One Shot Nishikato

Jul 12, 2008 01:54

Titolo:  The Back-Shop
Autore: Mery
Genere: Angst (ricordi), Erotico (il presente)
Fandom: NEWS
Pairing: Nishikato (qualche sprizzo sprazzo di ricordi "Koyateschi")
Rating: nc-17
Disclaimers:  nè Shigeaki, nè Ryo, nè Keiichiro mi appartengono. Shige non appartiene a Ryo ma a Keiichiro...perchè Ryo appartiene al suo Tego-nyan, che appartiene a tutta la Jimusho...che gran casino
Note: scritto in notti buie e tempestose. Se ho ciccato qualcosa ditemelo...nello scrivere il problema peggiore è stato ricordarsi come si scrivesse "Whisky"...ma erano pur sempre le 3 di notte eh!
BUON COMPLEANNO SHIGOLINO MIO CON QUALCHE ORA DI RITARDO! PRENDI QUESTA FICCY COME REGALO PER I VENTUNO! XD

Se ne stava seduto al bancone del bar, fissando con occhi vacui il fondo del bicchiere da cui stava bevendo.

<> aveva borbottato al barista dall’aria ombrosa che lo aveva subito servito tornando al lavoro, non senza lanciare fugaci occhiate a quello strano cliente.

Il ragazzo doveva avere all’incirca la sua età, forse un paio di anni in meno, ma dallo sguardo sembrava ne avesse passate così tante da non poterne già più di quella vita.

Lui intanto non distoglieva lo sguardo dal whisky nel bicchiere leggermente chiazzato di quello che, ad occhio e croce, doveva essere unto; probabilmente qualche tempo prima si sarebbe lamentato per le implicazioni medico-sanitarie connesse alla scarsa igiene di quel bar, ma in quel momento era quasi felice di entrare a contatto con qualche sorta di germe. Con un po’ di culo avrebbe contratto qualche tremenda malattia intestinale che lo avrebbe seccato in poco tempo.

Scosse la testa, quasi disgustato dai suoi stessi pensieri e posò lo sguardo sul pavimento lurido: ecco…forse quello sarebbe stato il ricettacolo adatto al fine preposto.

Aveva accarezzato molte volte l’idea di togliersi la vita ma, codardo com’era, non aveva mai avuto il coraggio di ammazzarsi: la vista del sangue lo faceva rabbrividire, ergo la lametta era un’idea da bocciare a priori; l’idea di finire sotto un treno non lo allietava ( più che altro pensava ai poveri spettatori che avrebbero assistito alla scena truculenta); dopo quello che era successo si era trasferito in una casa a piano terra, quindi anche se si fosse lanciato avrebbe al massimo rischiato di lussarsi una spalla, o di incassarsi un dito.

Con un gesto improvviso agguantò il bicchiere e si scolò ciò che vi rimaneva.

-Un altro, per favore! - la sua voce sembrava strana ed innaturalmente acuta, ovattata dall’alcool e dalla musica alta del locale

Il barista carino e dai capelli mori gli si parò davanti

-Sei sicuro di volerne un altro? Così raggiungi quota otto… - gli chiese fermamente ricevendo in risposta uno sguardo poco convinto e tendenzialmente ebete

Quando l’interlocutore ebbe racimolato una manciata di cellule cerebrali in minima parte intaccate dai sette precedenti whisky, con mano tremante brandì il bicchiere nuovamente, sbattendolo con forza sul bancone.

-Ti ho detto che ne voglio un altro! I baristi non dovrebbero farsi un po’ i cazzi propri?

L’altro scosse la testa e lo guardò fisso in quei suoi occhi nerissimi e profondi, resi un po’ meno svegli dalla gran quantità di alcool ingerito

-Se vomiti per terra scordati che io pulisca. Ti tiro una ginocchiata nei coglioni, ti stendo sul pavimento e te lo faccio raccogliere con un cucchiaino

Rimase leggermente interdetto dall’acidume con cui aveva pronunciato quelle parole: come si permetteva? Cosa ne sapeva lui di cosa lo spingeva da settimane a bere fino a collassare? Non era forse libero di farlo? Non faceva male a nessuno. E poi aveva il diritto di vomitare come e dove voleva.

Strinse ancora più forte il bicchiere in mano, ricambiando lo sguardo cagnesco fin quando, senza accorgersene, lo pressione delle sue dita contro il fragile oggetto non divenne tanto forte che esso esplose letteralmente contro il suo palmo.

-Cazzo! - il barista si portò la mano sinistra allo zigomo corrispondente, sul quale era comparso un piccolo taglietto da cui scivolava oziosa una goccia di sangue - Ma sei coglione? Ma io ti…

Non pose fine alla frase poiché, posando lo sguardo sulla mano del ragazzo, vide il sangue rosso

vivo sgorgare senza sosta e creare una piccola pozza sul bancone.

Senza dire una parola afferrò l’altro per il polso, lo fece passare dietro il bancone attraverso il passaggio stretto lì di fianco e, facendo un cenno con la testa alla sua collega, trascinò letteralmente il ragazzo nel retro del locale.

Chiuse la porta con un calcio e lo fece sedere su un divano color bordeaux, la cui tela sdrucita doveva aver di certo passato giorni migliori.

Si sedette sul tavolino lì di fronte e costrinse l’altro ad aprire la mano, stringendola leggermente con la propria

-Complimenti idiota - sibilò quando vide che oltre ai numerosi tagli abbastanza profondi, il palmo era pieno di schegge di vetro incastrate nella pelle

Sbuffò e si alzò per tornare pochi secondi dopo con quella che l’altro riconobbe come una pinzetta per sopracciglia, abbandonata in quella stanza da chissà quanto tempo, ed iniziò ad estrarre ogni pezzetto dalla pelle del ragazzo.

-Perché lo hai fatto? - erano stati in silenzio fino a quel momento, senza neppure guardarsi in faccia.

Ci fu una breve pausa, mentre controllava che le ferite non necessitassero di punti di sutura e, dopo aver disinfettato i tagli, lo fasciò con garza sterile e benda elastica.

-Sono incazzato. Sono incazzato con il mondo - rispose finalmente

-Non per questo devi prendertela con i bicchieri. Hai pure rovinato il mio zigomo perfetto - ribatté l’altro stiracchiando un sorriso - Comunque io sono Ryo Nishikido

-Mi chiamo Shigeaki Kato e…scusa per il danno… - rispose facendo un piccolo accenno di inchino e indicando il viso dell’altro, dove il taglio aveva smesso di sanguinare e rimaneva solo una striscia leggermente più rosata rispetto alla sua carnagione

Nel momento in cui Ryo aveva sorriso, Shige aveva pensato che senza il suo sguardo truce era ancora più carino: quando sorrideva gli si formavano delle strane rughette sulle guance. Aveva un che di demoniaco, pensò, ma non per questo gli incuteva timore: non sembrava una persona violenta.

-Ed esattamente perché saresti incazzato con il mondo, Shigeaki-kun? Sempre se non sono indiscreto - gli chiese Nishikido mentre applicava un piccolo cerotto tondo sul suo taglio

Kato valutò per qualche secondo le parole di Ryo, soppesandone il tono, lasciando cadere il proprio peso contro lo schienale del divano

-La mia vita non ha più senso - rispose mesto mentre gli occhi gli diventavano lucidi - Hai mai perso una persona cara?

Lo sguardo di Nishikido si incupì un poco e la mascella si contrasse in un gesto di nervosismo. Estrasse un pacchetto sformato di Malboro dalla tasca e lo porse al ragazzo

-Ne vuoi una? - chiese a Shige che scosse gentilmente la testa

-No, grazie. Le sigarette fanno venire i tumori ai polmoni - rispose - E comunque tu non hai risposto alla mia domanda

Ryo trasse una profonda boccata dalla sigaretta, lasciando poi uscire il fumo in piccoli sbuffi dalle labbra socchiuse

-Prima  o poi si deve morire, punto numero uno. Punto numero due: pensi che scolarti un litro di whisky ogni santa sera non ti spappolerà il fegato? A quel punto se ti fumassi una sigaretta non faresti molti danni di più - ridacchiò senza ombra di felicità nella voce- Comunque si, ho perso una persona cara: la mia sorellina è morta quattro anni fa

Kato si passò una mano tra i capelli e sospirò

-Com’è successo? - gli chiese avvicinandoglisi un poco

Ryo chiuse gli occhi mentre brevi sbuffi di fumo si dissolvevano all’aria dopo essergli passati usciti lenti dal naso

-Un incidente stradale. E’ stata investita da una macchina e il conducente non si è neppure fermato a soccorrerla: è rimasta attaccata ad un respiratore per mesi, fin quando non ne è stata dichiarata la morte cerebrale e le macchine non sono state spente. L’ho vista morire lentamente….o tenuta in vita contro natura…come vuoi vederla.

Quando riaprì gli occhi vide una lacrima scivolare sulla gota morbida di Kato

-Allora forse non abbiamo storie molto diverse da raccontare - rispose mesto - Ho visto Keiichiro, il mio ragazzo, morire di leucemia. Ho visto la malattia strapparmelo dalle braccia poco a poco. Poi una sera ha deciso di non indugiare oltre e mentre stavamo sul balcone a parlare, si è lanciato nel vuoto dall’ottavo piano.

Nishikido ascoltava attentamente le parole del suo nuovo amico

-Ormai il terrore di morire lo pervadeva ogni secondo della sua vita. Ricordo che prima di buttarsi giù, mi ha baciato ed ho sentito le sue labbra fredde abbracciare le mie con tutta la forza che poteva. Poi mi ha chiesto di andare dentro a prendergli un bicchiere d’acqua: quando sono tornato lui sul balcone non c’era più - abbassò lo sguardo e prese a fissare il pavimento come per trovarci qualcosa di interessante

Tra i due ragazzi calò un silenzio di tomba. Qualche minuto dopo Ryo spense sotto la suola della scarpa elegante l’ennesima sigaretta e poggiò le mani sulle ginocchia di Kato.

-Lo ha fatto per te. Avresti forse preferito vederlo morire poco a poco? Avresti preferito abbracciarlo la notte e trovarlo freddo e rigido tra le tue braccia il mattino seguente? - le parole di Nishikido uscirono inaspettatamente aggressive

Shigeaki rabbrividì a quell’idea

-Mi manca…mi mancano le sue risate, i suoi bronci da bimbo, le sue braccia calde e forte, i suoi baci, fare l’amore con lui… - le lacrime gli rigavano il viso senza sosta - Non potevo neppure più passargli le dita tra i capelli, perché i capelli non ce li aveva più. I suoi bei capelli lisci, i suoi capelli di seta…Ora come ora desidero solo morire…

SCIAFFF!

Lo schiaffo di Nishikido gli era arrivato dritto sulla guancia sinistra, lasciandolo basito: il ragazzo gli stava di fronte ansimando per il nervoso.

Sentiva la pelle del viso in fiamme e, a giudicare dal dolore provato al momento dell’impatto e dal modo in cui gli tirava la guancia, dovevano essergli rimaste le cinque dita.

Ormai i fumi dell’alcool lo stavano abbandonando e fissava truce Ryo,che ricambiava lo sguardo poco carino.

-Dillo ancora una volta e ti uccido io con le mie stesse mai, brutto egoista, piccolo pezzo di merda!

Con un balzo inaspettato Shige gli si avventò addosso, ed essendo più pesante di lui, lo fece ribaltare per terra, giù dal tavolino su cui era stato seduto tutto quel tempo.

-Bravo! Sfogati pure, cazzo! - Nishikido ora pareva quasi divertito dalla situazione - Pestami! Pensi ti farà sentire meglio? Non sai quanta gente ho picchiato io dopo aver perso mia sorella. Non è cambiato nulla: mi sentivo uno schifo tutte le volte che guardavo quei corpi inermi a terra e le abrasioni sulle mie nocche.

-Cosa te ne frega di me Nishikido-kun?

Kato teneva i palmi premuti sul suo petto, mentre una macchia rossastra appariva sulla camicia bianca di Ryo: i tagli sulla mano si erano evidentemente riaperti, prendendo a sanguinare nuovamente.

Stettero fermi in quella posizione per quella che parve essere un’eternità, mentre l’irregolare ronzio della musica nel locale riempiva l’aria.

-Ringrazia ogni singolo secondo in cui puoi respirare, in cui senti l’aria solleticarti la gola, in cui senti i suoni di questo mondo, in cui vedi il sole splendere, in cui senti le mani di qualcuno sul tuo corpo….

Le dita lunghe e sottili di Ryo correvano lungo la striscia di pelle leggermente ambrata, lasciata nuda dai bottoni che erano saltati dalla camicia di Shige nel momento della colluttazione. Dapprima l’altro si ritrasse, ma la ritrosia durò pochi secondi poiché poi fu lui stesso a premere il petto contro le mani calde di Ryo, buttando indietro la testa per quel tocco esperto, per quelle carezze dolci.

Da quanto tempo nessuno lo toccava a quel modo? Da quanto tempo non sentiva il cuore battere all’impazzata per il desiderio? Da quanto tempo non faceva l’amore?

Si morse il labbro inferiore mentre osservava le mani di Ryo far uscire i restanti bottoni dalle asole e fargli scivolare la camicia lungo le braccia magre e leggermente muscolose.

La camicia cadde sul pavimento sudicio sollevando una nuvoletta di polvere, ma loro non ci badarono e di certo in quel momento l’ultima preoccupazione di Shigeaki era il suo vestiario.

Non c’era eccessivo impeto in quello che stava accadendo tra loro due: i loro movimenti erano lenti e pazienti, anche quando Nishikido iniziò a passare distrattamente il dito indice sul petto di Kato che rabbrividì per quel tocco leggero.

-Hai un bel corpo Shigeaki-kun; così belli non ne vedevo da tanto tempo - sussurrò Ryo senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla pelle liscia del ragazzo che gli stava ancora sopra, completamente inerte

Shige sentiva l’erezione di Ryo contro la propria coscia e la cosa iniziava ad eccitare anche lui; non era mai stato particolarmente calmo in determinate situazioni, ma lo sguardo magnetico del ragazzo steso sotto di lui lo irretiva in un certo qual modo.

Dalla sua bocca sfuggì un gemito quando Nishikido strinse fortemente tra indice e medio il suo capezzolo e, posandogli le mani sulla schiena, lo fece chinare per prenderglielo in bocca e stuzzicarlo con la punta della lingua.

Shige espirò pesantemente tra i folti capelli di Ryo e si rialzò di scatto; l’altro rimase un poco interdetto da quel movimento improvviso, ma dal rossore delle guance di Kato e dalla sporgenza all’altezza del cavallo dei suoi pantaloni intuì dove volesse andare a parare.

Shige spostò dal suo petto la mano che aveva smesso di sanguinare e strappò letteralmente la camicia di Nishikido che sbuffò con poca convinzione.

-Beh…mi devi una camicia Shigeaki-kun e…

Le labbra di Kato si posarono sulle sue per poi forzarle spingendovi contro la lingua, zittendolo all’istante. Quando il ragazzo fu soddisfatto gli mordicchiò dolcemente il labbro inferiore e si staccò da quel bacio senza fiato restando col mento poggiato sul petto di Nishikido

-Parli troppo - disse laconico sorridendo leggermente mentre la sua mano sinistra, quella sana, aveva iniziato ad esplorare il corpo dell’altro che si contorceva leggermente a quel tocco - E non mi piace parlare troppo quando mi diverto

Il “toc” del bottone dei propri jeans che scattava fece trasalire Ryo, che lasciò cadere la testa all’indietro quando sentì le dita calde di Kato chiudersi fortemente attorno alla sua erezione

-Sempre se ti va ovviamente - sussurrò Shige al suo orecchio mentre aveva preso a muovere la mano lentamente

Nishikido lo strinse spasmodicamente a sé

-Cazzo…non fermarti - disse a fatica mentre il ritmo delle carezze dell’altro aumentava di intensità e le labbra carnose gli toccavano lievemente la pelle del collo, a piccoli cerchiolini

Il respiro di Nishikido si faceva via via più affaticato, a piccoli sbuffi caldi contro il viso di Shigeaki che sorrideva soddisfatto vedendo quelle smorfiette di piacere sul viso del ragazzo.

Sentì l’addome di Ryo contrarsi un poco contro il suo e la mano dell’amico posarsi sulla sua, impedendogli di muoversi ancora.

-Ora ti devi fermare prima che la cosa si concluda malamente e troppo presto - gli disse e, nel breve lasso di tempo che Shige impiegò per capire il significato di quelle parole, Nishikido aveva già ribaltato la situazione, ritrovandosi a sovrastare il corpo longilineo di Shigeaki con il proprio, ridacchiando contro il suo petto leggermente sudato per l’eccitazione - Comando io, ti spiace?

Kato sentì il cuore sobbalzare un poco, quando il ricordo di Keiichiro che lo ribaltava contro il tappeto e lo teneva per i polsi, pronto a prendere il controllo della situazione, gli comparve vivido davanti agli occhi. Ricacciò indietro le lacrime e i brutti pensieri, esorcizzando l’immagine di quel viso sorridente che aveva tanto amato e che non c’era più da mesi e decidendo di vivere ancora, di far qualcosa che lo facesse sentire ancora attaccato a quel mondo di cui fino a qualche minuto prima desiderava non far più parte.

Inarcò il bacino contro l’inguine nudo di Nishikido, tenendo gli occhi chiusi e mordendosi il labbro inferiore: l’altro capì al volo e con un gesto secco slacciò i pantaloni di Kato e glieli sfilò assieme ai boxer neri. Strisciò leggermente in avanti facendo toccare i loro membri eretti e sospirarono quasi contemporaneamente, eccitati da morire.

Ryo posò leggermente le labbra contro quelle calde di Shige per poi staccarsi e guardarlo negli occhi

-Non farò nulla se non lo vuoi anche tu; dimmi quando mi devo fermare ed io lo farò senza indugi - la sua voce dolce e sincera fece tremare Shige sotto le sue braccia, mentre gli carezzava i capelli corvini con la mano sana

-Ti voglio….ora - sospirò Kato prendendo in mano lui stesso il membro di Ryo ed indirizzandolo in mezzo alle proprie natiche

Nishikido alzò le gambe magre e compatte dell’altro portandosele sulle spalle, ed entrò dentro di lui piegandosi lentamente verso quel corpo caldo ed invitante, che tremava leggermente per il piacere e per il leggero dolore dato dalla penetrazione.

Shige si mordeva spasmodicamente il labbro inferiore e muoveva ritmicamente il bacino per conciliare i propri movimenti con le spinte via via più decise di Nishikido, che prese a carezzarne leggermente l’erezione che strusciava dura contro il suo addome.

Kato posò le labbra sulla spalla dell’altro per baciarne la pelle profumata e per attutire i gemiti che si stavano facendo incontrollati.

-Ti sto facendo male per caso? - gli chiese Nishikido affondando il naso nei capelli leggermente mossi di Kato

Shige scosse la testa con forza e richiuse gli occhi godendosi ogni singola sensazione, sentendosi come a poter toccare il cielo con un dito mentre lui si muoveva dentro di lui con dolcezza e al contempo decisione, sentendo la sua mano stringersi spasmodicamente attorno alla sua erezione e carezzarla con snervante lentezza.

Era perfetto…non pensava a nulla se non alle sue sensazioni e al calore del respiro di Nishikido contro la propria pelle che sembrava doversi infiammare da un momento all’altro; da quanto tempo non sentiva la mente così libera da ogni preoccupazione?

I gemiti di Ryo sembravano una melodia perfetta, che allietava il suo udito e lo cullava nel piacere che stava provando.

Nishikido non si stancava di guardare i suoi lineamenti dolci, quelle ciglia folte e lunghe, il naso piccolo, la piccola cunetta che lo separava dalle labbra rosse e morbide, così buone e piacevoli da mordere. Poteva sembrare un ragazzo sicuro di sé, ma in realtà faceva fatica a lanciarsi nelle relazioni perché temeva sempre di soffrire, come aveva fatto l’ultima volta per il suo ex fidanzato, con cui era stato per due anni.

<>.

Aveva pianto per settimane nel momento in cui aveva realizzato di aver perso l’unica persona che gli fosse stata vicino durante le sue crisi per la morte della sorella.

Ora sentiva solo il caldo abbraccio del corpo di Kato attorno al suo, gli sporadici spasmi del corpo del ragazzo che sentiva sempre più vicino al piacere.

<< Allora forse non abbiamo storie molto diverse da raccontare>> aveva detto Shige all’inizio della loro conversazione, prima di aprirsi con lui e sfogarsi circa la morte del suo ragazzo.

<> pensò lui, senza accorgersi di averlo stretto ancora  più spasmodicamente a sé, fino a sentirne il cuore battere contro il proprio petto.

Sentì l’orgasmo farsi vicino e nascose il viso nell’incavo tra la mascella e il collo di Shige, che venne con lui e contro di lui, contorcendosi un poco per le ondate di piacere che lo pervadevano. Sciolsero quell’abbraccio e Ryo scivolò un poco lungo il corpo di Shige, fino a posare il mento sul suo petto e mettersi a guardarlo come se non ne avesse mai abbastanza.

L’orgasmo gli aveva reso le labbra ancora più rosse e gonfie e le teneva leggermente socchiuse per riprendere fiato. Gli occhi, grandi e profondi, lo guardavano con gratitudine mentre con il pollice gli carezzava la bocca carnosa.

-Grazie Ryo-chan - disse con voce debole Shige - Mi hai ricordato che nella vita ci sono delle cose per cui vale la pena andare avanti

-No Shige, sono io che devo ringraziare te - rispose Nishikido prendendogli la mano per portarla alla bocca e baciare ogni singolo dito - Forse ci stiamo salvando a vicenda, che ne dici

Kato ridacchiò

-Se non avessi spaccato quel bicchiere non saremmo mai finiti così

-Oh beh….sono settimane che ti studio, ma tu ubriaco come sei non te ne accorgi neppure…credevo di averti imparato a memoria ormai - ribattè Ryo sorridendo dolcemente - Mi piacevi così tanto che se non ci fosse stato un pretesto per portarti qui con me, me lo sarei inventato di sana pianta

Shige alzò gli occhi verso il soffitto e lo abbracciò più stretto

-Così è stato tutto più magico…

Finalmente aveva ritrovato la forza di chiudere gli occhi e non trovarsi a pensare a Keiichiro, a quello che era stato e a quello che non sarebbe più potuto essere. Strinse la mano di Ryo ed intrecciò le dita con le sue.

La sua vita ricominciava in quel momento…

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