TITOLO: Quando cade la neve
FANDOM: Arashi, News + Shun Oguri+Toma
GENERE: AU scolastica,angst, sentimentale
PAIRING: Sakumoto (per ora XD)
RATING: pg-15/Nc-17
DISCLAIMER: Nessun membro della JE mi appartiene, ma la storia sì e ci tengo parecchio!!!
Capitoli precedenti:
prologo;
capitolo 1,
capitolo 2,
capitolo 3,
capitolo 4 Capitolo 5
È nei momenti in cui si è completamente da soli ad affrontare il pericolo che i veri amici ritornano al tuo fianco, nonostante le discussioni, nonostante i rancori. Pensa Kiku uscendo dalla sala operatoria e ritrovandoli tutti lì.
“Se qualcuno ancora non lo sapesse…io odio Kimura sensei!” si lamentò Shigeaki
“Ma dai, non credi di esagerare?” gli chiese Toma mentre si cambiava.
“Pi smettila di sbavare” disse Shun lanciandogli addosso il suo asciugamano
“Sa che sono una schiappa, si diverte a torturarmi” continuò a lamentarsi Shige, mentre Keiichiro cercava di consolarlo
“In effetti, è uno spasso vedere come Kimura sensei torturi te e Sho, insomma vi usa come cavia a dimostrazione di ciò che non si deve fare” sogghignò Kazunari
“Vederti alla fine di ogni lezione di ginnastica, senza nemmeno una goccia di sudore mi da sui nervi. Che scusa hai inventato stavolta?” chiesi con una punta di fastidio nella voce
“Ha le verruche hai piedi” disse Satoshi
“Ah ah ah Satoshi molto divertente, ovviamente le mie scuse non le condivido, o potreste rubarmele. Bene vi lascio al vostro sudore puzzolente, non voglio essere infettato anche io” e Kazunari uscì dallo spogliatoio
“Sudore puzzolente?! Mica puzzo così tanto” disse Masaki mentre si odorava le ascelle
“Io di sicuro non puzzo, ma voi sì” disse Jun sorridente appena uscito dalla doccia. Fu istintivo, tutti iniziammo ad odorarci.
“Sembrate un branco di scimmie” osservò Jun.
Tutti si fiondarono sotto la doccia, Jun si avvicinò a me; aveva ancora la pelle umida. Sorrideva in maniera quasi diabolica.
“Che hai in mente?” finsi di non essere a conoscenza dei suoi piani, mentre faceva scorrere le labbra dall’orecchio al mento.
“Tu cosa dici?” soffiò sul mio collo
“Qualche idea l’avrei” giocai con lui
Si allontanò bruscamente e inaspettatamente.
“Bene, le metteremo in atto dopo le lezioni”. Faceva sul serio?
Insomma mi aveva provocato per nulla?
“Ma Jun..” provai a lamentarmi
“Sho vai a farti la doccia. Sei eccitante sudato, ma puzzolente no”
Provai a fargli cambiare idea assumendo l’espressione più tenera che potessi fare, feci sporgere addirittura il labbro inferiore. Ma nulla. Mi infilò dentro una doccia e poi se andò.
Sentire le gocce d’acqua fredda sul mio corpo, fu un sollievo. Decisi che avrei avuto una dolce e piacevole e vendetta su Jun.
La mia principale ossessione continuò a provocarmi per tutto il resto della giornata, attraverso intensi sguardi, sfioramenti casuali. Casuali agli occhi degli altri, ma sapevo ben programmati, con l’unico intento di farmi perdere il controllo.
Mentre mi concentrai nell’ascoltare la lezione, arrivò sul mio banco un foglietto di carta minuziosamente piegato.
‘Dopo vieni da me a farmi compagnia…sono tutto solo!’ non avrei potuto confondere la grafia elegante e precisa di Jun.
‘Ci devo pensare’ non volevo dargliela subito vinta, soprattutto non desideravo si capacitasse dell’enorme potere che esercitava su di me.
‘Vuoi farmi soffrire di solitudine’
‘Pensavo di farti soffrire in altro modo’
Osservai l’espressione di Jun dopo aver letto la mia risposta: arrossì e cercò di nascondere un sorriso imbarazzato. Mi ritenni soddisfatto.
“Matsumoto-san, trova divertente la pazzia di Lady Macbeth?” il rimprovero del professore riportò la nostra attenzione alla lezione in corso.
Jun non rispose, abbassò lo sguardo e nascose prontamente i bigliettini, non notati fortunatamente dal professore.
Dopo qualche minuto, suonò la campanella segnando la fine di un’altra giornata scolastica. Satoshi, per tutto il tempo accasciato sul banco, scattò sull’attenti.
“Sembrate usciti da un romanzo rosa voi due” evidenziò Shige rivolto a me e a Jun, mentre ci dirigevamo all’uscita.
“Scambi di bigliettini romantici, con sfumature molto più terrene di desiderio carnale” continuò Keiichiro con fare teatrale.
Entrambi arrossimmo sino alla punta dei capelli.
“Almeno loro si divertono” commentò Shun
“Perché, tu non ti diverti?” domandò Masaki
“Se per divertimento intendi attentare alla mia vita, cercando di avvelenarmi, allora preferisco non divertirmi”
“Ancora! Ma quante volte dovrò scusarmi per farti capire che mi dispiace di averti mandato all’ospedale…E poi ho saputo che anche Jun non è stato bene”
“Chi? Io?” chiese sorpreso Jun
“Ah, ho capito!” esclamò Toma “Tranquillo Masa, Jun è stato curato subito da Sho”
Il ricordo di quella sera invase prepotente i miei pensieri, di questo passo avrei perso sul serio ogni traccia di razionalità.
“Davvero? Sho-chan non sapevo conoscessi rimedi curativi, me ne insegni qualcuno?” l’innocenza di Masaki fu spiazzante.
“Sì, ti insegna come inc..” intervenne Nino
“Kazu!” lo rimproverò Satoshi
Nel frattempo Shun si premunì di tappare le orecchie dell’amico.
“Perché io vengo sempre escluso dai vostri discorsi, non è giusto!” piagnucolò
“Masa ho sete, andiamo in un locale a prendere qualcosa di fresco e poi facciamo un giro allo zoo?”
Shun ormai sapeva come comportarsi con Masaki, cosa fare per distogliere la sua mente da un qualsiasi discorso. Ci salutò e si incamminò portandosi appresso un Masaki spaventosamente entusiasta.
Come promesso andai a casa di Jun. Misi in atto la mia piccola vendetta: prestai estrema attenzione alle sue reazioni, più volte lo portai quasi al massimo del piacere per poi fermarmi e ripetere tutto. Quando nemmeno io riuscii più a resistere, mi riversai in lui e Jun poco dopo tra i nostri addomi.
Ogni adolescente conosce perfettamente gli orari delgi altri membri della famiglia. Noi non eravamo da meno. Ogni volta che si presentava l’occasione, ci rintanavamo nella stanza di uno dei due.
Ancora non mi abituavo all’idea di poterlo tenere così vicino a me. Ascoltare i suoi gemiti, percepire il suo corpo tremare di piacere sotto le dita che facevo scorrere sulla pelle, sentirlo a volte sussurrare, altre volte urlare il mio nome, imparai quali punti erano più sensibili di altri, come muovermi, come baciare e leccare la sua pelle. Fare l’amore con Jun era sempre emozionante.
Un pomeriggio ce ne stavamo distesi sul letto. Jun con la testa sul mio petto all’altezza del cuore lo ascoltava battere per lui, mentre io accarezzavo delicatamente i suoi capelli sovra pensiero.
“Jun”
“Mh”
“…credo di amarti” mi uscì
Lui si sollevò piano e incatenò il suo sguardo, sorpreso forse un po’ spaventato, al mio.
“Sho non si può dire ti amo con leggerezza”
“Ma io sono serio”
“Sì…va bene” si alzò dal letto
“Jun che ti prende?” la situazione iniziò a turbarmi
“E’ tardi, meglio che torni a casa” Jun cercò i vestiti e si rivestì
“Jun!”
“Sho, sono molto stanco”
“Tutto questo perché ho detto che credo ti amarti?” sentii la frustrazione salire “Jun rispondimi!”
“Sì!” sbottò
Qualcosa, da qualche parte nel profondo del mio essere si ammaccò, come una minuscola crepa, quasi invisibile, ma ormai esistente.
“Sho…scusa…io” cercò di parlare, mi guardò tristemente. No Jun, non mi guardare così, pensai. “Ci vediamo”
Ascoltai immobile i passi di Jun raggiungere l’ingresso, esitare pochi istanti. Ti prego torna da me. Si chiuse la porta alle spalle uscendo sulla strada.
Attesi un po’ prima di alzarmi e dirigermi sotto la doccia. Lasciai che l’acqua scorresse sul mio viso insieme alle lacrime.
Uscito dalla doccia, mi sentii strano, i miei movimenti risultarono tutti automatici, come se avessi perso la coscienza. In realtà la mia mente pensava solo a Jun.
Non mi accorsi del resto della famiglia rientrata e nemmeno di mia madre, venuta a cercarmi in camera.
Posò dolcemente una mano sulla mia spalla.
“Sho va tutto bene?”
Non le risposi, ma mi voltai verso di lei. Mi accarezzò la guancia.
“E’ successo qualcosa con Jun, vero?”
Non stetti a pensare come lo sapesse, come avesse intuito tutto. Le lacrime ripresero a scorrere copiose. Mi abbracciò. L’effetto del calore materno infranse qualsiasi difesa e maschera contro il dolore e il dispiacere. Piansi senza freno, appoggiandomi su mia madre.
Quando mi calmai, mi sollevò il volto per guardarmi negli occhi.
“Ora vai sciacquarti il viso e poi vieni a cenare” mi accarezzò i capelli sorridendo.
“Grazie” furono le uniche parole che riuscii a pronunciare.
“Sho perché gli occhi così rossi e gonfi, stavi piangendo?” anche a mio padre non sfuggiva mai nulla. Dovevo inventarmi una scusa in fretta.
“E‘ la stanchezza, sta sempre studiando è normale” intervenne mia madre in soccorso.
“Giusto, il massimo dei voti si ottiene solo impegnandosi a fondo. Ecco spiegato il motivo perché Jun-kun non raggiunge i tuoi livelli”
Ci mancò poco che mi strozzai con il riso.
“Insomma passate sempre il tempo a studiare insieme, ma avete rendimenti differenti. Spero che tutto ciò non ti rallenti”
“Non mi rallenta affatto” tagliai corto.
Finii di mangiare tranquillo e poi tornai nella quiete della mia stanza.
Il cellulare vibrò sulla scrivania, due messaggi.
Mittente: Jun
Oggetto: Mi dispiace!
Ti chiedo scusa per come ho reagito e mi dispiace essermene andato così. Non mi sono ancora chiare molte cose, ma sono sicuro di non voler rinunciare a te.
Non risposi, avrei parlato con lui personalmente. Non potei fare a meno di chiedermi quali sentimenti Jun provasse per me.
Andai avanti e lessi il secondo messaggio.
Mittente: Masaki
Oggetto: Aiutami!
Sho-chan sono in crisi, credo di rischiare la pazzia se continuo così. Ho bisogno di parlarti, è una cosa importante.
Lessi l’orario di spedizione, risalente a pochi minuti fa. Decisi di chiamarlo. Quando rispose lo sentii allarmato e benché fosse già un po’ tardi decisi di raggiungerlo.