Meet me in Dublin - capitolo 14

Dec 08, 2014 18:38

Et voilà!
Lo so, è sempre l'ultimo capitolo quello che si fa attendere più a luuungo lungo lungo. Ma non c'è niente di più brutto che non avere il tempo e la giusta ispirazione per scrivere l'ultimo capitolo, vi assicuro. Così mi sono presa il mio tempo, ho letto e riletto frasi meh e frasi bah cancellando e risistemando nei pochi spazi lasciati dalla scuola e dagli altri impegni... purtroppo fra la scrittura di un cortometraggio (finita settimana scorsa) e l'ideazione ancora in alto mare di un lungometraggio, fra cosplay e viaggetti, fra concorsi e giurie di teatro, sono stata davvero troppo poco attenta a questo mio piccolo, adorato, sudato lavoro.
Ma ci siamo.
Con questo quattordicesimo, breve e fluffoloso capitolo, si conclude la parte principale della share-house!verse di Meet me in Dublin, che purtuttavia (e lo dico nella stessa frase, in modo da chiarire ogni sospetto e non lasciare la "suspàns"), non ha ancora smesso di interessarmi, divertirmi e suggerirmi tanti piccoli spunti all'orecchio.
MMiD non muore qui, così... è ancora un progetto che va a gonfie vele e per cui ho già scritto e continuerò a scrivere parecchio.
Per ora, per il project a cui anche voi potete partecipare con idee e spunti. Ho già una mezza idea "da calendario" di dove e come piazzare le prime pubblicazioni, anche se mi serve un pochino di tempo ancora per trovare un canale/blog adatto, come chiedevo qualche tempo fa in un sondaggetto fra lettrici.
E poi... chissà? ;)
Come direbbe qualcuno: "carry on!".
E nel frattempo, buona lettura!

Titolo: Meet Me in Dublin
Gruppo: Kanjani8
Genere: AU
Pairing: Yasuba, Ryokura
Rating: dal PG al PG-13, principalmente per il linguaggio
Disclaimers: i personaggi e i luoghi descritti non mi appartengono
Ringraziamenti: a genki_ya per la magica città che mi ha fatto scoprire nell'ospitarmi a Dublino, due anni fa.
Note: vedi capitoli precedenti! Vedi note a piè pagina per le traduzioni e le canzoni!
Capitoli precedenti: capitolo 1 - Subaru, capitolo 2 - Yoko, capitolo 3 - Hina, capitolo 4 - Maru, capitolo 5 - Ryo, capitolo 6 - Tacchon, capitolo 7 - Yasu, capitolo 8 - Tacchon, capitolo 9 - Ryo, capitolo 10 - Maru, capitolo 11 - Hina, capitolo 12 - Yoko, capitolo 13 - Subaru
Questo capitolo tenta di riassumere quasi un anno di carriera dei Kanjani8, band multietnica emergente, dal debutto ufficiale al Glastonbury Festival alle classifiche irlandesi, passando per traslochi, canzoni, feste, tintura e uno sguardo verso il futuro.


CAPITOLO 14 - YASU.

Nonostante i traslochi, le pause dal lavoro, gli impegni e le ferie all'estero, i Kanjani8 riuscirono ad organizzare talmente bene il loro primo tour in Inghilterra e Irlanda che fu un incredibile successo.
Il Glastonbury Festival, con i sui tre giorni di musica, performance e arte non-stop, fu trampolino di lancio per l'intera impresa, “epica” come amava definirla Shingo, che li vide debuttare il più ufficialmente possibile su uno dei palchi di “dimensioni medie” (“è piccolo” diceva Ryo il giorno prima, “è fottutamente grosso” diceva poco prima di esibirsi, “è fenomenale!” dichiarava in lacrime a tutto coloro che incontrava appena terminato il concerto) davanti ad un pubblico di numerosi perfetti sconosciuti e qualche faccia nota (gli Scarecrows a loro volta in tournée e i Durins che, da tradizione, non si perdevano un'edizione del festival, come performer e come spettatori). Per tutti e tre i giorni e non soltanto per quell'ora e mezza di live, vissero il festival a pieno, dormendo molto poco in tende comprate per l'occasione o prese in prestito da amici (fra cui una doppia dalla signora O'Ryan, la studentessa di Hina), facendo amicizia con chiunque, ascoltando buona musica e assistendo a spettacoli di teatro e circo, arte e multimedia. Maru, il terzo giorno, dichiarò che fra il viaggio di ritorno da Seoul, l'ansia pre-concerto e le notti passate a cantare e suonare nelle tende, non dormiva da una settimana precisa. Collassò qualche ora dopo sul proprio sacco a pelo, dopo un giro di abbracci e bacini sotto l'effetto di un'esplosione improvvisa d'affetto.
Si portarono dietro l'eccitazione e l'adrenalina (e anche un po' di erba comprata a poco...) di ritorno a Londra, dove dormirono per quasi un giorno intero su letti d'ostello di dubbia pulizia per eliminare la stanchezza. Passarono i due giorni successivi, precedenti al primo live in un club, a visitare la città come un semplice gruppo multietnico di turisti. Ovviamente si trovarono carichi di souvenir e acquisti. Così come ubriachi alle tre di notte dopo il live, a cantare per le strade umide di Camden, con Tadayoshi e, inaspettatamente, Yoko che ballavano attorno a dei lampioni cantando: “How come everytime you come around my London London Bridge wanna go down like London London London...” filmati da Ryo, quasi in lacrime.
Da Londra in poi visitarono diversi festival estivi in giro per l'Inghilterra e il Galles, così come un paio di pub a Liverpool e Manchester. Tornarono in Irlanda in traghetto da Liverpool a Belfast, città che visitarono con calma prima di ricominciare il lungo tour, lungo le coste dell'Irlanda intera, che percorsero in treno, autobus, auto a noleggio, bicicletta e anche a cavallo (prima di scoprire che, fra le tante altre cose, Subaru era anche allergico al crine).
Dopo poco meno di due mesi si ritrovarono di nuovo a Dublino a festeggiare con vecchi e nuovi amici, con una pagina su Facebook straboccante di likes e numerosi nuovi fan sul sito.
Ripresero a lavorare, registrarono ufficialmente il primo album grazie all'aiuto di Philip, Kilian e di loro zio Tobin, finirono addirittura sulla copertina dell'edizione irlandese del Rolling Stones e su qualche altro sito di musica ed entertainment.
Le serate al Foggy Dew divennero sempre più affollate, calde e rumorose più l'autunno avanzava e l'aria profumava di freddo, di caffè in tazze di carta e di biscotti al burro.
Il minuscolo monolocale di Hina e Yoko divenne la “Eito-caverna” per eccellenza, insieme alla sala prove del Dedsound e ai tavolini di legno scuri del Foggy, a volte sostituiti da quelli dello Starbucks in College Green. Starbucks sempre più pieno di studenti studianti che di turisti, di dubliners infreddoliti e di fangirl del cameriere americano, che si concedeva sempre più spesso delle pause dalla folla per passare un po' di tempo seduto sul bracciolo della poltrona in fondo al locale, nelle occasioni in cui era occupata da un francese di sua conoscenza. Giovane francese col quale ora condivideva una stanza in un'altra share-house.
Maru aveva smesso di ascoltare CD di Speed Learning e si era iscritto ad un vero corso di inglese insieme a Subaru nella stessa scuola in cui Hina insegnava italiano, dove era riuscito ad organizzare una stanza-cucina con fornelletti e cappe per il fumo.
Yasu e Tacchon studiavano assiduamente per gli esami della sessione invernale e nel frattempo Yoko organizzava un ritorno a Osaka in tempo per le vacanze di Capodanno, così come Ryo si ricordò improvvisamente che non tornava a San Francisco dai suoi da almeno tre Giorni del Ringraziamento.
L'album entrò sorprendentemente nelle classifiche irlandesi in dicembre, lo stesso giorno in cui Shingo venne contattato dall'affittuario di una delle case sui cui il gruppo aveva messo gli occhi già in estate.
Ne divennero inquilini due mesi dopo, in piena tempesta di neve, in piena frenesia da S. Valentino fra regali al lavoro e dalle sempre più numerose fan, in piena organizzazione-ma-sì-ma-forse di un nuovo tour primaverile/estivo.
L'appartamento, al secondo di tre piani di una bella casa d'epoca in mattoni rossi su Fitzwilliam Street Upper (precisamente al numero 23), assomigliava solo vagamente alla vecchia share-house: era più piccola, ma più luminosa e appena ristrutturata.
Gli ultimi lavori di primi lavori di preparazione videro la partecipazione di Ryo nell'attento controllo degli elettricisti e di tutti quanti nella pittura a nuovo di pareti, porte e mobili. In particolare le porte, in numero inferiore rispetto al vecchio appartamento, furono decorate di modo che potessero tuttavia assomigliarci il più possibile: la stanza di Subaru e Yasu, occupata quasi esclusivamente da armadi di vestiti eccentrici e un grosso letto matrimoniale con un baldacchino di patchwork creato da Shota con vecchie stoffe che aveva in casa (fu così che Tadayoshi scoprì che buona parte del guardaroba del chitarrista era hand-made), aveva una porta blu a pois rossi; la stanza di Maru, un tempo una specie di sgabuzzino che però venne riempito e addobbato al solito modo dal coreano con souvenir da tutto il mondo, aveva la sua caratteristica porta arancione, ma questa volta dei saluti scritti in diverse lingue ne decoravano il legno; la stanza a lungo dibattuta che divenne di Ryo e Tadayoshi, quella con la vista migliore sulla strada e la migliore illuminazione, aveva una psichedelica porta a scacchi gialli e verdi che però piaceva molto al francese; la stanza degli “Yokohina”, anche detta la loro “base segreta”, dal contenuto misterioso per tutti gli altri coinquilini, aveva la porta ricoperta di post-it (efficace metodo di comunicazione fra il giapponese e l'italiano) già dalla prima settimana di coabitazione, ma la base era a righe nere e lilla.
Sulla porta di ingresso, che mantennero del colore originario per rispetto ai vicini e al bel quartiere di case ancora in stile georgiano, appesero però una targhetta che la indicava come l'abitazione, nonché il quartier generale, dei Kanjani8 e, sul lato interno, tornò a farla da padrone la vecchia bacheca di sughero, riempita sempre di più di volantini, ritagli, messaggi, cartoline e fotografie.
Il portone che dava sulla strada era blu scuro, le targhette in oro e bianchi gli stipiti decorati da colonne e da una vetrata aperta a spicchi.
La casa venne equipaggiata con un nuovo impianto audio, un salotto soundproof in cui venne ben sistemata una batteria tutta per Tadayoshi, su un tappeto persiano che ospitava anche appoggi e custodie per tutti gli altri strumenti musicali. Una televisione nuova davanti al vecchio divano ed alle poltrone che erano riusciti a salvare dalla vecchia share-house pagandole usate al padrone di casa. Un frigorifero più grande, un fornelletto in più e una macchina per il pane arrivata dall'Italia a nome della madre di Hina, che molto probabilmente aveva interpretato l'ennesimo trasloco del figlio come l'andare finalmente ad abitare con “la pischella”. Yoko ne rise per una settimana e si rifiutò di imparare ad usare l'arnese infernale.
Festeggiarono con un party fra amici ed un party privato, con karaoke e alcolici offerti dal proprietario del Foggy, che sosteneva sempre di essere il loro fan numero uno (ed era stato anche intervistato dal quotidiano locale per questo). Fra le loro inedite, fra Subaru che tentava di imparare il testo di “Live while we're young” degli One Direction, fra Ryo che si lasciava andare al patriottismo suonando alla chitarra acustica “Born in the U.S.A.” e Hina che venne improvvisamente colto dal bisogno di salire in piedi sul divano e decantare l'inno nazionale italiano (mondiali alle porte e tutto il resto...) involontariamente mixato a “Maledetta primavera” la casa venne, in una piovosa notte di marzo ad un passo da St. Patrick's Day, inondata per la prima di tante volte dalla loro musica, dalle loro voci.
Dalla regolare e calorosa frenesia che in sette riuscivano a creare, a portare ovunque, a comunicare a tanti.

Shota sollevò il pennarello indelebile con cui aveva finto di cantare al microfono per metà serata, ci tolse il tappo e cominciò a scrivere sulla parete bianca appena verniciata. Shingo gridò sorpreso in italiano qualcosa di particolarmente blasfemo, Yoko tentò di fermarlo, ma presto si resero conto di cosa il chitarrista stesse incidendo sul muro del nuovo nido, il nuovo riparo.
Si unirono anche gli altri, con pennelli e pennarelli, con colori diversi e scritture diverse, con alfabeti e ideogrammi, marcando il loro territorio, trasferendo tutte le loro brevi storie nel cemento della nuova fortezza. Scrissero, cantarono, disegnarono, si macchiarono il viso, le mani ed i vestiti.
Scherzarono fino a che non fu troppo tardi e qualcuno cominciò ad andare a letto o in bagno per una doccia.
Il giorno dopo c'erano i lavori, di nuovo la musica, di nuovo le novità della loro vita da artisti, da stranieri in una città straniera, da amanti della vita accomunati dalla musica per comunicare i sentimenti.
Ma quella notte, fino a tardi, c'erano solo loro.
Le loro firme su un muro pieno di desideri, ricordi e sogni.
E il testo di tante canzoni che aspettavano le prossime, tante altre ancora, sulla parete del salotto.

手にした物は少なくない
のにいつも何かが足りない
そうやって同じように 1年前にも思ってたっけ
風に吹かれて僕ら 
どこに立ってゆけるさ
形のない思いを明日に 放つよ
(There's nothing to be wrong for me)

The things that I hold in my hands aren't just a few
But it's like I'm always lacking something
That's exactly the same way I felt a year ago
We are all blown by a breeze
and we can go anywhere
I'll release my shapeless feelings to a distant tomorrow
(There’s nothing to be wrong for me)

Le cose che tengo strette fra le mani non sono poche
Ma è come se mi mancasse sempre qualcosa
Mi sentivo in questo stesso modo anche un anno fa
Siamo tutti smossi da una brezza
e possiamo andare ovunque
Libererò i miei sentimenti senza forma verso un distante futuro
(There's nothing to be wrong for me)

出会えた事が嬉しくて なんだか涙が溢れてく
心に元気無限大 大切な仲間

I'm so happy we met, for some reason my tears spill over
The energy in my heart is infinite, my dear friends

Sono felice che ci siamo incontrati, e chissà come mai le mie lacrime iniziano a sgorgare
L'energia che ho nel cuore è infinita, amici miei più cari.
E le immancabili


Esordirei con le canzoni, dato che ce ne sono tante.
- il grande successo del duo Adam&Eve: London Bridge - Fergie
- non ho idea perché Subaru voglia impararla, ma la consiglio cmq: Live while we're young - One Direction
- concediamo dell'amore per la cara vecchia America al nostro Ryo: Born in the U.S.A. - Bruce Springsteen
- L'inno nazionale lo conosciamo tutti *fa le carezzine a Goffredo* ma Hina ha deciso di interpretare anche: Maledetta Primavera - Loretta Goggi
- e i due testi appartengono alle meravigliose BJ (una delle mie esibizioni preferite) e a Mugendai, entrambe dei Kanjani8.
La nuova casetta degli Eito si trova qui: 23 Fitzwilliam St. Upper.
E io ringrazio tutte le mie lettrici e tutte le persone che mi hanno aiutato a scrivere, fino a qui, questa fanfiction!
Continuate così, per favore! Vivvibbì!

Grazie e a presto!

p: subassan, r: pg-13, r: pg, g: kanjani8, gnr: long fict, gnr: au, p: ryokura

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