Quando cade la neve

Oct 03, 2011 14:04

Ho promesso che avrei postato oggi e oggi posterò, le promesse vanno mantenute XD

TITOLO: Quando cade la neve
FANDOM: Arashi, News + Shun Oguri+Toma
GENERE: AU scolastica,angst, sentimentale
PAIRING: Sakumoto (per ora XD)
RATING: pg-15/Nc-17
DISCLAIMER: Nessun membro della JE mi appartiene, ma la storia sì e ci tengo parecchio!!!
Capitoli precedenti: prologo; capitolo 1, capitolo 2, capitolo 3

Capitolo 4

L’odore acre del sangue impregna la stanza. I colleghi pensano sia finita. “Non può essere salvato” ripetono. Solo una persona non perde la speranza. Le promesse vanno mantenute.

Non vidi Jun per tutti i tre giorni successivi. Sua nonna pare peggiorasse di giorno in giorno, ma mi promise che per la festa ci sarebbe stato,
“Mi farà bene distrarmi un po’” mi disse al telefono.
Nemmeno Kazunari si fece vedere quei giorni, Satoshi invece era perennemente irritato e fingeva di stare bene quando qualcuno gli chiedeva cosa avesse.
Arrivò venerdì, il giorno dopo ci sarebbe stata la festa tanto attesa.
Non avevo voglia di seguire le lezioni, così le marinai. Andai a rintanarmi nella nostra aula di ritrovo. Mi accasciai su una sedia. Mille pensieri e immagini inondarono la mia mente.
Jun arrossato e bellissimo tra le mie braccia che sussurava il mio nome. Immaginai come sarebbe potuto essere fare l’amore con lui, ascoltare i ritmi del suo corpo, assaporare la sua pelle, essere un tutt’uno con lui. Poi improvvisamente sgorgarono delle lacrime dai suoi occhi, man mano che le lacrime aumentavano, i suoi lineamenti mutarono. Tra le mie braccia non c’era più Jun, ma Kazu, così piccolo e fragile. Cercai di consolarlo, perciò lo strinsi a me. Allora comparve Satoshi, nero di rabbia, che teneva per mano Jun distrutto dal dolore. Kazu continuava a singhiozzare ed aggrapparsi a me, mentre Jun mostrò il disegno che gli regalai da bambini e lo strappò, poi sparì insieme a Satoshi nell’oscurità. Sparì poi anche Kazu. Mi ritrovai da solo al buio, impaurito e disperato. Una mano diafana si posò sulla mia spalla e iniziò a scuotermi.
Mi svegliai di botto e vidi Kiku china su di me che mi guardava preoccupata.
“Sakurai va tutto bene?” mi chiese gentilmente
“Sì, credo di sì. Scusami non mi sono accorto di essermi addormentato” mi giustificai. Lei continuò a fissarmi, come se dovessi svenire da un momento all’altro.
“Tieni! Asciugati gli occhi” disse, porgendomi un fazzoletto.
Avvicinai una mano al mio volto e con orrore constatai che era bagnato, possibile stessi piangendo sul serio?
Accettai il fazzoletto e abbassai lo sguardo.
“Questa è la più grande figura di merda che abbia fatto” mormorai
Lei non si mosse.
“Senti Sho” Kiku mi stava chiamando per nome? “So che posso sembrare strana, associale, spaventosa…ma sono anche io una persona. Voi ragazzi mi state simpatici, tu in modo particolare. Non fraintendermi, non sto dicendo che mi piaci. Ma ti reputo una brava persona. Perciò…ecco…volevo farti sapere che se hai bisogno di sfogarti, cioè…puoi contare su di me…se ti va”
Rimasi shoccato, insomma Kiku, la ragazza che sparge terrore al proprio passaggio, si stava offrendo come spalla su cui piangere.
“Grazie, Kareru” fu l’unica cosa che riuscii a dire
Mi sorrise lievemente, poi si diresse verso la porta.
Possibile che quella fosse davvero Kiku?

Arrivò finalmente il giorno tanto atteso. La festa si tenne in una piccola villa che i nonni di Keiichiro gli lasciarono in eredità per quando avesse deciso di andare a vivere per conto suo. C’era una quantità indefinita di leccornie di ogni genere e altrettante bibite. Ad ogni angolo c’erano candele,zucche e ragnatele, anche se finte facevano molta scena. Ognuno era vestito da personaggi di storie e film dell’orrore. Aiba era lo scienziato pazzo, non solo nella finzione, ma anche nella realtà infatti prese una caraffa e mischiò tra loro tutte le bibite, non contento ci mise anche un po’ di olio e sale, infine costrinse il povero Shun, vestito da Frankenstein, ad assaggiarlo; questo sentitosi male dovette tornare a casa e Aiba, preso dai sensi di colpa, si offrì di accompagnarlo. I più buffi erano Toma e Pi, vestiti da gemelle Kessler, cercarono di muoversi il meno possibile dato che stare nello stesso vestito in due non sembrava affatto semplice. Poi c’erano Nino vestito da folletto malvagio dei boschi, Kiku stava in un angolo vestita da sé stessa, il che la rendeva inquietante di suo. Shigeaki era lo zombie e deambulava per la casa ricoperto di gel gocciolante, insieme al suo fido compare e padrone di casa vestito da fantasma. Chi ci lasciò perplessi fu Satoshi.
“Da che sei vestito?” gli domandò Jun
“Da mago Merlino” rispose lui come se fosse ovvio.
“Ma mago Merlino non fa paura” osservò Shige
“Se nessuno lo fa arrabbiare” fu il commento di Satoshi e soddisfatto si avventò sul cibo.
Il più bello restava Jun, il costume da vampiro gli stava divinamente.
“Ehi Van Helsing! Che fai? Hai intenzione di uccidermi?” mi sussurrò all’orecchio con quella sua voce sensuale
“Non potrei mai uccidere una creatura così bella” gli risposi a tono, mettendo a freno il desiderio di baciarlo e farlo mio.
“Ma davvero?!”
Così provocante. Dovevo allontanarmi o gli sarei saltato addosso.
Uscii nel cortile a prendere una boccata d‘aria e trovai Kiku seduta ad osservare qualcosa in cielo. Mi avvicinai a lei e le sedetti vicino. Si voltò a guardarmi.
“Sembri felice” osservò
“Lo sono” dissi sorridendo
“Hai visto che bella?” domandò riportando lo sguardo al cielo
“Parli della luna? Sì, è molto bella, sembra più luminosa”
“Se la vedi così luminosa allora in questo momento lei sta brillando per te!” il suo sguardo sembrò perdersi in un posto noto solo a lei
“Di che stai parlando Kiku?” domandai confuso
“Della Signora della luna che in questo momento sta cantando per te, augurandoti tanta fortuna” abbassò lo sguardo “E’ una storia che raccontava mia sorella maggiore prima di morire”
“Mi spiace” non seppi dire altro.
“Non fa niente, è passato tanto tempo ormai”
“…”
“…”
“Kiku, anche tu mi stai simpatica, certo a volte fai paura, però sei una brava ragazza” iniziai a parlare, senza sapere nemmeno io dove volevo arrivare “Insomma…vorrei ricambiare la tua offerta”
Lei mi guardò e scoppiò a ridere.
“Non fare l’idiota Sakurai” disse continuando a ridere.
Questa è pazza, pensai, è completamente fuori.
“Ehi io sono serio” iniziai ad averne abbastanza di essere preso in giro.
“Scusami” disse e spaventosamente in breve tempo tornò seria anche lei
“Facciamo così, promettiamoci che se uno dei due sarà in difficoltà, l’altro sarà lì pronto ad aiutarlo” pronunciò solennemente.
“Promesso!” dissi e unimmo i nostri mignoli.
Probabilmente non avrei mai avuto bisogno di lei, ma sapere di poter contare su qualcuno di più fu rassicurante.

Dopo che Aiba e Shun abbandonarono la festa, Keiichiro propose di fare una maratona di storie di paura.
“Io passo” disse Jun “Scusate, ma mi è venuto un po’ di mal di testa, Kei posso andare in una camera a stendermi un po’”
Eh?
“Certo, c’è la stanza al secondo piano in fondo al corridoio che è abbastanza tranquilla, vai pure”
Eeh?
“Sho perché non vai anche tu, magari gli serve aiuto” propose Shigeaki
“Sì, infatti. Andiamo Sho” disse Jun prendendomi per mano e trascinandomi di sopra.
EEEH?
“Kareru ci racconti qualche storia di paura?” sentii chiedere dalla sala.
Jun continuò a trascinarmi di sopra, io ero troppo emozionato per riuscire a spiccicare parola. Arrivammo nella stanza indicata.
“Jun stai così male?” riuscii a dire
“Sì, non resistevo più” chiuse la porta “A starti lontano”.
Mi baciò. All’inizio fu leggero, poi divenne un bacio sempre più profondo e passionale. Lo strinsi di più a me, muovendo le mie mani sulla sua schiena, tra i suoi capelli. Si allontanò un po’ per sfilarmi la giacca. La gettò a terra. Le sue mani si posarono sull’orlo della mia maglietta che mi aiutò a sfilare. Catturò ancora la mia bocca, spingendomi lentamente verso il letto. Iniziai a spogliarlo anche io dei suoi indumenti, esplorando con le mani e con la bocca ogni centimetro di pelle che veniva scoperta.
“Ti voglio” mormorai e trovai lo stesso desiderio nei suoi occhi.
Lo feci sdraiare dolcemente sul morbido materasso, sistemandomi sopra di lui. Inizia a baciare la zona vicino all’orecchio, mordicchiai dolcemente il lobo. Scesi facendo scorrere le labbra sul suo collo. Jun fremeva ad ogni tocco. Ogni tanto si lasciava sfuggire gemiti di piacere, aumentando il mio desiderio e la mia eccitazione. Scesi ancora, mi soffermai sui capezzoli. Leccai la zona intorno all’ombelico, mentre gli slacciavo i pantaloni. Lo liberai dal resto degli indumenti. Mi dedicai alla sua erezione finché non raggiunse il culmine, gemendo e pronunciando il mio nome. Mi riportai sul suo viso, baciandolo ancora sulla bocca.
“Sho sei ancora troppo vestito, io ti voglio dentro di me”
La sicurezza, lasciò lo spazio alla paura. Paura di non esserne in grado, paura di fargli male.
“Sho sono io che te lo sto chiedendo” disse come se sapesse leggere nei miei pensieri “Anche io ho paura, ma il desiderio di starti così vicino è più forte”. Non potei fare a meno di essere d’accordo con lui.
Riprese a baciarmi e nel mentre slacciò i miei pantaloni. Infilò la mano nei boxer accarezzando la mia erezione. A quel tocco non potei fare a meno di gemere. Poi, finalmente, anche io fui libero da tutti gli indumenti che ancora mi opprimevano.
“Sei sicuro Jun, siamo ancora in tempo per fermarci” il mio ego di certo non voleva fermarsi, ma Jun veniva prima, necessitavo della conferma certa che anche lui lo volesse.
“Mai stato così sicuro” disse
Cercando di essere più delicato possibile, lo penetrai . Lo vidi trattenere il respiro, strizzare gli occhi e mordersi le labbra. Mi fermai, sicuramente gli stavo facendo male.
“Sto bene Sho” mi rassicurò lui, mosse il bacino invitandomi a riprendere.
Portai la mano sulla sua erezione di nuovo dura e regolai il ritmo alle spinte. Fu più bello di come lo avessi sempre immaginato, i nostri corpi così perfettamente sincronizzati. Raggiungemmo insieme il massimo del piacere. Poi crollammo sfiniti abbracciandoci.
In quel momento pensai che nulla avrebbe rovinato la mia felicità.

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