Chi non muore ogni tanto si rivede, sono imperdonabile e lo so, sto peggiorando e so anche questo, mi manca solo 1 capitolo e l'epilogo da scrivere e la sto davvero tirando per le lunghe tanto che non mi sopporto più nemmeno da sola =___= quindi odiatemi pure che me lo merito.
Siamo arrivati al momento della cerimonia di Jun, verrà accettato dal proprio popolo come capo?
Ve lo lascio scoprire.
Titolo: Love Revenge
Gruppo: Arashi + Kanjani
Genere: AU, Storico (vagamente fantasy)
Rating: R
Pairing: Sakumoto, Ohmiya accennato
Desclaimers: Non sono di mia proprietà, lo è solo la storia di cui mi fanno da protagonisti contro la loro volontà XD
Ringraziamenti: A Harin e Jinny che si sorbiscono i capitoli per mail e che mi aiutano con le ricerche XD
Note: Per una migliore lettura scaricare la
MAPPACapitoli precedenti:
Intro,
Cap.1,
Cap.2,
Cap.3,
Cap.4,
Cap. 5,
Cap.6,
Cap.7,
Cap.8,
Cap.9,
Cap.10,
Cap.11,
Cap.12,
Cap.13,
Cap.14,
Cap.15,
Cap.16,
Cap.17,
Cap.18,
Cap.19,
Cap.20,
Cap.21,
Cap.22,
Cap.23,
Cap.24,
Cap.25,
Cap.26 Capitolo 27
Dopo quella rapida spiegazione Jun si allontanò, disse che doveva prepararsi per la cerimonia, ma non volle spiegargli in cosa avrebbe consistito. Jun e altri haris si erano ritirati nella foresta per prepararsi, mentre Nino e Sho vennero convocati dagli anziani per concordare i piani della battaglia. Fu una strana riunione, Nino spiegò qual'era il piano e come si sarebbero ricongiunti all'esercito e ai Sabaku, da parte degl'haris non ci furono commenti, le donne rimasero in silenzio come anche i pochi uomini che facevano parte degli anziani, per quanto anziani non potevano considerarsi, erano per lo più uomini ancora. Probabilmente Jun aveva già spiegato nel dettaglio come si sarebbe svolto l'attacco, poi d'un tratto fu come sempre Tetsuko a parlare.
-Come avrete visto non siamo molti, la maggior parte di noi sono poco più che ragazzi-
-Ne siamo consapevoli, non costringeremo nessuno a unirsi a noi se non di propria volontà- intervení subito Sho, ribadendo quello che più volte aveva detto.
-I ragazzi al di sotto dei 18 anni non combatteranno- riprese la donna, -Le nostre donne sono combattenti abili tanto quanto gli uomini, ma parteciperanno solo se veramente lo desiderano-, fece una pausa osservando i due con attenzione e scrutando con più insistenza Sho. Si vedeva che la donna aveva portato il peso del comando per troppo tempo e che la sua preoccupazione più grande era la sopravvivenza di tutti i membri del villaggio che ormai considerava come propri figli.
-Per quanto riguarda gli altri, dopo la cerimonia seguiranno Jun fino anche alla morte-
Morte… per Sho, pensare che un haris potesse davvero morire sembrava davvero assurdo, eppure lo stesso Jun ci era andato davvero vicino, Sho sapeva che prendeva sempre troppo alla leggera il pericolo, quindi si sarebbe assicurato lui stesso che non andasse oltre le sue possibilità, come invece spesso aveva già fatto.
-Non permetteró che nessuno di voi muoia inutilmente, nessun haris, nessun sabaku ne soldato dovrà morire inutilmente, ancor meno se sarà per proteggere me- decretò Sho.
La donna rimase ad osservarlo per qualche istante, poi li invitò a partecipare alla cerimonia come spettatori. Entrambi accettarono e si congedarono.
-Capisco i tuoi sentimenti per la principessa, ma non è stato saggio quello che hai detto- disse severamente Nino, il principe però sembrò non capire di cosa stesse parlando.
-Sei tu il simbolo della guerra che combatteremo, è te che il tuo popolo sta aspettando, ogni soldato, Sabaku o Haris avrà come compito principale quello di proteggerti se necessario- lo riprese severamente.
-Non ho bisogno di protezione, combatterò come un soldato qualunque, affronterò la battaglia qualunque sia il mio destino- rispose il principe, convinto di quelle sue parole.
-Tu sei l’erede al trono, non puoi correre rischi inutili, combatterai e rischierai la vita come ogni altro soldato, ma nel giusto momento e nel giusto luogo. Quindi tieni a freno il tuo orgoglio di principe viziato e lascia ai tuoi uomini il compito di proteggerti finchè potranno- lo ammonì ancora, anche lui era alla sua prima vera battaglia, ma sapeva qual’era il suo ruolo, sapeva che i suoi uomini avevano il compito di proteggerlo come meglio potevano ed era un compito che facevano con orgoglio e onore, ma Sho non riusciva a capire, troppo preoccupato che la sua principessa possa farsi male rischiava davvero di compromettere del tutto il loro piano se si fosse ostinato a mettersi allo stesso piano di un qualunque soldato, spinto solo dall’orgoglio di dimostrare all’haris cosa era in grado di fare.
-È la prima volta che ti vedo preoccupato- disse Satoshi, mentre versava del tè ad entrambi, posando poi la teiera, sul tavolo che vi era nella tenda del re.
-La battaglia si avvicina, tra 2 giorni al massimo saremo alle porte di Saka, è normale che sia preoccupato, ogni re lo sarebbe se fosse in terra straniera a combattere una guerra che non è la propria- rispose stizzito.
-Credi forse di aver fatto la scelta sbagliata ad appoggiare il principe?- chiese Satoshi con la sua solita calma.
-Non è la mia scelta il problema!- replicò Nino, -Mio padre mi raccontava sempre storie su Ghaliya e sulle due famiglie reali, lui voleva la pace tra i nostri popoli e anch'io come lui desidero la stessa cosa-
-Il problema quindi non è la battaglia- disse Satoshi sedendosi e sorseggiando un po' del suo thè, -Mentre è il principe che ti preoccupa suppongo-
-Si sta mettendo alla pari dei suoi stessi uomini e per dimostrare cosa? Finirà solo per mettere in pericolo gli altri e si esporrà più del dovuto- era irritato dalla superficialità del principe e non era poi così difficile da intuirlo.
-Vuole dimostrare di essere degno di diventare il sovrano del suo popolo- rispose Satoshi con la sua solita tranquillità.
-Oppure vuole solo far bella figura con la principessa ed evitare che si esponga per lui- rispose stizzito Nino.
-Quindi è Jun il problema?- chiese ora un po’ confuso Satoshi.
-La principessa è la salvezza di quel principe da strapazzo! La cosa che mi preoccupa è che si faccia ammazzare inutilmente- esplose.
-Non succederà vedrai- disse Satoshi, alzandosi e andandosi a sedere sul letto accanto al re; -Io ho visto Jun all’azione, l’ho visto combattere contro due sabaku e nonostante fosse gravemente ferito, li ha eliminati con facilità, Jun veglierà sul principe come ha sempre fatto e sempre farà- fece una pausa e il re rimase in silenzio, sapeva che Satoshi aveva ragione, ma l’ansia per la battaglia si stava facendo sentire, anche lui che di solito riusciva a mantenere un certo distacco ora sentiva la responsabilità di aver portato la sua gente a combattere e probabilmente una parte anche a morire.
-Non preoccuparti, sei un re saggio, nonostante la tua giovane età e il tuo caratterino- disse sfacciatamente Satoshi che si era sempre preso una certa libertà nei confronti del re, -ed anche il principe quando sarà il momento saprà esattamente come comportarsi- concluse infine, per poi avvicinarsi di più a Nino che non mancó di farsi sfuggire quel movimento.
Calò la sera e nel villaggio furono accese torce e fuochi nello spazio dove sarebbe avvenuta la cerimonia, Sho insieme a Nino e Satoshi vennero condotti nel villaggio e fatti sedere vicino a Tetsuko, Sho sentiva una strana ansia dentro di se, come se quella cerimonia riguardasse lui, era emozionato e allo stesso tempo in ansia e non sapeva spiegarsi il motivo esatto.
-In cosa consiste la prova?- provò a chiedere Sho alla donna seduta alla sua destra. Tetsuko si voltò verso Sho e con il suo sguardo gentile spiegò al principe quello che sarebbe successo durante la cerimonia.
-Jun è il legittimo erede di suo padre, ma… è stato lontano dal suo popolo per troppo troppo tempo, per questo la sua cerimonia sarà diversa dal solito-
-In che senso diversa?- domandò sempre più in ansia per quello che stava per accadere, mentre soldati e haris si radunavano formando un cerchio preparandosi ad assistere anche loro alla cerimonia.
-Dovrà dimostrare di essere all’altezza del ruolo che andrà a ricoprire, quindi dovrà affrontare una prova per dimostrare le sue capacità di haris- rispose per poi tornare a rivolgere l’attenzione all’arena che si era andata creando davanti a loro.
-Altezza…- richiamò la sua attenzione Satoshi seduto al suo fianco un istante prima che Sho ponesse di nuovo una domanda alla donna.
Riportò quindi l’attenzione sull’arena e vide Jun arrivare ed entrare nel cerchio che era stato creato, seguito da cinque uomini. Sho si aspettava vesti particolari, ma erano tutti vestiti normalmente, Jun portava la veste viola degl’haris, mentre gli altri uomini erano vestiti di nero. Fecero ancora qualche passo, avevano assunto una sorta di formazione, Jun guidava il gruppo e gli altri 5 erano alle sue spalle schierati in linea a una certa distanza l’uno dall’altro, si fermarono tutti al centro rivolgendosi verso di loro e Tetsuko, lo sguardo di Jun per un secondo si posò su Sho e un leggero sorriso si formò sul suo viso, prima di riportare l’attenzione sull’anziana che nel mentre si era alzata. Jun fece un inchino, poi si rialzò lentamente ed attese, la donna fece un cennò con la mano e dal perimetro del cerchio, dei tamburi cominciarono a suonare, a quel punto Jun gli voltò le spalle e immobile chiuse gl’occhi, oltre il suono dei tamburi regnava il silenzio più totale tra il pubblico. Gli altri uomini invece si mossero e si avvicinarono a coloro che suonavano i tamburi, solo in quell’istante Sho notò che davanti a ogni tamburo era conficcata una spada e c’erano 5 tamburi, tanti quanti gli uomini nell’arena insieme a Jun.
-Aspettate! Perché sono armati?!- chiese Sho alzandosi e rivolgendosi verso Tetsuko che però rimase concentrata.
-Ancora non hai capito?- sentì ridacchiare alle sue spalle, si voltò e vi trovò Ryo che sembrava alquanto divertito. -Deve dimostrare che è degno di essere il nostro capo, per questo dovrà sopravvivere alla cerimonia-
-Cosa intendi per sopravvivere?- domandò Satoshi, preoccupato anche lui questa volta.
-Che quegl’uomini combattono per uccidere- rispose soltando.
-Ma questo è assurdo! È disarmato, non potete…- cercò di intervenire Sho realizzando che quella sensazione che aveva si stava facendo sempre più concreta.
-Lui è un haris, queste sono le nostre regole, tu non sei…-
-Ryo fatti da parte e fa silenzio- lo interruppe Tetsuko severa e il ragazzo fece immediatamente qualche passo indietro e tornò silenziosamente ad osservare ciò che stava per accadere.
-È assurdo, avevate detto di averlo accettato, perché questa prova ora?- disse arrabbiato rivolgendosi alla donna.
-Come ha detto Ryo, sono le nostre regole ed ora per il bene del piccolo Jun la prego di fare silenzio altezza- rispose freddamente la donna.
Sho fece silenzio e tornò a guardare Jun che ancora non si era mosso mantenendo la posizione, era preoccupato, Jun era un haris era vero, ma era pur sempre uno, mentre i suoi avversari erano cinque haris ben addestrati, non dei soldati qualsiasi.
-Fidati di Jun- disse Satoshi cercando di dargli conforto.
-Mi fido di Jun- rispose Sho, poi tornò in silenzio concentrandosi su quello che stava per accadere.
Jun attese concentrandosi, i rumori dei tamburi scandivano il silenzio, cinque battiti, cinque haris, ogni singolo passo di ognuno di loro, mentre si armavano, i passi sullo sterrato mentre assumevano la formazione, poi di nuovo solo i tamburi, aveva percepito anche la voce di Sho e Tetsuko, ma lontane mentre manteneva la concentrazione cercando di non distrarsi, di focalizzare solo quello che gli era necessario udire in quel momento.
Lo stavano studiando, stavano anche loro mantenendo la concentrazione, a malapena poteva percepirne il respiro, lento e calmo, di chi sa esattamente quale sarà la propria mossa, poi l’attacco, veloce e sincronizzato, attaccarono insieme, Jun aprì gl’occhi di scatto e con la stessa velocità evitò gli attacchi, poi si rimise in posizione esattamente dalla parte opposta a dov’era un istante prima.
Sho riuscì allora a vederlo di nuovo in viso, mentre chiudeva di nuovo gl’occhi tornando a concentrarsi, non era riuscito a seguire bene l’attacco, era stato troppo veloce, ma Jun sembrava calmo e tranquillo, era illeso e si sentì sollevato, ora era quasi sicuro che Jun poteva contrastarli con facilità.
I seguenti attacchi furono molto più intensi, non si stava più trattando di studiarsi, attaccavano per uccidere, Jun manteneva però la concentrazione e continuava a schivare ogni attacco, tentando di misurare la loro resistenza, ma come dimostrato dopo diversi minuti in cui continuava quella tattica, moderavano di gran lunga la loro forza e probabilmente non stavano dando più del 60-70% delle loro capacità, era arrivato il momento di alzare un po’ il livello del combattimento. Presa questa decisione schivò un ultimo attacco e in una frazione di secondo dopo, fu lui ad attaccare, colpendo uno degl’uomini al petto e con solo quella mossa scaraventandolo a qualche metro di distanza facendolo finire fuori dal cerchio intruppando contro alcuni soldati di Nino in piedi all’estremità di esso. In quell’istante un tamburo smise di suonare decretandolo sconfitto e si alzò un mormorio quando i soldati dell’esercito percepirono meglio le regole di quello scontro. Quando tornò il silenzio gli uomini restanti e Jun si rimisero in guardia, tornando a studiarsi, Jun aveva alzato la posta e loro avrebbero fatto altrettanto ora.
Il combattimento diventò più intenso e anche più veloce, gli haris sembravano seguire lo scontro con facilità, ma per gli altri era molto difficile percepire tutti i movimenti, Jun aveva cominciato ad attaccare gli uomini mantenendo un ritmo costate tra gli attacchi e la difesa, cercando i loro punti scoperti, mandandoli a terra ma non abbastanza per sconfiggerli o buttarli fuori dal cerchio.
D’un tratto però successe qualcosa, Jun si ritrovò circondato e i quattro sembravano aver ideato una strategia, accattarono all’unisono ma fu a quel punto che Jun decise che era il momento di impegnarsi sul serio, nell’istante in cui stavano per colpirlo, Jun letteralmente sparì.
Si alzò subito un brusio, non solo tra i soldati, ma anche tra gli haris presenti, Sho aveva già visto Jun usare quella tecnica e lo aveva fatto con lui durante un allenamento, ma non capiva ora perché c’era tanta agitazione.
-È in grado di usarla- sorrise Tetsuko, Sho si chiese di cosa stava parlando e come se gli avesse letto nel pensiero rispose, -La tecnica segreta dei Matsumoto-.
Sho tornò a rivolgere lo sguardo nell’arena, Jun sembrava scomparso, ma probabilmente era solo un illusione, era ancora lì, perché vedeva gli uomini continuare a cambiare posizione mantenendo la guardia confusi, reagendo agli spostamenti d’aria o ai minimi movimenti, poi dopo quella che sembrò essere una lunga frazione di tempo, li vide essere colpiti, uno alla volta e scaraventati, da quella che sembrava solo aria, al di fuori del cerchio, ed ad ogni colpo un tamburo smetteva di suonare, finchè non calò il silenzio e Jun ricomparve come dal nulla in piedi al centro dell’arena, gli occhi chiusi che lentamente si riaprirono.
Jun aveva superato la prova ed ora aveva ottenuto quello che era sempre stato suo di diritto, era la guida e il capo del suo popolo.