Titolo: Mia sorella non mangia mai
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi/Pairings: Romania (Oc della Romania), Moldavia (Oc della Moldavia)
Rating: verde e fluff Riassunto: Un’altra vittima - l’ennesima, ma non l’ultima - prese il suo posto e, ancora una volta, la lama tagliò e sminuzzò con fredda precisione chirurgica mossa da dita crudeli.
Note: - non betata.
- Scritta per il
Dolcetto o Scherzetto Fest.
- Ho scritto del fluff su Romania. Ok, sono scioccata. E' tutta colpa di Moldavia e del suo vestitino a fiori - che no, non viene descritto, ma c'è *-* -
Mia sorella non mangia mai
Il lato seghettato venne spinto in profondità violentemente, lacerando la carne tenera e macchiando così con minuscoli schizzi le mani della sua assalitrice. Poi, di nuovo, il coltello calò con forza tagliando i tendini e muscoli, mentre il biancore delle ossa baluginava in superficie. Infine parte dei resti mutilati venne gettato senza neppure un’ultima occhiata, mentre il rimanente affogava tra bollenti pareti di metallo.
Un’altra vittima - l’ennesima, ma non l’ultima - prese il suo posto e, ancora una volta, la lama tagliò e sminuzzò con fredda precisione chirurgica mossa da dita crudeli.
Moldavia socchiuse la porta facendo appena capolino con la sua testolina dalle lunghe trecce rossicce, ben attenta a non fare rumore e a non farsi notare, non voleva che sua sorella smettesse di cucinare solo per darle attenzione come faceva per tutto il resto: adorava guardarla cucinare, forse perché glielo vedeva fare così raramente che quelle poche volte erano per lei una festa e poi tutto quello che preparava la sua sorellona Romania era sempre più buono.
“Su Moldavia entra dentro, altrimenti entra la luce nella stanza.”
Le sue precauzioni per non farsi scoprire, però, finiva senza eccezione per risultare inutili, Romania sapeva sempre dove lei si trovava.
“Mmm, che buon odorino.”
“Ti piace? Ne sono felice, non ricordavo più se preferissi ciorba1 de Burta o de Pui.”
Romania, abbandonato sul tagliere il coltello e la patata così scrupolosamente triturata, le sorrise riflessa nelle pentole di rame - certe superstizioni erano così stupide - mentre Moldavia, curiosa, si avvicinava per sbirciare gli ingredienti e scoprire così quale delle due zuppe sua sorellona stesse preparando.
“Evviva, fai la ciorba de Pui!”
Moldavia la abbracciò, stringendosi alla sua vita e appoggiando il capo contro i trini del corsetto scuro - perché era così piccola da non arrivare oltre. Rimase lì a lungo, appoggiata contro quella schiena che l’aveva protetta molteplici volte, ignorando il secco rumore del coltello sul tagliere o il ribollire dell’acqua e anche il silenzio che pareva avvolgere il corpo di Romania: ci era abituata, ormai, come lo era al freddo che emanava quella pelle bianchissima e priva di imperfezioni.
Quand’era ancora più piccola Romania era stata sempre ben attenta a non toccarla, sfiorare i suoi capelli rossicci - eredità del padre che lei, ancora neonata, non ricordava - o, anche solo, a darle una carezza senza la protezione di un paio di lunghi guanti scuri, come se quel gelo terrificante potesse essere contagioso - poi aveva conosciuto Vlad e Romania aveva compreso quali fossero i suoi limiti e le sue doti.
“È pronto. Staccati dalla mia gonna e prepara la tavola o niente ciorba per te.”
Moldavia non avrebbe voluto allontanarsi - per lei la presenza di Romania era confortante come per gli altri era angosciante - ma sapeva che le minacce della sorella non erano mai vane e quindi, a malincuore, fu costretta ad abbandonare il suo posto per girovagare alla ricerca di piatti e bicchieri, o meglio di un solo piatto e di un solo bicchiere: aveva imparato da tempo che Romania non mangiava mai con lei - anzi non mangiava affatto.
Apparecchiò con cura per una sola persona, mettendo però un bicchiere in più: talvolta sua sorella si fermava con lei guardandola gustare quello che aveva preparato sorseggiando qualcosa - qualcosa di rosso che di certo non era vino.
“Moldavia vieni ad assaggiare se ti va bene di sale.”
Romania le porse un cucchiaio di zuppa e lei lo assaggiò bruciandosi un po’ la lingua, ma rispondendo ugualmente al quesito.
“Bollente, ma buona.”
“Ti sei scottata?”
La voce di Romania tremò - lei che aveva tenuto testa agli Ottomani e che aveva guardato i suoi cittadini morire annegati nel loro stesso sangue - alla sola idea di averle fatto del male, di averla ferita, anche solo involontariamente, per via della sua natura. Moldavia si affrettò a dissipare i suoi dubbi, a negare qualunque ferita o ustione: non poteva permettere che la sua amata sorellona appesantisse ulteriormente il proprio fardello e non era di certo colpa sua se i suoi sensi erano così delicati - così diversi - da farle sentire in modo differente tutto quello che la circondava, anche il calore - e la luce che troppo brillante bruciava i suoi occhi color miele.
“No, non mi sono fatta niente.”
“Bene, allora vai a sederti.”
Moldavia si sedette, afferrando un paio di fette di pane, mentre Romania si affrettava a versarle nel piatto ampi mestoloni di zuppa.
“Buon appetito.”
“A te, piccola. A dopo”
Avrebbe voluto vedere la sua sorellona sedersi a tavola con lei, magari chiacchierare e farsi raccontare l’ultima riunione dell’Unione Europea - da quel che ne sapeva era uno spettacolo piuttosto esilarante - ma Romania non sembrava dello stesso parere perché, riposta la pentola nel lavello, l’aveva salutata e si era mossa verso la porta.
“Soră2! Dove stai andando?”
“Da Vlad3, esco più tardi.”
Romania non la guardava mai quando parlava di queste cose - cose in cui c’entrava Vlad - ma Moldavia sapeva che espressione prendeva il suo viso - andare a disturbarla nella sua camera prima del tramonto era stata una pessima idea non solo per il dolore che aveva provato quando quelle dita familiari si erano strette intorno al suo collo, ma soprattutto per il dolore che aveva visto, dopo, negli occhi della sorella.
“Potresti rimanere ancora un po’ con me?”
Dopo quella sua frase, però, Moldavia riuscì a leggere soltanto stupore su i tratti di Romania e ne fu felice: non era affatto semplice sbalordire qualcuno che riusciva a sentire il battito del tuo cuore da metri di distanza.
“Se ci tieni certamente, Vlad aspetterà. Abbiamo tutto il tempo.”
Romania tornò indietro sedendosi nella sedia davanti alla sua e osservandola mangiare, o meglio iniziare a mangiare visto che per colpa di quello scambio di battute non aveva neppure assaggiato la zuppa.
“Rimango qui, ma tu intanto mangia altrimenti resterai sempre piccolina come sei.”
E Moldavia si mise in tutta fretta un cucchiaio di ciorba in bocca con aria seria e imbronciata, come se si trattasse di un secreto di stato, perchè lei voleva crescere e diventare grande come la sua sorellona.
Romania rise.
Note: 1 La ciorba è un tipo di zuppa acida tipica della Romania. Le due che sono nominate sono rispettvamente la zuppa di trippa e quella di pollo.
2 Sorella in rumeno. Teoricamente in Moldavia si parla il moldavo, ma a livello linguistico sono praticamente la stessa lingua.
3 No, il fatto che ci sia Vlad III in giro - non vivo, mi raccomando - e contemporaneamente la Romania nell'Ue non è un errore.
E con questa avete conosciuto il lato umano di Romania, non fateci l'abitudine XD.