Saaaaaaaaaaaaaaalve. Coff coff, qui c'è un sacco di polvere caspita.
Però insomma ecco la sto togliendo. Dopo mesi (tanti) (troppi) ho ricominciato a scrivere. E questo grazie alla meravigliosa convention di Roma. Ma vi rendete conto da quanto caspita era che volevo scrivere una d/c? eh? eh? E poi ho avuto l'ispirazione, anzi, l'illuminazione: ho visto Misha Collins (sempre sia lodato). Ho baciato Misha Collins (sempre sia lodato). Misha Collins ha baciato me. Amen.
Mi devo ancora riprendere insomma. Ma nel frattempo ho voluto celebrare questo evento rimettendo in moto le falangette, perciò beccatevi sta fanfiction!
Ps: la mia proverbiale lentezza di download mi impedisce di avere autonomamente gli episodi di spn, perciò ho bisogno di riceverli fisicamente attraverso anime pie quali ad esempio la
martu89 (congratscongratscongrats YAYAYAYAYAYAYAY!!!), perciò CHE NESSUNO DICA UNA PAROLA sugli episodi dal 5x15 in poi. Ho già saputo fin troppo (AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH il mio povero cuore non reggerà).
Titolo: Sun, every single ray belongs to me. Feels like gold upon my soul.
Autore:
perlinha Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Rating: PG
Word count: ca 1200
Spoilers: è ambientata dopo la 5x03 ma la cosa non è fondamentale.
Disclaimers: tutto questo ben di Kripke appartiene a dio (XDDD), che lo usa anche molto meglio di come farebbe una slasher, c'è da dire.
Note: 1- tutti voi saprete che sono atea. Se non lo sapevate, sapevatelo! Perciò vi avverto che mi sono lasciata UN SACCO prendere la mano da questioni e nozioni religiose che, ehm, in realtà proprio non mi appartengono. Voi prendetele solo nel contesto in cui sono messe, e cioè un telefilm che parla di apocalisse&co per puro intrattenimento. Insomma non preoccupatevi ecco, non ho avuto nessuna crisi mistica XD
2- Il titolo, ma anche la ff, è ispirato a Sun dei Motel Connection. In realtà, prima l'ho scritta e poi mi sono resa conto che la canzone c'entrava perfettamente <3
3- Ecco un'altra cosa che vi stupirà moltissimo. LE MAIUSCOLE, HO USATO LE MAIUSCOLE!!!! a proposito di miracoli.
4- buona lettura <3
In realtà non lo stava proprio ascoltando. Oltre al fatto che la sua voce ricordava il canto ipnotico di un bramino che recita infinite volte un mantra carico di vibrazioni quasi percettibili sulla pelle, il motivo per cui si era perso era lo strano modo che l'unico, sottilissimo raggio di luce che filtrava da uno spiraglio lungo lungo tra le imposte chiuse aveva di posarsi sulla guancia di Cas, creando una linea giallo intenso, quasi arancio, resa tridimensionale dalla peluria del suo viso dai già strani contorni.
Stava pensando al tramonto, cioè, era proprio il riflesso di quella luce che gli diceva che il sole stava per andarsene. Immaginava come sarebbe stato un intero tramonto sulla faccia dell'angelo, tutti quei colori incandescenti addosso ai suoi lineamenti, il modo in cui li avrebbero esaltati, rendendo quasi traslucidi quegli occhi impossibili, rivelando magari uno dei tanti mondi che si nascondeva dietro quelle iridi celesti. Celesti non solo nel colore, proprio nel senso di qualcosa che appartiene al regno dei cieli. Arrivò addirittura a pensare che se mai fosse stato testimone di uno spettacolo del genere, non avrebbe più potuto guardare un tramonto in nessun altro modo.
Dean di solito non era uno da perdersi in così alte elucubrazioni estetiche, ma quel filo così dritto e sempre più intenso sul viso dell'uomo che gli stava di fronte l'aveva catturato mille volte di più del senso delle sue parole. In effetti non aveva la più pallida idea di cosa gli stesse dicendo. Quando ancora lo stava a sentire, qualche minuto prima, gli stava spiegando il piano per quella notte, l'ennesimo tentativo di carpire informazioni su dove si trovasse Dio. Ma probabilmente, pensandoci bene, osservando quella meraviglia creata da un attimo di sole morente sulla pelle di uno dei suoi figli, Dio era proprio lì. E se non era lì allora Dean era convinto che non sarebbe potuto essere da nessun'altra parte. D'improvviso si chiese il perché. Se c'è un motivo per ogni cosa, allora ce ne doveva per forza essere uno per il quale Castiel si era piazzato proprio lì, e non, per esempio, due centimetri più a destra. Un motivo per cui la finestra era stata costruita proprio in quel punto della parete, e non, per esempio, un po' più in basso. Un motivo per cui avevano assegnato loro proprio quella stanza, e non, per esempio, quella accanto. Un motivo per cui il sole tramonta ad ovest. Ma Dean di solito non era uno da perdersi in così alte congetture etiche.
Non si chiedeva quasi mai se era giusto o sbagliato fare qualcosa. Suo padre gli aveva tramandato l'idea che c'è un confine molto netto tra le due cose, e che bisogna sempre prendere la via del giusto, senza esitazioni, anche sacrificando qualcosa, o qualcuno, anche lasciandosi indietro cadaveri. E' per questo che il dito che stava sollevando non gli sembrava nemmeno il suo, perché non aveva nemmeno pensato di muoverlo. Non aveva minimamente riflettuto sulle conseguenze del suo gesto, non si era proprio posto il problema se fosse giusto o sbagliato quello che stava facendo. Forse, improvvisamente si era sentito stanco di essere solo un testimone oculare. O forse aveva cominciato a domandarsi se quella che aveva davanti era la realtà o un'allucinazione. Fatto sta che si ritrovò ad osservare il proprio indice destro che si librava nell'aria, tracciava una breve traiettoria nel pulviscolo reso visibile dalla linea di luce, e andava a posarsi esattamente all'inizio del segmento arancione sul viso di Cas, scendendo poi lentamente per quel breve tratto, fermandosi immobile dove finiva il riflesso, come se in quel gesto avesse esaurito ogni forza.
Improvvisamente calò il silenzio. Il mantra aveva smesso di formare spirali di suono lasciando che il nulla prendesse il suo posto. Si sarebbe potuto sentire il respiro di almeno uno dei due, se almeno uno dei due non avesse trattenuto il respiro. Era come se anche l'aria sapesse che quello era un momento solenne. Sembrava che persino le particelle di polvere avessero smesso di fluttuare e fluttuare e fluttuare. Tutto era immobile.
Nonostante ciò, nulla in quella scena era pesante, o statico. C'era anzi una leggerezza innata sparsa ovunque. Leggero era il silenzio come leggera era la polvere, come leggero era il colore intenso della luce come leggero era il buio al di fuori del piccolo raggio. Come leggero era il tocco di quell'indice senza più forze. Tutto era pervaso di uno strano sollievo.
Anche Cas sembrava più a suo agio, la sua postura era lontana dal solito manico di scopa sull'attenti. Come se finalmente avesse intuito il senso dell'essere contenuto in un corpo umano, il senso dell'aver bisogno di un ricettacolo che sia solamente umano, e non, magari, un'innocente farfalla o un poderoso falco. I suoi occhi rimanevano gli stessi di sempre, fissi, osservatori, perforanti, stavolta quasi con una punta di preoccupazione.
Infatti chiese: "Che succede?" Perché ovviamente non si era reso conto del piccolo miracolo che stava accadendo sulla sua faccia, quella luce che ormai stava virando al rosso fuoco. Un minuscolo incendio che gli accarezzava lo zigomo fino alla mandibola.
Dean non sapeva come descrivergli ciò che senza uno specchio non avrebbe mai potuto vedere, e anche allora forse avrebbe faticato a capirne la profonda bellezza. Effettivamente non aveva proprio idea di come funzionassero i canoni estetici degli angeli, soprattutto dopo aver visto un'immagine del tostissimo Michele ed aver pensato a una Barbie con la spada.
Però ci provò lo stesso, e quando ebbe finito accadde qualcosa che aveva davvero del miracoloso, un miracolo che sovrastava il gioco della luce, il momento perfetto e tutti i tramonti possibili e immaginabili: Cas sorrise. Aveva capito.
Cas sorrise e fu come se all'improvviso qualcuno avesse preso di peso il sole e l'avesse portato in quella stanza, appoggiandolo lì, di fronte ai suoi occhi che non avrebbero retto tanta luce ancora a lungo. Castiel era diventato il sole. La sua luce era ovunque, e lo stava letteralmente scaldando, partendo dall'interno. Poteva davvero avvertire nettamente il calore scorrergli nel sangue, come se il suo cuore fosse un termosifone e qualcuno l'avesse finalmente acceso. Dopo tutti quegli anni di inattività, si stupiva che il radiatore funzionasse ancora. In effetti stupito è un eufemismo, lui era davvero incredulo, senza parole, anzi gli veniva proprio da piangere. Tutta quella bellezza gli aveva dato la speranza di avere ancora un pezzettino d'anima, di non averla lasciata laggiù all'inferno, almeno non tutta. E questo, beh, era il pensiero più bello che gli fosse passato per la testa in tutta quella breve seconda vita.
L'angelo, vedendo una lacrima scorrergli dagli occhi spalancati -tutto quel verde, era come respirare di nuovo l'aria pura e colma d'ossigeno del paradiso- ripeté il microscopico gesto che Dean aveva fatto pochi minuti prima. Vedere quella goccia d'acqua gli aveva fatto rivivere il ricordo della prima rugiada incastonata tra i fili d'erba dell'Eden. Non poteva lasciarsela sfuggire. Per questo aveva a sua volta allungato l'indice sinistro verso il viso dell'altro -un campo di lentiggini in fiore bagnate dalla pioggia- e aveva seguito il breve percorso verticale di quella preziosissima goccia con il polpastrello, fino a catturarla del tutto. Portandosi poi il dito alla bocca, l'aveva mangiata, come per tenerla dentro di se' per sempre. Aveva intuito senza bisogno di spiegazioni tutto ciò che era contenuto al suo interno. Acqua, sale, e un enorme miracolo.
Dileguandosi in fretta con un fruscio d'ali sentiva che suo padre non doveva essere lontano.