quando cade la neve

Jun 10, 2012 14:04

E' un miraggio...no non lo è...sono proprio io che torno a tediarvi con questa storia che mi sta succhiando le energie...
vi rinfresco la memoria...
avevamo lasciato Jun e Sho dopo che si erano riappacificati, con una piccola microscopica nota negativa nei contorti pensieri di Sho...
in questo capitolo verrà chiarito un particolare di un'altra coppia...
le cose si fanno sempre più complicate XDDD
ecco a voi l'ottavo capitolo

TITOLO: Quando cade la neve
FANDOM: Arashi, News + Shun Oguri+Toma
GENERE: AU scolastica,angst, sentimentale
PAIRING: Sakumoto (per ora XD)
RATING: pg-15/Nc-17
DISCLAIMER: Nessun membro della JE mi appartiene, ma la storia sì e ci tengo parecchio!!!
Capitoli precedenti: prologo; capitolo 1, capitolo 2, capitolo 3, capitolo 4, capitolo 5, capitolo 6, capitolo 7


Capitolo 8
“Jun posso parlarti?” la voce di Kiku, dopo aver parlato con i genitori di Sho e averli tranquillizzati.
“Se si tratta di Sho voglio sapere solo se è fuori pericolo e basta” risponde lui.
“Se sei venuto qui di corsa, credo non sia solo per sapere se si salverà” dice Kiku “Vieni con me”.
Jun la segue dentro una piccola stanza; chiude la porta dietro di loro e porge a Jun un telefono “E’ il suo cellulare prima di essere investito…stava per chiamarti”. Jun osserva il proprio nome sul display “Ormai…non ha più importanza”.
Kiku lo osserva, un po’ spazientita “Fai come credi! Ti dico solo una cosa in questo momento Sho è fuori pericolo, ma non è detto che riprenderà mai conoscenza…Io ho fatto tutto il possibile; ora dipende tutto da lui…e da te”.
“Che c’entro io? Io non ho più nulla da spartire con lui” dice Jun con un misto di frustrazione.
“Se così stanno le cose, ti voglio fuori dal mio ospedale” afferma Kiku irremovibile “…ma spero che tu ci ripensi. Fidati se ti dico che ha bisogno di te!”.
“Sono io a non avere più bisogno di lui…da molto tempo” sbotta Jun. Apre di botto la porta e se ne va.

Il tempo continuò a scorrere, tra alti e bassi: giorni in cui ci saremo tutti presi a cazzotti e altri in cui andavamo d’amore e d’accordo. La nostra mediatrice, Kiku, non c’era più; lei, essendo un anno più grande di noi, si diplomò l’anno prima. Si iscrisse in medicina e avemmo sempre meno opportunità di incontrarla. Tra noi chi la vedeva più spesso era Shigeaki, era lui che la teneva aggiornata sui battibecchi idioti nel nostro gruppo.
Il nostro ultimo anno di liceo iniziò così, con Kiku assente, Masaki e Shun insieme, io e Jun in una fase di stallo e Nino e Satoshi che non si ignoravano e continuarono ad ignorarsi.

“Cosa pensi sia successo tra Satoshi e Nino?” chiese Shige una sera in cui fummo di turno insieme per pulire l’aula.
“Non ne ho idea! Dovresti chiedere a loro” risposi, cancellando le scritte sulla lavagna.
“Mh…” Shige non disse più niente e si mise ad osservare il vuoto.
“Pensa a pinzare quei fogli” lo rimproverai.
Pochi minuti dopo entrò Nino “Ho deciso di venire a darvi una mano”.
Lo guardammo come fosse impazzito.
“Che c’è? Sono vostro amico e mi preoccupo per voi, non posso?!” fu la risposta di Nino alle nostre facce scioccate.
“Si certo! È solo che è…la prima volta che ti offri di dare una mano di tua spontanea volontà”
“Mi va tutto qui!” fu l’ultima risposta di Nino, prese uno straccio e iniziò a pulire la lavagna dal lato opposto al mio.
Io e Shige ci scambiammo un’occhiata incredula e continuammo il nostro lavoro in silenzio.
Finimmo in anticipo grazie all’aiuto di Nino. Shige velocemente sistemò le sue cose, ci salutò e corse via, al contrario mi attardai un po’. Non ero così smanioso di ritornare a casa, come se l’avesse capito Nino mi invitò ad andare da qualche parte a mangiare una fetta di torta con lui. Accettai l’invito senza problemi.
Passammo davanti a diversi posti, in cui sapevo avremmo potuto trovare delle ottime torte, tra cui vi erano anche le preferite di Nino; eppure lui le superò tutte. Alla fine finimmo in una piccola pasticceria, a me sconosciuta. Ci sedemmo e ordinammo: con piacere notai che tra le scelte vi era anche la torta che ero solito prendere con Jun, d’istinto scelsi che avrei ordinato quella.
“Sho che ne dici di provare dei gusti nuovi…non siamo mai venuti qui, ogni tanto fa bene cambiare” esordì Nino.
“….Io veramente…” non sapevo che dire, una parte di me non voleva andare sul sicuro e rimanere ancorata ad un gusto familiare, l’altra parte trovava allettante la proposta di Nino. Vinse la proposta di Nino “Ok…tu che prendi?”
“Prendiamo questa torta sorpresa, decidono loro il tipo di torta…sembra divertente”
“Ok vada per la torta a sorpresa” concordai sorridendo. L’idea di mangiare qualcosa di ignoto fu parecchio intrigante.
Il tutto fu molto divertente: a Nino portarono una torta di pan di spagna, farcita con cioccolato, ai lati sempre cioccolato con mandarle incastonate e poi ricoperta con della crema blu e confettini colorati; a me portarono invece una mille foglie e ad ogni strato un gusto diverso, cioccolato, crema, caramello e marmellata di lamponi. Facemmo metà e metà, così potei assaggiarle entrambe.
“Secondo te qual è la più buona?” chiesi tra un boccone e l’altro, gli occhi puntati su quei due pezzi di torta fantastici.
“Mi chiedi di scegliere tra due sapori eccezionali…secondo te qual è?” rigirò la domanda e poi scoppiò a ridere.
“Che c’è?” chiesi, alzai lo sguardo e lo vidi sbellicarsi dalle risate.
“Sho sei impareggiabile”. Captai la frase tra le risate.
“Che ho fatto?”
Si asciugò le lacrime dal ridere, poi allungò un dito verso la punta del mio naso, tolse della panna blu e si portò il dito alla bocca.
Lo guardai ammutolito, un po’ perché mi chiesi come ci era finita quella panna sul mio naso, un po’ perché pensai che fosse molto sexy.
“Capisco perché Jun ami così tanto guardarti mangiare” fece all’improvviso.
“Eh?”
“Non te ne sei mai accorto?! Ogni volta che mangi Jun passa il tempo a fissarti”
Arrossii. Ripensai a tutte le volte che mi ero sporcato e arrossii ancora di più. Ma che figure di merda faccio.
“Sì, ha visto tutte le tue gaffe quando sei concentrato a mangiare qualcosa che ti piace parecchio…anche quando ti sei macchiato con il succo e hai cercato di coprirlo tutto il giorno o con la mano o con fogli e quaderni…”
Rimasi di pietra, che Jun lo osservasse potevo anche capirlo, ma che anche Nino mi osservasse così.
“ Nino…” provai a parlare.
“Ah, non vorrei fraintendessi è che sei spassoso Sho, sei la mia vittima numero uno e in quanto a figuracce non ti batte nessuno…avrò bisogno di materiale per prenderti in giro o no?” parlò sereno senza nessun problema, come se stesse parlando del tempo della giornata. “Però è carino Jun, passa tutto il tempo ad osservarti…è proprio innamorato” aggiunse, smettendo di sorridere e spostando lo sguardo fuori verso la strada.
“Beh…anche Satoshi….”
“Io e lui abbiamo deciso di prenderci una pausa” interruppe lui.
Ammutolii di nuovo.
“Dice che ha bisogno di tempo per riflettere” continuò, spostando lo sguardo verso di me, ora triste.
“Dice?…scusa e tu?”
“Io….io gli ho detto che andava bene”
“Nino”
“Scusa..ma che potevo dirgli, lui mi ha preso alla sprovvista, l’unica cosa che ho potuto fare è stato dirgli ‘Ok’ e andarmene…e ora non ci parliamo nemmeno” abbassò lo sguardo verso il piatto ormai vuoto.
“Secondo me dovresti parlargli” proposi
“No…va bene così”
“No che non va bene, non potete continuare ad ignorarvi” mi scaldai, non capivo perché Nino dovesse farsi del male in questo modo.
“Per ora va bene così…poi si vedrà…”
“Ma…” provai a controbattere.
“No niente ma…finisci di mangiare, io vado a pagare e poi andiamo” mi sorrise e si alzò. Fui ancora più sorpreso, con questa le stranezze di Nino aumentarono. Per quanto si sforzasse nel sembrare normale, non stava affatto bene.
Camminammo in silenzio per il resto del tempo, finchè non arrivammo alla sua fermata dell’autobus.
“Grazie” mi disse. In quel momento arrivò l’autobus.
“Figurati” risposi. Poi Nino salì sul mezzo, rivolgendomi un ultimo sorriso.
Percorsi la strada verso casa ripensando all’espressione triste di Nino; passai davanti a qualcuno seduto su una scalinata senza prestarci caso, troppo preso dai pensieri.
“Lo sai che potrei offendermi!”. Mi voltai di scatto, la figura si alzò e mi raggiunse in pochi passi e venne illuminata dalla luce del lampione.
“Jun, che ci fai qui?” chiesi sorpreso.
“Ti aspettavo. Anzi è da un po’ che ti aspetto…ti hanno trattenuto a scuola?”
“Ah..sì è così” risposi senza pensarci. Mi resi conto di stragli mentendo, eppure non potei fare altrimenti.
“Povero amore, devi essere stanco…dai ti lascio andare a casa ci vediamo domani” disse e fece per andarsene.
Lo bloccai d’istinto, presi la sua mano e lo trascinai verso la scalinata buia. Sentii urgente il bisogno di baciarlo e lo feci. Lui ricambiò senza esitazione; posai una mano sulla sua guancia e la sentii fredda. Mi assalirono i sensi di colpa: Jun era rimasto per tutto il tempo là fuori, seduto ad aspettarmi e io li avevo pure mentito.
“Mi dispiace, mi sono attardato con Nino, non immaginavo tu mi stessi aspettando”. Eccola la mia incapacità di mentire a Jun.
“Già ti avevo anche detto che sarei tornato a casa, pensavo di farti una sorpresa” sorrise “Ma va bene così”. Mi baciò ancora poi si staccò “Buonanotte Sho!” senza aggiungere nient’altro se ne andò, lasciandomi lì ad arrovellarmi il cervello nel chiedere se avessi fatto bene o no a dirgli di Nino.

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