Salve a tutti/e!
Mi chiamo Giulia, ho 24 anni e adoro gli Arashi, i Kanjani8, Toma, Pi e piano piano sono sicura che mi innamorerò di tutti i Johnny's XD
Mi piace scrivere e ho trovato da poco questa community, per cui ho deciso di provare a postare qualcosa, da condividere con altre fan dei johnny's come me **
Come già detto adoro gli Arashi e il mio ichiban è Sho.
Le mie coppie canon - secondo me - preferite sono Ohmiya e Sakuraiba.
Ultimamente mi piace molto anche la Sakumiya **
E non so che altro scrivere, per cui finisco qui! XD
Titolo: Only If you make me breakfast
Fandom: Arashi
Genere: Fluff, Sentimentale, Slash
Raiting: PG13
Pairing: Ohmiya
Desclaimer: Gli Arashi non mi appartengono, ma si appartengono tra di loro interscambiandosi. La storia di cui sotto è tutta mia immaginazione.
Note: Il gioco che fa Nino con Ohno, solitamente lo fa davvero quando è da solo - o in compagnia, ma questo non mi è dato saperlo... anche se lui ha detto che lo fa quando è solo - quindi non è frutto della mia immaginazione.
E' la prima fluff - o simile - che scrivo sul fandom. Speriamo possa essere di vostro gusto ** La seguente storia è stata scritta per il
kinkmemeita ed il prompt mi è stato fornito da
megane_chan .
Quando parlo dei programmi televisivi penso ad es: il programma VS Arashi, per questo li penso al maschile! Così come i vari giochi del programma.
RPF Idols - Ohmiya - PG13
Kink: “Rimani?” “Solo se posso restare anche a dormire” “Puoi restare a dormire se mi prepari la colazione”.
Only if you make me breakfast.
Quella sera gli Arashi avevano registrato una nuova puntata del ‘VS Arashi’.
Per Ohno era stato un vero disastro. Aveva fatto cadere la torre del Rolling Coin Tower e una delle guest del team opposto lo aveva completamente fregato durante il Falling Pipe. Lui, che solitamente riusciva sempre bene in quel gioco, aveva totalizzato solo cinque miseri punti.
A fine puntata la sua squadra aveva perso e lui era stato il prescelto - dopo un’accurata decisione presa dagli altri quattro del suo gruppo - per il ‘lancio nel vuoto’ del Most Dame Arashi. Li aveva visti guardarlo ognuno con un’espressione diversa in volto: Nino stava palesemente sghignazzando; Jun aveva quell’espressione quasi infastidita di quando gli altri non davano il meglio di sé e la squadra puntualmente ci rimetteva; Aiba stava cercando di trattenersi dal saltellare prima di indicarlo e Sho aveva un’espressione stranamente felice, perché sapeva che almeno per quel giorno avrebbe potuto stare tranquillo e guardare qualcun altro cadere là sotto.
Al via di Ito-san quei quattro lo avevano indicato senza pietà e qualche secondo dopo era caduto tra quegli odiosi quadratini di gommapiuma.
A lui piaceva il ‘VS Arashi’, anche se di tanto di tanto veniva accusato di non esserci con la testa, ma odiava davvero il Most Dame Arashi.
Non sopportava quella sensazione di vuoto che provava per quel millesimo di secondo quando cadeva, quando il passaggio sotto ai suoi piedi si apriva lasciandolo senza un sostegno.
Non lo sopportava proprio.
Gli era sfuggito un ‘ah’ completamente terrorizzato e poi i corpi degli altri erano spariti dalla sua vista.
Perché era caduto proprio lui?
Perché?
Ohno ci stava ancora pensando, mentre usciva dai camerini.
C’era qualcosa che in quell’ultimo periodo lo stava disturbando, anche se non aveva ancora capito di cosa si trattasse.
Ogni tanto, in modo del tutto casuale, sentiva una fitta allo stomaco, strana, che lo faceva sconnettere completamente con il mondo esterno, più di quello che accadeva normalmente.
Ma…
Sospirò, mentre l’aria fresca della sera lo accarezzò in viso, facendolo stare meglio.
Anche se l’estate era ormai arrivata da un po’, la sera doveva sempre mettere una felpa, onde evitare di prendersi un brutto raffreddore.
Stava pensando che il giorno dopo sarebbe potuto andare a pescare, visto che stranamente sarebbe stato libero fino a tarda serata, quando sentì una voce dietro di lui.
“Su su, non abbatterti così. Capita a tutti di essere il peggiore…”
Ohno si volse, vedendo Nino alle sue spalle, che tentava invano di nascondere un sorrisino beffardo tra le labbra.
“Anche se c’è da dire che la faccia che hai fatto quando sei caduto è stata splendida!”
E lo vide fargli il verso, mimando la sua faccia terrorizzata e prendere a ridere senza ritegno, portandosi una mano alla pancia.
Ohno sorrise di rimando.
Ormai era così abituato a sentire le battutine sarcastiche e un po’ acide di Nino, che il non sentirle lo avrebbe fatto preoccupare.
“Che ne dici di venire a casa mia a bere qualcosa?” gli aveva poi chiesto l’altro, dal nulla.
Ohno non rispose, rimanendo a fissarlo silenziosamente.
Aveva sentito di nuovo quella fitta allo stomaco.
Continuò a guardare Nino senza rispondere.
Perché aveva provato quella sensazione quando Nino gli aveva fatto quella domanda?
“Terra chiama Oh-chan… Mi senti?”
Lo guardò negli occhi, senza rispondergli.
“Allora… Vuoi venire a casa mia a bere un bicchiere?”
Sicuro che non hai già compagnia?
Eh?
Perché aveva pensato a quello?
“Ne sei sicuro?” chiese solamente, cercando di evitare di fargli altre domande strane.
“Sì, Oh-chan.” Lo vide sorridere. “Stasera mi sembra più stralunato del solito… E’ successo qualcosa?”
Ohno scosse la testa.
“No, tutto bene…”
“Mmmh… sarà. Ho la macchina nel parcheggio qua sotto… Sono venuto solamente a disturbarti un po’. Sicuro che non è un problema venire con me? Domani hai la giornata libera, no?”
Ohno annuì, incapace di proferire una singola parola.
Come mai Nino conosceva i suoi impegni?
Solitamente ognuno svolgeva il proprio lavoro e poi ogni tanto lui e gli altri quattro si ritrovavano per registrare i loro programmi o per bere qualcosa assieme, ma niente di più.
Eppure quella sera Nino pareva essere bene informato.
Lo seguì silenziosamente e poi salirono in macchina.
Non si dissero niente lungo il tragitto, ma tra loro era sempre stato così.
Il silenzio con Nino era tranquillo, quasi normale, e a Ohno questo fatto era sempre piaciuto molto.
Quando entrò in casa di Nino, Ohno si accorse che qualcosa non andava nel suo battito cardiaco.
Non era regolare come avrebbe dovuto essere, ma era lievemente accelerato, quasi palpitante.
Era già stato in quella casa prima d’allora. Cosa gli stava prendendo quella sera?
Con gli occhi cercò qualcosa che evidentemente non era lì.
O meglio…
Il cuore correva veloce e quella sensazione strana alla stomaco stava per farlo scoppiare.
Si rese conto di stare cercando in ogni dove tracce della relazione di Nino con un’altra persona.
Ed improvvisamente capì.
Stava cercando qualcosa che appartenesse a Sasaki Nozomi.
Quella realizzazione lo fece immobilizzare per un po’, lasciandolo basito.
Non aveva mai cercato di capire fino in fondo perché si sentisse in quel modo, ma non aveva mai pensato che avrebbe potuto entrarci Nino, visto che tra di loro non avevano mai cercato di indagare sulle rispettive vite private. Eppure la sua presunta relazione con quella ragazza doveva averlo toccato più di quanto aveva sempre creduto.
Lui teneva a Nino più che agli altri componenti degli Arashi. Ognuno di loro era unico e indispensabile, veramente.
Ma Nino…
Nino era semplicemente Nino. Quello che non riusciva mai a stare zitto e che gli diceva sempre in faccia ciò che pensava, quello che gli stava sempre addosso e che non staccava mai le mani dal suo corpo, quello con cui gli bastava un’occhiata per intendersi, quello che… riusciva a fargli provare emozioni che nessun altro gli aveva mai fatto provare prima.
Tornò un po’ in sé, anche se quella realizzazione lo aveva fortemente destabilizzato, e notò che effettivamente in quella casa non c’erano tracce di donna.
Custodie di videogiochi erano sparse in ogni dove, però. Proprio in quel momento sentì la voce dell’altro ragazzo lamentarsi:
“Non guardarti intorno come se questo posto facesse schifo! Non posso mica sprecare soldi per prendere qualcuno e farmi pulire la casa!”
Ohno si ritrovò a scuotere la testa, sorridendo al vuoto.
Nino e la sua relazione con i soldi non sarebbe mai cambiata.
“Non ho molto in frigo, ma cerca pure. Se trovi qualcosa che è di tuo gradimento prenditelo.”
Lo sentì continuare mentre si accomodava sul divano e accendeva il televisore e la consolle.
Un vero padrone di casa… Si ritrovò a pensare Ohno ridendo.
Si avviò verso il frigorifero e trovò solamente del succo di frutta.
“Non vorrai mica bere quello, vero?” gli chiese Nino guardandolo con fare ovvio, quando era tornato in sala con il cartone e un bicchiere in mano. “Ho del sake nella dispensa. Prendi quello e versare un po’ in un bicchiere anche a me.”
Non poteva dirlo subito?
Ohno posò il succo nel frigo e fece come l’altro aveva desiderato.
Poi tornò nella sala e si sedette vicino a lui, bevendo un sorso di sake.
Tenne in mano il bicchiere per Nino finché l’altro non mise in pausa il suo gioco, prestandogli attenzione e bevendo tutto ciò che c’era dentro in un solo sorso.
Ohno lo guardò sconcertato.
“Ti farà male se lo bevi così velocemente…”
Ma Nino fece spallucce e gliene chiese dell’altro.
Poi gli sorrise prima di ricominciare a giocare. Quel sorriso che lo lasciava sempre senza parole.
Automaticamente Ohno si alzò e andò a riempire nuovamente il bicchiere di Nino.
Quando tornò bevve un altro sorso del suo sake, ancora quasi perfettamente intatto nel suo bicchiere.
Guardò silenziosamente Nino che giocava, completamente concentrato a pigiare combinazioni di tasti con una magistrale maestria.
Dopo pochi minuti lo sentì imprecare.
“Ma vai al diavolo!”
Poi lo vide lanciare il controller sull’altro divano e prendere il bicchiere che gli aveva portato e berlo tutto in un sorso, di nuovo.
Sembrava quasi stesse bevendo dell’aranciata.
“Sei sicuro che vada bene così?” gli chiese il più grande.
“Mmmh” si sentì biascicare in risposta dall’altro.
Poi lo vide alzarsi e prendere in mano quella bottiglia pesante.
“E’ solo stupido sake, che vuoi che mi faccia?”
Ma proprio mentre stava tornando a sedere sul divano, Ohno lo vide inciampare su se stesso.
Fortunatamente si riprese subito e non versò neanche una goccia del sake che aveva di nuovo messo nel suo bicchiere.
Neanche il tempo di sedersi, che lo aveva finito di nuovo.
Ohno capì che non avrebbe più dovuto aprir bocca per dargli consigli… lo avrebbe solamente fulminato con lo sguardo, se non zittito a parole.
Lo vide posare il bicchiere accanto al suo per poi inginocchiarsi accanto a sé, sul divano, portando le mani alle ginocchia.
“Facciamo un gioco?” gli chiese allegro e pimpante.
Quella versione ‘Aiba’ di Nino, Ohno l’aveva vista molto raramente. Così naturalmente felice e un po’ inebetito, risultava dannatamente dolce ai suoi occhi.
Non poté fare a meno di ridere sotto ai baffi.
Il sake doveva essergli già arrivato alla testa.
Completamente.
Se l’altro avesse saputo cosa stava pensando di lui, avrebbe avuto da ridire, come sempre.
Ohno annuì con il capo, aspettando di sapere cosa aveva in mente l’altro.
Nino fece un piccolo saltino su se stesso e poi si apprestò a spiegare.
“E’ un gioco che faccio spesso, quando sono da solo” iniziò concitato. “Consiste nel bere e poi nascondere le mie chiavi di casa. Ho bevuto, quindi adesso devo nascondere le chiavi di casa” continuò con un sorriso che mostrava tutti i suoi denti.
“E dove vorresti nasconderle?” chiese Ohno, ormai curioso di sapere cosa l’altro avesse intenzione di fare.
Davvero faceva quel gioco quando era solo?
Come ritrovava le chiavi se le sere precedenti era in quelle condizioni?
“Proprio qui” lo sentì dire mentre Nino indicava i suoi pantaloni.
Quella non era decisamente una buona idea.
“Nino non penso che…”
Ma il mazzo di chiavi era spuntato fuori come per magia - come una di quelle magie che tanto piacevano a Nino - e il ragazzo aveva già allargato la tasca dei suoi pantaloni per infilarcele dentro.
Ohno sentì le chiavi fare contatto con il tessuto dei suoi jeans, graffiargli leggermente la gamba. Cercò di non pensare assolutamente a niente quando Nino si alzò e disse allegramente:
“Ora prendo il cellulare e…”
Ma prima di poter finire la frase, Ohno lo vide sbattere con lo stinco nel tavolino.
“Cazzo!” lo sentì imprecare.
Il più grande gli andò subito accanto.
“Nino stai bene?”
“Sì sì…” lo sentì ribattere scocciato. “Se solo i mobili di casa mia non decidessero di passeggiare per i fatti loro, starei anche meglio.” Poi gli rivolse uno sguardo eloquente e di nuovo allegro. “La foto! La foto!”
Lo vide prendere il telefono e tornare da lui, per fargli una foto alla tasca dei pantaloni.
“Proprio una bella prospettiva…” lo sentì sussurrare.
La situazione stava lentamente degenerando, ed Ohno l’aveva ben compreso.
Se non se ne fosse andato di lì, le cose sarebbero finite male, se lo sentiva.
Si alzò e fece per prendere la sua felpa e togliersi le chiavi dalla tasca, per dirigersi verso l’uscita.
“Aspetta…” si sentì chiamare da Nino.
Si volse e si stupì dello sguardo triste che aveva l’altro ragazzo in volto.
“Rimani?”
Glielo chiese in un soffio, quasi impercettibile.
Ohno sentì di nuovo quella strana sensazione che gli prese lo stomaco, il respiro che gli si mozzava in gola. Ma stavolta non fece male. Non gli fece assolutamente male.
Ci pensò un poi, lasciando le chiavi dove erano. Poi rispose quello che il cuore gli stava dicendo di dire.
“Solo se posso restare a dormire…”
Aspettò una risposta negativa di Nino, ma non arrivò.
Lo sguardo dell’altro si era completamente rilassato ed aperto ad un ampio sorriso.
“Puoi restare a dormire solo se prepari la colazione” lo sentì dire nel tono più ovvio che avrebbe potuto esserci.
Ohno lasciò andare la felpa sul divano e si avvicinò repentinamente a lui, per poi prendere il volto dell’altro tra le sua mani e cercando le sue labbra con le proprie.
Capì che quello era ciò che aveva sempre desiderato.
Capì che in quell’ultimo periodo era stato male perché Nino si era un po’ allontanato da lui, perché non lo toccava più come una volta, perché erano uscite quelle strane voci che - per rispetto e per paura - non avevano mai avuto una conferma.
Capì che non avrebbe voluto mai più separarsi da Nino e che se ci fosse stato qualcuno che avrebbe provato a mettersi tra di loro, avrebbe dovuto prima vedersela con lui.
E capì che lo voleva, come mai lo aveva sempre voluto fino a quel momento.
Sentiva quelle labbra morbide sotto le sue, partecipare attivamente a quel bacio.
Le loro lingue si cercavano e si trovavano, completandosi a vicenda.
Piccoli baci a fior di labbra, dolci e alcolici, deliziavano Ohno.
Adorava le labbra di Nino… erano così dannatamente morbide.
Tra un bacio ed un altro si spostarono nella camera da letto.
Ohno spinse gentilmente Nino sul materasso ed iniziò a spogliarlo.
Gli tolse la maglia che aveva indossato dopo le riprese e poi si lasciò togliere la sua dall’altro.
Dopo di che si accinse a togliergli i pantaloni e lo fece sdraiare sul materasso.
Prese a baciarlo sul ventre, ma si accorse ben presto che uno strano silenzio regnava nella camera.
Ohno alzò un poco la testa, insicuro sul da farsi.
“Kazu?” mormorò silenziosamente.
Ma nessuna voce arrivò alle sue orecchie.
Di tante voci che circolavano su Nino, ce n’era una che lo descriveva come una macchina del sesso.
Quella notte Ohno non avrebbe scoperto la veridicità o meno su quella voce, ma a lui andava bene ugualmente.
Nino sembrava un angelo, steso su quel letto e così profondamente addormentato.
Sorrise, scuotendo la testa rassegnato.
Gli sembrò impossibile essere davvero lì, con lui.
Eppure c’era.
E Nino era semplicemente stupendo.
Lentamente finì di togliergli i pantaloni, poi si tolse anche i suoi.
Prese una coperta che si trovava in fondo al letto e coprì entrambi.
Si avvicinò al corpo di Nino e lo cinse in un dolce abbraccio, appoggiandosi a lui.
Poi chiuse gli occhi, inspirando lentamente.
Per la prima volta, si addormentò con il profumo di Nino che gli invadeva completamente i sensi.
Ohno si era alzato quasi un’ora prima, ed aveva iniziato a preparare la colazione.
Qualcosa di buono, salutare e rinvigorente.
Era sceso in un konbini a comprare gli ingredienti che gli mancavano e fortunatamente non aveva visto troppa gente per la strada. Nella tasca dei suoi pantaloni aveva trovato le chiavi di casa di Nino.
Quando era rientrato, aveva iniziato a preparare della zuppa di miso, un po’ di riso e tamagoyaki.
Erano le sole cose che sapeva prepararsi da solo, ma doveva ammettere a se stesso che gli venivano molto buone.
E sapeva quanto a Nino piacesse dormire tutto il tempo che aveva disponibile, per poi saziarsi di una buona colazione.
Sperava solamente che non sarebbe stato troppo severo con lui.
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva iniziato a cucinare, ma aveva appena spento il fuoco dei fornelli, quando sentì i passi lenti e trascinati di Nino dietro le sue spalle.
Ohno non si mosse, continuando ad armeggiare con il mestolo dentro la pentola senza pensare davvero a ciò che stava facendo.
Solo quando percepì le dita di Nino avvolgergli la vita in un dolce abbraccio, sorrise automaticamente.
Aveva sempre adorato le sue mani… erano così carine e rotonde.
Sentì le labbra dell’altro posarsi sul suo collo.
“Mmngiorno.”
Lo sentì biascicare poi con la bocca impastata.
Ohno sentì un miscuglio di emozioni fare baccano dentro di sé.
Non si era mai sentito così bene prima di quel momento.
“Ben svegliato, Kazu.”
Sarebbe stato in quel modo da quel momento in poi?
Avrebbero potuto vedersi fuori dagli impegni di lavoro più del normale e stare insieme così?
Ohno sorrise al solo pensiero.
Le mani di Nino strinsero un po’ sui suoi fianchi, segno che voleva la sua attenzione.
Ohno si volse a guardarlo, dandogli la sua attenzione.
“Dimmi… Cosa avevi ieri? Cosa avevi da un po’ di tempo a questa parte? Adesso è diverso, ma prima…”
Il più grande strinse un po’ le labbra, quasi a non volergli rispondere.
In effetti no, non voleva proprio rispondergli.
“Satoshi…” sentì Nino persistere.
Ma Ohno scosse la testa.
“Niente, davvero… Non ci pensare. Credevo cose che non erano vere e… E’ tutto a posto adesso” concluse con un sorriso, per poi baciarlo dolcemente.
Non avrebbe avuto senso raccontargli le sue paure in un momento come quello. Avrebbe avuto tutto il tempo per farlo e per ridere con lui dei dubbi che aveva avuto.
Quando si staccarono Nino lo guardò intensamente, per abbassare poi lo sguardo.
“Mi spiace per ieri sera. Non pensare di essere soporifero… E’ stata colpa del sake e…”
Ohno lo interruppe, sorridendo.
“Non preoccuparti. Che ne dici di mangiare e riprendere da dove c’eravamo fermati? Devo scoprire se è vero quello che dicono su di te…”
“Cosa dicono su di me?”
“Non è il momento neanche per sapere questo” negò Ohno.
“E se saltassimo momentaneamente la parte della colazione e riprendessimo da dove avevamo lasciato ieri notte?” gli chiese sornione Nino.
“Ma la colazione era nei patti…”
Nino lo baciò, senza lasciargli finire la frase.
Ohno rispose al bacio con fervore.
“Dopo sarà ancora più buona, credimi…” si sentì sussurrare in un orecchio.
I denti di Nino avevano preso a mordergli il lobo dell’orecchio. La sua lingua giocava dolce con il suo collo.
Ohno sentì che i suoi istinti si erano completamente risvegliati.
Sì, la colazione avrebbe sicuramente potuto aspettare.
Cercò le labbra di Nino e le fece sue, dirigendolo verso la camera da letto.
Da quel momento tutto avrebbe acquistato un nuovo sapore.