Fallen Tree

Aug 24, 2012 19:03


Salve...
visto che ho deciso pian piano di svuotare pian piano il mio "folder polveroso di ficche scritte secoli addietro", vi propongo... una cosa che ho scritto nuova ^^' (giusto per alternare un po' tra storie "aggiornate" e storie scritte in periodi diversi.

Titolo: Fallen Tree
Gruppo: Kanjani8
Paring: Nessuno -_-''
Personaggi: Subaru + Maru & Hina
Genere: "sege mentali"
Rating: G
Disclaimer: Nessuna intenzione di violare la privacy o i sentimenti di nessuno..
Warming: Questa fic... beh... non è proprio una fic... più che altro è una mia interpretazione resa sotto forma di sproloquio di Subaru... (ispirato in gran parte a quel che ha Babu ha detto sia nel booklet del fanclub sia nel Ranger TV in proposito all'essere idol.). Ok, non fateci troppo caso... ^^'''''' (la traduzione di wander l'ho fatta io, per cui è quasi sicuramente completamente sballata ^^''')



Fallen tree.*

*困る: essere in difficoltà - 木 (albero) + 口 (in questo caso: circondare)
Se sei circondato da alberi in ogni direzione non puoi muoverti - stenderti, e questo mette in difficoltà

Sotto kagami no mae ni tatte wa

Kore wo nozondetano
Nozonde ha inai daro
sonna kao de mitumerareta
boku jishin ni...

Piano mi fermo davanti allo specchio
E' questo ciò che desideravo?
Non lo desidero?
Con questo viso fisso me stesso...

Il pollice alzato del direttore di regia, confermò che le riprese per quel segmento erano finte.

Ora li avrebbe aspettati una oretta di pausa tecnica, prima di riprendere con la seconda parte delle riprese.

-Otsukaresama.

Da bravi adulti, Subaru, Maru ed Hina si inchinarono di fronte alla giovane donna che fino a quel momento gli aveva fatto da “guida” nel paesino, ringraziandola del lavoro svolto insieme.

La donna ricambiò l'inchino, sorridendo timidamente. Sicuramente era la prima volta che compariva in televisione, che incontrava qualche personaggio famoso, lo si capiva da come li guardava, e da come ogni tanto si girasse intorno cercando qualcuno dello staff che le dicesse che fare a quel punto.

Il primo ad allontanarsi da quello che era stato il centro delle riprese, fu Maru.

-Otsukare!- Canticchiò, colpendo con la mano il sedere di Hina, nel mentre che gli passava dietro.

-Oi!- Hina girò di scatto il collo verso la direzione in cui stava andando, con un movimento che sembrò quasi quello di una gallina.

Subaru guardandoli si mise a ridere, e anche la donna accanto a lui, dopo un'attimo di spiazzamento, ridacchiò della scena.

-Mah...- Hina, continuando a bisbigliare lamentele, si diresse a sua volta verso l'area dello staff.

Subaru, rimasto solo con la donna, le fece un secondo inchino, questa volta solo con la testa, prima di congedarsi da lei in questo saluto silenzioso.

Ma lo sguardo della donna gli stava passando alle spalle, in una strana espressione.

Subaru si girò a sua volta, per vedere un qualcosa di colorato avvicinarsi a loro di gran velocità.

-Natsumi!- Urlò la donna.- Ti avevo detto di restare buona...

Subaru focalizzò la bambina, fin troppo vicina a quello che considerava essere il suo spazio vitale, e indietreggiò di un passo, per poi tornare a guardare la madre.

-Mi scusi, mi scusi...- Ripetè la donna, inchinandosi, e, con una mano sulla testa della bambina, cercando di costringerla a fare altrettanto.

Quell'eccesso di scuse stava imbarazzando Subaru, che, seppur innervosito da quella entrata in scena, non sapeva che avrebbe dovuto dire per manterene un atteggiamento educato.

-Mi avevi promesso che non avresti disturbato gli zii che lavorano...- A questo punto la donna si stava rivolgendo direttamente alla bambina.

-Ma Subaru-kun...- Pigolò la figlia.

-Eh?- Esclamò Subaru, stupito.

-Mi scusi...- Spiegò la madre.- La mia piccola Natsumi è una sua grande fan... Vero?
E su quell'ultima parola, lanciò uno sguardo d'intesa alla figlia, molto stridente con la faccia contrita di pochi secondi prima.

La piccola annuì.

-Mi piace Subaru-kun!- Confermò.

-Eeeh?- Subaru non se lo aspettava.

Fossero stati in una strada di Tokyo, dove le bambine di città crescono molto più velocemente della loro età, forse... Ma in quel paesino sperduto, già sembrava incredibile che così tante persone conoscessero i Kanjani8.
E addirittura... Una bambina, avrà avuto nove, forse dieci, anni, che si dichiarava sua fan...
Maru, con tutte le sue facce strane e le sue gag senza senso, è lui quello che piace ai bambini. O Yoko, Yoko così pacioccoso... O Ryo, perchè... Ryo piace a tutti.

Una bambina di campagna. Cosa poteva piacergli di lui, ad una bambina di campagna? L'atteggiamento cattivo, o le battute sconce?
Subaru si abbassò, finendo per guardarla negli occhi, quasi a cercare di leggerle dentro la testa, come potesse averlo scelto. La risata della madre lo richiamò alla realtà, facendolo saltare ci scatto, perchè, seppure sua fan, seppure una bambina, un contatto visivo così ravvicinato era pur sempre pericoloso.

-Subaru-kun...- Cantilenò la piccola, sillabando le parole.- …mi fai un autografo?

Ecco. La domanda che ognuno di loro temeva. Incastrati tra un contratto che gli impedisce ogni forma di favoritismo e un lavoro che consiste proprio nel non rinunciarsi ai fan.

-Ah, mi dispiace...- Balbettò Subaru.- Mi spiace, ma non posso...

-Huuum...- Il mugolio insoddisfatto suonò alto come un fischio.

Subaru finì per abbassare lo sguardo. Quegli occhioni lo guardavano con aria implorante. Come poteva restare indifferente di fronte alla delusione di una bimba?
-Aspetta...- Sospirò.- Vediamo se trovo qualcosa che posso regalarti, ok?

Il volto della bambina cambiò in un istante, mentre Subaru inutilmente si stava frugando in tutte le tasche. Alla fine pescò qualcosa fuori dal taschino interno della giacca; ma appena il suo sguardo incrociò quello della madre sul cilindro bianco di una sigaretta, subito la fece sparire.

-Ah... Aspetta un secondo, eh!- Rassicurò la bambina, appoggiandole le mani su entrambe le spalle, prima di allonarsi di corsa.

-Maru!- Urlò, raggiungendolo accanto alla telecamera.

-Hum?- Chiese Maru, spostando la testa a scatti, passando a indicare alternativamente Subaru davanti a lui e le due che si era lasciato dietro.

-Hai qualcosa da darmi da dare alla bambina?- Gli chiese in tono non troppo gentile. Con Maru, non ne aveva bisogno.

-Fammi cercare.- Rispose prontamente Maru, scavando nella borsa appoggiata accanto alla sedia su cui era seduto.

Pochi secondi, e Maru gli passò uno strap da cui pendeva un qualche animaletto che Subaru non perse tempo ad identificare. Ancora una volta, contare sulle stranezze di Maru si era rivelato un successo.

Afferrò l'oggetto e per tornare a lunghi passi verso dove la madre e la bambina lo stavano aspettando, senza nemmeno ringraziare. Con Maru, non ne aveva bisogno.

La bambina guardò per qualche secondo l'oggetto ondeggiare tra le dita di Subaru quasi fosse il pendolo di un ipnotizzatore, prima di allungare la manina ed afferrarlo contenta.

-Grazie. Grazie.- Lo ringraziò la madre.- Eh, cosa si dice al signor Subaru?

Ma la bambina non gli disse la “parola magica”. Senza ascoltare la madre continuava a stringere quella patacca di plastica come se fosse il più grande tesoro della terra. E la sua espressione di felicità fu il miglior ringraziamento che Subaru potesse ricevere.

---

Aspettando che il lavoro riprendesse, Subaru si era cercato un muretto in un angolino tranquillo su cui sedersi.

Accarezzato dall'aria della campagna, per l'ennesima volta confermò la sua teoria per cui gli esseri umani hanno bisogno di sole per vivere.

Non potendo dimenticare i periodi in cui il lavoro era raro, il ritmo frenetico di quegli ultimi mesi sembrava una benedizione di cui sarebbe stato stupido lamentarsi. Ma dopo giorni passati tra sale registrazioni, studi televisivi e sedi di concerti in cui provare, quella ripresa in esterno sembrava quasi una vacanza.

Sulla stradina che fronteggiava il prato su cui avrebbero ripreso a girare, vide passare l'ombra di una bicicletta. Di solito, in città le riprese venivano blindate per evitare interruzioni al lavoro, ma quando si trovavano in aree rurali in cui sarebbe stato impossibile radunare folle, agli abitanti veniva permesso di girare liberi intorno alla location. D'altronde chi avrebbe avuto il coraggio di negargli quella che per anni, forse, sarebbe stata l'unica interruzione alla loro tranquilla routine quotidiana?

Nell'ombra della bicicletta, Subaru riconobbe la donna delle riprese e la bambina a cui aveva regalato lo strap di Maru. La bambina lo stava salutando con la mano, e inconsciamente, Subaru si ritrovò ad alzare la sua, in un gesto che nostalgicamente gli sembrò più da Arsenal che da se stesso.

-Shi-bu-yan~- Cantò una voce.

Girandosi, si accorse che Maru si era seduto alla sua destra.

-Shibuyan- Continuò Maru.- Sei pensoso.

-Un po'...- Subaru non trovò nessuna ragione per cui mentire.

-A che stai pensando, questa volta?- Chiese Hina, andandosi a sedere sull'altro lato.

Subaru sospirò e chiuse gli occhi. A che stava pensando?

-A quanto questo sia cambiato. A quanto è diventato grande...

-“Questo”?- Gli fece eco Hina.

-“Questo”. Fino a due anni fa, io ero Shibuya dei Sekijani... E ora... Chiunque sia stato ad un 7/11, so che ha messo la mano in una scatola con la mia faccia sopra.

-Devono aver speso almeno 700 yen...- Lo corresse Maru.

-L'han fatto fare anche a voi, eh?- Chiese Hina, con un misto di imbarazzo e fastidio nella sua voce.

Maru confermò con un sorriso semitrattenuto.

-Ho trent'anni.- Riprese Subaru, guardando la campanga davanti a lui, certo che gli altri due lo stessero ascoltando.- Dovrei essere impiegato in qualche ditta, avere un lavoro serio, pensare alla mia famiglia. Invece, faccio l'idol. E... va bene. Ho tren't anni e faccio il lavoro dei sogni di un sedicenne.

-Quando abbiamo inziato anche i senpai erano giovani..- Ricordò Maru.- Chi si sarebbe messo ad immaginare che un giorno ci sarebbero stati dei Johnnys quarantenni? Oggi ci sono gli Smap, che hanno quell'aura loro particolare, ma un giorno che continueremo la nostra carriera? Ci saremo noi, se ci saremo, e ci saranno gli Arashi, e chi altro? Andando avanti, riusciremo a brillare come loro?

Subaru scambiò lo sguardo con Maru, rassicurato da come il loro pensiero sembrasse seguire una direzione comune.

-Quando hai venti anni, è figo, no? Dire “sono un idol”... Ma quando sei adulto, non dovrebbe essere imbarazzante? Non lo sentite anche voi? Il peso del giudizio negativo di quelli che sono i “membri della società”?
-Anche il nostro è un lavoro serio.- Gli fece notare Hina.- Quelli che giudicano il nostro lavoro come banale è perchè vedono il prodotto già bell'editato e non pensano a quante ore di preparazione e fatica ci siano dietro. Alla fine non importa l'immagine che ne ha gente che non sa nulla. Alla fine la serietà di un lavoro dipende solo dalla serietà dell'impegno di chi lo compie. Probabilmente ci sono junior che sanno cosa sia la serietà di un lavoro meglio di molti sararimen.

Subaru lasciò posare le parole di Hina, per poterne assimilare il significato.

-“Sono un idol e va bene”. Mi ci sono voluti anni per arrivare a capirlo.- Confessò.- Prima di rendermene conto, una parte di me lo ha odiato.

Le reazioni ai suoi due lati furono esattamente come se le era aspettate. Lo sguardo comprensivo di Maru che già da sempre lo aveva capito da una parte e l' “eh?” stupito di Hina, dall'altro.

-Fare musica, questo è quello che ho sempre voluto. Fare l'idol è diverso. Pian piano ottenevamo un successo dopo l'altro, e ovviamente ne ero felice, soprattutto per noi, per il gruppo... Ma... non era quello che volevo fare. Non era la musica che volevo fare. Durante i concerti live, sentendo solo me, voi e la forza del pubblico mi sono sempre sentito libero, ma fuori dal palco, sul piedistallo dell' “idolo”... non mi sono mai sentito completamente me stesso. Quando ne avevo parlato con Yasu, mi ha sgridato. “Non apprezzare quello che stai ottenendo non è giusto nei confronti di tutti quelli che vorrebbero averlo e non ci riusciranno”, mi ha detto. Ma anzi, proprio a vedere tutta quella massa di junior impegnarsi per ottenere qualcosa che io avevo senza completamente volerlo... Ne ho visti a decine abbandonare uno dopo l'altro. Mentre io... Era come se stessi vivendo il sogno di un altro. Come se stessi rubando il posto a qualcuno che lo desiderava molto più di me.

-Se noi siamo riusciti, è perchè ci siamo impegnati più degli altri.- Commentò Hina.

-E' vero, Shin-chan...- Disse Maru.- Ma è anche vero che a volte il lavoro duro non basta. Per arrivare dove siamo arrivati, spesso è necessario anche un piccolo miracolo.

-E io l'unica possibilità nella mia vita l'ho sprecata ottenendo un miracolo diverso da quello per cui ho pregato. Ci ho provato per anni in tutti i modi, a staccarmi dall'essere idol e poter fare la “mia” musica. Con la Band, coi Furafura... e alla fine, ovviamente, non ci sono riuscito.

Il peso di quelle parole e tutte le diverse implicazioni cadde sui tre come un profondo silenzio.

-E' davvero questo che senti?- Chiese Hina con un filo di voce. Il suo tono fu così serio da preoccupare Subaru.

-No.- Lo tranquillizzò con un sorriso.- Ora ho capito che “idol” è ciò che sono.

Maru piano gli afferrò la mano destra, e gliela strinse dolcemente.

-Non volevo essere un idol perchè non capivo che essere un idol volesse dire. Ora lo ho capito.

Alla fine che vuol dire “essere un idol”. A chiederlo a Yoko, avrebbe risposto “Fare di tutto”. Okura probabilmente direbbe “Vendere sogni”. Ma dopo tanti anni aveva capito che la sua risposta a “Che cos'è un idol?” era “Io”.
-Non posso non voler essere un idol.- Continuò.- Non posso rinnegare la mia vita, rinnegare voi. Sarebbe come dire che è una bugia ogni nota che io abbia mai cantato. Va bene essere un idol. Tutti quei musicisti che rispetto... volevo diventare come loro suonando quel che suonavano loro, e non mi sono accorto che stavo diventando come loro facendo quel che loro facevano.

In tutti quegli anni in cui i suoi sogni lo avevano tormentato, la musica era ciò che lo aveva fatto star bene. Comporre alla chitarra, scrivere testi, cantare sul palco.

Si era attaccato al suono di quei CD che teneva allineati sulla libreria, senza pensare a quante persone allo stesso modo fossero attaccate a quella sua immagine brillante che lui non voleva.

Ma ora che se ne era reso conto, finalmente si era liberato di uno di quei grossi pesi che lo tenevano ancorato al terreno e a volte finivano per farlo sprofondare. Ora che ne era libero, poteva parlarne tranquillamente anche con Maru ed Hina; visto che il merito era anche loro, avrebbe potuto addirittura accennarne qualcosa alle fan.

A quel punto Hina, con un saltello, si alzò dal muretto su cui erano seduti.

-Bene così, no?- Commentò.- L'importante è che tu finalmente abbia imparato ad apprezzare ciò che fai.

Subaru annuì debolmente, lasciando che Hina si allontanasse verso la troupe, urlando qualcosa allo staff.

Maru, invece, era rimasto fermo, seduto li accanto. Come sempre, aveva capito che c'era ancora qualcosa che doveva dire.

-Se sono riuscito a cambiare il mio modo di vedere le cose, lo devo...- Iniziò a spiegargli.- beh... è perchè io per primo sono cambiato.

-Questo lo abbiamo capito tutti.- Gli fece sapere Maru.- Addirittura se ne è accorto pure Shin-chan.

I due ridacchiarono alla frecciata lanciata contro l'amico.

-Prima vivevo rinchiuso nel mio piccolo mondo, dove c'erano solo me, mia madre e voi, e fuori vedevo solo un universo cattivo e minaccioso.- Subaru sorrise al se stesso di una volta.- Mi sono rinchiuso così tanto in me stesso e nella mia musica, dal finire più volte per sprofondare. Ogni volta, se non ci foste stai voi e Taeko, non so come ne sarei mai uscito.

-Ora invece sei diventato un Subaru più aperto, no?- Chiese Maru.

-Sì. Ora a parte voi ho diversi amici, a partire da Rikiya, Hasshi e tutta la gente che ho conosciuto in questi anni con cui ho iniziato a parlare e giocare, fino al vecchietto che mi vende i vestiti usati. E anche la gente che non conosco, non mi fa più così tanta paura. Riesco perfino ad andare a fare la spesa da solo.

A questo secondo ricordo, Maru si unì alla risata di Subaru.

-Di sicuro questo è un modo di vivere più sano.- Affermo Maru.

Subaru lo guardo in silenzio.

-Ma...- Lo incoraggiò allora Maru.

-Ma... non per questo le cose sono più facili.- Continuò Subaru. - Ci sono tante cose che ancora devo mettere a posto.

-Dal momento che sei cambiato?

Subaru annuì con decisione.

-Cambiare vuol dire ottenere delle cose e perderne delle altre. La mia musica, ad esempio... ancora non so quanto, ma sicuramente, è cambiata anche quella. Oggi non sono più la persona che potrebbe cantare Gunjourui o One... Non solo il tipo di musica, ma anche la ragione per cui farla, è completamente diverso, ora. In un certo senso, ho perso quella che era l'origine di quelle canzoni. E non solo... ho perso l'esigenza di tutto ciò a cui mi ero attaccato per sopravvivere... Ci sono note che non potrò più raggiungere, ci sono legami che se anche continuo a tenere stretti non avranno più la necessità e l'unicità di prima.

“Mia madre è uno, ad esempio” Pensò Subaru.

Accanto a lui Maru sospirò in quello che suonò quasi come uno “Sho-chan”.

Subaru decise di ignorarlo.

-Quando una cosa ti caratterizza per anni, nel bene o nel male, alla fine diventa “rassicurante”... E anche se lo si può vedere come il superamento di un problema, finisce che ti ritrovi come se avessi perso una parte di te.

Maru lo guardò con sguardo comprensivo.

-Ora sono uscito nel mondo, ma non so come muovermici.- Proseguì Subaru.- Ho questa nuova vita, e non so cosa farne. Anche sul palco, se prima salivo per me stesso, ora canto solo per la musica, e un po' per le fan, ma in fin dei conti... non so dove andare...

Maru gli afferrò piano la mano, con quella sua tenerezza completamente priva di imbarazzo, che Subaru gli invidiava molto.

-Subaru, tu sei una persona forte.- La voce dolce di Maru e la sua espressione gli entrarono nel cuore.- Ho sempre ammirato come tu abbia passato tutti i momenti di oscurità in cui ti sei ritrovato.

Subaru lo guardò sorridendo.

-Tu sei una di quelle persone che credono che le difficoltà ti rendano più forte...

-Perchè, tu non lo credi?- Gli chiese Maru, sinceramente stupito.

Subaru alzò le spalle.

-Non lo so. Di sicuro, so che ti permettono di pensare “ho superato di peggio”.- Rispose amaramente.

Maru piano strinse la mano che stava tenendo.

Dal prato, i due sentirono la voce del direttore delle riprese richiamare lo staff per riprendere con i lavori. Seguì un urlo di Hina, che, rivolgendosi a loro due, ondeggiò con forza il braccio verso il centro delle riprese.

-Oi, forza, sbrigatevi!- Li chiamò.- Su, che se finiamo presto, riesco a tornare a casa in tempo per la partita!

Maru guardò Subaru.

-Andiamo, che Shin-chan deve vedere la partita.

Subaru si alzò dal muretto, senza staccare la mano da quella di Maru.

-Shin-chan deve vedere la partita...- Gli fece eco.

r: g, g: kanjani8

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