Eccomi tornata a casuccia, e finalmente posso postare qualcosa di nuovo in attesa di quelle che devo riscrivere sul pc.
Questa fict l'ho scritta per partecipare ad un contest fict "horror", quindi non voletemene vi prego *chiede scusa in ginocchio*
Mi hanno detto che è bellina, spero che vi piaccia anche a voi ^O^
Titolo: Ketsueki no Ame (Pioggia di sangue)
Genere: one-shoot
Fandom: Arashi
Raiting: angst (credo)
Desclaimers: al solito nessuno di loro e mio ecc.. l'idea di usarli per questa fict è la mia ma me ne son pentita ç____ç
Da qualche mese si stava frequentando con una ragazza, c'era voluto un pò per riprendersi ma alla fine c'era riuscito.
Proprio la settimana scorsa, Harumi gli aveva regalato un cucciolo di cane. Era stato un gesto molto carino, solo che lui non era molto portato per gli animali.
E adesso eccolo quì, alle prese con questo ammasso di peli che per più di venti minuti lo aveva trascinato per le strade del suo quartiere.
Quando alla fine si accasciò a terra spompato per la troppa adrenalina, Sho ebbe finalmente tempo di guardarsi attorno, e fu in quell'istante che gli salirono brividi freddi per tutta la lunghezza della colonna vertebrale.
Quello stupido cane lo aveva involontariamente portato di fronte a quella casa, la stessa casa che gli aveva portato via tutto, quel luogo che evitava da più di cinque anni adesso era lì, davanti a lui.
D'apprima un pò impaurito, poi con sguardo più interessante, prese ad osservare il casolare.
Era come se lo ricordava, anche se adesso aveva assunto un atmosfera spettrale e profondamente trascurata. Le pareti erano imprigionate da una fitta edera che non faceva intravedere nemmeno il colore originale della facciata, i vetri delle finestre erano oscurate dalle innumerevoli ragnatele, aumentate di anno in anno.
Sul prato che assomigliava sempre più ad una foresta abbandonata a se stessa, c'erano millemila giocattoli, arrivati lì per caso, e rimasti per la troppa paura dei bambini di andarli a riprendere.
Nessuno osava attraversare il cancelletto, quella casa emeteva un'aura maligna, di quelle che ti fa arretrare di cento passi pur di non essere infettato.
Eppure ricordava bene i tempi in cui quella casa era nel suo periodo più splendente.
Lui e i suoi quattro amici, Jun, Aiba, Nino e Ohno, convivevano allegramente al suo interno. Si trovava in un posto abbastanza favorevole, vicino a tutte le case dei loro genitori e a dieci minuti di macchina dal loro posto di lavoro.
Cercò di immaginarsi l'interno della casa, l'arredamento, le stanze in cui aveva passato dei bei periodi, ma tutto ciò che riemerse dai suoi ricordi, fu l'evento che sconvolse la sua vita cinque anni orsono.
Era stata una giornata molto calda ed afosa, ma come sempre, nel periodo delle piogge, i temporali arrivano improvvisamente e portavano con sè una nebbia fitta e un gelo che penetrava nelle ossa.
Quella sera non fece eccezione, d'un tratto il cielo si annebbiò e cominciò a cadere una fitta pioggia. Sho e i suoi amici, nonchè colleghi di lavoro, erano appena rientrati, stanchi da una giornata piena di impegni.
Come per abitudine Jun si diresse in cucina per preparare la cena, Aiba e Nino si misero in salotto a giocare alla play station e Ohno e Sho seduti nei loro rispettivi studi, uno a dipingere e l'altro a controllare le questioni di borsa.
Fu Sho il primo a interrompere la solita atmosfera per spegnere la play station, ignorando i lamenti infastiditi dei suoi amici, e sintonizzare la TV nel canale del telegiornale.
Visto il gran chiasso anche Jun e Ohno si radunarono nel salone, dove trovarono gli amici visibilmente sconvolti. Nino si riprese in fretta e spiegò la situazione: poche ore fa una donna, dopo aver cercato di rapinare una banca, causando la morte di due impiegati e di un vigilantes, si era data alla fuga e si trovava nei pressi del loro isolato, le forze dell'ordine invitavano caldamente gli abitanti della zona a rinchiudersi dentro e ad non uscire per nessuna ragione.
Dopo queste parole concise si misero tutti in moto per barricare le porte e le finestre per poi riunirsi tutti in cucina.
Nonostante l'atmosfera cupa e silenziosa loro non avevano paura, erano assieme, e questa era la cosa più importante. Mentre Jun preparava le pietanze da servire però, sentirono un rumore di vetri rotti al piano di sopra, e diversi rumori.
Il panico apparve nei visi dei cinque ragazzi che, d'apprima non capirono cosa fosse successo, ma non tardarono a capire che qualcuno doveva essersi arrampicato nell'albero che si trovava in giardino che si abbattava sulla finestra della soffitta.
Tutto accadde all'improvviso, mentre ancora erano incerti sul da farsi sentirono dei passi lungo le scale, tutti rimasero pietrificati tranne Ohno che col suo sangue freddo si diresse verso il telefono e mandò un messaggio d'SOS alla stazione di polizia, neanche il tempo di chiuderlo che la porta della cucina si spalancò.
Un'alta donna con dei lunghi capelli neri riversi sul viso gli puntava contro una pistola, mentre il braccio che gli ricadeva lungo il fianco nonostante stesse perdendo sangue, teneva fra le dita un coltello abbastanza lungo e affilato.
Inutile furono le parole di rassicurazione dei ragazzi, la donna sembrava impazzita, come mossa dal vento raggiunse con un sol passo Aiba a cui tagliò di netto la gola, vedendo Jun izzarsi contro di lei gli sparò due colpi, uno in fronte e l'altro in petto, Ohno la prese alle spalle cercando di disarmarla ma la donna con la mano libera portò il coltello indietro e gli assestò un colpo nel basso ventre facendolo ricadere poco dopo.
Quando si voltò gli si parò contro Sho che, approfittando della colluttazione avvenuta prima, aveva preso un coltello da cucina, di quelli lunghi che usavano per affettare il pesce appena comprato, e cercò di farla arretrare, solo che lei per nulla intimorita gli puntò contro la pistola e cercò di sparare: per grazia di Dio la pistola era scarica, non c'erano più colpi.
In lontananza si sentirono delle sirene, la donna sobbalzò, capì che ormai la stavano per catturare, stava per scappare quando Nino, mosso da una rabbia feroce la placcò alle spalle e cercò di trattenerla, lei per tutta risposta gli conficcò il pugnale nel torace e scappò.
Sho ancora non aveva metabolizato la situazione, si guardò in torno, tutti i suoi amici erano morti, non davano segni di vita, solo Nino ancora si agitava, ma dalla ferita non gli restavano che poche ore prima che morisse insanguinato..
Calde lacrime comparvero sul suo viso, in quegl'anni non aveva fatto che ripensare al fatto che anche lui doveva morire, non era giusto che i suoi amici fossero morti e solo lui era sopravvissuto.. non era giusto che se n'erano andati via, lasciandolo da solo ad affrontare quel futuro così pieno di angoscia..
Però era successo, i suoi più cari amici erano morti, e a lui non era rimasto altro che andare avanti, vivere anche per loro.
Si accorse che Hachi, la cagnetta colpevole del suo ritorno al passato, lo stava consolando leccandogli gentilmente la mano.
"Hai ragione, adesso ho te e Harumi, anche voi mi amate come facevano loro."
Non picchiatemi please ;_________;