AAAH!
Avrei dovuto aggiornare molto prima, lo so... ma sono partita per il mare XD E fra una sfogliatella, una mozzarella di bufala e il Giffoni Film Festival, non ho avuto mezzi e tempo per postare l'epilogo di Reach... chiedo venia!
Ora ci siamo! E, già che ci sono, vi lascio il teaser della mia nuova fanfiction (già in via di scrittura) e la promessa che stavolta il contest non me lo dimentico... no, davvero... anzi, ne parlo subito con l'altra mod! XD
Titolo: Reach
Genere: AU, fantascientifico, angst
Gruppi: Arashi, Kanjani8
Pairing: Sakumoto, Ohmiya, Subassan, Yokohina
Rating: un PG-13 generale
Disclaimers: non mi appartengono i personaggi e penso di aver preso elementi da questo e quello un po' a muzzo... per il resto, è tutta colpa mia.
Note: sul forum AFD scrivevo: 'Sono stata ispirata per questa fict dalle dannatissime tutine di Gantz (<--- eheh) e da varie storie incrociate di alieni e esperimenti... metteteci qualche basilare e confusa conoscenza di chimica e fisica e questo è quello che ne sta venendo fuori XD' ...non so se si possa ancora applicare, ma faremo finta di niente XD Ringraziamenti sentiti alla mia editor (
yukari85).
Parti precedenti:
parte1,
parte2,
parte3,
parte4,
parte5,
parte6,
parte7,
parte8,
parte9,
parte10,
parte11,
parte12Spero questo epilogo vi piaccia! La voglia di scrivere spin-off sui vari personaggi o altre storie legate al mondo di Myrthas non mi è passata, quindi è possibile che dopo il prossimo progetto possa scrivere qualcosa a riguardo *fufu*
Ancora una volta scusatemi per le lunghe attese ^^"
Le manovre di recupero dei resti della navicella di salvataggio furono effettuati in estrema velocità e con l'ausilio dell'esercito: non era ancora giunta la dichiarazione di resa delle truppe di Banati che Yokoyama, privo di sensi, era stato trasportato in barella dalla sala di atterraggio all'ala ospedaliera, dove per ore ed ore rimase sotto operazione. I medici dell'istituto si adoperarono per salvarlo, sebbene le condizioni fossero critiche: non solo lo scoppio finale dell'elemento ignoto degenerato gli aveva causato profonde ferite, bruciature e contusioni, ma la lunga permanenza in assenza di ossigeno dentro i resti della navicella avevano reso le sue condizioni ancora più critiche. Passò quasi un'intera giornata, di speranza, rabbia e terrore. Infine i medici comunicarono il verdetto: era vivo, ma profondamente addormentato. Versarono nuove lacrime.
Per i giorni seguenti all'esplosione che aveva risparmiato Myrthas da un pericoloso attacco straniero, le trattative di pace con Banati tornarono a prendere piede. Ci furono altri scontri, ma più isolati e tutte battaglie vinte dall'esercito addestrato di Myrthas. La resa definitiva degli avversari avvenne a distanza di circa un mese dallo scoppio, secondo la misura del tempo terrestre. L'atmosfera di gioia che pervase tutta Calidania proruppe in una festa che si protrasse a lungo, agitando gli animi degli stessi ricercatori, che in breve tempo unirono le forze per completare le macchine di inversione progettate da Murakami.
L'ala dell'Istituto prescelta per l'installazione del laboratorio di inversione fu l'ultimo piano, la precedente stanza di controllo di Yoko. Condussero gli ultimi esperimenti sotto l'osservazione di esperti inviati dal governo ed ebbero il permesso reale per iniziare a convocare piccoli gruppi di popolazione, selezionati per condurre i primi esami di “guarigione” dall'elemento ignoto. Tutto sembrava andare per il meglio, traghettato nei giorni dall'euforia della popolazione, libera dalla minaccia della guerra.
Tuttavia, tutti su Myrthas si stavano chiedendo cosa fosse stata la forte esplosione che li aveva salvati ed ognuno avanzava ipotesi fantasiose, nella speranza di avere presto informazioni precise e attendendo per esse il discorso ufficiale del re, previsto per il termine delle festività.
Re che aveva voluto assistere al ricovero ed alla lenta guarigione di Yokoyama fin dai primi momenti, quando si era precipitato all'Istituto circondato da consiglieri e generali di guerra, diretto all'ala ospedaliera: aveva parlato a lungo con i medici e con Murakami. Era tornato solo un paio di altre volte dopo la fine delle ostilità, ma era sempre rimasto nella stessa stanza di ospedale, per il tempo che poteva concedersi.
Durante tutto questo, Yoko continuava a dormire.
Un sonno all'apparenza tranquillo, senza agitazioni: sembrava come se non volesse più riaprire gli occhi. Le profonde ferite si rimarginarono lentamente, le numerose ossa rotte guarirono, così come altre contusioni e lividi. Il respiro restava regolare, il corpo immobile, il viso pallido. I medici non avevano saputo dare una risposta a questo lungo coma e non potevano prevedere quando e se si sarebbe risvegliato. I suoi amici gli facevano regolarmente visita e quando anche Maruyama fu dimesso, iniziarono a vegliare al capezzale di Yoko seguendo quasi dei turni.
Shingo, tuttavia, non lasciava mai la stanza, neanche per assistere ai primi successi del laboratorio di inversione, condotti da Sho e Jun.
Sapeva che l'elemento ignoto che per lungo tempo aveva logorato il corpo e l'anima del proprio migliore amico si era ormai del tutto estinto, ma non si sarebbe dato pace finché non avesse visto nuovamente la vita illuminargli gli occhi, priva di macchie nere, pura come doveva essere, come gli aveva promesso di restituirgliela.
Avvenne una notte di circa due mesi dalla fine della guerra.
Il tiepido vento della quasi perenne estate di Calidania entrava dalle finestre della stanza e accarezzava le tende, facendone danzare le ombre sulle pareti. La luce fluttuante dondolava sospesa a mezz'aria, pallida e sul punto di spegnersi: proiettava una luce azzurra sulle gote di Yokoyama, nelle pupille che mettevano lentamente a fuoco il soffitto, sulle punte delle lunghe ciglia scure.
Il primo movimento che azzardò fu avvicinare la mano al calore emanato dal corpo al proprio fianco: sfiorò le nocche di un pugno chiuso sopra le pieghe delle coperte e le ciocche di capelli fini e corti della frangia su un viso dormiente, che riconosceva. Che non si aspettava di poter rivedere mai più.
L'emozione di poterlo toccare, vedere e sentire proruppe dentro il suo petto, con un calore quasi doloroso. Non riuscì a trattenere un singulto e quando vide gli occhi di Shingo aprirsi di scatto seppe di averlo svegliato.
-Yoko...?- lo sentì mormorare, focalizzando lo sguardo sui suoi occhi aperti. Sembrava frastornato, ancora a metà fra il sogno e la realtà, incapace di riconoscerlo. Il tono della voce che aveva usato era incerto, come se in fondo al cuore fosse ancora, in qualche modo, ferito. E non volesse più provare dolore.
-Hina...- rispose, insicuro di poter usare la propria voce, di possedere ancora una voce. Così come non si rendeva conto di star comandando liberamente il proprio corpo: una sensazione di leggerezza e integrità che non provava da anni lo sconvolgeva, rendendo ogni gesto, ogni sensazione allo stesso tempo più semplice e più complessa. Si concentrò su di sé, su ciò che stava provando ed aggiunse: -Ho... fame-.
Nel silenzio, lo sguardo preoccupato di Hina si trasformò lentamente in un sorriso, seguito dal graduale scoppio di una risata: -Non avevo dubbi!- ululò l'elemento dell'acqua, dondolando sulla sedia tenendosi la pancia, incapace di trattenere le risate che riempirono la stanza.
Le guance di Yokoyama si tinsero di rosso e le sentì riscaldarsi, mentre il suo stomaco si lamentava sonoramente: -Allora portami da mangiare- protestò.
Shingo smise di ridere e sospirò, senza scollare gli occhi di dosso da Yoko, finalmente sveglio, dopo dubbi, paure e sofferenze che si erano dissolte in un'unica risata.
Dentro di sé sapeva di aver vinto una scommessa, di essersi ripreso l'unica persona in cui aveva riposto tutta la propria speranza: -Te l'avevo detto- mormorò, chiamando l'assistenza medica dal proprio palmare: -Torni sempre a perseguitarmi, tu-.
Quando i medici ebbero concluso i test e provato il completo risveglio e la guarigione di Yokoyama, Hina era già riuscito a chiamare e radunare tutti nella camera dell'ala ospedaliera e a recuperare qualche purin dal congelatore segreto del quale si rifiutò di rivelare la posizione. Festeggiarono e sfamarono il “bello addormentato”. Ci furono pianti e risate e fecero troppo casino nel cuore della notte, disturbando i medici di guardia e gli altri pazienti, aggiornando Yokoyama sulle ultime notizie e ripetendogli più e più volte quanto fosse stato fortunato e quanto li avesse fatti preoccupare.
-Quindi... avete già iniziato la conversione?- chiese Yokoyama, mentre divorava il suo secondo dolcetto terrestre. Yasuda si stava ancora asciugando le lacrime che non era riuscito a trattenere nell'abbracciare l'amico, mentre Jun si reggeva stretto al braccio di Sho, cosa che Yoko aveva notato con un enorme sorriso soddisfatto.
-Abbiamo selezionato circa 50 pazienti per i primi giorni, ma da quando il re ha approvato i test e fatto diffondere la notizia, abbiamo richieste da tutta Calidania- rispose Ryo, seduto sul letto di fianco a Yoko: aveva gli occhi aperti solo per metà e probabilmente restava sveglio per miracolo, ma si rifiutava di tornare nella propria stanza e lasciare la festa.
-E da Tempesta...- aggiunse Subaru, appoggiato al piano della finestra con il bacino, le braccia incrociate. Insieme ad Hina sembrava il più esausto.
Yoko sollevò lo sguardo dalla coppetta vuota del purin e guardò l'amico negli occhi: -Avete notizie da...?-.
-Abbiamo riattivato i contatti con Tsutomu e Mitsuru da quando è finita la guerra e c'è una riduzione di controlli sulle linee comunicative. Ho scritto loro del tuo risveglio poco fa- rispose Sho, sorridendo.
-Le frontiere verranno riaperte il prima possibile, il re l'ha già assicurato ai capi dell'Istituto, ma aspettava il tuo risveglio per il discorso ufficiale in cui parlerà di tutte queste cose- disse Nino. Yoko si sorprese: -...Perché? La guerra è finita da un mese, giusto? Perché aspettare?- chiese.
Gli altri non sapevano cosa rispondere.
-Immagino lo scopriremo presto...- disse Aiba, per concludere il discorso.
Quando sopraggiunse il silenzio, si resero conto dell'ora tarda e di Ohkura che si era addormentato su una delle sedie vicino alla parete opposta al letto. Ridacchiando concordarono che fosse tardi e che dovessero riposare tutti. Uscirono dalla stanza portandosi dietro Ohkura svegliato di malomodo e Maruyama che opponeva resistenza per poter stare più tempo con Yoko, mentre Yasu abbracciandolo si commosse di nuovo, fuggendo poi fra le braccia di Subaru.
-Non ho particolarmente sonno- ammise Yokoyama rivolto a Murakami, l'unico rimasto nella stanza. Si guardarono negli occhi per un istante, poi Yoko distolse lo sguardo, improvvisamente imbarazzato, rendendosi conto dell'errore: -Ops...- sussurrò.
-Non ricordavi che potessi leggerti nel pensiero?- chiese divertito Hina, avvicinando la sedia per sedersi al fianco del letto. Allungò una mano fino ad appoggiarla sulle lenzuola, invitando Yoko a stringerla. Lo vide esitare un istante, mentre pensava: “Sembra così strano potersi toccare...”, ormai cosciente del fatto che l'altro potesse sentirlo. Incrociarono le dita e rimasero a guardarle, nella penombra della stanza. La luce fluttuante che Nino aveva potenziato era stata spenta del tutto, ed ora restavano immersi nella debole luce del cielo notturno. Forse a breve avrebbe iniziato ad albeggiare.
-Non lo so, sono un po' stanco anche io...- ammise Shingo, in risposta: -Ho aspettato per mesi che un cretino si svegliasse per potergli finalmente leggere pensieri imbarazzanti nella mente-.
-Avresti fatto meglio a dormire, allora- sbuffò Yoko, facendolo ridere.
Aiutò Yoko a piegare il braccio, conducendo le mani di entrambi verso il petto dell'altro. Si piegò in avanti ed appoggiò la fronte su quella dell'amico, chiudendo gli occhi: -...Così va bene?-.
Le guance di Yoko erano talmente vicine che le sentì avvampare quasi fossero le proprie, mentre rispondeva, ancora silenziosamente.
Il vento, una brezza appena più accentuata, appena più fresca, fece nuovamente danzare le ombre nella stanza.
-Anch'io- mormorò pianissimo, notando solo dopo il tono di voce incerto e imbarazzato che la propria voce aveva assunto. Avvicinò il viso di Yoko con la mano libera, mentre sentiva la destra dell'altro appoggiarglisi titubante sul fianco, il cuore battergli fortissimo: -Mi sei mancato- aggiunse, chiudendo gli occhi.
Scaricarono un po' di tensione in una breve, tremante risata.
-Ce ne abbiamo messo di tempo per ammetterlo, vero?- rise Yoko, nervosamente. Gli accarezzò il viso fino al mento.
-Mi pare tu non l'abbia ancora “ammesso”- sussurrò.
Lo sentì muoversi lentamente, sentì il suo respiro sulle labbra.
E si baciarono.
Si separarono solo quando furono a corto di fiato, per tornare a guardarsi negli occhi. Yoko deglutì, il viso rosso, gli occhi scuri, le labbra umide: “E adesso?” pensò.
Si sorrisero, avvicinandosi ancora.
Sostituirono con dei gesti quello che, per anni, era stato loro impedito di dirsi.
Il ricovero in ospedale durò ancora un'intera settimana.
I medici si vollero assicurare che ogni valore fosse nella norma ed ogni traccia di un qualsiasi elemento fosse sparita.
Il re fece visita il primo giorno dopo il risveglio, accompagnato dalla regina. Chiesero di poter restare soli assieme a Yoko e il colloquio durò molto tempo. Alla ripartenza del sovrano per Eterna, verso sera, molti dei suoi amici chiesero a Yoko dettagli su cosa si fossero detti: non rispose, mantenendo il patto stretto con il re, così come un lieve sorriso fra l'imbarazzato e il soddisfatto che, allo sguardo attento di occhi esperti, avrebbe potuto tradirlo senza troppe difficoltà.
La sera prima della dimissione, mentre Shingo e Sho discutevano riguardo agli esperimenti del laboratorio di inversione nella sua stanza di ospedale, quasi si trattasse del loro ufficio o della mensa, Maruyama bussò alla porta, più per abitudine che per cortesia.
Portava fra le braccia una nuova tuta e la consegnò a Yoko, perché potesse vederla prima di doverla indossare quotidianamente, a partire dal giorno successivo.
Era più leggera della sua precedente tuta, più morbida al tocco e, cosa ben più strana, non aveva più i pesanti blocchi ai polsi ed alle caviglie.
Era una normale tuta da ricercatore coi bordi arancioni, segno tangibile della diagnosi definitiva dei medici: una perenne non-elementarietà.
Sollevò lo sguardo verso gli occhi di Maru dopo aver osservato a lungo la stoffa: l'amico gli sorrideva dolcemente, nel silenzio che era calato nella stanza.
-Come all'inizio eravamo in due a indossare questo colore...- mormorò Ryuuhei, tradendo lo sguardo sicuro con il tremito della voce.
Yoko lo sentì esitare, quindi rispose con sicurezza al sorriso e concluse: -Così d'ora in poi non ti lascerò solo-.
-Yuuchin...- sospirò Maru, commosso.
-E' quello che siamo. Indossiamole con onore, ok?- disse, accettando l'esagerato slancio d'affetto dell'amico, che lo strinse in un forte abbraccio.
Ridacchiò, reagendo con un debole pat-pat sulla schiena di Ryuuhei, mentre da sopra la spalla del non-elemento intercettava lo sguardo di Shingo.
Alla dimissione seguì una grande festa non autorizzata dall'Istituto: ignorarono il veto e la tennero al giardino dell'ultimo piano, sotto un gazebo fluttuante improvvisato e ad un orario della sera tale da richiedere parecchie luci fluttuanti, attive per la presenza di Nino e Ryo.
Indossarono gli stessi vestiti da festa, le stesse tuniche colorate, che indossarono pochi giorni dopo alla cerimonia tanto attesa da tutto il reame: il discorso reale dopo la vittoria, ad Eterna.
Quando le carrozze provenienti dall'Istituto entrarono nella città, vennero accolti dalle stesse urla festanti, dai colori e dai profumi che avevano riempito la capitale anche la prima volta che Sho, Ohno e Aiba l'avevano visitata: la gente in strada salutava il loro solenne passaggio, lanciava petali e strisce di stoffa sgargiante verso le carrozze, talmente eleganti da poter contenere dei nobili o dei ricchi, invece che dei semplici ricercatori.
Yokoyama sembrò teso per tutto il tragitto, lo sguardo fisso al di fuori del piccolo finestrino, ma talmente distante da sembrare più interessato ai propri pensieri che alla folla in festa. Stringeva con forza quasi dolorosa la mano di Hina nella sua, nascosta sotto il lembo della manica della tunica che indossava.
Il discorso reale si tenne nel giardino del castello, aperto per l'occasione al pubblico: la gente si affollava sui prati, si arrampicava sui picchi dei cancelli dorati e sui rami più bassi degli alberi, i più fortunati avevano trovato posto a sedere nel padiglione all'aperto che aveva brevemente ospitato Sho e Shingo qualche tempo prima. Il re parlò da un palco allestito di fronte alle bianche mura del palazzo, molto più vicino al popolo che durante i festeggiamenti per Martha. Indossava una sfarzosa tunica color porpora che richiamava i drappeggi ai balconi della reggia, dai quali si affacciavano la regina ed i figli, così come alcuni membri della servitù ed il consigliere che i due umani avevano conosciuto, il quale notandoli fra gli astanti si profuse in un solenne inchino.
I posti a sedere riservati ai ricercatori erano ai piedi del palco, ben visibili a tutti.
Sho sedette fra Jun e Yoko e, dopo aver controllato lo stato di agitazione del proprio ragazzo, toccò piano la spalla del non-elemento: -Stai bene?-.
Kimitaka sussultò appena, poi tentò di nascondere il nervosismo sotto un'alzata di spalle: -Non è niente...- gli sorrise.
Il discorso del re fu accolto dal completo silenzio del nutrito pubblico: parlò della guerra fin dal principio, per non nascondere nulla all'amata popolazione di Calidania. Raccontò delle ambascerie, delle contrattazioni e delle intimidazioni, così come della prima, grande battaglia. Il discorso prese una piega inaspettata per il pubblico quando virò sulle ricerche di alcuni gruppi di studiosi dell'Istituto, i quali avevano coraggiosamente insistito sul percorso pericoloso e segreto dell'esperimento leggendario. Il popolo sembrò trattenere unanime il respiro mentre il re elencava i progetti, rivelava del colloquio che aveva intrattenuto con due esperti prima di accettare la loro spedizione segreta su Tempesta, la pericolosità del viaggio, i risultati ottenuti. Poi parlò dell'unico esemplare di elemento ignoto allora residente all'Istituto e il pubblicò inorridì e Kimitaka emise un flebile gemito. Il re proseguì come se non si fosse accorto di nulla, come se tutti dovessero sapere: la sofferenza, il dolore, il sacrificio estremo per la patria. Hina ridacchiò ad alcune descrizioni un po' pompose, adite a catturare la simpatia e l'attenzione del pubblico: la sua piccola risata permise a Yoko ed agli altri di rilassarsi un pochino, mentre il pubblico acquisiva interesse nei confronti della narrazione.
Parlò dell'invio della navicella di salvataggio e dello scoppio e giunti a questo punto tutta Calidania versava sull'orlo delle lacrime alla rivelazione che, a salvarli, era stato un unico, coraggioso e disperato... elemento ignoto. Sho avvertiva la tensione e l'imbarazzo di Yoko quando il re rivelò il seguito della storia, alla quale il pubblico gioì con sincerità, ed infine invitò il ricercatore a salire sul palco. Calò nuovamente il silenzio, un silenzio denso e carico di tensione.
Tutti i ricercatori guardarono Yoko lasciare la mano di Shingo, respirare profondamente ed alzarsi in piedi, per camminare lentamente verso il sovrano, isolato sotto lo sguardo dell'intera popolazione. Nell'immobilità del momento, nell'assenza quasi totale di suono che tutti avvertivano, la sua figura era chiara e distinta; il bianco ed il nero della sua tunica, decorata con un tema di fiamme che ricordavano le ali nere dell'antico elemento, lo facevano risaltare in mezzo alla moltitudine di colori del pubblico. Si inginocchiò ai piedi del re, il quale gli sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla: -Non inchinarti di fronte a nessuno-.
Lo invitò ad alzarsi in piedi e fu lui ad abbassare con reverenza il capo e lo sguardo, prima di declamare: -A nome di tutti i valorosi ricercatori dell'Istituto di Myrthas che hanno permesso la vittoria e la sopravvivenza del nostro pianeta, per i poteri a me conferiti dalla mia carica nomino te ed i tuoi colleghi Cavalieri del Regno di Myrthas-. Yokoyama sorrise, rosso in viso. Tutti i ricercatori ancora seduti ai loro posti balzarono i piedi per la sorpresa.
La folla proruppe in un fragoroso applauso e grida di gioia riempirono l'aria calda.
Il re attese il ritorno del silenzio, meno teso e solenne di prima, per continuare: -Finché la mia dinastia regnerà su Myrthas, non ci saranno più leggi contro i portatori di elemento ignoto; non sarà più tollerata la discriminazione; le tecnologie messe a punto dall'Istituto di ricerca saranno messe a disposizione della popolazione gratuitamente; saranno aboliti gli esili!- esclamò, con voce potente e allegra, scatenando una nuova acclamazione popolare. Yoko era ancora in piedi, al suo fianco, un sorriso incerto sul viso pallido. Il re gli disse qualcosa a bassa voce, inudibile per chiunque altro, facendolo sussultare: il sovrano indicò con un gesto della mano la folla alla propria sinistra, la quale si stava lentamente dividendo all'avvicinarsi di due figure, che procedevano a fatica fra le persone.
-Kimi-nii!- si sentì, forte e distinto fra la folla mormorante e Jun strinse con la mano di Sho, che trattenne il respiro.
Tsutomu e Mitsuru raggiunsero il palco e si gettarono fra le braccia del fratello maggiore, che aveva iniziato a piangere di gioia.
-Gli esiliati hanno pieno diritto a tornare su Calidania; le comunicazioni col continente Tempesta saranno aperte e rese disponibili vie di accesso sicure; le colonie di Tempesta avranno la possibilità di scegliere fra il Regno e l'indipendenza, come piccole comunità libere riconosciute dal governo di Calidania!- concluse il re, sorridendo ai tre fratelli, mentre Kimitaka si asciugava le lacrime con la manica della tunica, accarezzando i capelli di Mitsuru con l'altra mano.
La cerimonia si concluse dopo poco e la festa continuò nelle strade: il gruppetto dei ricercatori si muoveva con difficoltà fra bancherelle e negozi, fermati dalla gente per un complimento, un ringraziamento, un saluto. Le persone volevano vedere Yoko da vicino, toccarlo, ringraziarlo di persona, ma questo per l'imbarazzo si nascondeva dietro i propri fratellini o Hina e rispondeva solo con piccoli inchini impacciati.
Davanti ad uno spettacolo circense, si incontrarono con i genitori di Jun, Rie e Sonoko. La bambina saltò in braccio a Sho prima che allo zio e rimase per ore seduta sulle sue spalle, rapita dallo spettacolo che ora vedeva bene, sopra le teste delle persone. Cenarono insieme alla famiglia, separandosi dal gruppo di amici che li attese, ormai a notte inoltrata, in una osteria: rimasero svegli fino al mattino brindando al passato ed al futuro.
Sembrava non si dovesse mai finire di festeggiare per qualcosa: tennero una festa alla ufficiale abrogazione delle leggi razziali contro gli elementi ignoti; ci fu una piccola festicciola all'assunzione definitiva di Tsutomu e Mitsuru come ricercatori dell'Istituto; ci fu l'arrivo di un nuovo carico di merci dalla Terra che portò scatole intere di dolci; ci fu l'apertura ufficiale del Centro per l'Inversione degli Elementi, per la quale Sho e Shingo vennero nuovamente premiati con un riconoscimento ufficiale reale.
Il tempo continuò a scorrere, i giorni continuarono a passare.
Sho prese la decisione di diventare ambasciatore terrestre su Myrthas, abbandonando la carriera di ricercatore scientifico che aveva sempre sognato, fin da quando era bambino. “A volte i sogni cambiano” aveva pensato mentre guardava Jun poco lontano, seduto su una panchina del giardino interno dell'Istituto, i raggi del sole che, filtrando fra le foglie degli alberi sovrastanti, dipingevano bizzarre ombre sulla pelle del suo viso. Aveva sorriso e lo aveva raggiunto.
Satoshi e Nino si ritirarono ad un impiego più modesto sulle rive del lago più vicino all'Istituto, dove gestivano un negozio di noleggio di strumenti da pesca ed un piccolo bar. Subaru e Yasu, decisamente più avventurosi, vennero selezionati per una spedizione su pianeti di altre galassie: tornavano su Myrthas di tanto in tanto, carichi di regali e racconti, per poi ripartire in poco tempo, verso nuove destinazioni. Gli altri ricercatori erano rimasti all'Istituto, ma si occupavano ormai quasi tutti di compiti molto diversi. Si vociferava che Ohkura e Ryo avessero una relazione clandestina, ma i due continuavano a negare, diventando completamente rossi; Aiba aveva deciso di dedicarsi alla zoologia e, con una compagnia di ricercatori dell'Istituto, viaggiava per Calidania alla ricerca di nuove specie da classificare; Maru e Yoko erano rimasti al loro ufficio e continuavano ad occuparsi dei contatti con la Terra, collaborando attivamente con Sho; Shingo era il responsabile del Centro per l'Inversione ed aveva rifiutato con fermezza l'invito a diventare ambasciatore terrestre a sua volta. Sho non aveva insistito.
Il tempo continuò a scorrere.
Sho cominciò ad accorgersene sempre di più, a farne sempre più tesoro.
Scrisse dei libri su Myrthas, dei trattati, dei diari sulla propria esperienza da ricercatore: vennero pubblicati anche sulla Terra, dove si convinse a tornare per tenere dei seminari, dirigere di persona gli incontri coi massimi esponenti dei governi di tutto il mondo per convincerli ad adottare una politica di non-tecnologia più simile a quella di Myrthas. Dalla pubblicazione dei suoi libri in poi, un nuovo movimento politico ispirato a queste idee più liberali aveva iniziato a prendere piede sulla Terra, appoggiato dal popolo. L'aria sul pianeta era diversa: fresca di imminente rivoluzione su un territorio che, durante gli anni, si era epurato dalla sporcizia ed aveva ripreso pieno vigore nello scoppio incontrollato della natura. Uno sviluppo più innocente e sostenibile era ormai possibile.
Cominciò a viaggiare fra i due pianeti con più frequenza, adempiendo pienamente ai propri compiti di ambasciatore, pur provando ad ogni spostamento il brivido di avventura che aveva provato la prima volta. Che aveva tanto sognato da bambino.
Jun era sempre al suo fianco.
Ed ora, il teaser!
Subaru è sempre stato considerato da tutti un artista eccentrico: il suo talento musicale non è mai stato messo in dubbio, ma così altrettanto la sua fragile psicologia. Da sempre rinchiuso in un mondo oppressivo quale la società giapponese, privo di stimoli artistici di alcun tipo, si è sempre chiuso in se stesso e nella propria musica, allontanando da sé amici ed affetti. Scoperta l'esistenza di “Temple Bar”, un mitologico luogo di ritrovo per artisti di strada di tutte le nazionalità, mette da parte quel che basta per partire lasciandosi Osaka e tutta la propria vita precedente alle spalle. A Dublino, finisce a vivere in una share-house tanto spaziosa e comoda quanto vivace ed incasinata: il coinquilino italiano amante dello sport cucina ad orari assurdi, il ragazzo coreano non smette mai di parlare, l'americano è un dongiovanni sfortunato e piuttosto disordinato, il francese giudica tutti con aria superiore, mentre l'unico altro giapponese non si risparmia commenti divertenti ma inopportuni su qualsiasi argomento. Nonostante le difficoltà iniziali, è proprio qui che Subaru scopre veramente cosa significhi fare musica; è qui che trova compagni affidabili e stringe vere, solide amicizie. E' nella uggiosa ma vitale Dublino che, un giorno di pioggia, incontra il vero amore.