...e posto.
Ho tolto lo sticky post del contest, potete andarlo a ritrovare (per leggere regole, scadenze e quant'altro) seguendo la tag. Mi raccomando, scriveeeete, mie pecorelle (?).
Andiamo invece avanti con Reach, che sul documento si avvicina inesorabilmente agli ultimi capitoli.
Titolo: Reach
Genere: AU, fantascientifico, futuro, angst
Gruppi: Arashi, Kanjani8
Pairing: Sakumoto, Ohmiya, Subassan, Yokohina
Rating: un PG-13 generale
Disclaimers: non mi appartengono i personaggi e penso di aver preso elementi da questo e quello un po' a muzzo... per il resto, è tutta colpa mia.
Note: sul forum AFD scrivevo: 'Sono stata ispirata per questa fict dalle dannatissime tutine di Gantz (<--- eheh) e da varie storie incrociate di alieni e esperimenti... metteteci qualche basilare e confusa conoscenza di chimica e fisica e questo è quello che ne sta venendo fuori XD' ...non so se si possa ancora applicare, ma faremo finta di niente XD Ringraziamenti sentiti alla mia editor (
yukari85).
Capitoli precedenti:
parte1,
parte2,
parte3,
parte4,
parte5,
parte6,
parte7Questo capitolo ci ho messo gli anni a scriverlo (letteralmente). E' tutto quello che ho prodotto su Reach mentre ero in Giappone ed è PARTICOLARMENTE angst (aggiunge il tag), quindi fate attenzione.
L'udienza al palazzo reale era stata fissata per il prima possibile, non appena Murakami era riuscito a convincere i superiori della veridicità delle informazioni che possedeva. Farsi accordare un colloquio con il sovrano non era cosa semplice, così come non lo era ricevere il permesso per una spedizione in Tempesta; molti ricercatori avevano tentato di ottenere dei permessi senza riuscirvi e molti di quelli che avevano deciso di andarvi senza permesso, nel caso fossero riusciti a tornare indietro, erano stati arrestati e processati per trasgressione alle regole e non avevano potuto divulgare le informazioni che avevano raccolto.
Sho attese il giorno del colloquio con impazienza.
Lui e Shingo avevano lavorato insieme al progetto ed erano i due ricercatori che si sarebbero presentato all'udienza: anche questa era una cosa molto particolare, dato che entrambi erano terrestri di nascita e mai prima d'ora l'attuale reggente aveva avuto contatti con dei terrestri.
Vennero istruiti sulle cerimonie di ospitalità e conversazione reali e vennero consegnate loro delle vesti appropriate all'occasione e all'importanza dell'incontro: erano lunghe tuniche bianche decorate con stampe floreali dalle diverse tonalità e sfumature. Entrambi portavano una casacca e un'ampia cintura di tessuto dello stesso colore delle decorazioni: rosse per Sakurai e viola per Murakami.
Jun fu il primo a vederlo apparire in giardino, pronto per andare ad Eterna, e non riuscì a trattenere un sorriso compiaciuto: -Sembri diverso- commentò.
Sho sorrise senza dire niente: poteva vedere coi propri occhi che quelle tuniche accentuavano l'eleganza del corpo di Murakami e ne sottolineavano le forme maschili quasi meglio delle tute aderenti da ricercatori. Molto probabilmente l'effetto era lo stesso sul proprio corpo.
Per arrivare alla capitale questa volta una specie di carrozza li attendeva dopo il posto di blocco della stazione di ricerca. Si muoveva a sospensione, ma la forma la faceva sembrare qualcosa a metà fra la zucca trasformata di Cenerentola (una vecchissima fiaba terrestre) e un'automobile dei tempi antichi, quelle che ancora avevano le ruote e andavano su strada.
-Sei molto teso- notò, tentando di sorridere a Murakami, seduto al suo fianco durante il viaggio.
Il movimento del mezzo a sospensione era quasi impercettibile, solo il paesaggio al di fuori del finestrino faceva intuire che si stessero effettivamente avvicinando alla capitale. Sentirono il pendio della strada quando iniziarono a salire la collina.
-Mi sembra strano che tu non lo sia- rispose Shingo, spostando lo sguardo dal finestrino al suo interlocutore: -E' la nostra unica possibilità. Se non abbiamo successo (ed è molto difficile averlo), allora...- non finì la frase. Sho percepì che per l'amico sempre così positivo era impossibile dire certe parole.
Sho rimase in silenzio, chiedendosi effettivamente come mai non avesse le stesse reazioni dell'altro ricercatore. Per istinto infilò una mano nella valigia di pelle che teneva sulle gambe e trovò subito il fazzoletto con le insegne della festa di Martha che Jun gli aveva dato il giorno che aveva visitato Eterna. Giocò con il materiale leggero e liscio per un po', nel silenzio teso ed irreale della carrozza. Forse qualcosa dentro di sé gli stava suggerendo di avere fiducia.
Percorsero le strade principali della capitale, questa volta meno affollate e colorate di vesti e decorazioni da festa, si dovettero fermare solo ogni tanto per permettere a dei carri di passare e una volta arrivati al castello, il cancello di liscio ferro nero si aprì al loro passaggio, facendo entrare la carrozza nell'ampio giardino della reggia. Vennero fatti scendere e accompagnati ad un gazebo immerso nella natura florida e fresca di quel limitato paradiso, dove vennero pregati di attendere istruzioni per l'ingresso al castello.
-Che l'attesa sia una tecnica per distrarci?- si chiese Sho ad alta voce, sollevando lo sguardo mentre si sporgeva dalla balaustra di legno del gazebo pentagonale: le ampie fronde degli alberi, cariche di sgargianti foglie verdi, gettavano ombre e luci sul terriccio morbido e si muovevano al soffio sporadico del tiepido vento; su un ramo poco distante, Sho vide una coppia di uccelli simili a dei pappagalli, ma con piume molto più lunghe e colorate... che fossero una specie tipica del pianeta?
-O per renderci nervosi... tutto è possibile- fece Shingo, dopo un sospiro.
Rimasero in silenzio a contemplare la natura attorno a loro finché una guardia reale non li raggiunse, accompagnato da un uomo in vestiti nobili: si presentò come uno dei consiglieri. Li pregò di seguirlo all'interno della reggia, facendoli fermare nel vestibolo perché si togliessero le scarpe ed entrassero a piedi nudi nel lungo corridoio di legno del primo piano dell'edificio: ad entrambi i lati di esso vi erano dei piccoli porticati di pietra e dei giardini interni finemente curati, verdi di erba e foglie o grigi di sassi e sabbia. Il consigliere li precedeva, percorrendo le stanze con piccoli passi veloci e sollevando la lunga veste che portava per non inciamparci dentro. Sho e Shingo dovettero adattarsi alla leggera corsa e in breve tempo giunsero in una stanza completamente diversa da quelle che l'avevano preceduta: questa perdeva lo stile giapponese antico e si apriva in tre o quattro metri di altezza per un perimetro rettangolare sul pavimento di marmo rosso. Sui piedi nudi sentirono immediatamente le differenza fra il tiepido legno di poco prima e il freddo materiale della sala delle udienze: vi erano diverse poltrone di velluto blu e le pareti erano interamente occupate da una libreria dall'aria antica e raffinata che non mancò di risvegliare la curiosità di Sho. Venne chiesto loro di attendere ancora qualche istante mentre il consigliere si allontanava verso un'altra stanza, dalla porta opposta a dove erano entrati, così rimasero soli nella grande sala.
-Credi si possano prendere in prestito alcuni volumi?- domandò retoricamente Sho, facendo ridere l'amico per la prima volta da quella mattina.
-Credo di no, ma chiedere è sempre lecito...- disse Shingo, sollevando lo sguardo per osservare gli ordinati e ben conservati tomi.
-...E rispondere, mi dicono, è cortesia- aggiunse una voce alle loro spalle. Il sovrano entrò solo nella stanza.
Mentre i due ricercatori si inchinavano profondamente, lo sentirono rispondere: -Qualunque volume tu voglia sfogliare, hai il mio permesso per farlo-.
Sho sollevò lentamente lo sguardo, sorpreso: ma sul viso del re, che alla festa gli era sembrato severo e freddo, era ora dipinto un sorriso benevolo al quale non poté fare a meno di ricambiare: -Vi ringrazio infinitamente, Sire-.
Si sedettero attorno ad un tavolino nel centro della stanza, su tre morbide poltrone tutte uguali. Il sovrano era ancora una volta vestito in modo più semplice di loro: la sua tunica era rossa dai bordi dorati, senza alcun tipo di stampe o decorazioni. La fascia legata in vita era bianca, così come la casacca dalle maniche svasate.
Riprese a parlare rompendo il loro silenzio seguito ad una educata presentazione: -L'Istituto di Ricerca vi manda con quale richiesta?-.
Fu Shingo a rispondere: -A dire la verità, Altezza, il nostro gruppo svolge una ricerca collaterale rispetto agli studi dell'Istituto... si potrebbe dire che siamo stati noi stessi a dover chiedere un permesso speciale per poterVi incontrare- spiegò con calma: -Per questo la richiesta che vi presentiamo è esplicitamente di tipo privato, anche se quasi certamente permetterà una svolta nei nostri studi e dunque un miglioramento nei servizi offerti dall'intero gruppo di ricerca-.
Il sovrano lo guardava compiaciuto, come se Murakami stesse dicendo esattamente quello che voleva sentirsi dire.
-Si tratta degli elementi ignoti, signor Murakami?- domandò senza lasciare tempo a Shingo di continuare la presentazione.
Sho prese la parola: -Sì, Sire. I nostri studi si concentrano su questo argomento-.
-Quale genere di permesso vi occorre ottenere?- chiese ancora il sovrano, come se avesse fretta di terminare la conversazione; ma il sorriso mal celato da quel viso benevolo trasmetteva una curiosità che Sho non poté non cogliere.
-Una spedizione in Tempesta- risposero in coro i due ricercatori, accogliendo il pesante silenzio che seguì con un debole sospiro.
Il sovrano sollevò una mano dal bracciolo della poltrona e si accarezzò il mento, pensieroso: -Nessuno prima d'ora ha ricevuto un permesso simile- considerò.
I due ricercatori rimasero in silenzio, attendendo. Poteva essere un buon momento per attivare la ricezione di pensieri, ma era vietato per legge farlo in presenza dei reali.
-Tempesta è una terra che da sempre la mia famiglia ha trattato in modo bizzarro... alcuni miei predecessori la odiavano, altri ne avevano paura, altri ancora credevano non facesse nemmeno parte di Myrthas. C'è chi dice che addirittura non esista. Una cosa è certa: una spedizione in quelle terre è pericolosa da vari punti di vista e nessuno dei miei antenati si è mai preso la responsabilità di autorizzare viaggi-.
-La responsabilità sarebbe interamente nostra, Sire...- provò a dire Sho.
Il sorriso del sovrano sembrò allargarsi: -Signor Sakurai, comprenderai che non si tratta di quello, anche se l'incolumità fisica dei miei sudditi è la cosa che mi sta più a cuore, specialmente in questi tempi di pericolo- si riferiva alla guerra: -Mi riferisco alla responsabilità su tutto quello che porterete indietro da Tempesta-.
Shingo annuì: -Le informazioni che abbiamo e che possiamo sperimentare e confermare in Tempesta potrebbero apportare grandi cambiamenti nel campo delle ricerche sugli elementi ignoti. Attualmente stiamo... studiando il caso di conversione-.
Il sovrano sembrò sorpreso: -Le ricerche hanno fatto parecchi passi avanti dall'ultima volta che ho fatto visita all'Istituto!- esclamò, compiaciuto.
Fece una pausa, per riacquistare il tono calmo che più si adattava alla sua posizione: -Io non sono come mio padre o mio nonno o quasi tutti i miei predecessori: quando ho parlato di incolumità fisica dei miei sudditi mi riferivo ad ognuno di essi, anche gli elementi ignoti. La cosa più importante per me è che questo pianeta riacquisti la stabilità di un tempo e non riceva più alcun tipo di minacce, esterne o interne che siano. Ma, pur essendo il sovrano, ho le mani legate da questo punto di vista: se appoggiassi apertamente le vostre ricerche o divulgassi nuovamente notizie positive o negative sugli elementi ignoti, la popolazione ricadrebbe nella paura e nel panico. Far sì che ciò non accada è interamente compito mio- concluse, guardando Sho negli occhi.
Rimasero in silenzio, circondati dalla calma della stanza.
-Come sta quel ragazzo, signor Murakami?- domandò poi il re, spostando lo sguardo limpido e improvvisamente serio su Shingo.
Sho chiuse gli occhi per un istante e sentì il tremito nella voce di Hina: -Sta morendo, Sire-.
Il sovrano sospirò, alzandosi dalla poltrona e invitandoli a seguirlo verso l'unica grande finestra della stanza, che dava sul giardino della reggia.
-La guerra, gli elementi ignoti, la paura... sono le cose che un popolo come il nostro non riesce a controllare. Sulle spalle dei reali grava il peso della coscienza che queste battaglie verranno, nel corso della nostra breve vita al trono, tutte perse- disse, poi la sua voce cambiò tono: -Ma io credo... o almeno, ho sempre creduto, che nel corso degli anni, molti anni... qualcosa può sempre cambiare. Forse è arrivato quel momento- indicò i fogli delle ricerche di Murakami e Sakurai, appoggiati ad uno scrittoio sotto il davanzale della finestra: -Per me questi documenti sono la prova-.
Shingo si inchinò profondamente e Sho fece altrettanto. La debole risata del sovrano scaldò l'aria.
-Dritti con la schiena, terrestri. Il mio nome non apparirà nei documenti necessari per il vostro viaggio. La vostra sarà una spedizione segreta e in quanto tale nessuno, neanche io, saprò chi siete e cosa state facendo- spiegò: -Potete andare-.
-Vi ringraziamo profondamente, Sire- dissero i due ricercatori, mentre il sovrano faceva entrare il consigliere e dava istruzioni sulla compilazione dei documenti.
Prima che il re uscisse dalla sala, si voltò a guardare nuovamente Sho negli occhi: -Prendi il libro che vuoi, avrai tempo di restituirmelo al tuo ritorno- disse.
Sho si inchinò nuovamente, esclamando la sua gratitudine.
Il sovrano rise ancora una volta e se ne andò.
Sulla strada del ritorno, mentre la carrozza si allontanava da Eterna e si arrampicava verso le verdi e tranquille colline di Calidania, Sho osservò il libro che aveva scelto: era una raccolta di miti e leggende che narravano la storia di Myrthas e sembrava, in qualche modo, molto più accurata dei documenti che aveva letto all'Istituto.
-Il sovrano è un elemento del fuoco, lo sapevi?- chiese Shingo, che da quando erano risaliti sulla carrozza non aveva smesso di sorridere un solo istante.
-L'ho intuito dalla veste e dal modo di parlare...- ammise Sho, che si era sentito stranamente affine all'uomo che avevano incontrato.
-La sua stirpe è stata quasi sempre di elementi di fuoco... o di luce. Per questo la chiamano dinastia Splendente- spiegò Murakami.
Per tutto il viaggio Sho pensò al sovrano: un semplice uomo sulla quarantina dall'aria profondamente saggia e gli occhi animati dalla sua stessa curiosità. Come aveva potuto pensare che quella persona fosse un dittatore bugiardo e non amasse il suo popolo? A quanto pareva a primo impatto dava sempre per scontate troppe cose... Jun aveva ragione, quel giorno ad Eterna. Probabilmente la colpa era ancora l'essere, nonostante tutto, un terrestre. Chissà se si sarebbe mai veramente ambientato a Myrthas? Chissà se sarebbe riuscito a rimanere sul pianeta.
Come tornarono all'Istituto seppero che l'arrivo della carrozza era stato annunciato vedendo tutti gli altri correre loro incontro nel giardino del piano terra.
-Com'è andata?- chiese subito Jun, accogliendo Shingo con un abbraccio: Sho capì ancora una volta con solo quel gesto quanto Jun fosse stato in pensiero durante la loro udienza e che genere di affetto legava gli elementi di acqua fra loro.
-E' andata- sorrise nuovamente Murakami, facendo esultare tutti.
Jun abbracciò di slancio anche Sho, ma con un gesto che l'elemento di fuoco non riuscì a capire, rifiutò di essere preso per mano mentre si avviavano tutti insieme all'ascensore.
-Partiamo fra due giorni quindi dobbiamo iniziare subito i preparativi: tute, armi, strumenti di viaggio... insomma le solite cose di cui si occupa Maru. A proposito... dov'è Maru?- chiese Shingo, accorgendosi improvvisamente che il Non-elemento era l'unico assente.
Subaru e Shota abbassarono lo sguardo, mentre Jun stringeva il braccio di Shingo senza parlare: la loro preoccupazione allora non era dovuta solo all'esito dell'udienza.
-Dov'è Maru?- chiese ancora Murakami, lo stupore che si trasformava in ansia nella sua voce: -Ryo?- chiese sostegno da parte del compagno umano.
-Oggi Maru è svenuto in ufficio e l'hanno ricoverato nell'area ospedaliera- spiegò debolmente l'elemento della luce.
Sho si ricordò della strana espressione triste e soffrente del Non-elemento qualche giorno prima e capì...
-Ha la febbre alta...- aggiunse Yasu.
-La febbre...- la voce di Shingo gli morì in gola.
-Sospettano sia l'elemento ignoto- disse Tadayoshi, come l'ascensore si fermò di fronte al gruppo.
Corsero all'ala ospedaliera con ancora le tuniche dell'udienza addosso; lo stabile era nell'edificio opposto ai dormitori rispetto al giardino centrale, si diceva l'avessero voluto così per favorire la quarantena degli elementi ignoti, ma si erano accorti già molti anni prima della nascita di Yoko che il continuo trasferimento dei soggetti era una cosa totalmente impossibile.
Come il resto dell'Istituto era bianco e sterile, percorso da lunghi corridoi tutti uguali, ma con un forte odore di ospedale che Sho trovò stranamente caratteristico; anche sulla Terra, quella volta che da bambino era stato ricoverato per appendicite, quell'odore l'aveva nauseato. Entrarono nella stanza di Maru e lo trovarono sdraiato sul letto, con gli occhi aperti, voltato verso di loro.
Per la prima volta, non tentò neanche di sorridere.
-Ryuuchan- scappò detto a Shingo mentre si sedeva vicino all'amico, guardandolo preoccupato.
-Sembri mia mamma se mi chiami così, Shingo- sospirò Maruyama, voltando la testa verso il soffitto.
-Come ti senti?- lo ignorò Hina, più concentrato sul colorito cereo e l'aria stanca dell'altro.
Maruyama non rispose, decise piuttosto di guardare Sho sedersi all'altro lato del letto: -Com'è andata l'udienza?- gli chiese.
-Prima rispondi a me- lo rimproverò Murakami
Sho non parlò, continuò a guardare preoccupato gli occhi spenti dell'uomo che mai al mondo avrebbe creduto di poter vedere così debole e sconfitto.
-Maru...-
-Non lo so- sospirò Maruyama tirandosi a sedere a fatica: Sho fu il più veloce ad alzarsi per aiutarlo, sollevando il cuscino come schienale.
-Non ho la minima idea di cosa stia succedendo. Sono ore che entra gente, controlla febbre e pressione e se ne va. Pare avrò da fare un bel po' di esami di controllo- spiegò finalmente il non-elemento, poi si rivolse ancora a Sho: -Mi spiace, non potrò aiutarvi con la partenza. Partite, vero?- chiese, stavolta abbozzando un sorriso. Sho annuì debolmente, vedendo Shingo alzarsi in piedi all'improvviso.
-Da quanto tempo hai la febbre?- chiese a Maruyama. Un tono di voce nel quale la preoccupazione si scoloriva lentamente a favore della rabbia.
Maru si rifiutò di guardarlo negli occhi mentre rispondeva sinceramente: -Con qualche picco e qualche pausa... un mese circa-.
Lo schiaffo che lo colpì sulla testa era diverso dai soliti tsukkomi di Murakami: -TU E QUELL'ALTRO IDIOTA!- gridò, adirato.
Sho abbassò lo sguardo, sentendo di essere nel posto sbagliato in quel momento. Maru non ebbe reazioni.
-Inizio a crede che sia colpa mia! Colpa mia se tutte le persone a cui mi affeziono sono dei depressi pazzi suicidi!- gridò ancora l'elemento dell'acqua prima di uscire dalla stanza.
Sho si rese conto che forse avrebbe dovuto seguirlo, ma rimase bloccato al suo posto a fissarsi le maniche svasate della tunica. Fu quando sollevò lo sguardo che notò gli occhi di Maruyama lottare contro le lacrime.
-Maruyama-kun...- sussurrò.
-E' colpa mia. Avrei dovuto capire il suo stato d'animo. Non è la prima volta che succede e adesso ha... più paura-. Sho non capiva. Ascoltava la voce tremante del Non-elemento e tentava di percepire dai suoi ricordi l'immagine di quello che era successo dieci anni prima.
-E' andata esattamente così con Yuuchin. E' svenuto dopo diversi giorni di febbre alta di cui non aveva parlato con nessuno: studiava i casi, sapeva di poter essere a rischio degenerativo. Quando gli hanno diagnosticato l'elemento ignoto era come se avessero confermato una cosa che aveva sospettato a lungo... ma per giorni smise di parlare. Con tutti. Non ho mai visto... mai visto una persona più miserabile di Shinchan in quei giorni-.
Sakurai provò l'ondata di sensazioni e si strinse la braccia con forza, lottando a sua volta contro il pianto che gli aveva stretto la gola.
-Shinchan è sempre così forte e sicuro. Prima di conoscerlo non pensavo potesse esistere un essere vivente così al 100% positivo. Lo invidio molto... io non sono come lui. Esteriormente forse, ma dentro sono...- non riuscì a finire la frase: -Ho paura che stando con gente come me e Yuuchin, alla fine anche il positivismo di Shinchan ne ha risentito...- disse. Sho scosse la testa, tentando di negare: vedeva solo ora la mente complessa dell'altro. Gli sforzi di portare sempre allegria e calore, di essere un appoggio per tutti... i dubbi e le paure e il buio che si portava dentro. Perché? Perché non ne aveva mai parlato con nessuno?
-Sono solo uno stupido. Se Yuuchin dovesse morire, se io dovessi davvero iniziare la fase degenerativa... se gli esperimenti fallissero...-.
-Non falliranno- disse allora con sicurezza Sho, alzandosi in piedi.
Maru lo fissò negli occhi e all'improvviso si abbandonò al pianto, ma con un caldo sorriso: -Sei così forte, Sho. Sono felice che siate arrivati voi-. Poi si voltò verso la porta: -Ti prego... tieni d'occhio Shinchan.-.
Quella sera dopo essere tornato nella sua stanza per leggere il libro preso in prestito dalla biblioteca reale e essersi cambiato nella sua ordinaria tuta (ormai iniziava a sentirsi totalmente a suo agio in essa), scese in mensa per cenare. La trovò vuota, eccezion fatta per Ohkura e Aiba. Si chiese se potesse disturbarli, ma venne notato quasi subito e invitato a sedersi con loro.
Cenarono insieme e parlarono di svariati argomenti, tutti piuttosto leggeri e frivoli. Era chiaro che nessuno dei tre volesse parlare di tutte le gravi cose successe ed in corso all'Istituto e Sho fu grato di non essere stato sottoposto ad interrogatori su quello che era successo nella stanza dell'ala ospedaliera poco prima.
Fu quando Ohkura si alzò per andare a prendere il dolce che Aiba sorrise improvvisamente nel fissarlo, facendogli alzare il viso sorpreso dal proprio piatto.
-Che hai, Masa?- domandò.
-Niente, sai... mi chiedevo. E' tutto il giorno che mi chiedo come mai non sono preoccupato. Per la guerra o la trasformazione... o la vostra spedizione. Ma alla fine io mi fido di te. E finché Shochan è tranquillo e sicuro, allora lo sono anche io- ridacchiò: -Sono proprio scemo!-.
-No- disse Sho, con un lieve sorriso: -No, non lo sei... sai, non... non sono così tranquillo in verità. Ma per qualche strana ragione ho fiducia... in quello che sto facendo. E forse un po' anche in me stesso- ammise. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce: da quando era a Myrthas aveva sempre avuto quella sensazione: di fiducia in se stesso.
Masa annuì e un istante prima che Tacchon tornasse mormorò: -Ci credo anche io-.
Decise di salire alla terrazza del planetario prima di tornare alla sua stanza e prepararsi per la notte, ma come scese dall'ascensore trovò due persone nella sua solita zona di prato. In quel preciso momento una di esse alzò lo sguardo e lo riconobbe nel buio del luogo, per l'acceso bianco brillante della tuta. Lo raggiunse dopo aver salutato il compagno.
-Non è un buon momento- disse brevemente, portandolo con sé nell'ascensore. Scesero al piano del dormitorio e si fermarono vicino al giardino, illuminato dalle fluttuanti luci notturne.
-Mi spieghi...?- domandò Sho, irritato dai modi di fare dell'altro.
Jun incontrò il suo sguardo e Sho notò che sembrava stanchissimo: per la preoccupazione e la pressione.
-E' Shingo... gli hanno rifiutato un permesso per vedere Yoko prima della partenza... dopo quello che è successo con Maru...- sospirò.
-Come sta?- domandò ingenuamente Sho.
Jun scosse la testa: -E' a pezzi. Ma per quanto lo sia, continua a concentrarsi sul viaggio e le ricerche e questa cosa gli sta facendo malissimo... Sho, sono preoccupato. Non abbiamo mai avuto così tanta paura come adesso- mormorò l'elemento dell'acqua, passandosi una mano fra i fini capelli neri.
Non sapeva cosa dire per farlo stare meglio: la discussione che aveva appena avuto con Masaki sembrava distante anni luce rispetto al quello che provava di fronte ai sentimenti di Jun. Tuttavia, quasi istintivamente, ritrasse la mano nel momento in cui Jun tentò di prendergliela e rispose seccato allo sguardo confuso dell'altro: -Ora ti faccio comodo, giusto?-.
-Sho, che cosa...?-
-No, io lo devo chiedere a te. Hai paura che la cosa si sappia? O in verità sono solo l'umano troglodita con cui divertirti? Eh? Pensi che mi piaccia farmi trattare così?- domandò e Jun scosse la testa, chiudendo gli occhi.
-Smettila di gridare! Perché tutti non fate altro che gridare con me??? Basta, sono stufo! Non ce la faccio più in questa situazione!- si sfogò, prendendosi il viso tra le mani. Sho lo tirò verso di sé e lo strinse in un abbraccio, accarezzandogli la testa e descrivendo ampi cerchi sulla sua schiena.
Lo sentì stringergli forte la spalla e sussurrare: -Ora basta... basta... fai smettere tutto... tutto quanto-.
Gli baciò la testa e chiuse gli occhi, sentendolo calmarsi per il calore che gli stava trasmettendo.