scusate l'attesa >.<
Titolo: Be with you
Autore: Grace
Fandom: Arashi
Genere: sentimetale, drammatico,
Pairing: aimoto, sakuraiba (diciamo per poco..)
Rating: G x la maggior parte, NC-15 (in alcune scene)
Disclaimer: come al solito gli Arashi non sono i miei, nemmeno la vita di Jun >_<
Ringraziamenti: come al solito a mia moglie sylviakun che la sa meglio di me, e ad un'altra mia amica xD
Be with you
Parte 6 Nascondino
Finalmente Masaki aveva raggiunto l’ospedale in cui era stato trasportato l’amico coinvolto nell’incidente. Parcheggiò la sua automobile e corse velocemente all’interno dell’edificio. Chiese indicazioni e si precipitò nel reparto dove Jun stava per essere operato, ma arrivato lì trovò ad attendere impazienti e trepidanti, tutti gli Arashi, la famiglia del ragazzo e i più stretti amici e collaboratori. Non riusciva ad avanzare oltre. Si era immobilizzato sull’ingresso del reparto, milioni di pensieri gli annebbiavano la mente, si sentiva tremendamente in colpa e si vergognava di se stesso. Non avrebbe potuto farsi vedere da tutti quei suoi conoscenti dopo i suoi recenti comportamenti con Jun. Così sconfortato decise di tornare indietro, e aspettare, immerso nella solitudine, che il compagno uscisse dalla sala operatoria, ancora vivo.
Passarono diverse ore e alla fine i medici riuscirono a salvare in parte il povero ragazzo che era entrato in stato di coma. Alcuni tra gli amici e i colleghi decisero di tornare nelle loro case per il momento, mentre i familiari e gli Arashi restarono in ospedale. Portato Jun nella stanza di degenza, Ohno e Sakurai con il padre dell’amico, si diressero dai medici che lo avevano operato per chiedere maggiori informazioni, mentre Nino era riuscito a smuovere il resto della famiglia da quella stanza fatta di disperazione, e portarla a prendere una boccata d’aria nella terrazza vicina.
Approfittando della situazione, Aiba, presosi di coraggio si avvicinò alla stanza di Jun controllando che nessuno fosse nei paraggi. Jun era disteso in quel letto bianco, ricoperto di bende e macchinari, se non fosse stato per i capelli del ragazzo, non lo avrebbe riconosciuto. Era ridotto male, era un miracolo che fosse entrato in coma e che invece non fosse morto. Masaki lentamente si avvicinava a quel letto con uno sguardo perso e scuro e con la mano destra che a stento teneva il braccio sinistro. Si fermò a pochi centimetri da Jun.
-Perdonami … - sussurrò spaventato.
-Perdonami … non avrei mai voluto tutto questo …- continuò il ragazzo che improvvisamente si era ritrovato a piangere. Le lacrime erano uscite spontaneamente, senza che Masaki se ne accorgesse; il ragazzo, piano sgranò gli occhi quasi meravigliato da quelle sue lacrime, e, loro vittima, continuò a farle scendere silenziose e fredde. Poco dopo avvertì alcuni passi provenire dal terrazzo e veloce corse via dalla stanza, raggiungendo in poco tempo la sua macchina.
-Chi ha lasciato la porta aperta?- domandò con un filo di voce la madre di Jun, rientrando dal terrazzo con la figlia e Nino. Naturalmente loro non potevano sapere che Masaki era stato lì.
Passavano così i giorni, gli Arashi avevano momentaneamente interrotto tutte le loro programmazioni per stare il più possibile al fianco dell’amico, che però non dava segni di miglioramento.
Masaki continuava ad andare in ospedale senza mai farsi vedere, aspettava con ansia ogni giorno quei pochi minuti in cui tutti lasciavano solo Jun per andare a riprendersi. Quei pochi istanti in cui Masaki poteva stare solo con Jun, in cui poteva stringergli le mani, parlargli di quello che succedeva fuori, stargli vicino, quegli attimi in cui sperava più di chiunque altro che il suo amico si risvegliasse.
Strano a dirsi, ma Aiba era il più preoccupato. Si sentiva sempre più in colpa, ogni giorno che passava si sentiva lacerare l’anima. Sapeva benissimo che se avesse evitato di andare a trovare tutti i giorni Jun sarebbe stato meglio, ma voleva in qualche modo espiare le sue colpe e l’unico modo per poterlo fare era appunto stargli vicino e in qualche modo salvarlo.
Si erano superate ormai le 3 settimane e Aiba tornato a casa dopo esser stato all’ospedale sentì suonare il campanello. Era Sho accompagnato da Nino e Riida.
I volti di quei quattro parlavano da soli: rabbia, stupore, imbarazzo.
-Masaki perché non sei venuto a trovare Jun anche solo una volta?- chiese tristemente Sho che era molto provato da quella situazione.
-Non sono affari tuoi se voglio o non voglio andare da lui- rispose Aiba abbassando lo sguardo.
-Si che lo sono! Esigo una risposta- urlò Sakurai.
- Masaki sei ancora in tempo … lo sappiamo che tu e lui avete chiuso i rapporti, ma ciò non toglie che siete stati colleghi e amici per anni! Che ti costa andare anche solo pochi minuti?- disse in preda alla rabbia Nino.
-Andatevene … non voglio vedere nessuno- chiese Masaki
-No Masaki non ci muoviamo da qui finchè non ci darai una risposta! È in coma! Potrebbe lasciarci da un momento all’altro! Sai benissimo che tu sei l’ultima persona che vorrebbe vedere al suo fianco prima di morire! Masaki ti prego! Aiutaci, siamo distrutti …- urlò Nino che aveva stretto a se Sho in lacrime al sol pensiero che Jun sarebbe potuto morire.
-Ma chan … ti stiamo pregando … ti sto pregando io stesso … vallo a trovare … non se lo merita un trattamento del genere … non ora … - singhiozzò Sho che si reggeva dal compagno più che mai infastidito.
Satoshi osservava la scena. Non fiatava e non sarebbe intervenuto. Fissava Masaki in attesa di una sua qualsiasi parola.
-Cosa ne volete sapere voi? Lasciatemi solo! Mi sto incolpando già abbastanza da me per quello che è successo, non c’è bisogno che anche voi ci mettiate del vostro! Andateve all’istante- gridò Masaki.
-Masaki sei uno …-
-Basta così. Andiamo ragazzi. Se vuole star solo lasciamolo solo. Scusa il disturbo Aiba kun- Satoshi aveva prontamente interrotto Nino che si era lasciato vincere dalla rabbia.
Satoshi sapeva. Era a conoscenza di tutte le mosse dell’amico. Lo aveva visto aspettare che tutti si fossero allontanati per addentrarsi nella camera di Jun per pochi minuti. Lui sapeva più di tutti quanto Jun significasse per Masaki, quanto stesse soffrendo e quanto si sentisse in colpa per quell’incidente.
-Riida perché mi hai fermato!- disse Nino entrando in macchina
-Sta zitto. So bene quello che faccio- rispose Satoshi
-No non sai proprio nulla! Spiegami il perché- insistette l’amico
-Nino, Masaki è uno di noi. Come puoi anche solo pensare che si stia fregando di un suo compagno? Anche tu Sho, e mi meraviglio soprattutto di te che dici di amarlo. Come potete pensare che lo abbia lasciato solo? Ma siete seri? Semplicemente lasciatelo stare. Lui sa quello che fa. E si sta anche addossando tutta la colpa. Quindi per piacere evitate certe scenate. E soprattutto non dubitate mai di un vostro compagno-
Parole forti e risolute quelle pronunciate da Ohno. Aveva ammutolito i due compagni cercando di farli ragionare. Non era possibile pensare certe cose. Non per gli Arashi.
Era passato già un mese da quell’incidente. I fan si stringevano nel dolore e i messaggi di auguri e di buona guarigione spopolavano sulla rete e per tutto il Giappone. Davanti la casa del ragazzo e nella Johnny’s si raccoglievano tantissimi mazzi di fiori e messaggi lasciati dai fan e dagli amici, ogni tanto qualcuno lasciava un cappello pensando che avrebbe fatto piacere a Jun sapendo il suo amore per quell’accessorio.
L’amore che tutti provavano per lui era sconfinato e sincero. Nessuno voleva perderlo …
Masaki continuava a nascondersi e aspettare il momento giusto per entrare nella stanza e far visita a Jun.
-Ehi guarda che ti ho portato! Questo cappello ti mancava vero? L’ha portato un fan davanti casa tua sta mattina- disse Masaki sorridente mentre mostrava il cappello all’amico.
-Vediamo un po’ come ti sta. Wooooaa ti sta da dio Jun!- delicatamente poggiò il cappello sul cuscino, sfiorando leggermente i capelli del compagno.
-Dovresti guardarti in uno specchio Jun, chissà quante ragazzine ti moriranno dietro vedendoti con questo cappellino … - continuò lui
-Ehi Jun … quanto hai intenzione di dormire ancora … - sussurrò Aiba
Dietro la porta ad ascoltare si era fermato Nino. Stava andando a portare dei fiori all’amico quando sentì la voce di Masaki provenire dall’interno. Si sentiva uno stupido per averlo trattato in malo modo giorni prima. Decise di non entrare e lasciare soli quei due per un po’ evitando di far entrare qualcun altro.
Nel frattempo Aiba si era inginocchiato a terra poggiando le sue braccia e la sua testa sul letto in preda alla disperazione.
-Jun … non ti risveglierai mai più … non è vero … Jun …?-
Be with you
Parte 7 il mio angelo
-Credi che MatsuJun riuscirà a riprendersi? Sono passati già 2 mesi dall’incidente, e non ha dato nessun miglioramento- chiese Nino seduto su uno sgabello in casa di Sho che nel frattempo si stava cambiando per poi andare in ospedale.
-Jun è forte lo sai, non scoraggiamoci, crediamo in lui- rispose il ragazzo che stava scegliendo quale maglia indossare.
-Sto perdendo ogni speranza credimi …- continuò Nino
-L’unica cosa che rimpiango è il fatto che Masaki non si sia fatto vivo nemmeno una volta in ospedale e che da due mesi sembra fregarsene anche di me- disse Sho che aveva finito di vestirsi e con l’amico stava per uscire di casa.
-Come puoi pensare alla vostra storia con tutto quello che è successo? Non ti facevo così insensibile ed egoista..-
-Scusa… è che Masaki è incromprensibile di recente, nessuno capisce le sue intenzioni…-
Nino non rispose, tutti sapevano che in realtà Aiba si preoccupava per Jun e che molto probabilmente in quegli ultimi due mesi non aveva nessun altro in testa che lui. Non poteva dire a Sho che il suo ragazzo in realtà andava giornalmente a far visita al compagno come se tra quei due nulla fosse terminato.
Arrivarono in ospedale e come sempre trovarono tanti amici e familiari che facevano visita al povero ragazzo e altri che si tormentavano camminando avanti e indietro per il corridoio del reparto.
C’era troppa disperazione nell’aria.
-Che succede qui?- chiese preoccupato Nino
-Oh.. Nino chan… sta peggiorando … non c’è più nulla da fare … non c’è più nulla da fare …- disse la madre di Jun che si era gettata tra le braccia del ragazzo in preda alla disperazione.
-Si calmi … non si disperi vedrà che Jun riuscirà a resistere…-
Passò qualche ora e le persone rimaste avevano lasciato solo Jun per andare a parlare con i medici.
Masaki molto silenziosamente si era avvicinato alla stanza dell’amico.
-Ciao Jun, sono venuto anche oggi. Dicono che stai più male del solito eh..?- Aiba si era seduto accanto il letto del ragazzo, gli teneva la mano, una mano sempre più debole e pallida.
-Naaah … che vanno dicendo questi stupidi medici! Guarda come stai bene! Sei sano come un pesce- scherzava il ragazzo per non crollare.
-Stupidi medici idioti … se non fossi svenuto ti saresti curato con tutte le tue medicine che ti porti sempre dietro.. hehe …-
-Dio.. che sto dicendo … sono io lo stupido qui … -
Masaki si era accovacciato sul letto tenendo sempre più stretta la mano di Jun. Continuava a rassicurarsi del fatto che l’amico stesse bene, mentre invece andava sempre più peggiorando.
L’impatto con quella macchina e quel muro era stato troppo violento, solo un miracolo o una gigantesca forza di volontà lo avrebbe potuto salvare.
Masaki imperterrito dialogava con l’amico addormentato sperando di tenergli compagnia, sperando che lo sentisse in qualche modo, sperando, che da un momento all’altro si svegliasse.
Era tardi quella sera e la tristezza e lo sconforto erano due ottimi alleati alla stanchezza, Masaki si era addormentato lì, poggiato sul letto, sfiorando il corpo del compagno e tenendogli sempre la mano.
-I dottori dicono che ci sono davvero poche probabilità per lui …- disse Nino che si stava avvicinando alla stanza.
-Dio… non voglio crederci, non può lasciarci così … non Jun- continuò Sho che lo seguiva
-Dannazione! Non può mollare così! …- disse Ohno preso dallo sconforto.
Piano Nino aprì la porta della stanza dove era ricoverato Jun ma la richiuse all’istante.
-Nino! Apri questa porta che ti prende?- lo rimproverò Sho
-Emm… no. Meglio lasciarlo così… andiamo su-
-Ma, ehi! Non mi spingere Nino!-
-E cammina dai!-
-Mi spieghi che diavolo succede! Riida anche tu!-
-Per il momento cammina!-
Camminarono tornando indietro fino al piano terra incontrando i genitori di Jun.
-Matsumoto san, so che è un po’ azzardato chiederle una cosa del genere… ma per sta notte potrebbe lasciare Jun da solo? Sa… Masaki è con lui ma si è addormentato…- chiese timidamente Nino assicurandosi che Riida tenesse distante Sho.
-Certamente … Masaki è una persona molto importante per mio figlio… - rispose il padre di Jun confortato che i migliori amici del figlio gli fossero così vicini.
Poco dopo il padre del ragazzo portò nella stanza una coperta verde chiaro con la quale dolcemente ricoprì Aiba, trattandolo come se fosse anche lui figlio suo. Pianse silenzioso. Vedere Jun morente, senza alcuna speranza lo faceva sentire un padre impotente, nello stesso tempo vedere Masaki piegato su quel letto, così vicino a suo figlio, gli faceva pensare che qualche barlume di speranza si poteva trovare.
Li lasciò soli, a dormire insieme e a condividere lo stesso sogno: che Jun si fosse risvegliato.
-Mmm… -
Masaki si stava lentamente svegliando.
-Oh… mmm… Jun? Ah.. stai ancora dormendo… e questa coperta? -
Il ragazzo si stava rialzando quando ebbe l’impressione che la mano di Jun lo stesse trattenendo. Sembrava come se non volesse che lasciasse la presa.
-Jun!! Ehi Jun riesci a sentirmi? Tranquillo! Non ti lascio!-
-Jun rispondimi ti prego! … -
Lasciò passare qualche minuto ma tutto era come al solito: non rispondeva. Non dava nessun segnale. Semplicemente stava lì.
-Era solo una mia impressione allora … scusami …-
Dette queste parole, Aiba prese le sue cose e lasciò la stanza per far ritorno a casa sua. Quel pomeriggio non tornò all’ospedale. Non sopportava più vedere il compagno in quello stato. Tornò solo due giorni dopo, non appena Riida e la sorella di Jun misero piede nel terrazzo per distrarsi qualche minuto.
Masaki entrò nella stanza.
-Ciao Jun… sono venuto per salutarti… non verrò più a trovarti qui in ospedale… sai ci ho pensato. Forse è colpa mia.. forse è di nuovo colpa mia, se non riesci a svegliarti. Anzi se non vuoi svegliarti. E ti capisco. Mi sono comportato da stronzo, ferendo tutti i tuoi sentimenti. E ti ho lasciato solo. Non ti chiedo di perdonarmi… però… per un’ultima volta, permettimi di salutarti come ero abiuato a fare…-
Terminato di pronunciare quelle parole, Masaki si chinò su di Jun, lo osservò per un piccolo istante, il coma lo aveva reso debole ma non aveva vinto sulla bellezza del ragazzo. Chiuse gli occhi e dolcemente poggiò le sue labbra su quelle tiepide di Jun. Portò la mano tra i capelli del compagno accarezzandoli, mentre continuava a premere quelle labbra contro le sue. Piangeva Masaki, piangeva disperato bagnando il volto di Jun. Sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto l’amico. L’ultima volta che lo avrebbe guardato. L’ultima volta che lo avrebbe baciato.
-Addio Jun… sta volta … addio per sempre …- e così, rialzatosi e accarezzandogli il viso, Aiba aveva salutato l’amico, sicuro che non si sarebbe più risvegliato.
Silenzioso lasciò la stanza.
Qualche istante dopo però qualcosa successe.
-M…mmm… -
-M…mmm…ma…s… a… k… i…-
Debole, pallido, delicato e fragile, Jun aveva lentamente riaperto gli occhi e pronunciato il nome della persona che amava con un quasi impercettibile filo di fiato. Jun aveva ripreso conoscenza, coraggiosamente si era risvegliato. Piano muoveva le pupille guardandosi intorno, e ancora più lentamente muoveva le sue labbra. Sentiva il profumo di Aiba nell’aria, sentiva il profumo degli altri suoi amici.
-Vedrai che si riprenderà pre…ODDIO! JUN!-
-…Jun… - disse sua sorella piangendo
Nino corse, inginocchiandosi davanti il suo amico, perdendosi tra le lacrime. La sorella corsa fuori aveva richiamato gli infermieri. Pian piano la voce si sparse in giro, la commozione era tantissima, e Jun anche se debole era scampato al pericolo.
-R…iida… - sussurrò Jun - ho vi…sto un…ange…lo… era sempre…al mio…fianco…-
-Come dici MatsuJun?!- rispose Riida
-Do…v…è …Ma…sa…- chiese il ragazzo
-Masa? Masa arriverà presto sta tranquillo, ora pensa a riposare e a non affaticarti troppo-
Contemporaneamente Sho, fuori dalla stanza stava telefonando a Aiba.
-Si è svegliato??? Sei serio?- disse sconvolto Masaki
-Si, si è risvegliato poco fa…-
-Ha detto qualcosa?- chiese Aiba
-Si… il tuo nome… muoviti e vieni qui. La persona che ti ama davvero ti sta aspettando da mesi…-
-Sho? Pronto! Ha riattaccato …-
Sho si era arreso all’amore. Non voleva tradire nuovamente il suo migliore amico.
Masaki si affrettò a tornare all’ospedale. Corse velocissimo. Voleva solo rivedere il sorriso di Jun. Voleva solo rivedere il suo Jun vivo. Corse finchè non arrivò davanti la porta della stanza.
-Finalmente… ti fa sempre aspettare Masa chan…- disse sarcastico Sho…
Masaki aprì la porta.
-JUN! Eccomi…- disse il ragazzo trattenendo le lacrime. -Masa…ki… ben…to…r…nato…- sussurrò Jun con il cuore che gli penetrava l’anima.