Meet Me in Dublin - capitolo 3

Aug 31, 2013 20:45

Hola!
Per prima cosa lasciatemi dire che vi amo tanto per l'epic-spam di questi giorni, causato dalle miriadi di birthday-fict per il compleanno di Jun XD Ho un botto di cose da leggere! E mi agggiungo ai festeggiamenti, seppur in ritardo: HAPPY BIRTHDAY, J! (Il mio regalo è questo disegno pubblicato su Pixiv).
Poi: fra 2 giorni parto per una vacanzina in Germania, quindi trovo sia il caso di postare il terzo capitolo per lasciarvi con qualcosa da leggere XD Mi mancano due parti (piuttosto importanti, lo ammetto... avvicinandoci al cuore della storia) del sesto capitolo da scrivere, ma spero di farcela a scriverli domani dopo aver fatto le valige XD
E dunque: grazie per tutti i commenti! *__* Sono felicissima di sapere che la fict vi piaccia e spero continui ad interessarvi!

Titolo: Meet Me in Dublin
Gruppo: Kanjani8
Genere: AU
Pairing: per ora nessuno
Rating: dal PG al PG-13, principalmente per il linguaggio
Disclaimers: i personaggi e i luoghi descritti non mi appartengono
Ringraziamenti: a genki_ya per la magica città che mi ha fatto scoprire nell'ospitarmi a Dublino, due anni fa
Note: appena tornata da un viaggio a Dublino avevo iniziato a scrivere le poche frasi che corrispondono all'incipit di questo capitolo.Terminata Reach, il mio desiderio di scrivere qualcosa riguardo ad una share-house (dopo aver vissuto in una per un anno intero) e il ricordo dell'Irlanda mi hanno aiutato a sviluppare soggetto e trama di MMID.
Ogni capitolo ha un suo personaggio ed un suo punto di vista e si procederà "a cerchio" nello sviluppo della storia.
NB! Le battute sono principalmente scritte in inglese ed italiano, anche se ci sono parole e frasi in giapponese e francese; le lingue straniere sono sempre in corsivo, mentre l'italiano preceduto da (*) indica il fatto che il dialogo sia in giapponese o in inglese (a seconda delle nazionalità dei due dialoganti) ma che sia tradotto per facilitarne la lettura. Nel caso vi accorgiate che per qualsiasi lingua ci sia il bisogno di riportare la traduzione a parte, fatemelo sapere! Una nota particolare: alcune battute di Maru, Yoko e degli altri personaggi non-anglofoni sono VOLUTAMENTE sbagliate dal punto di vista grammaticale!
Capitoli precedenti: capitolo 1 - Subaru, capitolo 2 - Yoko



CAPITOLO 3 - HINA.

Vivere a Dublino facendo di professione il giornalista calcistico è una cosa strana, se non quasi incomprensibile. La verità è che sono venuto a vivere qui con l'unico scopo di allontanarmi da casa, dalle persone, dalla mia vita precedente. Dai ricordi prima dell'incidente.

Ma in fondo ci sono cose che non ho mai potuto tradire: il calcio.

La pasta.

L'italiano.

La tendenza a fidarmi ed affezionarmi alle persone.

Aver passato la serata precedente al locale in cui Ryo e la sua band lavoravano e si esibivano aveva portato i quattro coinquilini a tornare a casa tardi, andare a letto tardi e di conseguenza svegliarsi ancora più controvoglia del solito al suono della sveglia, puntata come sempre per le sette di mattina. Meno di cinque ore di sonno. Tuttavia, rigirarsi nel letto e far finta di niente non poteva essere considerata un'opzione: Yoko doveva lavorare e Shingo aveva un articolo da finire categoricamente entro mezzogiorno, così lasciarono che l'americano e l'altro giapponese si riposassero nella camera gialla e rossa rispettivamente e si diedero forza e coraggio con un singolo sguardo d'intesa e una (o due... o tre) tazze di caffè. Hina sapeva perfettamente che Yoko si azzardava a consumarne solo in casi estremi come quelli: sveglia presto ed un dopo-sbornia da smaltire. Iniziarono a parlare solo quando ebbero finito di bere fino all'ultima goccia di caffè e un intero bicchiere d'acqua fresca.

-Where's the French dandy?- domandò Shingo sollevando appena lo sguardo dall'articolo di calciomercato che aveva aperto sul tavolo. Yoko stava finendo di rosicchiare un biscotto al cioccolato e rispose con la bocca piena, il viso ricoperto di briciole e macchie di cacao: -I guess he doesn't have classes this morning...- mugugnò.

Shingo trattenne a fatica un profondo sospiro, facendo ridacchiare l'amico: -I hate having both him and the corean in the house while I have work to do...- dichiarò, scuotendo la testa. Yoko lasciò in pace il sacchetto di biscotti, spolverandosi via le briciole dalla maglietta del giorno: una t-shirt bianca di Dragonball.

Si alzò in piedi, esclamando un timido: -Ganbareee!- a Hina, alzando i pugni e agitandoli di fronte al petto per imitare un debole tifo. Shingo ormai sapeva perfettamente cosa quella parola volesse dire e gli sorrise leggermente, commentando: -You know I only hate them when I'm tired...-.

-Just try not to kill them- scherzò appena Yoko, salutandolo con la mano prima di uscire di casa.

Riuscì a scrivere metà dell'articolo prima che Maru si svegliasse: il coreano entrò in salotto in pigiama, salutandolo con un eccitato “Good morning, Hina!” e tuffandosi sul divano al suo fianco, sgranocchiando qualche strano snack coreano che probabilmente avrebbe sostituito la colazione per quella mattina.

Shingo si appoggiò il pc sulle gambe e continuò a scrivere imperterrito, arrivato ad un punto dell'articolo in cui stava analizzando la partita secondo la propria opinione e sentendosi particolarmente ispirato, mentre l'altro inquilino, fortunatamente più silenzioso del solito, finiva di mangiare la barretta di cereali concentrato sui cartoni animati per bambini in tv a quell'ora.

Il fatto che la calma e la quiete nell'appartamento avesse retto fino a quel momento era quasi riuscito a sorprendere Shingo: stava quasi per convincersi che sarebbe riuscito a finire l'articolo persino in anticipo rispetto all'orario di consegna quando la porta verde si aprì con una certa violenza e Tacchon ne uscì a passo deciso, spruzzando deodorante per ambienti in ogni direzione.

-Che cazz...!- non riuscì a trattenersi dall'esclamare non appena una forte ondata di profumo lo investì, inglobando in una nuvola di particelle umide l'intero divano. Maru cominciò a tossire.

-I can't bear all this nasty corean smell this early in the morning, I'm sorry...- stava spiegando con tono piatto e risoluto Tadayoshi, dopo un secondo giro di deodorante sulla povera coppia di coinquilini. Soddisfatto del proprio operato, il giovane francese ripose la bomboletta profumo lavanda sul ripiano della cucina e aprì il frigo per prepararsi la colazione.

-My fault?- chiese Maru ancora completamente sbigottito, indicandosi debolmente con un dito.

Shingo sospirò scuotendo la testa verso lo schermo del proprio pc, che chiuse con poca delicatezza: -There's no “corean smell” in this house, Tacchon... quante volte te lo devo ripetere!- esclamò, rivolto al francese in un mix di inglese e italiano: in una mattina come quella poteva permettersi di fregarsene della lingua e soprattutto della pazienza che già sapeva di non avere.

-You're just too used to it...- ribatté lo studente universitario, rompendo due uova sul bordo di una padella e friggendole con cura in una piccola padella: -Or maybe coming for a southern country makes you familiar with...-.

-Ok, enough with the offending comments- lo interruppe Shingo, alzandosi in piedi e raggiungendo il francese in cucina: -I'm tired, I have work to do and now, thanks to you and your paranoia, I'm completely bathed in lavander scent-. Tadayoshi sollevò un sopracciglio e lo squadrò brevemente, prima di far ricadere con abilità l'omelette che aveva appena preparato sul proprio piatto: -That may actually be helpful, considering your standard level of...-.

-ENOUGH!- esclamò ancora Shingo, questa volta più forte. Tadayoshi si bloccò sul posto, lo sguardo finalmente rivolto verso l'italiano: -Porca di quella... Tadayoshi, you're such a child! You can't keep on act like a spoiled brat and...-.

-I'm NOT...-

-STOP replying to me! Grow up a bit and face things like a man, cazzo!- gridò Hina, battendo con violenza una mano sul tavolo dove Tadayoshi aveva posato la propria colazione.

-I'm not a spoiled brat...- fu tutto quello che il francese riuscì a rispondere, lo sguardo basso e i pugni stretti lungo il corpo rigido.

Shingo sospirò sonoramente, poi si allontanò dal tavolo e rivolse uno sguardo di scuse a Maru, ancora seduto sul divano e girato verso di loro con espressione preoccupata: -Wathever...- aggiunse, aprendo la porta viola della propria stanza e sparendovi dentro per tentare di finire il proprio articolo.

-I... I'm sorry...- provò a dire il coreano, più al vuoto della stanza che a qualcuno in particolare. Tacchon incrociò il suo sguardo e sbuffò: -Shut up, Maru...- prima di sedersi al tavolo e mangiare la propria omelette in completo silenzio.

Per il resto della mattinata, tutti i coinquilini riuscirono discretamente ad ignorarsi a vicenda.

Quando Subaru e Ryo emersero finalmente dalle proprie stanze, l'uno in cerca di qualcosa da mangiare e l'altro per una lunga doccia bollente, Shingo aveva già finito e pubblicato l'articolo online, pulito da cima a fondo la propria stanza e le zone comuni e preparato un'insalata per quattro o cinque persone. Fu la prima vittima di Subaru, insieme ad un intero pacchetto di cracker che Maru gli volle generosamente offrire.

-You should start doing some groceries, you know...- gli sorrise Hina, appoggiato al ripiano della cucina con un fianco. Maru stava pranzando insieme a Subaru e gli stava raccontando l'intera puntata dei Simpsons che aveva visto poco prima in tv.

-Yeah...- fu la breve risposta di Subaru, lo sguardo perso nel vuoto: molto probabilmente la mancanza di caffè gli provocava uno stato di sonno e stordimento ancora più grave del solito. Tacchon non era ancora uscito dalla propria stanza, ma Hina sapeva perfettamente che dopo un litigio come quello di poco prima, sarebbe comparso solo per infilarsi le scarpe e andare a lezione, ignorandoli tutti e saltando il pranzo.

Ryo uscì in quell'istante dalla doccia, ancora mezzo bagnato e decisamente mezzo vestito: corse in cucina a salutare i coinquilini, dare una sonora pacca sulla spalla a Maru e sgolarsi mezzo cartone di latte fresco.

-Oh, man! Fresh milk after a bath: freakin' delicious!- proclamò, trattenendo a stento un rutto.

-Bless you!- pigolò Maru, felice senza apparente motivo.

-Shingo! Going out today?- chiese all'improvviso l'americano, con un sorriso rivolto a Hina.

-I have... my italian lessons in the evening...- rispose l'italiano, dopo averci pensato su: -But I guess I'm free in the afternoon...-.

-Awesome! You're going out with me, a chick I met yesterday after the gig and her friend! You seem like you could be her type, you know... like, the latin charm and everything...- disse Ryo con convinzione, indicandolo con un gesto veloce della mano. Hina lo guardò scettico, con un sopracciglio alzato: -What?-.

-You are latin charming, Hina!- esclamò Maru, tentando di convincerlo.

-C'mon man, it's gonna be fun! A double date, ya know? I swear the girls are hot- disse in tono solenne Ryo, tentando di convincerlo. Shingo sospirò, una mano a massaggiarsi le tempie pulsanti.

Best fukin' day ever.

-Ok, andiamo...- rispose, senza gioia né convinzione, ignorando il “woooo!” di Ryo e Maru e la totale mancanza di interesse da parte di Subaru, che gli regalò solo uno sguardo comprensivo.

Mentre si cambiava in un paio di jeans e una camicia blu che trovò in un angolo dell'armadio, sotterrata dalla mole di tute e magliette sportive, rispose al consueto messaggio di Yoko e ridacchiò della reazione del coinquilino alla menzione dell'appuntamento organizzato da Ryo: “WHAT? You should have said no! It's not me being too Japanese, but you have work this evening! Are you sure???”. Gli rispose prima di uscire, le chiavi della propria stanza già nella serratura: “You're over-reacting ;D Relax, it's just a favour I'm doing for him, I'll be ok, MOM”. Cominciò a giochicciare con il portachiavi senza pensarci: un piccolo pallone da calcio lilla comprato parecchi anni prima in Italia, ormai piuttosto sporco e consumato. Ryo lo stava aspettando sulla porta d'ingresso facendo volteggiare il proprio mazzo di chiavi in aria: aveva l'anello di metallo infilato al dito e la tavoletta da surf gialla in miniatura si scontrava con le chiavi facendole tintinnare.

-Have much fun!- esclamò allegramente Maru dal divano dove si era piazzato nuovamente, mentre Subaru fece loro ciao con la mano dalla porta della sua camera dal letto.

Il pomeriggio passò esattamente secondo le previsioni di Shingo: le due ragazze, che molto probabilmente erano state rimorchiate la sera precedente quando erano piuttosto ubriache ed influenzate dalla confidenza e lo charm dell'americano sul palco del locale mentre suonava e cantava con i compagni di band, avevano ben presto capito quanto Ryo non avesse la minima idea di come gestire un appuntamento “galante” e si erano quindi entrambe concentrate sull'italiano, meno interessato ma sicuramente più capace di sostenere una conversazione di carattere generale e soprattutto, più cortese. La cosa ovviamente aveva scatenato l'invidia dell'americano che aveva iniziato a fare la vittima e lamentarsi della giornata noiosa con il coinquilino, il quale ne aveva approfittato per consigliargli di rinunciare nell'impresa. Ovviamente non gli aveva prestato ascolto.

E così dopo un caffè (l'ennesimo della giornata) e un orrendo film romantico di bassa categoria al centro commerciale, Shingo aveva dovuto rifiutare la proposta delle due ragazze di “provare” una “cosa a tre” nei bagni pubblici della sala cinematografica e le aveva lasciate, parecchio deluse, in compagnia dell'americano per fuggire a dare lezioni di italiano alla propria classe.

“Told ya :DDD” fu la sola risposta di Yoko al resoconto via sms, in uno slang americano improvvisato. Fu presto raggiunto da un secondo messaggio del giapponese: “I'm taking notes, BTW... 3way in a public toilet? That's something I should try too!”. Rise come un matto davanti allo schermo del cellulare, richiamando l'attenzione dell'intero autobus. Pensò di mandargli una qualche battuta sulla “misterious woman” che avrebbero potuto capire solo loro due, ma si trattenne, riponendo il cellulare nella propria cartelletta, lontano dagli sguardi indiscreti degli altri passeggeri.

La sua classe serale di italiano era, insieme alla share-house, un altro posto dove sapeva di potersi sentire completamente a proprio agio. I suoi studenti, prevalentemente lavoratori o pensionati irlandesi curiosi, un paio di ragazzi cinesi che si sarebbero trasferiti a Roma per il seguente semestre universitario, un italo-americano interessato a imparare la lingua d'origine della madre e un senegalese molto simpatico che si era trasferito a Dublino per lavoro ma aveva lasciato la famiglia a Milano, erano dodici in totale e tutti di livello medio o avanzato. Con loro poteva avere corte conversazioni in italiano su moltissimi argomenti di attualità ed alcuni di loro erano degli appassionati di calcio tanto quanto lui.

Era un po' come tornare a casa, per tre sere la settimana.

-Shingo, is “scriverei” a “congiuntivo”?- domandò Ms. O'Ryan, guardando perplessa sul proprio libro di testo dove l'insegnante aveva chiesto di compilare gli esercizi.

-No, Elaine- la corresse con calma Hina, dalla lavagna: -E' un “condizionale”, ma non l'abbiamo ancora studiato- chiarì, facendo annuire con convinzione un paio di altri studenti: -Ricordati di usare sempre l'italiano in classe- aggiunse poi, con un occhiolino verso la signora che la fece inevitabilmente arrossire.

Uscì dal palazzo delle lezioni di italiano quando ormai fuori faceva già buio.

Le giornate si stavano lentamente allungando, ma erano le lezioni ad attardarsi sempre di più, fra uno studente in crisi ed una offerta cordiale di cena fuori da parte di una coppia di anziani a livello avanzato.

Piovigginava leggermente, tanto che aprire l'ombrello sarebbe stato pressoché inutile: gettò un'occhiata dall'altra parte della strada per controllare che Yoko non lo stesse aspettando anche quella sera, ma per fortuna il coinquilino non c'era e quasi sicuramente, a quell'ora, era già a casa ad attenderlo.

Mentre percorreva la strada fino alla fermata dell'autobus, al piccolo trotto sopra le gambe mai perfettamente coordinate, si ritrovò a riflettere sul sempre più assurdo comportamento di Tadayoshi a casa e sull'arroganza di Ryo ieri sera sul palco del locale, in netto contrasto con i modi di fare impacciati di quello stesso pomeriggio, in giro con le due ragazze.

Non capì esattamente come mai, ma gli sfuggì uno sguardo davanti a sé prima di attraversare la strada ad un semaforo verde: un ragazzo veniva nella sua direzione, lo sguardo basso concentrato sullo schermo dell'I-pod che teneva in mano, collegato alle grosse cuffie azzurre e gialle che aveva sulla testa. Portava un ombrello azzurro appoggiato all'avambraccio, slegato ma asciutto ed aveva tratti somatici orientali simili a quelli di Subaru, Yoko e Maru, ma i capelli erano ossigenati su una sfumatura di biondo innaturale per un qualsiasi asiatico. Si rese conto lentamente, mentre si avvicinavano gradualmente al centro della strada, che la sua attenzione era stata attirata dalla figura di quel ragazzo non solo per i colori accesi dei suoi vestiti, in contrasto con i colori scuri della serata dublinese, ma perché gli sembrava in qualche modo familiare.

Quando la sua mente riuscì finalmente a ricordare la sagoma nella piazza di Temple Bar la sera prima e lo stesso ombrello azzurro, aveva ormai il viso completamente rivolto alla sua destra, verso il ragazzo che invece lo stava superando completamente ignaro dello sguardo di Shingo e della macchina nera che procedeva verso di loro oltre la linea dello stop, incurante del semaforo rosso...

Hina reagì in un istante: la gamba destra si ritrasse per istinto e si ritrovò a girare su se stesso, quasi in un dribbling calcistico, per superare il corpo del ragazzo e strattonarlo verso sinistra, opponendo il lato sinistro del proprio corpo verso la macchina nera, che inchiodò con un acuto stridio a pochi metri da loro e si fermò con il paraurti ad una decina di centimetri dalla gamba dell'italiano. Il ragazzo dall'ombrello azzurro aveva gridato allo strattone e si era riparato per istinto il lato sinistro del volto con una mano, accucciandosi su se stesso e lasciando cadere a terra gli oggetti che portava in mano.

Shingo si guardò intorno e squadrò il guidatore della macchina nera, che sembrava spaventato tanto quanto loro: distratto, non si era accorto del semaforo e dei passanti sul marciapiede. Shingo gli fece segno di attendere con una mano e porse l'altra al ragazzo, ancora a terra.

-Here...- riuscì a dire per richiamare la sua attenzione.

Il ragazzo sollevò lo sguardo verso di lui e abbassò piano le mani, leggermente tremanti: in una frazione di secondo Hina lo vide sbattere le ciglia in modo non coordinato...

E, in parte, capì: -Let me help you...- aggiunse, chinandosi a raccogliere l'I-pod ancora in funzione del ragazzo e l'ombrello azzurro, per poi aiutarlo ad alzarsi prendendolo per un avambraccio e portarlo al sicuro sul marciapiede.

-I... thank you...- mormorò con voce spezzata il ragazzo, ancora confuso e spaventato. Si calò le cuffie sul collo e prese fra le braccia gli oggetti che Shingo gli stava restituendo senza distogliere lo sguardo dagli occhi nocciola dell'italiano, che tentò di sorridergli in maniera rassicurante: -Are you hurt?- si assicurò, vedendolo tenersi stretto al corpo il braccio che Shingo gli aveva involontariamente stretto e strattonato.

-No, no... I... thank you!- esclamò ancora il ragazzo, reagendo all'improvviso: si profuse in un profondo inchino, rischiando ancora una volta di rovesciare a terra gli oggetti che teneva in mano. Shingo trattenne a stento una risata nervosa: capì immediatamente l'origine giapponese del ragazzo, unita all'accento familiare.

-You are... Japanese, right?- non riuscì a trattenersi dal chiedere: gli occhi scuri del ragazzo si illuminarono di stupore sotto la frangia bionda e fu costretto ad aggiungere: -My... I have two friends that are Japanese too and you...-.

-I am. My name is Shota- si presentò il ragazzo, cambiando espressione: sorrise leggermente e allungò la mano destra verso Shingo, che la strinse con un sospiro sonoro e presentandosi a sua volta.

AN: Vi prego non odiate Tacchon! (o almeno fatelo con moderazione XD) Ha i suoi motivi, lo prometto U__U
       Allora, cosa diciamo di Shota? Ancora troppo misterioso? ;D

r: pg, g: kanjani8, gnr: long fict, gnr: au

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