti al suono stonato della sua voce sotto la doccia (prima di conoscerla pensava che la gente che canta sotto la doccia fosse una leggenda metropolitana) dai pomeriggi passati stravaccate al parco a studiare (o almeno, quello era l'intento iniziale) alle serate trascorse a starsene semplicemente davanti alla TV, appoggiando la testa sulla sua morbida spalla... Era una presenza costante, rassicurante ed indispensabile.
Una sterile chiacchierata attraverso una cornetta, o leggendo da uno schermo, non è certo abbastanza.
Così eccola qui. A trascinare il piede sulla ghiaia, tracciando nervosamente delle linee con la punta del piede e cercando in tutti i modi di non ricondurre le sue riflessioni, costantemente, a Layla. Al ricordo dei suoi occhi grandi, dei suoi capelli rossi costantemente spettinati e delle sue labbra sottili che torturava con i denti ogni volta che era nervosa.
No. Si doveva costringere a pensare a tutt'altro. A chiedersi cosa indossare ai prossimi colloqui di lavoro, per dare una buona impressione di se. Magari, tenendo le giornate più occupate con qualcosa che non sono solite fare insieme, riuscirà a distrarsi dall'autocommiserazione della propria solitudine.
Quindi... Una gonna, con le gambe tozze che si ritrova, è fuori discussione. Magari un paio di pantaloni neri, che slancino un po' la sua figura . Una camicia bianca la può sempre scroccare a sua madre, così come la giacca. Problema risolto. Certo che se fosse stata meno tirchia e meno testarda, lasciandosi convincere da Layla a comprare quel delizioso e scontatissimo tailleur, un paio di settimane fa, la questione non si porrebbe nemmeno. Ecco.
Ecco che la lingua batte di nuovo dove il dente duole. Non se ne esce, è un circolo vizioso.
Be', almeno si può concedere di lasciarsi andare alla tristezza adesso che è sola. Certo non può sembrare giù di corda parlando con lei. Anche perché da qualche giorno si è messa in testa che vuole tornare, che il gioco non vale la candela e cazzate del genere. Perciò deve essere forte ed evitare che faccia una stupidaggine. La parte di quella responsabile, però, non le si addice affatto.
È un ulteriore bugia, che fa tremare la sua voce alle volte. “No, va tutto bene.” Deve giustificarsi, tranquillizzandola, dicendole che è solo un po' di nostalgia. Niente di che.
E lei ci crede. O almeno, finge di farlo. Eleanor sa che lei deve aver capito che mente; non è stupida. Solo che le fa comodo ritenere il contrario. Dirsi che in fondo ti sta solo accondiscendendo.
Chissà, forse alla fine rimarrà anche più del dovuto nonostante le sue proteste. Chissà, forse non ritornerà più.
“Quanto la fai tragica!” Una mano le scompiglia zazzera corvina, per poi accarezzarle gli zigomi, prenderle il mento ed obbligarla ad alzare il volto e a guardare in faccia chi si è appena rivolto a lei.
Non ha nemmeno il tempo di protestare, di alzarsi e chiederle cosa diavolo ci faccia qui che già sta mettendola a tacere solo intrecciando le loro dita. Soltanto appoggiando la fronte contro la sua. “Ho fatto bene a tornare, eh?” Lo sussurra, sorridendo, ad un soffio dalla sua bocca. “E non dirmi che non avrei dovuto.”
“Ma...” Vorrebbe sapere che l'è saltato in mente. Lasciare Milano e tornarsene a casa prima, mandando tutto all'aria e per cosa? Per lei. No, non avrebbe dovuto affatto. Sarebbe alquanto ipocrita lamentarsene, però.
“Non ti preoccupare. Non ho mollato nulla, mi son solo presa qualche giorno di 'malattia'.” Sottolinea l'ultima parola, baciandola fugacemente. Si allontana, poi, invitandola a seguirla con un cenno. Per un attimo le vorrebbe chiedere dove sono dirette, ma non ci vuole molto a capire che stanno tornando verso casa.
“Corri dentro a preparare la valigia.” Le ordina bonariamente, sulla soglia, tirando fuori due biglietti dalla borsa invece delle chiavi. “Sempre che ti vada di stare un paio di settimane a Milano con me e che tu non abbia di meglio da fare.”
Eleanor vorrebbe mettersi i bastoni tra le ruote da sola, ribattendo che lei vorrebbe ma le ci vuole un minimo di preavviso. Che non sa cosa farà in terra straniera mentre Layla è occupata e nemmeno dove dormirà la sera... 'Cazzo, è una vacanza gratis con la mia ragazza. Perché non dovrei andarci?' obietta un'altra parte di lei ed è molto più persuasiva la sua argomentazione, rispetto a tutte le fisime precedenti.
E mentre è lì, ad accatastare indumenti e oggetti che potrebbero servirle in caso di bisogno - l'adattatore per le spine l'avrà preso? - stipandoli nel primo trolley che è riuscita a trovare nella caotica confusione del loro sgabuzzino, Layla la abbraccia. Cingendole le braccia attorno ai fianchi e appoggiandosi per vedere cosa mai starà mettendo lì dentro. Le manca il respiro nel sentirla tanto vicina, finalmente. Potrebbe voltarsi e ricambiare l'abbraccio, ma sta così bene che non si muove di un millimetro. Neanche per continuare a fare i bagagli.
Le sue labbra si avvicinano per sussurrarti “Continua pure a respirare, amore, che non mi allontanerò più da te.”