Umberto Eco
Il Pendolo di Foucault
Quivi, e le orecchie che più non ho fremono al ricordo sotto la logora papalina, di colpo, nel buio di un nuovo inopinato passaggio ci si parò di fronte un gigante, un'orribile creatura grigia dall'espressione atona, il corpo catafratto di una patina bronzea, appoggiato a un nodoso bastone a spirale di legno bianco. Un intenso odore di sandalo emanava da quell'apparizione. Provai una sensazione di orrore mortale, coagulato per incanto, tutto, in quell'essere che mi stava di fronte. E tuttavia non potevo distogliere Io sguardo dal diafano globo nebuloso che gli awolgeva le spalle, e a mala-pena riuscivo a scorgere il volto rapace di un ibis egizio, e dietro di esso una pluralità di volti, incubi della mia immaginazione e della mia memoria. I contorni del fantasma che si stagliavano nel buio del passaggio si dilatavano e si restringevano, come se un lento respiro minerale pervadesse l'intera figura... E - orrore - in luogo dei piedi, fissando colui, vidi sulla neve monconi informi la cui carne, grigia ed esangue, si era arrotolata come in gonfiori concentrici.
Oh miei voraci ricordi...
- II Golem! disse Dee.