[Saint Seiya] Ice Queen

Mar 04, 2010 12:26

Autore GoldFrancine (goldfrancine)

Titolo Ice Queen

Fandom Saint Seiya  
 Personaggi Aquarius Camus/ Elettra 
  Genere songfic
Rating PG
Note Elettra è un PG originale che esce dritta dritta dalla penna di CowgirlSara di EFP. Questa fic è tutta per lei.

Prompt On cold wings she's coming
You better keep moving
For warmth, you'll be longing
Come on just feel it
Don't you see it?
You better believe it.
(Within Temptation)

Canzone Within Temptation, Ice Queen

Nota:
 Do



Ice Queen

a Sara

Arriva sempre al primo quarto di Luna. Il suo passo accarezza veloce l'erba dei campi e la sabbia dei mari, mentre il suo respiro e la sua risata stridula si perdono volteggiando nel vento freddo. Ha lunghi capelli d'argento che fluttuano sulle sue spalle, ed ali dalla forma simile a quelle dei pipistrelli o di una fata, leggere, impalpabili, di trina scura, del colore della notte senza stelle. Quando appare, alla fine del giorno, con le sue ali di ghiaccio ben distese dietro di lei, chiunque sia stato così impavido o così incoscente da restare all'aperto, alla portata dei suoi lunghi artigli, è destinato a morte certa.
E non servono le croci, e non bastano le preci.
Il suo riso paralizza, le sue mani uccidono con un solo tocco e il suo passaggio è testimoniato dalla scia di corpi senza vita che si lascia alle spalle come fa il vento con i fiori di pesco che incontra sul suo cammino.Le notti a cavallo tra gennaio e febbraio sono i momenti in cui più si diverte a correre insaziabile per il mondo, e a mietere le vite umane con la sua falce di ghiaccio. Stende le sue dita azzurre e tutto si ammanta di un velo di candida neve, dove lei danza al ritmo di una melodia tutta sua. E non c'è via di scampo, né posto sicuro dove rifugiarsi, se lei ha deciso di prenderti. E adesso ha deciso di spostare il proprio territorio di caccia più a sud.
Elettra è in piedi di fronte alla finestra, uno scialle sulle spalle nude. Aspetta il suo uomo. Uno spesso strato di ghiaccio e neve ricopre il panorama oltre la finestra. I narcisi bianchi e i bucaneve, disposti in un'armioniosa aiuola e appena spuntati dalla terra, restano immobili, ricoperti da un soffice manto bianco. Aspettano che il sole ritorni a scaldarli come faceva prima del suo arrivo.
Fissa i suoi fiori e i suoi pensieri si fanno più cupi.
Un lampo squarcia il cielo, e lei alza il viso. Lui è lassù, a combattere il nemico a colpi di ghiaccio eterno, e lei, ad un migliaio di metri più in basso, a palpitare per il suo bel tenebroso come l'eroina di un romanzo d'appendice. Se fosse uno di quei telefilm sentimentali che infestano l'etere, avrebbe già cambiato da un pezzo; le piacciono le storie che parlano di sentimenti, ma lei, così pratica ed energica, detesta quelle donne svenevoli capaci di alternare un sospiro ad un paio di "Oh!" di costante sorpesa. Invece scopre che trovarsi dall'altra parte della barricata non è così semplice ed indolore come lo percepisce dalla tv - colpa di attrici indegne di questo nome, che suscitano sentimenti opposti a quelli ideati dagli sceneggiatori - e si ritrova a palpitare, pregare e sperare che lui faccia ritorno da lei. Lui, che sta combattendo lassù. Contro un nemico che lei s'immagina affascinante oltre ogni dire, e questo non fa che aggiungere altra ansia. È una donna, lo sa. Il ritorno, l'abbraccio e il Chrysos Synagein che pende sulle loro teste. E lui che si alza dal letto e glielo confida indossando l'Armatura, pezzo dopo pezzo.
« Vuole me. Mi ha seguito fin dalla Siberia. Credevo di averla sconfitta, ma mi sono sbagliato. È ora di chiudere la questione », le ha detto porgendole il diadema.. Lei ha tremato. Devi farlo tu, le hanno detto i suoi occhi e lei ha provato il desiderio di darsi alla fuga il più in fretta possibile.
No, non è giusto, non di nuovo, non adesso. Poi ha chiamato a raccolta tutto il proprio coraggio e gli ha calzato il diadema. « Torna con esso, o su di esso » gli ha detto tenendo le mani ferme sulle sue tempie. « Conosci te stesso. »
« E niente in eccesso » ha risposto lui alzandosi. E poi è uscito.
Sono passate tre ore, ma ancora non si sa niente. La battaglia infuria, ma nessuna delle due parti ha intenzione di cedere. Si fronteggiano, come due cobra che si minacciano l'un l'altro, ritti sulle code e lo sguardo fisso negli occhi dell'avversario, che poi si colpiscono veloci e tornano alle posizioni di guardia.
Quanto durerà ancora? Ormai deve essere esausto, lo capisce dai colpi che lancia, deboli, brevi, più simili a bolle di sapone che alle colonne di Zero Assoluto che libera schioccando le dita. L'onice splendo opaco sull'anulare sinistro. Un lampo di luce dorata e il suo Cosmo che si spezza in due come un capello. No, non ancora, non di nuovo. E il suo cervello viaggia, mentre le mani stringono con forza le tende per aggrapparsi a qualcosa e non cadere nel vuoto.
La morte viene dal nord, dal ghiaccio, dal freddo, le dice la stessa voce che rideva isterica fino a poco prima. Esplode nella sua testa e lei sa che è finita.
A breve la neve riprenderà a cadere in un turbine bianco di vento e ghiaccio, e lei non riuscirà a staccare gli occhi dalla finestra. Poi sentirà dei passi percorrere tutto il corridoio e avvicinarsi alla sua stanza. Tratterrà il fiato e il suo cuore sussulterà quando la porta si aprirà e comparirà suo padre sulla soglia, a darle la notizia come in passato. Avrà il suo diadema tra le mani rugose, una chiazza di sangue a macchiare lo zaffiro al centro della placca, e le dirà qualcosa come: « Il nostro galletto non ce l'ha fatta... ». E verserà una lacrima sulle vestigia dell'Aquario, chiedendosi perché un vecchio come lui è ancora in vita, mentre un ragazzo nel fiore degli anni è stato spazzato via così...
Il mondo le si aprirà sotto i piedi un'altra volta, e le sembrerà che il cuore abbia dimenticato come si batte e i polmoni come si respira. E mentre le lacrime le inonderanno gli occhi di cielo, una sola parola salirà alla sua bocca. No. No... No!
« No! »
Respira, affannata, il lenzuolo strizzato tra le dita. Si accende la luce sul comodino.
« Che succede? Stai bene? »
Lui è lì, accanto a lei, gli occhi quasi neri e spalancati, la bocca aperta e i capelli spettinati oltre le spalle. Quando è tornato? I vestiti sono lasciati alla rinfusa sul letto, la cassa dell'Armatura che li fissa ai piedi del letto. Poi ricorda che è vero, almeno quello. Il ritorno, l'abbraccio e il Chrysos Synagein che pende sulle loro teste.
« Tutto bene? » le domanda. È preoccupato.
« Sì, sì... È stato solo un brutto sogno, scusami... » risponde lei prendendogli la mano sinistra e portandosela al viso. Era un incubo, Elettra. Solo un incubo.
« Hai urlato. Sembrava che ti stessero scuoiando viva » le dice abbracciandola. Trema, e lui non si convince del tutto.
« È passato.»
« Tremi ancora », le fa notare lui. « Non vuoi raccontarmi il tuo sogno? »
La assale uno strano pudore. Può dirgli che ha sognato di assistere alla sua morte e che il tutto si è svolto con dovizia di particolari? « Ecco... » fa per rispondere, quando la sua mente le dice che non c'è nulla di male nel confidarsi con lui. Vedrai, ti dirà che gli hai allungato la vita e vi farete una risata sopra... « Mi stai facendo preoccupare » insiste lui carezzandole una guancia. Lei non resiste e si tuffa sul suo petto, stringendolo forte come una camicia da strizzare. « Ehi, tutto a posto? » le chiede posandole entrambe le mani sulle spalle.
Sente che gli sta tempestando il petto di piccoli baci, teneri e disperati allo stesso tempo. « Ho fatto un brutto sogno... » confessa tra un bacio e l'altro, e una mano di lui le accarezza la nuca.
« Quanto brutto? »
« Orribile... » e gli si stringe ancora di più al petto. Piange.
La scosta da sè e le asciuga le lacrime con un dito, mentre le dice: « Shh, è tutto finito, chou chou, è tutto finito... ».
Lei tira su col naso, come una bambina piccola cui è scappato di mano il palloncino: stessi occhi rossi, stessa disperazione.
« Jean... Hai delle nemiche? »
« Eh? »
« Hai delle nemiche? » ripete piano. È seria, e questo lo preoccupa.
« Per chi mi hai preso? James Bond? » tenta di sdrammatizzare, ma nemmeno il sopracciglio inarcato come quello del signor Spock spezza la tensione.
« Non hai una Nemesi, o qualcosa del genere? Un nemico donna che ti conosce come le sue tasche? È importante... »
Ancora con questa storia? Sono Superman, per caso? « No. I nemici che affronto li lascio sul campo di battaglia. O io, o loro. »
È serio, ma lei non sembra soddisfatta. « E qualcuna con dei poteri simili ai tuoi? »
Lui sgrana un poco gli occhi, poi rimette su la sua maschera di freddezza. « No, ho avuto due allievi maschi, ma sono morti entrambi. E adesso mi spieghi cos'è tutto questo interesse per le nemiche? » E lei parla. Gli racconta del suo sogno, della Regina del Ghiaccio, Baba Yaga Artiglio di Gelo dai capelli d'argento e la pelle azzurra e la risata stridula che echeggiava nella valle, del suo diadema macchiato di sangue e terra, e... Lui ascolta tutto, parola per parola, tenendola tra le braccia stretta stretta.
« Allora ti interesso almeno un po'... » le soffia sui capelli a conclusione del suo racconto. Un pizzicotto su un fianco è la replica che ottiene.
« Mostro! »
La abbraccia ancora, con più forza. « Scusami », le dice con tenerezza e lei si tranquillizza un po'.
Vorrebbe chiedergli di farle una promessa, ma esita, sia perché la promessa in sé è alquanto sciocca, sia perché certe cose non si possono chiedere come un'indicazione stradale o come l'orario. « Tranquilla, principessa. Ti prometto che non ti lascerò mai sola. » Glielo dice mentre la tiene stretta stretta e il suo Cosmo la avvolge come se fosse fatta di cristallo.
« Davvero? » domanda lei, ben sapendo che lui, in queste cose, ha ben poca voce in capitolo. Però le piace, anche solo per un momento, credere che lui sia in grado di farlo, di bloccare tutto, anche la morte per amor suo.
« Promesso. »
Il tempo si ferma e loro due si amano nel cuore della notte, mentre la neve riprende a cadere lenta e lieve nel primo quarto di luna di febbraio.
Ma anche se lui è lì, tra le sue braccia, anche se le riempie le orecchie con il suono della sua voce e le ricopre la pelle di baci, lei trema ancora, perché, nonostante quel brutto sogno fosse solo la materializzazione della paura che ha di perderlo, quando Elettra ha sentito la voce di Baba Yaga ha provato una sensazione sin troppo nitida e precisa per essere solo un particolare vivido. Un colpo di coltello.
La morte viene dal nord, dal ghiaccio, dal freddo.
Si aggrappa alla sua schiena con tutta la disperazione di cui è capace. Stringimi, stringimi forte. Non lasciarmi mai sola, e sul nostro amore sarà sempre estate. Apre gli occhi. Fuori nevica. E il soffio del vento assomiglia ad una risata gracchiante.

Whenever she is raging
She takes all life away
Haven't you seen?
Haven't you seen?
The ruins of our world

Elettra non mi appartiene, ma è un parto della mente di CowgirlSara.


fan fiction, autore: goldfrancine, nota: do, canzone: icequeen

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