Finalmente eccomi a postare anche l'epilogo, mi scuso immensamente per la mia solita lentezza.
Alla luce delle scioccanti rivelazioni di oggi ho il cuore che piange, mi ripeterò tantissimo, ma li amo tanto, amo le belle parole dette il fatto che sono sempre loro anche in questo momento mostrano quello che è un legame fortissimo e una decisione davvero difficile. Spero che riescano a fare quello che desiderano e mandare avanti la loro vita con un po' più di tranquillità. Ma ovviamente ci sono ancora due anni, anni nei quali il mio cuore spera sempre che ci ripensino e che la situazione magari si tranquillizzi da se e li porti a stare meglio con loro stessi e quindi anche a decidere che insieme possono sempre farcela, come dopotutto hanno sempre fatto.
Ho deciso quindi di postare e mettere la parola fine a questa storia, sperando che magari a qualcuno possa risollevare il morale, anche se... vi avviso non è per niente il finale che vi potete aspettare... anzi probabilmente potrebbe anche non piacervi, ma era l'unica cosa chiara nella mia mente quando ho iniziato a scrivere questa storia. In qualche modo rispecchia anche il mio stato d'animo al momento (?).
Ora prima di lasciarvi alla lettura dico una cosa... ho altre cose da far leggere, per lo più delle one-shot, ma visto che la decisione delle mood era quella di passare a dreamwidth, d'ora in poi posterò lì, quindi non dimenticate di farci un salto ogni tanto, mi raccomando ^__-
Ed ora senza indugi vi lascio leggere.
Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi + Kanjani
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la
MAPPACapitoli precedenti:
Intro,
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4,
Cap. 5,
Cap.6,
Cap.7,
Cap.8,
Cap.9,
Cap.10,
Cap.11,
Cap.12,
Cap.13,
Cap.14,
Cap.15,
Cap.16,
Cap.17,
Cap.18,
Cap.19,
Cap.20,
Cap.21,
Cap.22,
Cap.23,
Cap.24,
Cap.25,
Cap.26,
Cap.27,
Cap.28,
Cap.29,
Cap.30 EPILOGO
Erano passati mesi dalla battaglia e molte cose stavano cambiando, Sho con l’aiuto di Nino aveva riportato la tranquillità nel regno. Dopo la morte di suo zio non c’era voluto molto che tutti i generali si arrendessero, anche i mercenari erano stati catturati, questo anche grazie all’aiuto degli haris e dei sabaku che si impegnarono nella ricerca e la cattura di quei soggetti considerati ancora pericolosi per la tranquillità del regno, ma ormai era un mese che tutto era tranquillo. Nino era tornato ad Apsu ma aveva lasciato Maruyama ad aiutare Sho con l’amministrazione del regno e per l’organizzazione della cerimonia per la sua incoronazione, sarebbe però tornato per la cerimonia. Masaki aveva ripreso servizio a palazzo, con l’incarico di amministratore delle stanze del futuro re, Satoshi si era impegnato con la cura di tutti i feriti che c’erano stati durante la battaglia sia amici che nemici, amministrando un ospedale a Saka, poco lontano dalle porte del palazzo.
Gli haris erano in gran parte tornati al loro villaggio, mentre i Sabaku in buona parte erano ancora rimasti e sarebbero restati fino a poco dopo l’incoronazione. Jun aveva chiesto a Ryo quasi subito dopo la battaglia di tornare al villaggio e di prendere il comando per suo ordine. Sho si stava beando di quei mesi tranquilli, aveva continuato con Jun i suoi allenamenti e si separava dall’haris solo se strettamente necessario. Passava però tutte le notti con lui, per la prima volta avevano anche fatto il bagno insieme come tanto avrebbe voluto fin da piccolo. Si sentiva felice, completamente appagato e voleva che tutto rimanesse così per sempre che la felicità che lui stava provando fosse quella dell’intera Ghaliya. C’era però qualcosa che lo turbava, qualcosa che non riusciva a capire o che forse cercava lui stesso di rifiutare di capire e questa cosa riguardava proprio Jun.
Da quando erano a palazzo, ogni notte che facevano l’amore, dopo aver raggiunto il piacere insieme Sho aveva preso l’abitudine a dedicare sempre più attenzioni a Jun, ne baciava le labbra, il collo, le spalle, passava le dita tra i suoi capelli e ne stringeva le mani intrecciando le sue dita insieme alle sue e anche quella notte, dopo una giornata intensa a preparare e a rivedere tutto per l’incoronazione del giorno seguente, dopo aver ricevuto varie delegazioni tra cui quella di Nino, che però più che all’incoronazione sembrava interessato a vedere come stesse Satoshi, tanto che dopo un breve saluto si era fatto subito accompagnare da Maruyama all’ospedale.
Anche quella notte avevano fatto l’amore, si erano dedicati con anima e corpo l’uno all’altro ma nel momento che Sho decise di aprirsi completamente a Jun, esprimendogli quello che provava come stava cercando di fare da tempo, successe quello che già era successo una volta.
-Jun… io ti… a- ma Jun lo interruppe baciandolo, non dandogli la possibilità di finire, nello stesso tempo si mise sopra di lui sedendosi sul suo addome e quando gli lasciò andare le labbra cominciò a scendere lungo il petto, baciando e leccando ogni centimentro.
-Jun…-, -Jun…-, -Jun!- lo chiamò più volte Sho fino ad alzare la voce e tirarsi su a sedere costringendo anche Jun ad alzarsi, per poi afferrarlo per le braccia in modo che non gli sfuggisse.
-Perché?! Perché non mi fai finire mai?! Sto cercando di dirti qualcosa di importante per me, ho bisogno di farlo! Io ti a- ma di nuovo Jun lo fermò liberandosi dalla sua stretta e portando di nuovo le sue labbra su quelle di Sho infilando la sua lingua all’interno della sua bocca accarezzando quella dell'altro.
Quando si divisero di nuovo Jun abbassò lo sguardo, poi lentamente lo alzò fino ad arrivare a guardare Sho dritto negl’occhi, quello sguardo paralizzò Sho, era così intenso, mostrava mille sentimenti tutti insieme, tristezza, amore e anche un bisogno, una richiesta, come una sorta di preghiera.
-Lo so- sussurrò poi, -Lo so, ma… ti prego non dirlo-
-Jun io…- cominciò a parlare Sho, ma Jun si alzò e si scansò da lui, per poi alzarsi e coprirsi con la veste da camera di Sho che Masaki aveva lasciato accanto al letto.
-Perché? Io voglio esprimere quello che provo per te eppure non me ne dai mai la possibilità- disse mentre si muoveva sul letto per avvicinarsi a Jun.
-Non posso Sho- disse senza voltarsi, -Non posso rimanere con te-
Quelle parole per Sho furono uno shock, ma anche la voce di quella consapevolezza che cercava di negare a se stesso ma che aveva realizzato il giorno in cui Jun aveva superato la prova ed era stato accettato come capoclan, Jun non poteva rimanere con lui, lo sapeva da allora che lo avrebbe perso, ma realizzarlo concretamente lo stava ferendo più della lama di una spada.
-Se tu mi dicessi davvero quello che provi, se pronunci quella parola io… non ce la farei, non riuscirei ad andarmene e non posso Sho, non posso rimanere- disse e Sho potè sentire che la voce gli tremava, così si alzò e lentamente lo cinse con le braccia stringendolo a se, posando il proprio petto sulle spalle di Jun, avvicinando il proprio viso al suo.
-Scusa Jun, scusa- gli sussurrò, non aveva pensato ai suoi sentimenti, come al solito era stato egoista ed aveva pensato solo a se stesso, -Non lo dirò più, ma voglio che tu sappia che è quello che provo e che proverò per sempre-
-Anch’io- rispose Jun per poi portare le mani sulle braccia di Sho che ancora lo stringevano a se.
Il giorno dopo Sho fu incoronato re di Sunar, tutti parteciparono all’incoronazione, ogni delegazione portò i suoi omaggi, scopri con stupore che anche gli haris si presentarono come delegazione, Jun li guidava e arrivati ai piedi del trono si inchinarono al re e con loro anche Jun, per poi offrirgli un dono, un pugnale dall’impugnatura decorata con dei tralci che si intrecciavano tra loro e si univano al centro della lama.
Quella fu l’ultima volta che Sho vide Jun, quando finita la cerimonia lo andò a cercare, la delegazione degli haris era già sparita, erano tornati alla loro montagna e alla loro vita.
Vent’anni dopo
-Padre perché volete andare fin là su?- chiese il principe, non capendo perché improvvisamente il padre due giorni prima era entrato nella sua stanza, l’aveva costretto a preprare un leggero bagaglio per poi trascinarlo per i boschi dicendo soltanto andiamo in montagna.
-Sai chi vive sulla montagna?- rispose il padre con un'altra domanda.
-Gli Haris- rispose il principe.
-È stato grazie a loro che siamo riusciti a riunificare il regno vent’anni fa ed è stato uno di loro a insegnarmi davvero come combattere e come controllarmi durante uno scontro. Vorrei che anche tu imparassi da loro alcune delle loro tecniche- spiegò il re.
-Ma siamo in pace e so già usare la spada, non ho bisogno che altri mi insegnino come combattere- disse presuntuosamente il principe, in questo non si poteva sbagliare era tutto suo padre.
Ma il re non rispose, semplicemente accellerò il passo, guidando il proprio cavallo lungo il tortuoso sentiero che si arrampicava sopra la montagna. Dopo ancora un’ora di cammino finalmente videro le porte del villaggio, già aperte e in attesa del loro arrivo.
Il re si guardò intorno, era tutto come lo ricordava ad eccezione di una cosa, i bambini che curiosi si erano raccolti vicino alle porte, in attesa di vedere il tanto atteso ospite, tanti bambini, una nuova generazione che finalmente riusciva ad avere la felicità e la tranquillità di vivere una vita serena.
Scese da cavallo e anche il principe fece lo stesso insieme alle guardie reali che li acompagnavano. Un uomo si avvicinava a loro seguito da una ragazza e da un bambino che doveva avere più o meno 7 o 8 anni.
Il principe guardò suo padre che in silenzio fissava quell’uomo, lo stava aspettando, anche se era lui il re, stava aspettando quell’uomo come se fosse lui la persona più importante presente in quel luogo.
-Maestà- disse poi l’uomo accennando un inchino, la stessa cosa fece la ragazza, mentre il bambino si nascose dietro il padre.
-Jun- gli sorrise il re, poi portando una mano dietro la schiena del figlio lo spinse in avanti presentandolo, -Lui è mio figlio, Satoru-
-Sono il principe Satoru- rispose il ragazzo, infastidito che il padre lo avesse presentato senza il suo titolo.
-Scusalo, ha preso da me- disse il re lanciando uno sguardo severo al figlio.
Jun sorrise, poi con una mano indicò la ragazza, -Lei è Mai mia figlia, mentre lui è Sho- disse e il bambino dietro di lui venne avanti e fece un inchino rimanendo poi al fianco del padre.
Il re rimase a guardare il bambino, poi riportò lo guardo su Jun era sorpreso ma anche molto felice.
-Sho vai a fare la lezione ai bambini, io ora ho da fare, noi ci alleneremo più tardi- disse rivolgendosi al figlio che subito dopo si allontanò seguito dai bambini che erano ancora a curiosare lì intorno.
-Venite- disse poi Jun guidandoli tra le capanne, le guardie fecero per seguirli, ma con un solo gesto della mano il re gli ordinò di non muoversi.
I due seguirono Jun uscendo dal villaggio, percorrendo un sentiero nel bosco.
-Dove stiamo andando?- chiese il principe.
-Stai in silenzio e cammina- lo riprese il padre.
-Siamo quasi arrivati altezza, sarà il posto dove vi allenerete- rispose Jun mentre in fondo al sentiero cominciava a vedersi il blu dell’acqua di un piccolo lago.
-Con chi mi allenerò? Con te?- chiese il principe quando uscirono nella radura.
-No, non con me altezza- disse Jun rivolgendosi con rispetto al principe; -Vi allenerete con Mai- disse poi guardando sua figlia, che dalla cintura della veste estrasse due spade di legno.
-Cosa? Con una ragazza?!- protestò contrariato il principe, sentendosi offeso.
-Essi più rispettoso!- lo riprese il padre, -Ora vai con Mai e fa tutto quello che ti dice!- ordinò e il ragazzo si allontanò.
-Prendi!- disse la ragazza e gli lanciò una delle due spade, il principe fu preso alla sprovvista e riuscì a malapena ad afferrarla.
La ragazza afferrò la spada con la sinistra e si mise in guardia attendendo un attacco, il principe non se lo fece ripetere ed attaccò con tutta la sua forza, avrebbe fatto vedere a suo padre che una ragazza non era alla sua altezza. Mai contrastò gli attacchi del principe ma non attaccò, lo lasciò sfogarsi finchè Satoru non si allontanò per riprendere fiato e a quel punto la ragazza abbassò la spada.
-Perché non attacchi?- gli chiese il principe irritato.
-Ti sto studiando- rispose semplicemente la ragazza.
-Sei mancina?- chiese poi il principe indicando con un cenno della testa la spada che Mai teneva con la sinistra.
-No- rispose lei.
-E allora perché non combatti con la destra?-
-Ti sto dando una possiilità- ammise la ragazza.
-Smettila di giocare con me, sono un uomo posso affrontare una ragazza- replicò, poi si mise di nuovo in guardia. Mai attese che la attaccasse e quella attesa fece ancora di più irritare il principe. L’attaccò ma la ragazza continuava a parare ogni colpo e quello che per il principe era più irritante è che sembrava non facesse il minimo sforzo, mentre lui era già stanco.
-La miglior tattica è quella di far stancare il proprio avversario- disse Mai, poi passò la spada nella mano destra e per la prima volta attaccò. Il principe riuscì a parare l’attacco ma solo all’ultimo momento e la potenza dell’attacco lo fece arretrare dalla sua posizione.
-Quando attacchi devi mettere solo la forza necessaria, così eviterai di stancarti- consigliò.
-E tu in questo attacco hai messo solo la forza necessaria? Non pendermi in giro- disse il principe.
-Ho usato meno del 50% delle mie possibilità- dichiarò Mai senza il minimo problema.
Il principe rimase a bocca aperta, ma come suo padre non accettava di perdere e la sua risposta fu scontata:
-Posso affrontarti quindi inpegnati!- proruppe.
-Ok come vuoi- rispose la ragazza e si mise in guardia, la stessa cosa la fece anche il principe, la vide impercitibilmente muoversi ed era pronto a parare il colpo, ma spari in un secondo dalla sua vista, fece per guardarsi intorno quando qualcosa si poggio sulla sua schiena.
-Sei morto- disse la ragazza alle sue spalle a pochi centimetri dal suo orecchio e il principe rabbrividì.
-Insegnami come hai fatto- disse poi subito dopo riprendendosi e girandosi verso di lei.
-Posso farlo se vuoi- rispose la ragazza e poco dopo già dava indicazioni e correggeva il principe che per la prima volta era attento ad ascoltare tutte le indicazioni di Mai.
-Una scena piuttosto famigliare- rise Sho, ripensando al passato. Quei due sembravano essere molto simili a loro.
-Ce l’hai ancora?- chiese Jun d’un tratto, Sho inizalmente non capì, poi istintivamente la sua mano andò al pugnale, quel pugnale che Jun gli donò il giorno dell’incoronazione.
-Non me ne separo mai- confessò.
-Come stanno gli altri?-
-Stanno tutti bene. Masaki lavora ancora a palazzo, ha tre figli, uno più pestifero dell’altro- ridacchiò.
-Satoshi?-
-Poco dopo l’incoronazione ha deciso di andare ad Āb, disse che era per studiare e imparare di più sulla medicina del posto, ma… credo lo abbia fatto per Nino. Anche lui si è sposato, di malavoglia da quello che so, ma è il re di Āb, doveva assicurare una discendenza e Maruyama è riuscito come sempre a fargli entrare in testa che era la cosa giusta da fare, ora ha un principe ereditario che se possibile è anche peggio di lui-
Jun rise imaginando Nino avere difficoltà a gestire il suo stesso figlio.
-Sono contento stiano tutti bene-
Dopo un po’ calò per il silenzio, erano passati tanti anni e tutto era cambiato, avevano dovuto proseguire le loro vite nel modo più giusto per i loro popoli, tutti quanti lo avevano dovuto fare.
-Ti somiglia molto- disse Jun dopo un po’ mentre ancora guardava i due ragazzi allenarsi.
-Anche Mai ti somiglia, avete gli stessi occhi e la stessa determinazione- disse Sho avvicinandosi di più all’haris, ora erano fianco a fianco e le loro spalle quasi si sfioravano.
-Abbiamo lo stesso carattere, ma lei è molto più diretta e decisa di me- rispose Jun.
-Sembrano andare d’accordo- gli fece notare Sho.
-Sì, sembra anche a me- rispose Jun, gli assomigliano davvero tanto e in qualche modo entrambi si rivedevano in loro.
Mossi da quel pensiero e da quei ricordi mossero le mani che già si sfioravano e le unirono insieme intrecciando le dita l’uno nella mano dell’altro, erano passati anni dall’ultima volta che si erano visti, ma i sentimenti che provavano l’uno per l’altro erano ancora gli stessi di sempre e chissà se mai un giorno i loro figli avrebbero provato i loro stessi sentimenti.
FINE