Ciao a tutti!! E' più di 1 anno che non posto, ma ho avuto dei seri problemi famigliari e anche se quando molto lentamente la situazione si è stabilizzata volevo tornare a postare, non trovavo mai il tempo ne il modo e anche ora ritagliarsi un momento non è facile, però vorrei tornare a postare e a scrivere, magari non con la stessa frequanza di qualche anno fa, però almeno ogni tanto.
Ma prima di tutto direi che è ora di finire di farvi leggere questa storia, anche se probabilmente non vi ricordate nemmeno di che parla, cercherò di fare un riassunto veloce dell'ultimo capitolo:
Satoshi finalmente ha raccontato a Sho tutta la verità sulla morte del re e anche del coninvolgimento del padre e di Nobuyoshi. In seguito un evento ha creato scompiglio tra le file dell'esercito, una grande esplosione ha il illuminato il cielo di Myrthas prorpio durante i festeggiamente degli haris.
Siamo all'ultimo capitolo e la battaglia sta per iniziare...
Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi + Kanjani
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la
MAPPA Capitoli precedenti:
Intro,
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4,
Cap. 5,
Cap.6,
Cap.7,
Cap.8,
Cap.9,
Cap.10,
Cap.11,
Cap.12,
Cap.13,
Cap.14,
Cap.15,
Cap.16,
Cap.17,
Cap.18,
Cap.19,
Cap.20,
Cap.21,
Cap.22,
Cap.23,
Cap.24,
Cap.25,
Cap.26,
Cap.27,
Cap.28,
Cap.29 Capitolo 30
Non molto lontano dal palazzo reale di Saka si era accampato l’esercito di Apsu, erano riusciti a procedere senza subire perdite e Maruyama era nervoso perché qualcosa gli diceva che se erano arrivati fino lì così semplicemente era perché li avevano lasciati passare.
-I soldati sono irrequieti per quello che è successo la notte scorsa- disse Masaki guardandosi intorno e vedendo che gli uomini continuavano a bisbigliare tra di loro.
-Quando il re si riunirà a noi il timore per quello che è successo cesserà immediatamente- rispose Maruyama, sperando che quello che aveva appena detto accadesse in fretta e che Nino li avrebbe raggiunti al più presto.
Il consigliere Songa era nel suo studio e continuava a camminare su e giù cercando di studiare un piano di difesa per la città e per il palazzo reale. L’esercito di Āb non era molto numeroso e il loro primo tentativo di attacco per eliminare il principe non era riuscito per colpa dell’haris, non capiva perché quel ragazzo tanto desideroso di vendetta ancora serviva il principe. Probabilmente aveva sbagliato a non considerare la sua giovane età e il fatto che i due ragazzi fossero cresciuti insieme, sempre a contatto l’uno con l’altro probabilmente il tempo aveva affievolito quel senso di rancore che l’haris portava verso chi aveva distrutto il suo villaggio. Ormai era quindi certo che gli haris avrebbero combattuto dalla parte del principe, la presa del villaggio era stata una grossa sconfitta, è vero che dalla loro avevano ancora i sabaku ma dagl’haris non si sapeva cosa potersi aspettare, provavano un profondo odio verso la famiglia reale e il desiderio di vendetta poteva renderli molto più pericolosi. Per questo alla fine avevano deciso di non attaccare, di lasciarli arrivare fino a Saka e schierare le forse per resistere, il loro numero era maggiore e con una tattica difensiva ben studiata potevano resistere per molto tempo. Ma nonostante pensavano di essere al sicuro, il consigliere continuava a sentirsi nervoso c’era qualcosa che non andava e anche lo strano evento accaduto la notte prima in cielo, aveva ulteriormente aumentato le sue preoccupazioni.
Il mattino la marcia riprese, gli haris viaggiarono veloci anticipando il resto del gruppo che li seguiva a cavallo, sarebbero arrivati prima del tramonto nel punto d’incontro con l’esercito e senza attendere oltre avrebbero attaccato immediatamente per non dar modo a Nobuyoshi di organizzare un contrattacco al di fuori del palazzo.
Quando arrivarono all’accampamento dell’esercito, Maruyama li stava attendendo, era stato avvisato da Jun del loro arrivo e insieme stavano aspettando il re e il principe.
-Tutto bene?- chiese immediatamente Nino all’amico mentre smontava da cavallo.
-Ci sono delle cose di cui parlare ma l’esercito è intatto e non abbiamo subito ne attacchi ne perdite durante l’avanzata- rispose immediatamente Maruyama, mentre lo guidava verso una tenda.
Anche Sho li seguì insieme a Jun, tutti e quattro entrarono nella tenda, ad aspettarli c’erano i generali e Masaki.
-Altezza come state?- chiese subito il ragazzo, tornando immediatamente a ricoprire il ruolo che aveva sempre avuto.
-Bene Masaki, stiamo tutti bene- disse rassicurandolo, ormai non c’era più molto tempo da perdere dovevano organizzare il piano d’attacco ed essere informati sulle ultime novità. Si accomodarono tutti e Maruyama prese la parola.
-Ci sono stati alcuni cambiamenti nei piani, purtroppo al nostro arrivo a Sunar il villaggio era presidiato da alcuni militari mandati da Nobuyoshi. Grazie a Masaki siamo però riusciti ad entrare, la situazione era problematica, ai Sabaku era stato ordinato di recarsi a Saka per difendere il palazzo, nel caso di un rifiuto era stato fatto intendere che…- fece una pausa e il suo sguardo si posò su Jun, Sho notò quel tentennamento e lo notò anche Nino.
-Maru va avanti- ordinò il re.
-Hanno fatto intendere che se non avessero rispettato gli ordini avrebbero fatto la stessa fine degli Haris- disse. Si stava preoccupando per Jun ed anche Sho voltò lo sguardo verso di lui come fece buona parte dei presenti, ma Jun era rimasto in silenzio ad attendere che continuassero.
-Si sono uniti a Nobuyoshi quindi?- chiese Nino che a differenza degl’altri non aveva distolto l’attenzione e continuava ad aspettare una risposta.
-Hanno marciato verso Saka il mattino dopo, ma… abbiamo preso accordi, purtroppo non c’era modo di evitare l’ordine diretto che gli era stato dato, hanno giurato di servire il principe e manterranno la promessa, saranno la nostra porta d’accesso dall’interno, aspetteranno il momento propizio e ci apriranno un varco-
-Questa è una buona notizia allora, potrebbe essere un vantaggio per noi- rispose Nino che era sembrato teso quando il suo consigliere gli aveva detto che c’erano delle cose di cui parlare; -C’è altro?- chiese.
-No, nell’attesa del vostro arrivo abbiamo organizzato un piano d’attacco per l’esercito- rispose Maru che non aveva perso tempo e con i generali avevano stabilito come procedere.
Illustrarono per filo e per segno il piano, avevano già riprogrammato tutto anche considerando la nuova posizione dei Sabaku, avevano pensato anche a una linea d’attacco per gli Haris, ma chiesero a Jun il suo parere, espose le sue idee e propose dei cambiamenti per poter sfruttare al meglio le loro capacità. In breve tempo il consiglio di guerra finì, tutti uscirono dalla tenda tranne il re, Maruyama, Sho, Jun e Masaki, quando anche l’ultimo fu uscito entrò Satoshi.
-Voglio parlare con voi prima di marciare verso Saka- annunciò Nino; -Siamo in minoranza e sarà una battaglia difficile, quindi voglio che ognuno sia consapevole del proprio ruolo- disse soffermando poi lo sguardo sul principe.
-Satoshi- disse poi guardando il ragazzo; -Voglio che tu aiuti i feriti-.
-Finora l’ho fatto volentieri, ma ora voglio combattere!- replicò Ohno, tutti avevano un motivo per combattere e lo aveva anche lui, quindi non voleva essere da meno.
-Ho bisogno che tu assista i feriti e lo farai- si oppose severamente il re.
-Io non prendo ordini da te!- replicò a tono, Nino lo guardò severo, ma si era aspettato una risposta del genere, era uno dei pochi oltre Maruyama che non si faceva problemi a rispondergli a tono, era proprio questo che gli piaceva di lui.
-Farai come ti ha detto- intervenne Sho, tutti si girarono verso di lui, era risoluto ed aveva un’espressione che non accettava repliche -So che anche tu hai i tuoi motivi per voler combattere questa battaglia, vuoi la tua vendetta e lo capisco, ma abbiamo bisogno di te come medico, sei il più capace. Accetta il tuo compito e io ti prometto che sarò io stesso a darti la tua vendetta-
La risolutezza con cui il principe aveva parlato aveva sorpreso tutti, stava sempre più prendendo sul serio il suo ruolo e questo avrebbe dato a tutti più sicurezza.
-Sì altezza- rispose infine Satoshi, rassegnandosi a dover obbedire.
-Ora…- disse Nino riprendendo la parola; -Principessa vorrei che tu sia in prima linea, quindi arma la tua gente di tutto quello di cui avete bisogno. Voglio che aiutiate i Sabaku ad aprirci la strada-
-Non c’è problema sarà fatto- rispose semplicemente Jun; -ma… gradirei altezza che la smetteste di chiamarmi principessa- concluse.
-Sfacciato da parte tua parlarmi così… J- rispose con un ghigno divertito, affibbiandogli subito un nuovo nomignolo.
-Per concludere, voi altezza dopo quello che avete detto spero che sappiate qual è il vostro ruolo e che non facciate follie- disse guardando Sho dritto negl’occhi, si era fidato di lui, stava rischiando la vita della sua gente, non voleva che tutto ciò si rivelasse un grosso errore.
-So cosa devo fare, puoi fidarti di me- rispose soltanto Sho.
-Bene, allora non ho altro da dire, che ognuno si vada a preparare- poi congedò tutti.
Jun e Sho si divisero e Sho seguì Masaki che era pronto a prepararlo per la battaglia, mentre Masaki lo aiutava, Sho gli chiese di aiutare Satoshi con i feriti e di seguire tutti gli ordini che gli avrebbe dato Maruyama.
Quando fu pronto andò a cercare Jun, lo trovò che parlava con Ryo, sembravano discutere il piano con molta attenzione, non disturbò ed attese che avessero finito e che Ryo si fosse allontanato, nonostante Jun gli aveva assicurato che Ryo aveva compreso e avrebbe accettato la cosa, ogni volta che incrociava lo sguardo con il ragazzo, vedeva la sua espressione ostile e indagatrice che lo studiava.
-Ti tieni sempre lontano quando c’è Ryo- gli fece notare Jun.
-Mi guarda sempre in quel modo…- Jun rise e anche Sho non potè fare a meno di sorridere, da quando aveva visto il sorriso dell’altro per la prima volta, non poteva fare a meno di trovarlo bellissimo.
-Volevo dirti una cosa- disse poi Sho mentre Jun si avvicinava all’improvvisata armeria dalla quale ogni soldato si sceglieva l’arma con cui avrebbe combattuto per la sua stessa vita.
-Parla- disse mentre anche lui prese a scegliere una spada, soppesandola e studiandola con attenzione.
-Voglio che tu non superi i tuoi limiti, continui a combattere sempre, anche quando sei gravemente ferito, sembra che tu non percepisca il dolore quasi- disse preoccupato.
-So come controllarlo- rispose semplicemente, mentre prendeva ad esaminare con occhio attento delle frecce.
-Non importa!- replicò Sho arrabbiato; - Se tu o un altro qualsiasi haris foste feriti da rischiare la vita continuando a combattere, giurami che vi ritirerete-
Jun tornò a guardarlo, Sho era serio e preoccupato, ora lo capiva di più, riusciva a leggere i suoi sguardi perché erano riusciti ad avvicinarsi e a superare il passato, ed ora Jun comprendeva davvero che Sho era una persona buona, sapeva che si stava preoccupando per lui più di ogni altro, ma sapeva anche che voleva che nessuno si sacrificasse inutilmente.
-Staremo attenti e ti prometto che se non fossimo più in grado di combattere ci ritireremo- rispose Jun e vide Sho tranquillizzarsi.
-Altezza il cavallo- disse Masaki arrivando portando per le redini il cavallo del principe che era stato fatto abbeverare e rinfrescare prima della partenza per gli ultimi chilometri che li separavano dal castello.
Sho afferrò le redini del suo cavallo, non aveva altro da dire a Jun, ora ognuno avrebbe fatto il suo dovere, la battaglia era l’unica cosa su cui si sarebbero concentrati.
Nel giro di un’ora con una marcia lenta e compatta arrivarono al castello, come concordato non si avvicinarono alla città, nessuno che non fosse un soldato doveva essere toccato per nessun motivo e dalle informazioni che aveva raccolto Nino dalle sue spie, la loro mossa era stata prevista e tutte le forze erano state concentrate nel castello, infatti all’interno c’erano migliaia di soldati, il numero di questi era nettamente superiore a quello che si erano aspettati.
Si fermarono poco lontano dal castello schierandosi in formazione, dalle alte mura gli arcieri erano pronti a scoccare le frecce appena avessero avanzato abbastanza per essere a portata.
Sho si affiancò con il suo cavallo a quello di Nino per studiare con lui la situazione.
-Se non neutralizziamo in qualche modo gli arcieri posizionati sulle mura non riusciremo nemmeno a provare a entrare- disse Nino preoccupato.
-Siamo già in minoranza, se sferriamo un attacco diretto in questa situazione buona parte dell’esercito verrà sterminata solo in questo tentativo di attacco- rispose Sho preoccupato anche lui.
-Non abbiamo molte alternative purtroppo-
-Se provassimo in qualche modo a far avere un messaggio ai Sabaku che sono all’interno, forse potremmo riuscire a far intervenire loro per aprirci un passaggio- propose Sho.
-Posso farlo io- disse Masaki a pochi passi dal principe, lo aveva seguito a piedi mantenendo sempre il suo ruolo occupandosi del principe come era suo dovere.
-Non dire stupidaggini Masaki, è pericoloso!- rispose Sho.
-Passerò per la città ed entrerò da una delle porte di servizio, lavoro a palazzo da tempo, mi conoscono- continuò cercando di convincere il principe.
-Non se ne parla è troppo pericoloso e sei sparito insieme a me, quindi sapranno benissimo che sei dalla mia parte- rispose.
-Sta volta devo concordare con il principe, sarebbe inutile e sicuramente non ti farebbero comunque entrare, tutti i cancelli sono stati chiusi, però ho un idea… tu conoscerai molta gente in città, giusto?- chiese Nino.
-Qualcuno… sì- rispose, non capendo dove volesse arrivare.
-Maru ho bisogno che fai una cosa per me- disse poi rivolgendosi al suo consigliere che era rimasto al suo fianco in silenzio fino a quel momento.
-Portalo in città, prendete alcune delle spie e fatevi aiutare ad entrare senza essere visti, dovete cercare di convincere la popolazione ad aiutarci a prendere il castello, anche solo una piccola rivolta senza troppo caos farà in modo di far uscire alcuni soldati dal castello per portare l’ordine e questo potrà aiutarci ad entrare- propose Nino.
Era una mossa pericolosa, ma poteva funzionare, mentre però ancora discutevano di cosa fare, successe qualcosa di inaspettato tra le loro fila, sembrava che anche qualcun altro aveva studiato un piano per attaccare e infatti Jun insieme ad altri haris che erano rimasti indietro nello schieramento si fece avanti superando le truppe, Jun stesso non era a molta distanza da dove si trovavano in quel momento Sho e Nino.
-Jun cosa…?- provò a urlare quando, tutti gli Haris tesero l’arco, poi metà di loro scoccarono le frecce, Sho non capiva cosa stavano tentando di fare, a quella distanza non erano a portata perché riuscissero a colpire gli arcieri, ma poi la restante parte scoccò nuovamente le frecce, con una maggiore potenza, un raggio corto e più bassò ed ognuna andò a colpire la precedente scoccata dal compagno che acquistò di nuovo velocità, i soldati appostati sulle mura del castello si trovarono impreparati non aspettandosi nulla del genere e quando videro le frecce riprendere velocità non riuscirono a reagire e ogni freccia andò a segnò colpendo uno degli arcieri appostati lungo il perimetro.
Come sempre gli Haris erano in grado ogni volta di riuscire a sorprendere con una nuova tecnica ed anche questa volta avevano spiazzato non solo loro con un rapido intervento, ma anche il nemico che non aveva avuto minimamente modo di contrattaccare, ma dopo quel primo colpo, dal castello cominciarono a piovere frecce, che però non raggiungevano la meta andandosi a conficcare nel terreno a pochi metri da loro, mentre gli haris continuavano inarrestabili la loro tecnica continuando a colpire con precisione.
-Arceri affiancate gli haris!- urlò Nino dando il comando e ogni arciere affiancò un haris che gli diede velocemente indicazioni su come lanciare la freccia nel modo giusto per poi essere colpita dalla seguente lanciata dallo stesso haris.
-Ottima mossa J- disse Nino mentre questo continuava a lanciare le frecce con estrema precisione correggendo la traiettoria per andare a segno con precisione.
-Maru, Masaki, voi andate e cercate di convincere la gente a combattere per il suo principe- ordinò, questi immediatamente rientrarono tra le file per armarsi di ciò che gli avrebbe fatto portare a termine la loro missione.
-La tua guardia del corpo ne ha sempre una nella manica devo ammettere, ma adesso dobbiamo cercare di riuscire ad avanzare- disse rivolgendosi al principe, poi lo affiancò tornando al comando dell’esercito.
-Avanzate lentamente e compatti, non permettete alle frecce di colpirvi- ordinò urlando alle truppe che creando un muro con gli scudi cominciarono ad avanzare superando i propri arcieri che continuavano a colpire cercando di coprire l’avanzata delle truppe che procedendo lentamente ma compatte stavano riuscendo a superare la linea di tiro degli arcieri, appena questo successe, gli haris scattarono e muovendosi velocemente evitarono le ultime frecce degli arcieri e superarono l’esercito portandosi a ridosso delle mura scalandole poi con grande abilità evitando i colpi dei soldati che dall’alto tentavano di colpirli con le frecce e con le lance, ma la velocità con cui si muovevano era a loro vantaggio e riuscirono a raggiungere la cima delle mura, dall’interno però ogni soldato che loro colpivano veniva sostituito da una altro soldato senza tregua.
Jun guardò all’interno oltre le mura che correvano lungo tutto il perimetro c’erano migliaia e migliaia di soldati, dovevano cercare di portare la battaglia al di fuori del castello se volevano riuscire a raggiungere in qualche modo l’interno dove Nobuyoshi sicuramente si era rifugiato, Jun conosceva però molto bene quel posto, quindi sapeva anche come agire, era giunto il momento quindi di avere uno scontro diretto con i Sabaku, ne individuò quindi uno e muovendosi con abilità usando la spada, ma anche solo le mani cominciò a farsi strada eliminando ogni uomo che gli si poneva davanti, quando fu abbastanza vicino al sabaku si fece attaccare e incrociò la spada con l’altro guerriero, fingendo una lotta alla pari.
-Potete riuscire ad aprire un varco?- chiese mentre continuavano lo scontro mantenendosi il più vicini possibile.
-Dobbiamo togliere di mezzo gli uomini alle porte, ma hanno messo la maggior parte di noi a difesa del palazzo interno- rispose il sabaku per poi sferrare un altro attacco che per Jun fu facile bloccare.
-Potete trovare un modo per far uscire tutti verso le mura esterne?- chiese ancora Jun ri-incrociando le spade.
-Ci riusciremo- rispose il sabaku, poi sferrò un altro attacco e Jun saltò salendo con facilità oltre il camminamento delle mura allontanandosi poi verso la porta principale.
Anche tutti gli altri haris seguirono il loro capo e in breve tempo erano tutti a combattere davanti alla porta principale, eliminando uno alla volta ogni soldato che gli si poneva davanti, cercando di arrivare ad aprire le pesanti porte di legno, quando fu passato qualche minuto un gruppo di uomini si avvicinò alla porta, i soldati si fecero da parte lasciandoli passare e gli haris smisero di combattere. I due clan, gli haris da una parte e i sabaku dall’altra, si fronteggiarono in silenzio e quasi immobili studiandosi per qualche minuto, a capo del gruppo Jun vide un uomo che era sicuro fosse il padre di Masaki, non si somigliavano moltissimo, ma aveva qualcosa negl’occhi, quella dolcezza che aveva anche Masaki.
Mentre tutti aspettavano che qualcosa accadesse, gli haris si mossero velocemente e salirono sulle mura nuovamente, i soldati rimasero confusi, gli haris non si ritirano mai, poi bastò un cenno del capo tra Jun e il sabaku e questi attaccarono le guardie che prese alla sprovvista non riuscirono a reagire prontamente a quell’attacco e in un batter d’occhio furono decimate e i sabaku aprirono la porta, mentre gli haris avevano ripreso a liberare le mura dai soldati e dagli arcieri che continuavano a tentare di colpire il loro esercito all’esterno, Jun rimase fermo davanti sulle mura accanto alla porta vegliando sull’esercito che ormai stava caricando verso l’interno, li vide entrare gridando, grida di incitamento alla battaglia e a sconfiggere il loro nemico. Poi guardò oltre dove ancora una parte dell’esercito era ferma, infine li vide muoversi, l’ultimo contingente quello guidato da Nino e da Sho stava caricando al galoppo verso la porta.
Sho assistette a tutto da lontano, ma rimaneva sempre impressionato da quanto gli haris erano sempre in grado di sorprenderlo con le loro tecniche di lotta e di astuzia, in realtà anche se erano così forti e armi da guerra davvero letali, volevano essere solo un popolo pacifico, intento a coltivare le loro capacità, la loro legge e filosofia di vita.
Quando vide la porta principale aprirsi si preparò ad avanzare, attesero che l’esercito fu dentro, poi a un comando di Nino partirono velocemente al galoppo verso la porta, quando fu abbastanza vicino poté vedere Jun in piedi accanto alla porta in attesa che loro entrassero, ma superato il grande portone quando alzò lo sguardo, Jun già non c’era più, non attese e non si distrasse più, cominciò a combattere, rimanendo a cavallo finchè poté, cercando di avanzare verso la parte interna del castello, ma i soldati erano tanti, forse troppi per loro, anche se ora i sabaku stavano combattendo dalla loro parte continuavano ad essere in minoranza numerica. Poi successe qualcosa, molti soldati cominciarono a ritirarsi verso la porta ovest quella che dava verso la città di Saka, dopo pochi minuti un boato di voci irruppe nel castello, la popolazione si era unita per combattere, Masaki e Maruyama erano riusciti a convincere il popolo a ribellarsi, questo fece riflettere Sho e gli diede la carica per continuare a lottare, per portare finalmente la tranquillità e la pace che il suo popolo e tutta Ghaliya meritavano.
Cominciò ad avanzare senza sosta, doveva raggiungere il palazzo interno voleva affrontare suo zio faccia a faccia, non gli avrebbe mai perdonato quello che aveva fatto, non solo a suo padre, ma anche a tutto il suo popolo, avrebbe vendicato tutta la gente che aveva sofferto per colpa sua. Con questa determinazione continuò a combattere ogni soldato che gli si parava davanti, infine riuscì ad arrivare alle porte del palazzo interno. Queste erano aperte, da lì i Sabaku erano usciti per unirsi alla battaglia al loro fianco. Salì i gradini lentamente, sembrava tutto troppo calmo, non poteva essere rimasto tutto incustodito così, poi improvvisamente sentì scoccare una freccia, d’istinto si abbassò per evitarla ma qualcuno in un attimo fu davanti a lui e con uno scudo intercettò la freccia riparando se stesso e anche lui. Sho alzò lo sguardo certo di trovare Jun di fronte a lui, fu quindi molto sorpreso quando vide che la persona che lo aveva salvato era Ryo.
-Ti sei lanciato in quella che era chiaramente una trappola- disse stizzito tenendo alto lo scudo mentre altre frecce lo colpivano, alcune trapassandolo, -Indietreggia rimanendo dietro di me- gli ordinò. Sho obbedì e si allontanò rapidamente portandosi a terra dietro un pilastro in fondo alle scale, quando si girò per vedere se Ryo lo stava seguendo l’haris non c’era più, qualche istante dopo vide cadere un arciere dal tetto del palazzo e vide che era stato proprio Ryo a eliminarlo. Si guardarono per qualche istante, poi Ryo si allontanò di nuovo senza dire una parola. Probabilmente se lo aveva salvato lo aveva fatto per Jun e non di certo per lui, ma nonostante tutto apprezzava quello che aveva fatto per lui, perché in qualche modo questo significava che per lui Jun era importante e non voleva ferirlo in nessun modo; quel loro rapporto rendeva molto geloso Sho, ma era grato del fatto che oltre lui c’era qualcuno che avrebbe protetto Jun a ogni costo.
Si alzò in piedi e senza esitare corse sulla gradinata ed entrò nel palazzo, poco dopo aver varcato la porta una guardia lo attaccò, evitò facilmente il colpo e approfittando del fianco scoperto assegno lui il colpo mortale alla guardia. Avanzò nel palazzo conosceva molto bene quel posto e sapeva esattamente dove andare e dove erano in genere posizionate le guardie, cercò di concentrarsi come Jun gli aveva insegnato, non doveva farsi sfuggire il minimo rumore, quei corridoi erano come trappole mortali, avanzò lentamente e in silenzio, tutto era fin troppo calmo, infatti quando fu al centro del corridoio che portava verso la sala delle udienze percepì il lieve rumore di passi e subito dopo il suono di una lama che tagliava la sottile carta delle pareti delle stanze, evitò il colpo ma subito dopo un altro lo seguì, erano almeno in due o forse tre, quando uscirono allo scoperto si accorse di non essersi sbagliato tre uomini si gettarono su di lui, quelle guardie non le aveva mai viste a palazzo e non escludeva che erano mercenari assoldati da suo zio, perché non portavano le armature tipiche di Saka e anche se i loro attacchi erano potenti avevano la rozzezza di chi non era stato educato alla disciplina della spada. Si difese dagli attacchi e rispose con altrettanta potenza, riuscì a ucciderne uno, ma nello stesso momento in cui sfilava la spada al corpo dell’uomo fu attaccato, si sposto il più velocemente possibile per lui e riuscì ad evitare il colpo mortale, ma non del tutto e venne ferito a un braccio. Si rialzò immediatamente però e rispose ai nuovi attacchi, la sua velocità era superiore a quella dei due uomini che mettevano solo la forza nei loro attacchi e non la precisione, grazie a Jun lui era riuscito ad affinare le sue capacità ed ora concentrava negli attacchi solo l’energia di cui aveva bisogno senza far prevalere la rabbia. Dopo poco riuscì a eliminare uno dei due e ora erano rimasti solo lui e l’altro uomo, Sho sapeva di aver vinto quindi si rilassò ed abbassò leggermente la guardia invitandolo ad attaccare sfruttando il suo punto scoperto, ma quello era proprio ciò che Sho voleva e nell’istante in cui stava per colpirlo schivò l’attaccò e con un solo affondo trapassò l’uomo con la sua spada e quando la sfilò via dal corpo dell’altro questo cadde a terra senza vita.
Entrò nella sala delle udienze, era deserta o almeno quella era l’apparenza, poi da dietro il trono uscì fuori una figura alta e magra che Sho riconobbe subito.
-Mi congratulo altezza, se siete riuscito ad arrivare fino qui vuol dire che avete smesso di essere quel ragazzino viziato che eravate fino a poco tempo fa- disse il consigliere Songa con un ghigno divertito sul viso.
Sho strinse l’impugnatura della spada, la rabbia verso quell’uomo saliva dentro di se, non poteva perdonarlo per tutto quello che aveva fatto, ingannato suo padre insieme a suo zio, trucidato quasi l’intero villaggio degli haris, complottato contro di lui e tutto il popolo di Zamin.
-Io sarò anche viziato, ma non vi permetterò ancora di tiranneggiare sul mio popolo- rispose con rabbia.
Il consigliere si mise a ridere -Pensi davvero di poterci battere?- chiese; -Anche se hai l’appoggio di Āb, non siete sufficientemente numerosi-
-Non saremo numerosi quanto voi, ma abbiamo dalla nostra gli haris ed anche i Sabaku vi hanno voltato le spalle, inoltre forse non lo saprai ma il popolo è insorto ha sfondato le porte e sta combattendo al nostro fianco- rispose a tono.
-O lo so, so tutto, ma c’è un semplice modo per far finire tutto in fretta…- fece una pausa, poi estrasse la spada che portava alla cintura dal suo fodero. Un istante dopo altri cinque uomini lo accerchiarono alle sue spalle.
-Se ti uccidiamo l’esercito di Āb si ritirerà e a quel punto chi rimarrà a combattere? Il popolo? Gli haris e i Sabaku? Beh lascia che te lo dica, una volta che tu sarai morto, la rivolta sarà repressa, gli haris verranno decimati una volta per tutte e i Sabaku seguiranno velocemente la loro fine se oseranno ribellarsi-
La rabbia dentro Sho stava offuscando la ragione, non riusciva più a concentrarsi voleva solo uccidere quell’uomo, ma era circondato ed aveva poche possibilità ora.
-Attaccate- ordinò Songa.
Aveva continuato ad avanzare aprendosi la strada eliminando chiunque si metteva tra lui e il suo obiettivo, non si sarebbe fermato anche se la loro filosofia non era fatta per uccidere, quella era una guerra che non voleva perdere, la vendetta che tanto aveva cercato e che gli era stata negata, era stato imbrogliato aveva creduto a una finta verità per così tanto tempo che ora la sua sete di vendetta era cambiata, non era solo il suo popolo che doveva vendicare, ma se stesso, la sua infanzia negata, il sentimento di odio che aveva portato per così tanto tempo dentro di se e rivolto verso la persona sbagliata, verso l’unica persona che da quando aveva otto anni si era presa cura di lui.
Entrò nel palazzo, evitando le guardie ed eliminando quelle che gli intralciavano il passaggio con estrema destrezza e in silenzio, nessuno aveva percepito la sua presenza ancora e questo era il suo obiettivo, essere invisibile per colpire senza essere scoperto.
Quando però era in prossimità della sala delle udienze sentì delle voci ed una gli sembrò proprio quella di Sho, quando fu più vicino riuscì a vederli, Sho e Songa si stavano affrontando, Sho però era circondato da cinque uomini. Nel momento in cui sentì il consigliere dare l’ordine di attaccare, Jun non esitò e si mosse, con estrema velocità fu alle spalle di Sho affrontando tre dei cinque uomini, ne colpì immediatamente uno mentre schivava l’attacco di uno degl’altri. Intanto Sho alle sue spalle sembrava riuscire a tenere testa agl’altri due. Era la prima volta che combattevano in quel modo fianco a fianco e Jun doveva ammettere che Sho era stato un allievo molto bravo, nonostante la sua età era riuscito a carpire più di quanto Jun poteva sperare ed ora non metteva più tutta la sua forza in ogni attacco, ma dosava soltanto quella che gli era necessaria. Jun eliminò l’ultimo uomo mentre Sho combatteva ancora con uno dei due che aveva affrontato, non intervenì non era suo compito affrontare le battaglie di Sho, lui aveva un altro obiettivo in quel momento e mentre Sho sferrava gli ultimi colpi di spada prima di trafiggere l’uomo che aveva davanti, Jun avanzava lentamente superandolo. Quando Songa vide che si stava avvicinando mise immediatamente la mano sull’elsa della sua spada, mentre Jun teneva la sua abbassata lungo il fianco destro.
-Jun…- lo chiamò Sho con un po’ di affanno nella voce, mentre sfilava via dal corpo del suo avversario la spada macchiata di sangue.
-Vai, cerca tuo zio. Questa è la mia vendetta non la tua- rispose severamente Jun, sentì che alle sue spalle Sho stava esitando, ma qualche istante dopo udì i suoi passi allontanarsi da lì.
-Ti sei messo dalla parte sbagliata Jun- disse Songa estraendo la sua spada dal fodero.
-Non credo proprio- rispose facendo un altro passo avanti mentre il suo avversario indietreggiava di uno portandosi ai margini del podio in cui era il trono cercando di non trovarsi nella difficoltà di avere le spalle al muro.
-Se non fosse stato per me saresti morto insieme ai tuoi genitori quel giorno, io ti ho salvato e ti ho dato la possibilità di vendicarti-
-E di chi?- lo incalzò, -Di un bambino come me? Dell’unica persona che si è a modo suo presa cura di me?- avanzò ancora raggiungendo la cima della gradinata, percorrendo il podio nella sua lunghezza avvicinandosi con lentezza, mentre Songa continuava ad arretrare cominciando a scendere i gradini, mantenendo sempre gli occhi su Jun per non perderlo di vista nemmeno un secondo, perché sapeva esattamente quanto poteva essere pericoloso.
-Non fu il padre di Sho a ordinare di decimare il mio popolo è stata una vostra idea, avevate il terrore che ci saremmo schierati contro di voi, quando noi l’unica cosa che volevamo era vivere in pace e quello che avete fatto non ha fatto altro che realizzare quello che temevate tanto, il mio popolo sta combattendo contro di voi- Jun scendeva le scale lentamente, seguendo ogni passo del consigliere, come se nulla potesse toccarlo, era sicuro di se, sicuro di quello che stava facendo.
-Ho sbagliato, dovevo ucciderti insieme ai tuoi genitori, sgozzato come tua madre e tua sorella- disse provocandolo cercando di fargli perdere il controllo, mettendosi in guardia pronto a contrastare gli attacchi di Jun, che però non reagì, continuando lentamente a scendere le scale, fermandosi poi in fondo.
-Di una cosa però avevate ragione… siamo una pericolosa macchina da guerra!- disse e in un istante attaccò con un primo fendente che ferì Songa alla spalla. Questo si portò la mano alla spalla ferita, sapendo benissimo che quello era solo un avvertimento non un errore, quindi non esitò cominciò anche lui ad attaccare. Jun con estrema facilità evitava gli attacchi contrastandoli, ma senza attaccare.
-Stai giocando con me Jun?- domandò il consigliere mentre andava ad incrociare la spada con quella dell’haris.
-Voglio darti una possibilità- rispose semplicemente Jun.
-Combatti!- gli urlò contro Songa, Jun non se lo fece ripetere ed attaccò con tutta la sua potenza, il consigliere riuscì solo all’ultimo istante a difendersi incrociando la spada con quella di Jun, ma la forza dell’attacco lo fece indietreggiare di almeno un metro dalla posizione precedente. Ora aveva il viso di Jun a poca distanza dal suo e nei suoi occhi poteva vedere tutto l’odio e il rancore che provava, una cosa ora gli era davvero chiara, non aveva nessuna possibilità contro di lui.
-Puoi ancora arrenderti, se vi ritirate il tuo popolo sarà libero, non ci avvicineremo più al vostro villaggio e potrete vivere in pace- provò a contrattare, sperando che ci potesse ancora essere una possibilità di dialogo con l’haris.
-Arrenderci?- rise Jun facendosi indietro, -Il mio popolo non si arrenderà mai, muoriamo piuttosto, ma non ci arrendiamo-
-Credete davvero che quando il principe salirà al trono non ci sarà qualcuno che gli consiglierà di tenervi con la catena al collo? Siete troppo pericolosi per lasciarvi avere la possibilità di allearvi col nemico- continuò l’uomo, mentre lentamente prendeva le distanze da Jun.
-Nemico? Non ci sarà più un nemico, tutta Ghaliya sarà riunita e non ci saranno più confini- rispose Jun.
-Credi davvero a questa follia? Come successe una volta, prima o poi ci sarà un contrasto e la pace che tanto sognate verrà infranta di nuovo e voi sarete un pericolo per il regno di Zamìn-
-È qui che vi sbagliate, l’unico pericolo per il regno siete voi e Nobuyoshi, la vostra avidità di potere, né il principe né il re di Āb vogliono una guerra, desiderano solo vivere in pace, forse in un futuro che sia prossimo o tra centinaia di anni potrà succedere qualcosa che porti di nuovo all’odio tra i due regni, ma quello che davvero conta è il presente- Jun camminava lentamente, la spada nuovamente abbassata e questo faceva sempre più infuriare Nobuyoshi, sembrava che nulla lo toccasse nemmeno le parole, era freddo e determinato come lo era stato sempre anche da bambino.
-Avrei dovuto sterminarvi tutti, anche i vecchi e i bambini!- gli sputò addosso con rabbia.
-Su questo hai ragione, avresti dovuto sterminarci tutti, perché adesso quei bambini sono lì fuori e vogliono la loro vendetta e non si fermeranno finchè non l’avranno! Io non mi fermerò finchè non l’avrò!- urlò per poi scagliarsi contro di lui.
Songa alzò la guardia pronto a difendersi, ma Jun sotto i suoi occhi sparì. Fece un passo in avanti girandosi immediatamente alle sue spalle, ma anche dietro di lui non c’era nessuno, eppure qualcosa gli diceva che era ancora lì anche se non poteva vederlo, poi uno spostamento d’aria lo toccò e un profondo dolore gli attraversò l’addome. Ora Jun era di fronte a lui lo sguardo basso sulla lama, anche lui abbassò gli occhi sulla lama che gli attraversava il corpo, quando gli occhi di Jun si sollevarono su di lui percepì per la prima volta il terrore e l’enorme errore che aveva fatto.
-Questo è per il mio popolo, per mia madre, mia sorella, mio padre e… per me!- disse girando la spada nelle sue carni per poi estrarla con un solo colpo.
Songa barcollò con le mani sul proprio addome, poi cadde ai suoi piedi privo di vita.
Sho corse lungo il corridoio e raggiunse le camere di suo zio che una volta erano state quelle di suo padre, si fermò davanti alla porta per un istante, stava per affrontare quello che rimaneva della sua famiglia e lo avrebbe fatto senza esitare. Aprì la porta ed entrò lentamente, suo zio era lì seduto alla scrivania di suo padre, vestito con la sua armatura ed impugnava la sua spada, si era legittimato, aveva finalmente ottenuto quello che veramente voleva, il potere e il regno.
-Ti stavo aspettando Sho- disse alzando poi gli occhi per guardarlo.
-Ormai è finita, arrenditi e ti prometto avrai un processo- disse Sho cercando dentro di se ancora di aggrapparsi a un’ultima possibilità.
-Un processo- disse ridendo, -Una sentenza sarebbe la parola giusta-
Sho lo guardò mentre si alzava e faceva il giro della scrivania per fronteggiarlo faccia a faccia. Aveva ragione, non ci sarebbe stato un processo ma solo una sentenza di morte, perché chi tradisce la corona, chi tenta di uccidere il legittimo erede è un traditore del regno e l’unica sentenza possibile è la morte.
-Sai… io odiavo tuo padre, lo odiavo con tutto il mio cuore mentre lui… lui si fidava di me- disse scoppiando a ridere, -Credeva che dandomi un posto al suo fianco sarei stato felice, voleva in qualche modo cercare di alleviare il danno che mi aveva causato, perché tutto questo era mio di diritto mentre lui me lo ha sottratto-
-Non è stata una sua decisione, lui…-
-Lui era il suo preferito! Era il migliore in tutto, mentre io… io ero quello che poteva essere anche messo da parte- disse con rabbia. Sho sentiva tutto il risentimento che quell’uomo si era portato dentro, quell’odio e quella gelosia che lo avevano fatto impazzire, che lo avevano reso quello che era consumandolo dall’interno, lui non voleva diventare come lui, non voleva odiarlo, piuttosto ora cominciava a compatirlo, aveva perso l’unica persona che gli aveva a suo modo sempre voluto bene ed era stato lui ad ucciderla.
-Io non voglio diventare come te- disse in un sospiro, più tra se che rivolto all’uomo che aveva di fronte; abbassò la spada e alzò lo sguardo per affrontarlo; -Arrenditi- disse soltanto.
L’altro rise e lo attaccò un istante dopo mentre un grido pieno d’odio gli usciva dalla gola; Sho contrastò l’attacco tirando su la guardia, ma si limitò soltanto a difendersi senza attaccare.
-Combatti!!!!- gli urlò l’uomo -Non voglio la tua compassione, io ti odio e volevo solo che morissi, ma quello stupido di un ragazzino si è affezionato a te e non è stato capace di fare l’unica cosa per cui lo avevo tenuto in vita, l’unica scelta sbagliata che ho preso nella vita è stata quella di lasciarlo in vita dopo che mi ha tradito- sputò con odio, -Avrei dovuto ucciderlo quando ho capito che non sapeva dove eri fuggito, dopotutto ormai non mi serviva più a nulla-
A quelle parole Sho si sentì gelare il cuore, se Jun fosse morto lui probabilmente non sarebbe stato lì in quel momento, perché per quanto Nino gli aveva fatto credere di essere stato convinto dalle sue parole, in realtà era sicuro che il motivo per cui si era mosso con il suo esercito era perché con Jun aveva la sicurezza di poter avere una possibilità.
-Lo so che a te quel ragazzino è sempre piaciuto, era l’unica persona di cui ti preoccupavi, l’unica che non guardavi dall’alto in basso; dai dimmi la verità sei riuscito ad ottenere quello che volevi da lui? Sei riuscito a sottomettere un haris? In effetti ha sempre avuto un bel visino, pensandoci bene avrei dovuto approfittarne quando non era in grado di difendersi- lo provocò ridendo.
La mano di Sho si strinse progressivamente sull’elsa della sua spada, quell’uomo era disgustoso, lo era sempre stato, era un uomo consumato che aveva solo rovinato l’esistenza alle persone a cui voleva bene; suo padre, Satoshi e Jun. Non poteva perdonarlo, avrebbe continuato a fare del male, anche solo con le parole era in grado di fare del male e doveva fermarlo. Attaccò con tutta la forza che aveva, violentemente e senza controllo, ma l’altro contrastava i suoi colpi uno ad uno, finché non venne disarmato e finì spalle al muro, la rabbia lo aveva offuscato e ora tutto il vantaggio che aveva su quell’uomo era svanito.
-Sei un idiota, un ragazzino idiota che vuole governare facendosi guidare dai sentimenti- gli rise in faccia, -Ma sono proprio i sentimenti che ti uccidono- aggiunse mentre con un grido si preparava a colpire a morte.
-Sho!!!!- sentì un grido il principe e in un istante vide Jun che sopra di lui dal lucernario faceva cadere una spada, Sho ritrovò la lucidità e si mosse rapidamente recuperando la spada ancor prima che toccasse terra, evitò così il colpo e con rapidità sferzò il suo colpendo Nobuyoshi in pieno addome attraversandolo. Questo ebbe un sussulto, poi dalla sua bocca uscì del sangue. Sho lentamente sfilò la spada e vide suo zio cadere in ginocchio portando le mani sulla ferita.
-Sei uguale a tuo padre- disse un attimo prima di cadere a terra senza vita. Sho rimase sorpreso da quelle parole, ma non avrebbe mai saputo se erano state un complimento o l’ennesimo gesto di disprezzo.
PS: vi ho lasciato un po' di amaro in bocca lo so, però c'è ancora un epilogo, anche se avviso che non so se piacerà, a me piace perchè era il finale che avevo in mente fin dall'inizio ^^'