il penultimo capitolo, gente...
TITOLO: Remember
AUTORE: Jinny
GENERE: Au, Angst (e chi l'avrebbe mai detto!)
FANDOM: Arashi (e chi l'avrebbe mai detto!!)
PAIRING: Sakumoto ^^
RATING: pg-17
DISCLAIMERS: Questi due non mi appartegono, ma, non smetterò mai di citarvi (varie lettrici/scrittrici) si appartengono!!
NOTE: non ho idea di come mi sia venuta in mente questa XD
GIA' "PUBBLICATE":
1 2 3 4 5 6 Sho aprì gli occhi. Le voci delle sue figlie l’avevano svegliato. Era a casa di Mika e Kyosuke da un mese, ormai, e non riusciva a darsi pace. Jun non gli aveva lasciato spiegare. Era fuggito. Troppo ferito per sopportare. E non poteva biasimarlo. Però doveva vederlo. Gli mancava troppo. La notte non riusciva a dormire, passava le giornate seduto sul divano, mentre Mika e Kyosuke erano al lavoro. Gli sembrava di essersi trasformato in una specie di bradipo. Riusciva a muoversi solo molto lentamente, ed ogni movimento gli costava una fatica immensa…
Jun aprì gli occhi. Qualcosa gli aveva coperto il sole.
<< Yoshida san! Buon giorno!>> disse, sorridendo
<< Smettila di far finta di star bene, ragazzino. E vieni ad aiutarmi con la spesa.>> disse l’anziana donna. Jun sorrise e la aiutò, felice per quel contatto inaspettato
<< Hai finito di mettere via tutto?>> chiese lei, in tono severo. Jun annuì
<< Allora siediti ed aspetta il te. >> ordinò lei. Jun si affrettò ad obbedire. Dai suoi ricordi dell’infanzia riemerse una scena molto simile. Si portò una mano alla bocca, reprimendo un singhiozzo. La signora Yoshida si girò a guardarlo. Jun non le aveva mai visto un’espressione tanto dolce
<< Povero piccino… hai il cuore spezzato…>> disse, avvicinandosi e stringendolo in un abbraccio. Jun si aggrappò a quella donna che odorava vagamente di pipa e sakè, sentendosi nuovamente il bambino piagnucoloso che andava a bussarle alla porta per recuperare il pallone che suo fratello aveva fatto volare oltre la recinzione. Ma ora era molto più debole e spaventato di quel bambino. Cercò ancora i scacciare le lacrime
<< Non combattere una lotta persa in partenza. Sei ferito, hai paura. Piangi, non puoi continuare a fuggire dall’angoscia, perchè prima o poi ti raggiunge.>> disse la donna. A Jun sfuggì un singhiozzo. Gli sembrò enorme, pensava che l’avrebbe soffocato, uscendo. Invece, miracolosamente, sopravvisse. Altri singhiozzi raggiunsero il primo, mentre lui si aggrappava alla donna, che gli accarezzava i capelli, borbottando qualcosa a metà tra una ninnananna ed una preghiera. Pian piano Jun si calmò
<< Tempismo perfetto. Il te è pronto.>> disse lei, sorridendo. Aveva un sorriso bellissimo, notò Jun. Lei versò il te in due tazze e si inginocchiò all’altro lato del tavolino basso. Jun ringraziò, chinando la testa
<< Non chinare la testa davanti a me, ragazzino. Perché tu mi hi salvata. Ho dovuto fare uno sforzo enorme per continuare a ricordarmelo, ma alla fine la ragione ha vinto sulla paura irrazionale di quello che è successo alla tua famiglia.>>
<< Salvata?…>> chiese Jun, con un filo di voce. Lei annuì, sorridendo
<< Ti sei mai chiesto cosa stessi facendo la prima volta che sei venuto a recuperare il pallone?>> chiese lei. Jun ci pensò. In effetti non aveva mai capito per quale motivo quella donna, avanti negli anni, ma ancora molto bella, fosse venuta ad aprire la porta in accappatoio, con il viso sconvolto ed i capelli sciolti oltre le spalle.
<< In effetti me lo sono chiesto per anni. Poi ho concluso che forse voleva fare un bagno…>> disse. Lei sorrise ancora
<< C’eri andato abbastanza vicino. Solo che se non avessi suonato a quella porta, sarebbe stato l’ultimo. Avevo già preparato le lamette… mio marito era morto da pochi giorni, e non mi rimaneva più nessuno. Solo i ricordi di un bambino morto a nove anni, e di un marito, che era stata la mia unica consolazione. Ma tu avevi lo stesso sguardo di mio figlio. Tuo fratello non ha mai avuto uno sguardo tanto puro. Eravate identici, è vero, ma profondamente diversi… quando suonasti il campanello, ti vidi e rimasi shockata. Non potevo andarmene se c’era un altro bambino con quello sguardo.
Ma la paura ha avuto la meglio, e per due anni non ho fatto altro che trattarti come tutti gli altri, aumentando un dolore già di per se insostenibile… Ho parlato tanto… ma… so come ci si sente ad avere il cuore spezzato, ragazzo. Devo ancora capire come si guarisce, ma… il tuo sguardo è rimasto puro, quindi sono fiduciosa.>>
Jun si morse le labbra ed abbassò il viso. La donna gli strinse una mano e Jun le sorrise
<< Grazie… e appena ha bisogno di qualche lavoro da uomo, faccia un fischio… sono una schiappa, ma farò del mio meglio.>> disse. Lei rise.
Una sera Kyosuke, appena tornato dal lavoro, gli si piazzò davanti, con le mani sui fianchi, la posa che prendeva sempre quando arrivava a qualche decisione importante.
<< Da quanto ci conosciamo, Sho-chan?>> chiese, in tono severo.
<< Dall’asilo…>> disse Sho
<< E ti assicuro che non ti ho mai visto stare così male. Vai a parlargli. Deve sapere la verità. >> disse.
<< Ma ne uscirà devastato… e non vorrà più vedermi…>> singhiozzò Sho
<< Ieri l’ho visto. E ti assicuro che, tra tutti e due, peggio di così è impossibile che stiate.>>
Sho sopirò e ricacciò indietro lacrime e singhiozzi. Si fece una doccia, si vestì ed uscì di casa. Prese la metropolitana e scese ad un isolato da casa di Jun. Prese coraggio e si incamminò. Quando vide la grande casa si sentì gelare, ma continuò comunque a camminare. Ora i ricordi legati a quel luogo si sovrapponevano. Li ignorò e suonò il campanello. Jun venne ad aprire dopo poco, accogliendolo con un sorriso, che però si smorzò nonappena lo vide
<< Sho?…>> bisbigliò.
<< No, sono il dalai lama in incognito!>> disse Sho. Il sorriso riapparve.
<< Scusami, che maleducato… entra…>> gli disse. Sho entrò. Si sedettero in soggiorno. Jun era nervoso. Teneva le mani strette in grembo, cercando di fermare il tremito che lo scuoteva. Sho si alzò
<< Io… Jun perdonami, se puoi, perchè ti farò un male incredibile, e se fosse possibile, eviterei davvero… sappi che ti amo, che quello che provo per te non è cambiato. Io vorrei proteggerti, non posso sopportare di vederti soffrire, perchè è la cosa più terribile a cui possa pensare, ma… adesso è necessario che sia proprio io a farti del male…>>
Jun alzò il viso. Era dimagrito, notò Sho. E stava chiedendo di non farlo soffrire ancora. Sho non sapeva se Jun avrebbe retto anche questo.
<< Tu non sai perchè Hiro è andato in crisi, vero?…>> chiese Sho. Jun lo guardò
<< Come sai il nome di mio fratello? Anche ricordandoti gli articoli e tutto… il suo nome non è mi stato fatto… l’ho chiesto espressamente…>>
<< Infatti non lo so dai giornali. Io… io conoscevo Hiro…>> disse Sho. Vide Jun impallidire e temette che potesse svenire. Ma continuò
<< Quasi cinque anni fa, erano da poco nate le gemelle, l’ho conosciuto. In un locale, nulla di più squallido. Ci siamo scambiati i numeri di telefono. Lui non sapeva nulla di me, ma quando scoprì che ero sposato si infuriò… chiamò Mika e le raccontò tutto. Lei fu fin troppo comprensiva. Disse che l’aveva sempre sospettato, e che ne aveva avuto la certezza quando avevo deciso di sposarla. Disse che non era lei il modo per dimenticare la mia cotta per Kyosuke, cotta che nemmeno avevo realizzato di avere. Così tornai da Hiro, che mi perdonò. Sapevi che dalla soffitta, attraverso una scala nascosta in una botola, si esce in giardino?…>>
Jun scosse la testa. Sho non capì se era per la botola o perchè aveva avuto una relazione con Hiro…
<< Era li che si svolgevano i nostri incontri… il cancello sul retro chiude male, entravo da li, salivo in soffitta e nessuno si è mai accorto di nulla. Io ero nel mezzo di un divorzio, con due bambine, avevo appena iniziato a lavorare in un’azienda importante, dovevo stare attento a come mi muovevo… lui voleva lasciare l’università. Voleva che andassimo a vivere insieme. Non aveva il coraggio di parlare ai vostri genitori di noi, ne dell’università. Diceva che l’unico che poteva capirlo eri tu. La cosa si stava facendo seria, ed io non ho retto. L’ho lasciato. Una sera in cui abbiamo avuto una scena molto simile alla nostra battaglia delle salse, ed io avevo già deciso di lasciarlo. Rientraste prima del previsto e ci rifugiammo in soffitta. Lo lasciai con voi due piani più giù… credo sia stata la cappellata più grande della mia vita… e poi, due anni fa, me ne pentii e tornai sui miei passi. Hiro disse che voleva andare avanti con la sua vita, ma che il mio ritorno gli aveva scombinato i piani. Litigammo, io gli dissi che per me era finita, che non era mai stato importante… no, allora forse è stata questa la cappellata più grande… comunque il giorno dopo, sul giornale, lessi quello che era successo solo un’ora dopo la nostra discussione… >> Sho si fermò per riprendere fiato. Si asciugò gli occhi
<< Jun, io..>>
<< Esci di qui.>> supplicò Jun. Sho non aveva bisogno di guardarlo per sapere che aveva il viso rigato di lacrime.
<< Jun, io non sono l’uomo che fa per te. Per parole che ho detto io, tu ti sei ritrovato senza una famiglia… se non fosse stato per me, Hiro non sarebbe mai rimasto bruciato… sapevo che ci teneva a me. Ma l’ho scaricato appena me ne sono accorto…>>mormorò. Jun teneva il viso basso. Le sue spalle erano curve sotto la confusione di pensieri ed emozioni che gli vorticavano in testa. Sembrava così esile e fragile
<< Quello che provo per te è completamente diverso… non avevo idea di chi tu fossi… ma ora… ora ho ricordato tutto… i vostri visi si sovrappongono, non riesco a districarvi… non so che fare… ti amo, ma mi sento veramente… beh, responsabile di quello che è successo…>>
<< Ora non ha importanza, Sho.>> disse Jun, alzando il viso. Aveva le lacrime agli occhi, ma stava lottando con tutte le forze per non lasciarle scendere. Era stufo di piangere. Piangere non serviva assolutamente a nulla. Le cose non cambiavano
<< Jun…>> singhiozzò Sho
<< Continui a dire di non essere l’uomo giusto per me, e che il mio viso e quello di Hiro si sovrappongono… vai a chiarirti le idee, ti prego, perchè io di certo non posso aiutarti a chiarirtele… è già tanto se mi alzo dal letto ogni mattina! Sto lentamente, ma inesorabilmente arrivando al limite. Da solo non ce la faccio, non posso farcela. Ed è Sho, quello che voglio accanto. Non tu, non questo essere confuso che mi allontana continuamente, ma lo Sho che ho conosciuto. Senza ricordi, magari, ma mi sentivo al sicuro con quello Sho. E io ho bisogno di sentirmi al sicuro. Così invece ho solo più paura. Quindi per favore vai via…>> Jun si portò le mani al viso. Sentì Sho iniziare a singhiozzare. Sentì la sua mano appoggiarsi al suo braccio. Le sue labbra sui capelli. Il suo profumo. Si fece forza per non aggrapparglisi. Sho uscì. Jun si rannicchiò sul pavimento, stringendo a se un enorme cuscino, piangendo in silenzio. Non aveva la forza per i singhiozzi.