Titolo: Mi aiuterà il solletico.
Autrice:
perlinha Beta:
sanzina89 ♥
Fandom: RPF Sport | Nazionale Spagnola
Pairing: Cesc Fàbregas/ Gerard Piqué (Fabriqué)
Rating: PG-13 (circa XD)
Parole: 709 (OO)
Disclaimer: non sono miei. Mai accaduto. (sicuri?)
Note:
• Il titolo è preso da "Scusa se non piango" dei Negramaro ♥
• questo pallido tentativo di Fabriqué è il mio regalino per il compleanno della
elisewin16 . TANTI AUGURI CARAAAAAA \O///// spero che ti piaccia ♥
• ma non è l'unico regalo, perché è accompagnato da quella meraviglia di banner fatto da quella meraviglia di donna della
sanzina89 !!! E NON SOLO perché c'è anche tutto il fantastico set di pentole in acciaio inox di grafigate (ovvero figate di grafica): iconpuccia
qui e bannerpuccio
qui !!! ♥♥♥
• questa ff partecipa alla Maritombola di
maridichallenge , prompt #68. "Non dobbiamo necessariamente ucciderlo."
Mi aiuterà il solletico
"Non dobbiamo necessariamente ucciderlo."
"No no, dobbiamo proprio trucidarlo!" Gli occhioni divertiti di Gerard lo spiavano illuminati dalla luce in technicolor dello schermo.
"Perché devi sempre essere spietato con i nostri nemici?" in cambio, quelli scuri e caldi di Cesc roteavano verso il soffitto quasi senza posa, come a dire, non ti sopporto più. L'impressione complessiva era quella di due vecchi sposi che giocavano con la Playstation il giorno dopo le nozze d'oro.
"Perché nella realtà sono troppo buono, devo sfogare da qualche parte la mia crudeltà repressa." Masticava un chewing-gum senza posa, sovreccitato dall'importanza della missione. Un altro boss e finalmente sarebbero passati all'ultimo livello.
"Tu troppo buono? Ma se sei diabolico!" Cesc stava per appoggiare il joystick e riempirlo di scappellotti.
Geri per tutta risposta si girò lentamente a guardarlo, spalancando il più possibile gli occhi e sbattendo velocemente le palpebre con aria cerbiattesca. Era indeciso se sporgere anche il labbro inferiore, ma gli sembrava ridondante. L'arte del fingersi angelici era sottile e raffinata e lui ne era un maestro, non poteva scadere nel pacchiano.
Cesc a quel punto non ne poteva più, gli prudevano troppo le mani. Mise in pausa con tutta calma, poi all'improvviso lanciò via il controller verso i cuscini del letto su cui sedevano, e gli saltò addosso. Se Geri era il Picasso dell'innocenza farlocca, Cesc era il Dalì del solletico a tradimento.
Con un mugugno soffocato il biondo espresse il suo stupore, ma fu veloce nel rispondere tentando di rovesciare l'amico sotto di sé. Non ci riuscì, come non riuscì più a trattenere le risate (Cesc sapeva perfettamente che i suoi fianchi erano il suo secondo punto più sensibile. Il primo erano le piante dei piedi, ma non si azzardava ad addentrarsi verso una zona così pericolosa e lontana) e iniziò a scalciare (come volevasi dimostrare) ululando come un'anima in pena. Il passo successivo era perdere tutto il fiato, diventare cianotico e iniziare a pregare e a promettere favori di ogni tipo in cambio di una pausa per respirare.
Cesc si impietosì, come per il povero boss del penultimo livello, e gli concesse una tregua. Grave errore. Si ritrovò a pancia all'aria in un secondo netto, Geri che torreggiava su di lui con espressione trionfante, ancora un po' stordito per la mancanza d'ossigeno. Ci cascava sempre. E ogni volta i suoi dorsali ringraziavano sentitamente la morbidezza del materasso dell'albergo di turno dove erano in ritiro. Non sapeva cos'avrebbe fatto il giorno in cui avesse trovato una tavola di legno invece di una rete a molle. Probabilmente l'avrebbero rotta - insieme alla schiena - e si sarebbero visti costretti a ripagare i danni con grande profusione di scuse imbarazzate e di medicamenti imbarazzanti. Non ci poteva pensare.
Stretto nella morsa delle ginocchia di Gerard, bloccato dalle sue mani saldamente strette intorno ai polsi, Cesc assunse un'aria di sfida. “Cos'hai intenzione di fare adesso, dottore?”
Un ghigno tremendo apparve sul viso dell'amico, subito sostituito dall'indifferenza più fasulla della galassia e da una tranquilla alzata di spalle. “Torturarti finché non mi stanco.”
“No, non ci sto.” E si divincolò dalla sua presa spostando bruscamente le braccia verso l'esterno, cosicché Gerard perse l'appoggio e gli cadde addosso togliendogli tutto insieme il fiato dai polmoni. Per vendicarsi, Geri gli morse una spalla a metà tra il collo e il braccio, dove la pelle non era coperta dal pigiama, suscitando un sorpreso ahia. Poi ci ripensò e decise che avrebbe fatto più effetto se avesse baciato quel punto. Lo fece. Ottenne l'effetto sperato. Dopotutto, lo chiamavano il Gaudí dei succhiotti.
Cesc era indeciso tra il mugolare e rilassarsi o il rimanere vigile nel caso in cui quello fosse l'ennesimo trucchetto per distrarlo e vincere la lotta. Chissenefrega, pensò, e decise per la prima, ringraziandolo con un grattino sulla nuca. Non a caso, era considerato il Domènech dei grattini.
Quando sentì che provava a sfilargli la maglietta si disse, ecco, ci risiamo. Domani c'è la partita e questo pensa a una cosa sola. “Lo sai - gli disse aiutandolo a spogliarsi a sua volta - ci vuole davvero tanta pazienza con te.”
La realtà era che se le partite con la Nazionale fossero state la routine, lui ci avrebbe messo un attimo ad abituarcisi.