The bunker in the snowsandball. (per nate_petrelli)

Oct 19, 2007 22:49

[Nathan/Peter. PG. Commenti aperti solo a nate_petrelli.]

Domenica, 24 Dicembre 2006.

Okay, no, non sono calmo, è inutile ripetermi il contrario. Ma almeno sto provando a stare calmo, e dovrà funzionare. Alla fine. Forse ( Read more... )

five_years_gone, nate_petrelli

Leave a comment

pete_petrelli October 31 2007, 19:45:00 UTC
All'inizio non è una risata. E' solo il realizzare quanto sia ridicolo ciò che Nathan ha detto, e una contrazione di labbra. Poi comincio a ridere spasmodicamente, gettandomi avanti e indietro senza alcun controllo possibile, perchè, perchè - Nathan con una povera quaglia (l'animalista in me è molto, molto contrariato dal fatto che io trovi tutto questo divertente) spalmata in faccia, piume in bocca e se continuo a ridere così mi usciranno le lacrime.
Appoggio la fronte su quella di Nathan, e sento un sorriso ostinato e storto tirarmi i lati della faccia, calda dal troppo ridere.

Non so come fanno le cose a essere così. Dal disastro alla serenità è un bel salto. Eppure sembra che non facciamo altro che passare - volare - dall'uno all'altra, e magari sono solo io, o forse è semplicemente così che siamo noi. Dio, lo amo.
Faccio scivolare di nuovo le mani lungo la sua schiena, percorrendola piano, e a volte mi pare quasi di sentire i segni che ho lasciato - ma non è abbastanza per oscurarmi di nuovo, non ora.
Ma chiudo gli occhi, e il sorriso si smorza appena, solo appena.

"Nathan. Brucia ancora?"

Non è preoccupazione. Non so esattamente cosa sia. Non so neanche a quali ferite mi riferisco, e se si tratti solo di ferite fisiche. A volte è come se sentissi ancora i graffi che gli ho lasciato ustionarmi le dita, e altro, e forse non avrei dovuto chiederlo. Ma ora voglio sentirlo rispondere, prima di lasciarlo andare.

Reply

nate_petrelli October 31 2007, 21:59:38 UTC
È frustrante, ma così rassicurante a volte, che la calma possa arrivare con tanta rapidità da farti sentire ancora sbattuto in mezzo alla tempesta, ancora per un po', prima di renderti conto che non devi più tenerti aggrappato per non volare via.
È una sensazione disarmante e calda e bella, dopo la prima volta. Con Peter di solito il perdono è più veloce della colpa.

"No."

Bruciava - Dio, bruciava come l'inferno - quando Peter ci affondava le unghie. Ma quello era un altro tempo, un altro mondo - un'altra persona. Adesso le ferite si sono rimarginate, i segni sono stati cancellati in parte dalla chirurgia, e le cicatrici rimaste sono lisce e bianche e indolori. Se anche Peter le vedesse, ora, non riconoscerebbe le tracce di ciò che ha fatto, solo un vago intreccio di segni sbiaditi, ed è giusto così, è per questo che ho voluto cancellarle.
Quel che c'è dentro è sufficiente a ricordare quello che deve essere ricordato.

"Per quest'anno abbiamo avuto tutti la nostra dose di bruciature."

Il mio fermacarte, o qualunque cosa sia, brilla debolmente sotto la luce artificiale della stanza. Da qualche parte c'è un rubinetto che perde. Peter è un corpo caldo e pulsante aggrappato al mio, grande e mai cresciuto, osceno e innocente al tempo stesso.
Gli poso un bacio sulla fronte.

"E ora, lil' bro, vai a giocare col tuo regalo o a rotolarti nella neve - nella sabbia, quello che è. Babbo Natale ha intenzione di farsi una dormita e non vuole essere disturbato."

Reply

pete_petrelli October 31 2007, 23:12:31 UTC
Annuisco a niente in particolare - no, ovvio che non bruci, sì, è vero, abbiamo bruciato abbastanza. Possiamo stare tranquilli e fermi per un po', solo un po' - anche se non l'ho mai cercata, la tranquillità. Non io, che mi butto dal tetto di una scuola senza sapere che tutte le ossa mi torneranno a posto e sono così in movimento e pieno di cose da fare e da sentire che esplodo, e Nathan qui aggiungerebbe qualcos'altro di sarcastico e molto vero.
Ma se questa - stare vicino a Nathan, non doversi preoccupare di nulla (tranne ricordi e desideri, sepolti e inespressi) - è la tranquillità, allora posso sopportarla, per un po'. Potrei persino abituarmici.

Sciolgo l'abbraccio, e mi sento sbadigliare.

"Sono stanco anch'io." Piego leggermente la testa, e guardo Nathan negli occhi, con un mezzo sorriso ancora sulle labbra.

"Posso stare con te?" Non sentendo alcuna obiezione immediata, mi stendo e aggiungo "Non ti disturberò, lo prometto.", guardandolo dal basso.
Quando si ridistende accanto a me, sorrido un po' di più. Siamo uno di fronte all'altro, e lo guardo negli occhi mentre gli poso le mani sul petto, sentendo le sue che mi stringono gentilmente le spalle.

E quando chiudo gli occhi non c'è bisogno di dire buona notte o sogni d'oro - e non solo perchè be', è ancora giorno - ma perchè sento il suo calore alla distanza giusta per entrambi, ed è una rassicurazione sufficiente. Anche se è difficile non pensare alla distanza sbagliata, e a quanto mi sembrerebbe più giusta, posso farcela. Adesso, e finchè reggerà questo compromesso - finchè non dovremo farne un altro.

Ho studiato anche questo evento, per il mio lavoro passato, tra le tante cose. E anche se di solito è riferito a cose più drastiche - come la morte, so che questo per me è raggiungere lo stadio chiamato Accettazione.

Reply


Leave a comment

Up