Ebbene sì, un'altra one-shot.... un po' controcorrente xD
TITOLO: Il lato sconosciuto di Sho
FANDOM: Arashi
PAIRING: Jun/Sho
RATING: Nc17
GENERE: Slice of life/Pwp
DISCLAIMERS: nessuno degli Arashi mi appartiene
"Come è possibile che la mia roba sia stata mandata a Chiba?! …...Mi sembra il minimo, sarebbe il colmo che mi facciate pagare anche un vostro errore" Jun sbraitava al telefono. Sho sentiva il suo ragazzo dalla cucina e pensava al poveraccio dall'altra parte che, se non gli stava rispondendo a tono, sicuramente era sull'orlo delle lacrime.
"Non accetto ritardi! Ho firmato per la consegna oggi e oggi voglio avere la mia roba, sono una persona che lavora a differenza di voi incapaci!"
Sho si morse le labbra, Jun era davvero incazzato e come dargli torto.
"Mi raccomando!"
Dopo qualche minuto Jun raggiunse il più grande in salotto. "Ma ti pare? La mia roba é stata spedita a Chiba!"
"Ho sentito" rispose Sho, seduto per terra continuando a togliere i libri dalle scatole per sistemarli nel mobile che ha comprato con Jun.
"Con te non hanno fatto casino.... la tua roba é arrivata subito.... In contemporanea con te" commentò Jun incrociando le braccia e guardando il partner.
Sho percepì il tono indagatore di Jun, in piedi dietro di sé.
"E io che c'entro?" chiese voltandosi verso di lui. Jun lo stava fissando con gli occhi socchiusi.
"Tu c'entri sempre qualcosa"
"Eh?"
Jun si avvicinò guardandolo dall'alto. "Hai fatto qualche promessa ai lavoratori?"
"AH?! Stai scherzando, vero?!” si scandalizzò Sho
“Qualche tua foto mezzo nudo alla figlia del direttore?” continuò Jun. “Magari anche con il tuo autografo”
“Jun senti, mi dispiace che la tua roba sia in ritardo, ma non capisco perchè te la devi prendere con me” rispose Sho irritandosi. In quel momento giurò a se stesso che avrebbe ucciso i traslocatori se Jun se la fosse presa con lui per un loro errore. “Vuoi davvero passare il primo giorno nella nostra casa” -sottolineò l'aggettivo nostra- “A litigare con me?”
“Mi stai urlando contro Sakurai?!” rispose Jun, gli occhi fuori dalle orbite. “So che hai fatto qualcosa e vuoi far passare me nel torto per uscirne pulito”
Sho non ci vide più, mollò i libri nelle scatole e si alzò infuriato. “Se sei girato di palle Jun, sbattiti la testa al muro! Non cercare me!” dettò ciò si diresse a grandi falcate verso l'ingresso.
“SHO! Dove vai?”
“A fare un giro mentre tu ti stemperi!” infilò le scarpe e uscì di casa con l'urlo del suo nome nelle orecchie e altri insulti.
Per Sho litigare con Jun significava sentire il sangue salirgli al cervello, se poi l'altro lo accusava di cose allucinanti come tradimenti o robe simili, allora non ci vedeva più e finiva sempre con il più grande che cacciava di casa di Jun o che se ne andava da casa di quest'ultimo. I loro litigi non duravano mai a lungo perchè l'uno aveva bisogno dell'altro, come un assetato in mezzo al deserto ha bisogno di acqua, ma questi a volte erano anche molto violenti, entrambi si accendevano come micce ed esplodevano creando un gran casino. Il culmine lo raggiunsero l'anno prima, quando Jun apostrofò il partner con parole pesanti perchè, a detta del più piccolo, Sho aveva fatto gli occhi dolci a una tra il pubblico durante un VS e nel camerino poi era scoppiato l'inferno: Ohno che cercava di tenere Jun lontano dalla gola di Sho con una sedia, Aiba che teneva Sho in preda alla furia dall'altra parte della stanza e Nino che riprendeva tutto con un sorrisetto divertito. A differenza degli altri Nino si divertiva un mondo quando i due litigavano in sua presenza, incitando la furia prima di uno poi dell'altro, se gli si chiedeva perchè facesse tutto questo la sua risposta era sempre la stessa: “Mi piace vedere mamma e papà che litigano”. In realtà Nino aveva capito la dinamica dei loro litigi e non ci dava troppo peso, iniziavano sempre con una scenata di gelosia immotivata da parte di Jun nei confronti di Sho, questa scatenava la rabbia del più grande che, nel momento in cui a parole non otteneva risultati, lasciava da solo il più piccolo a riflettere se stesse meglio con lui o senza di lui. Dopo ogni litigio Sho trovava poi una scusa per tornare da Jun e quest'ultimo, soddisfatto di aver vinto la battaglia avendolo indotto a tornare da lui, chiedeva scusa al più grande, che così era soddisfatto di aver vinto la guerra.
Sho girò con la macchina prima in avanscoperta del nuovo quartiere, poi siccome non voleva ancora tornare a casa, invitò la sorella fuori a bere qualcosa per maledire l'idiozia di Jun.
Nel frattempo Jun, spostò le scatole di Sho da una parte per far posto alle proprie che arrivarono un paio di ore dopo. Non diede più troppo peso al ritardo degli addetti al trasloco, dato che la sua rabbia si era spostata da loro al suo partner. Non appena ebbe controllato che ci fosse tutto e fosse tutto integro, firmò le carte e congedò il gruppo di lavoratori che si dileguarono in un batter d'occhio prima che Jun cambiasse idea. Passò il resto del pomeriggio a disfare le scatole, sistemò per prima cosa i propri abiti nell'enorme armadio a muro, poi si accorse che Sho non aveva ancora sistemato i propri abiti, quindi decise di mettere in ordine anche i suoi seguendo lo schema del partner: le cravatte ben piegate e allineate in ordine di colore e fantasie; le felpe a destra; le camicie e le giacche a sinistra; i jeans nel ripiano sotto le felpe piegati in quattro all'altezza del ginocchio e dalla parte posteriore, con i bottoni slacciati in modo che zip e bottoni formino una riga laterale perfetta. A lavoro finito si allontanò per ammirare il proprio lavoro.
“Quando Sho tornerà a casa, sarà super felice” mormorò Jun “Oh Jun, lo hai fatto tu? Per me?! Ti ringrazio! Sei il migliore! Non potrei desiderare di meglio! Ho il ragazzo più bello e più bravo del mondo!” continuò, imitando la voce di Sho e le possibili espressioni. Dopo qualche ora, quando ormai la rabbia scemò del tutto ed ebbe sistemato la maggior parte delle sue cose in casa, comprese quelle di Sho, iniziò a temere che gli fosse successo qualcosa dato che non era ancora rientrato. Prese il telefono e stava per chiamarlo quando sentì il campanello suonare, corse ad aprire e vide Sho.
“Scusa, ho lasciato le chiavi a casa insieme al telefono, meno male che non sei uscit--”
Jun non diede il tempo all'altro di finire la frase, lo afferrò per il braccio e lo tirò dentro casa, catturando le sue labbra carnose in un bacio affamato. Chiuse la porta spingendola con la mano che non teneva Sho e si allontanò di pochi centimetri dalle sue labbra.
“Cosa faresti senza di me, mh?!” sussurrò con un sorrisetto.
Sho non rispose a parole, ma annullò la distanze tra le loro labbra. Jun gli cinse i fianchi avvicinandolo a sé, sentì le braccia di Sho intorno alle proprie spalle, sul proprio collo e tra i capelli, quindi approfondì il bacio. Il più grande fece aderire il proprio corpo a quello di Jun, anelando ad un contatto sempre maggiore, il respiro accelerò in contemporanea ai battiti del cuore contro il petto. Jun infilò la mano tra i capelli del compagno, con difficoltà si allontanò dalla sua bocca per baciare e mordere il suo collo così dannatamente invitante.
Nel momento in cui il più piccolo si avventò sul proprio collo, Sho sentì una scarica lungo tutta la colonna vertebrale che lo fece gemere; afferrò con le mani la maglia di Jun e gliela sfilò gettandola ai loro piedi, toccò e baciò il suo corpo, mentre questo sfilava anche la sua maglia. .Dopo il primo gemito di Sho, Jun aveva ormai perso ogni traccia di razionalità, nella sua mente viaggiava solo l'immagine di possedere Sho; immagine che si fece ancora più vivida nel momento in cui strappò un altro gemito al compagno dopo aver toccato il rigonfiamento sui suoi pantaloni.
“Sho, dannazione!” ringhiò Jun, tirandolo verso il divano e facendocelo finire disteso sopra senza troppe cerimonie.
Una volta disteso, Sho allungò le braccia verso Jun tirandolo a sé. I baci divennero sempre più famelici, mentre si liberavano degli ultimi vestiti. Prima che Sho potesse fare alcun tipo di movimento, Jun bloccò i suoi sottili polsi tenendoli con una mano sopra la sua testa.
Se c'era una cosa che faceva espandere l'ego di Jun in modo smisurato -e non solo il suo ego- era avere Sho letteralmente tra le proprie mani, sotto il proprio controllo.
Sho vide il sorriso vittorioso e lo sguardo predatorio del più piccolo -una pantera pronta a sbranarlo da un momento all'altro- lo vide inumidirsi due dita con la bocca, prima che la stessa si incollasse sulla propria.
Jun portò le dita inumidite dentro di lui, smise di baciarlo per sentire ogni suo suono emesso, ignorando per il momento l'erezione di Sho che anelava attenzioni.
Sho cercò di liberarsi dalla presa di Jun, per darsi un po' di sollievo ma questo aumentò la presa sui suoi polsi.
“Sadico bastardo!” sputò fuori Sho tra i gemiti dovuti ai movimenti delle dita di Jun.
“È la giusta punizione per avermi lasciato da solo per così tante ore” giustificò il più piccolo. L'idea iniziale era di torturare un pochino Sho, ma poiché si stava rivelando una mezza tortura anche per Jun, quest'ultimo sfilò piano le dita da lui facendosi spazio tra le sue gambe. Si beò dell'espressione supplichevole del più grande prima di penetrarlo e strappargli un grido strozzato. Dovette raccogliere tutta la propria forza di volontà per aspettare che l'altro si abituasse all'intrusione, il calore di Sho e la sensazione di essere così avvolto da lui non aiutava l'impresa; chiuse la mano intorno all'erezione del più grande.
Sho si sentì sciogliere al tocco di Jun e mosse il bacino verso di lui, invitandolo a fare altrettanto.
Solo allora Jun lasciò la presa sui polsi dell'altro, iniziando a spingere in lui. I fremiti e il calore del corpo di Sho, le sue labbra rosse e bollenti sulla propria pelle, i suoi gemiti via via più forti, le sue mani piantate sulla propria schiena, sui fianchi o tra i capelli, tutto questo faceva eccitare Jun, aumentando il desiderio e la bramosia di sprofondare in lui, averlo per sé e sé soltanto. Lo Sho così arrendevole tra le sue braccia apparteneva solo a lui, nessun altro lo ha mai visto e lo vedrai mai così.
Jun sentì Sho urlare il suo nome, segno che non avrebbe resistito ancora per molto, aumentò il ritmo e la forza delle spinte e dei movimenti della sua mano sul suo pene. Uno appresso all'altro raggiunsero l'apice del piacere.
Senza fiato e con un sorriso gigantesco Jun si sfilò dal corpo del più grande, sdraiandosi addosso a lui. In risposta Sho lo avvolse con le braccia, riprendendo fiato, infilò le dita tra i suoi capelli neri e morbidi e glieli accarezzò delicatamente.
“Tutto mio Sho-rin” mormorò il più piccolo, posando un leggero bacio sul suo petto.
“Ti amo, piccolo sadico” rispose Sho sorridendo.
Jun sorrise e poggiò l'orecchio nel punto esatto sopra il cuore di Sho e si addormentò, con il pensiero che quel cuore batteva per lui.