L'Estate dei miei 18 anni

Jun 16, 2008 22:12



Tegoshi si sistemò meglio sulle spalle la pila di asciugamani puliti da portare alla piscina. Attraversò il bar dove Toma e Yamapi avevano attirato numerose ragazze che si accalcavano davanti al bancone per essere servite dai due ragazzi. Yuya si chiese come fosse possibile che quei due riuscissero sempre a ritrovarsi insieme in qualunque caso.

Uscì sul portico e scese i gradini che costeggiavano l’edificio, trovandosi poi di fronte alla piscina appena costruita, circondata da un prato verde disseminato di sdraio e ombrelloni e delimitato da delle alte siepi.

Tegoshi si avvicinò a Shigeaki, comodamente seduto su una sedia sotto un piccolo gazebo e intento a giocherellare con i suoi occhiali da sole.

-È così che lavori?- domandò Yuya sghignazzando e appoggiando  gli asciugamani su una sedia lì accanto.

Kato mise su un finto broncio- Veramente dovevo aiutare Haru-chan a far giocare i bambini, ma mi hanno mandato via perché dicono che lei è più carina.

Tegoshi si mise a ridere seguendo con lo sguardo il punto che Shigeaki gli stava indicando; qualche metro più avanti, nella piscina si trovavano una decina di bambini intenti a gridare e a sguazzare nell’acqua sorreggendosi con variopinti salvagente o ancorati a pupazzi gonfiabili a forma di animali. In mezzo a loro spiccava una figura più grande che rideva come se fosse anche lei una bambina.

Yuya sorrise guardando Harumi che si arrampicava su un gonfiabile a forma di coccodrillo trascinandosi dietro un paio di bambini.

-Bhè, hanno ragione loro, è proprio carina!- disse Shige lanciando uno sguardo significativo all’amico- Non trovi?

L’altro non rispose, continuò a fissare la ragazza che si era tuffata in acqua e ne era riemersa poco dopo prendendo i bambini alle spalle. In quel momento arrivò anche Koyama, dall’altro lato della piscina, e il ragazzo si avvicinò al bordo della vasca chiamando i bambini e incitandoli a saltare addosso ad Harumi, cosa che fecero subito dopo, mentre lei cercava di scappare e di raggiungere un gommone. Il ragazzo fece qualche passò indietro ridendo, per poi iniziare a correre e tuffarsi a bomba nella piscina, cosa che provocò un’onda anomala che travolse chiunque si trovasse nel raggio di 5 metri. Quando Koyama riemerse teneva per la vita Harumi che tentava di divincolarsi ma con poca convinzione, tradita dalle risate che non riusciva a trattenere.

-Stai stringendo i pugni, sai?

Tegoshi si girò verso Shige corrugando le sopracciglia- Eh?

-I pugni- ripeté Kato senza trattenere un sorriso- Hai le nocche quasi bianche.

In quel momento Yuya si rese conto di aver stretto convulsamente i pugni e sentiva il dito indice della mano destra intorpidito a causa dell’anello che gli aveva bloccato la circolazione. Aprì più volte il palmo della mano per lasciare che il sangue fluisse di nuovo.

-Per che cos’era?- domandò Kato mettendosi gli occhiali da sole.

Tegoshi alzò gli occhi al cielo esasperato- Dio mio Shige, potresti evitare certe domande astruse e dire chiaramente quello che pensi?

Shigeaki si alzò dalla sedia affiancando l’amico.

-D’accordo ti dirò quello che penso. Penso che in questi giorni sei distratto e concentrato su una certa persona, penso che tu sia geloso di questa persona e che di conseguenza ti piaccia questa persona. E questa persona è la nostra Haru-chan!- concluse Kato con espressione soddisfatta, sentendosi come se avesse portato a termine una seduta psicanalitica degna di Freud. A questo punto si sarebbe aspettato una reazione violenta da parte dell’amico che avrebbe iniziato a negare tutto dandogli del visionario, ma Yuya si limitò a guardare di nuovo verso Harumi che stava uscendo dall’acqua. La ragazza lo vide e sorridendo lo salutò da bordo piscina.

Tegoshi rispose con un breve saluto con la mano destra, tornando poi a rivolgersi all’amico accanto a lui.

-Non so se è davvero come dici…- disse rigirandosi l’anello con il teschio attorno al dito-…ma so che quando la guardo sento qualcosa di strano.

-Prova a fare un po’ di chiarezza…- gli suggerì Shige mettendogli un braccio attorno alle spalle- Chissà, potrebbe essere l’amore della tua vita!

Harumi entrò nello spogliatoio reggendo la pila di asciugamani e si diresse verso la lavatrice. Aprì lo sportello cliccando il pulsante di apertura con il gomito e ce li buttò dentro, per poi selezionare il programma più veloce. Digitò rapidamente i pulsanti del display e premette l’invio. Si inginocchio di fronte all’oblò, osservando rapita i panni che iniziavano a girare vorticosamente unendosi un’unica grande macchia bianca. Tutto era silenzioso, a parte il rombo della lavatrice.

Si rimise in piedi battendo le mani sulle ginocchia per pulirle, per poi appoggiarle sui fianchi, lanciando un’ultima occhiata all’oblò. Fece per andarsene quando sentì una mano che si appoggiava leggermente sulla sua spalla, quindi si voltò trovandosi Hiro a pochi centimetri.

-Sempai…- disse Harumi sorpresa- Se ti devi cambiare, me ne vado!

Hiro scosse la testa -No, in realtà cercavo te.

Harumi si sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio, sentendosi a disagio per lo strano modo in cui il sempai la stava fissando: come se cercasse di guardarle attraverso.

-E così i ragazzi nuovi…- continuò lui- Sono tutti tuoi compagni di classe?

La ragazza negò con la testa- No, non tutti. In classe con me ci sono solo Tegoshi, Kato e Koyama.

Il ragazzo annuì, facendo un altro passo verso di lei. Harumi però arretrò; si sentiva un po’ spaventata dall’Hiro che aveva davanti, con una serietà negli occhi che non era abituata a vedergli.

-Siete molto amici?- chiese di nuovo.

La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte, sempre più confusa.

-Bhè, direi abbastanza…

Non ne poteva più di quello strano comportamento da parte del ragazzo e decise di chiedergli spiegazioni, ma lui la anticipò con un’altra domanda.

-E con Tegoshi? In che rapporti siete?

A quel punto Harumi capì. O almeno lo pensò. Possibile che il sempai le stesse facendo quelle domande per un motivo ben preciso? Per quel motivo?

Faceva fatica a crederci. Insomma, era Hiro Mizushima, un ragazzo il cui scopo principale nella vita era amare tutte le donne. Per un periodo Harumi aveva creduto di essere innamorata di lui, ma in breve tempo si era resa conto che ciò che amava in realtà era il suo atteggiamento, gentile e affascinante, capace di far sentire speciale qualunque ragazza. Un poco narcisista, adulatore e carismatico, sapeva come far perdere la testa ad una donna. Ma lui non aveva mai mostrato particolare interesse per Harumi, non più di quello che dimostrava a tutte le ragazze che gli giravano attorno, e così col tempo quel sentimento che all’inizio sembrava tanto forte si era affievolito, fino diventare una debolissima fiamma che ogni tanto le ricordava con un tiepido calore di quel amore non corrisposto.

Ma adesso, colui che aveva davanti e le faceva domande sul suo rapporto con un ragazzo (senza contare che il ragazzo in questione era Tegoshi) con una strana nota di gelosia, era proprio Hiro.

Non sapeva cosa rispondere, né come reagire alla domanda. In fondo la sua era solo una supposizione.

-Rapporti normali, direi…- rispose Harumi, guardandosi attorno per trovare una via di fuga che non esisteva: dietro di lei c’erano solo gli armadietti e il sempai le stava esattamente davanti e se avesse tentato di uscire dalla stanza lui sarebbe riuscito a bloccarla.

Hiro fece un debole sorriso, che non aveva niente a che vedere con i sorrisi smaglianti che era solito rivolgere a tutti.

-Non si dicono le bugie Rumi-chan…

La ragazza arrossì leggermente, non sapendo nemmeno lei se per l’irritazione di sentirsi chiamare “Rumi” o perché era stata accusata di mentire riguardo il suo rapporto con Yuya.

-Hiro-kun, si può sapere cosa ti prende?

Il ragazzo la guardò negli occhi con sguardo penetrante, rimanendo in silenzio per riascoltare nella sua mente quelle ultime parole. Lo aveva chiamato “Hiro-kun”, cosa che non faceva da tanto, tantissimo tempo, da quando Harumi si era resa conto di non essere nulla più di un’amica per lui. E lo sapevano entrambi.

-Perché dici che ho mentito?- domandò la ragazza per rompere quel silenzio che iniziava a farsi imbarazzante.

-Perché è evidente che Tegoshi non è una persona qualunque…almeno non lo è per te- rispose lui.

-Cosa vorresti dire…?

-Che ti ho osservata in questi due giorni, ho osservato tutti e due. E il tuo sguardo cerca sempre Tegoshi, in ogni luogo tu sia per prima cosa ti guardi attorno, come alla ricerca di qualcuno. E se qualcuno è presente, nei tuoi occhi si accende una strana luce. E lo stesso vale per lui.

Harumi aprì la bocca, ma senza sapere cosa dire. Sentiva uno strano nodo alla gola; sapeva molto bene cosa implicava quell’affermazione, ma non voleva minimamente crederci. Era ridicolo.

Hiro le si avvicinò sempre di più, costringendola ad arretrare e scontrarsi con gli armadietti che bloccarono la sua fuga. Rabbrividì al contatto con il freddo metallo sulle spalle nude.

-Hiro-kun…smettila…- mormorò Harumi- …mi stai spaventando.

Ma il ragazzo non sembrò nemmeno sentirla, si appoggiò con l’avambraccio all’anta di un armadietto e avvicinò il suo volto a quello di lei, talmente vicini da poter sentire i loro reciproci respiri.

-Io ti piaccio ancora Rumi?- domandò- Ti piaccio più di Tegoshi?

Harumi tentò di guardarlo negli occhi ma questi erano coperti dai lunghi ciuffi di capelli mossi.

-Ma cosa dici? A me non…

Ma non terminò la frase, perché in un attimo la minima distanza che li separava fu colmata da un bacio inaspettato. Hiro premette il suo corpo contro quello della ragazza, trattenendola ancora più di quanto stesse già facendo, premendo con la lingua sulle sue labbra.

Harumi non riuscì a reagire per la sorpresa e lasciò che Hiro si insinuasse nella sua bocca, mentre la mano che non era appoggiata all’armadietto le accarezzava una spalla, scendendo lentamente lungo il braccio.

“Perché glielo sto lasciando fare?”.

Non riusciva a trovare nulla di gradevole in quel bacio forzato e quella mano che le correva lungo il corpo le faceva venire i brividi. Hiro era bravo, non c’erano dubbi, ma a lei non stava piacendo. Perché in quel momento non lo voleva.

Per qualche ragione pensò a Tegoshi. A cosa avrebbe pensato se l’avesse vista.

Prese coraggio e con la mano bloccò quella di Hiro che le accarezzava un fianco, mentre con l’altra lo spinse via con tutta la forza di cui era capace. Il ragazzo barcollò all’indietro per la spinta e la guardò, ansimando. Per un attimo lei credette che ci avrebbe riprovato, costringendola a dargli retta, ma invece Hiro la guardò addolorato.

-Io…Harumi…ti prego perdonami!- le disse un attimo prima di uscire dallo spogliatoio.

Harumi si appoggiò con la schiena all’armadietto, facendosi scivolare fino a terra.

Non riusciva a formulare nessun pensiero coerente, nella tua testa vorticavano solo le immagini di Hiro e di quello che era successo. E in mezzo a tutto questo c’era anche Tegoshi.

Sospirando appoggiò anche le testa al freddo metallo. Ora cosa avrebbe dovuto fare? Ignorare tutto? Fare finta che non fosse mai successo?

Hiro sembrava davvero dispiaciuto per quello che aveva fatto, forse anche lui avrebbe deciso di dimenticare tutto e non parlane più. Ma ancora non sapeva perché l’aveva fatto. Da tanto tempo ormai Harumi sapeva di essere alla pari di una sorellina per lui, e non sperava più che le cose cambiassero. Si era messa l’anima in pace.

Ma ora sembrava che non fosse più così. Ora che i suoi sentimenti per quel ragazzo si erano spenti.

-Haru, stai bene…?

Harumi guardò sorpresa verso la porta, trovando Shigeaki in piedi che la fissava.

-Shi…da quanto sei qui?

-Da abbastanza per aver visto tutto…- rispose il ragazzo avvicinandosi- Ti ha fatto male? Non sapevo se intervenire…- aggiunse accucciandosi a terra per essere alla stessa altezza di lei.

La ragazza scosse la testa sorridendo- No affatto…poi si è anche scusato.

Kato guardò un po’ per terra, soppesando con il pensiero quello che avrebbe voluto dire.

-Mizushima, ti piace?- chiese con uno sguardo serio.

-Non più…da molto tempo.

Shige annuì- E riguardo Yuya?

Harumi spalancò gli occhi. Ma perché tutto il mondo aveva deciso di interrogarla su Tegoshi? Perché tutti volevano sapere qualcosa di cui nemmeno lei era sicura?

-Se è per quello che diceva Hiro..

Kato la zittì con una mano- Si è per quello…e credo che Mizushima abbia ragione, almeno su questo punto.

Harumi sentì le guance accaldarsi e abbassò lo sguardo, fissando le piastrelle del pavimento. Possibile che tutti fossero pronti a farle lezioni su i suoi stessi sentimenti? In fondo erano suoi, solo lei poteva conoscerli bene. Ok, forse in quel momento no.

-Non voglio farti lezioni sui tuoi sentimenti…- disse Shige e Harumi si convinse che la sua faccia fosse fin troppo leggibile- Voglio solo dirti di provare ad ascoltarli attentamente.

Harumi sorrise- Sai, Shigeaki Kato, sembri proprio un fratello maggiore!

Shige sbuffò divertito- Uff, e io che speravo di sembrare qualcosa di più figo.

Harumi rise- Bè, io ho sempre desiderato avere un fratello maggiore, ma se preferisci posso sempre darti il ruolo di Grillo Parlante.

Kato fece una smorfia di disgusto- Per carità! Va bene il fratello maggiore!

Sorrise e si rimise in piedi, per poi porgerle una mano e aiutarla a rialzarsi.

-Sai Haru-chan…- disse il ragazzo mentre uscivano dallo spogliatoio- Credo che Yuya non sia per niente indifferente nei tuoi confronti!

Harumi non rispose, ma sentì i battiti cardiaci accelerare all’improvviso. Forse le persone che le stavano attorno avevano davvero capito le cose prima di lei, o per lo meno le avevano intuite. E questo pensiero le fece desiderare di fare chiarezza al più presto; detestava essere indietro rispetto agli altri.

Quando giunsero in cucina non trovarono nessuno e la cosa li impensierì non poco, visto che ormai era ora di cena. Possibile che nemmeno Massu fosse lì?

Ma non appena si voltarono per andare a cercarli comparve Koyama, che sorreggeva baldanzoso quelle che parevano chiaramente due bottiglie di vodka.

-KEII!!- urlò Harumi scioccata- Cosa diavolo fai in giro…con…con QUELLE??? E se le vede mia zia???

Keiichiro sorrise radioso- Tranquilla, tua zia se n’è andata da più di mezz’ora! Passa la notte in città!

A quelle parole Harumi si rilassò all’istante, sorridendo anche lei e saltellando verso l’amico.

-Ti aiuto a portarle!!!- esclamò prendendo una bottiglia fra le braccia.

Kato li guardò allibito.

-Vorrei sottolineare che per la legge giapponese siamo ancora minorenni!!!

-Dai Shi! Un po’ di vita!- esclamò Koyama mentre con Harumi zampettava verso la stanza dei ragazzi.

credo che Ryo e Koyama siano diventanti ufficialmente i miei capri espiatori per le cavolate!!! XD patati loro!

r: pg-13, g: toma, gnr: au, g: news

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