Questa era la ff che stavo scrivendo per la meme scolastica e che non sono ancora riuscita a finire XD
Causa maturità e viaggio in Spagna e un sacco di altre belle e simpatiche cose che mi hanno tenuta lontana dal pc, ovviamente. Ma adesso l'ho ripresa in mano per amore di mia moglie Vampiretta e quindi ricomincio a postarla. Questa è la parte "vecchia" (ovvero già pubblicata sulla meme...). La posto per chi non l'avesse già letta ^_^
Titolo: Sogno d'una notte di mezzo trimestre
Gruppi: Arashi, Kanjani8, Toma
Pairing: Yoko/Jun/Sho
Rating: in genere anche solo PG (nella parte III anche un po' di PG-13
Disclaimers: non mi appartengono e bla bla bla.
Note: per la simpatica non-più-anon-san Vampiretta che l'ha richiesta ^-^
Un bigliettino giunse sul suo libro di storia, aperto sul capitolo della restaurazione. Guardò il professore: stava seduto in cattedra a leggere svogliato il libro di testo, sbadigliando di tanto in tanto. Aprì il foglietto accartocciato.
“Dicono ci sia un nuovo professore di scienze” c’era scritto, con la classica, quasi illeggibile calligrafia di Nino. Si girò a guardarlo e quello gli fece segno con la mano di girare.
Sollevò un sopracciglio e girò il bigliettino: “E non è male (fisicamente)”.
Prese la penna e rispose: “Non mi interessano i professori. E poi non sono il tipo da adulare gli adulti”.
Lo passò con un buon lancio. Tornò indietro quasi subito, giusto il tempo di rileggere per l’ennesima volta la stessa frase sul libro.
“I professori forse no… ma l’anno scorso non ti veniva male coi secchioni” diceva Nino e aggiungeva uno smiley beffardo. Jun sperò che la campanella suonasse in anticipo solo per poter strozzare Kazunari il prima possibile.
-Ormai è una storia passata… ne?- chiese Aiba, passando un braccio attorno alle spalle di Matsumoto e annuendo convinto.
-Esatto: passata. Finita! Non voglio più sentirne parlare, chiaro?- ringhiò Jun a Kazunari.
Stavano, come loro solito, passando l’intervallo sulla terrazza, approfittando del bel tempo e dei pranzi che la mamma del senpai Aiba aveva preparato loro.
C’era anche il senpai Ohno, ma come al solito non si faceva notare: nel suo angolo a finire un disegno sul bordo di un libro di geografia mentre masticava assorto la frittata di sua madre.
-Finita sì… finita che ti ha rifiutato, MatsuJun… non c’è niente di cui vergognarsi!- ridacchiò Nino, andando a disturbare il distratto Ohno e rubandogli dei funghetti dal bentou.
-Appunto! Semplicemente, a Shochan non piacciono i maschietti- annuì ancora Masa, con ancora la bocca piena di riso.
-E’ ributtante la tua abitudine di dare soprannomi a chiunque…- commentò Nino.
-Non a chiunque! Shochan è un mio compagno di classe!- protestò Masa.
-Anche mio…- riemerse Ohno, sollevando la testa.
-Solo perché sei stato bocciato, Toshino bello~♥- miagolò amorevolmente Ninomiya.
-Beh, comunque… a parte l’aver illuso MatsuJun per un anno intero per averlo poi clamorosamente rifiutato in pubblico alla festa della cultura del’anno scorso… Shochan è un bravo ragazzo!- disse Masa.
-Parlatene ancora e, lo giuro, vi strozzo con le mie mani- ringhiò Jun, rinunciando a finire il pranzo e riaprendo il libro di scienze.
-Cos’è, ti alleni già per stupire il prof nuovo?- chiese Ninomiya con il suo solito sorriso sornione.
Jun sbuffò: -Ti devo forse ricordare che la scorsa lezione ero assente e grazie a te e alla tua voglia di sfidarmi a Mario Kart fino a sera tardi ieri non ho ripassato?-.
-Nuovo professore?- domandò Ohno, sollevando nuovamente la testa.
Lo videro alla fine del corridoio del primo piano, entrare in aula professori.
Era mediamente alto e indossava già il camice bianco del laboratorio di scienze.
-Sembra normale…- commentò Ohno.
-L’hai visto da troppo lontano…- fece notare Kazunari.
-Scusate…- fece Sho alle loro spalle, che stava scendendo le scale e si trovava il passaggio ostruito dai quattro spioni appostati sulle scale.
-Se…senpai!- esclamò Jun, lasciando cadere i libri che portava in mano dalla sorpresa, e cominciando a balbettare scuse senza senso mentre si chinava a raccogliere il casino che aveva combinato sulle scale.
-A cuccia, Jun…- ridacchiò Nino, vedendo Sakurai non fare una piega e proseguire sulla sua strada, finendo di scendere le scale e evitando di calpestare i fogli e l’astuccio di Jun sugli ultimi gradini.
-Merda!- mormorò Matsumoto, abbassando il viso e finendo di riordinare la propria roba.
L’ennesima figuraccia… e il secondo anno era appena cominciato.
-In piedi!- disse il capoclasse, all’inizio della quarta ora, di scienze.
Il silenzio assoluto e tutta la classe ordinatamente in piedi accolse il nuovo arrivato, che si guardò intorno per osservare tutti, per la prima volta. Poi fece segno con la testa al capoclasse, che ordinò a tutti di sedersi.
-Bene, studenti!- esordì il professore, con un tono allegro e pochissimo professionale: -Mi chiamo Yokoyama Kimitaka e sarò il vostro professore di scienze per quest’anno scolastico! Come sapete sostituisco la professoressa Tanaka che è incinta… visto che non prevedo di rimanere incinto (almeno per quest’anno), ci vedremo da qui a febbraio prossimo!-. Tutta la classe rimase dapprima sbigottita, poi scoppiò a ridere. Il professor Yokoyama aveva un fare da comico che nessuno si sarebbe mai aspettato, esattamente come il fortissimo accento del Kansai che ostentava.
-Mi dovrete sopportare tutto questo tempo e dovrete farvi piacere la materia che vi spiegherò… e se qualcuno di voi vincerà il premio Nobel in futuro, potrò vantarmi di avervi avuto come studenti! A meno che non lo vinciate per la letteratura o la pace… in quel caso sarei comunque contento per voi, ma non potrei vantarmi con nessuno di avervi condotto alla vittoria- commentò il professore.
Jun lo osservava rapito: aveva dei tratti piuttosto standard per un giapponese, ma il viso allungato e le labbra piene lo rendevano abbastanza attraente. Non quel tipo di fascino che solitamente risvegliava l’attenzione di Jun… non, ad esempio, il bel viso e il corpo ben costruito di Sakurai… ma aveva un che di magnetico, questo viso nuovo, questa pettinatura arruffata, questo corpo slanciato dal lungo camice, ma neanche troppo snello.
Si risvegliò che i suoi compagni di classe avevano già iniziato a presentarsi, uno alla volta.
Per ognuno di loro il professor Yokoyama faceva qualche domanda, come per entrare in confidenza e conoscere meglio ciascun alunno.
Venne il turno di Nino, che si presentò.
-Ninomiya, uh? Vediamo… pratichi qualche sport?- chiese il prof.
-Giocavo a baseball… ma adesso preferisco i videogiochi- sorrise Kazunari.
-Videogiochi? Ottimo sport, lo dico sempre anche io… hai finito il nuovo Dragon Quest? Sono giorni che tento di superare il nono livello!- fece Yokoyama, sorprendendo tutti, anche Nino.
-N-nono…? Ah, ma basta un semplicissimo trucco!- esclamò Kazunari, iniziando una lunga spiegazione sul videogioco che fece distrarre gli altri compagni, ma che il prof ascoltò con attenzione, tanto che sembrava stesse per prendere appunti.
Quando toccò a lui, Jun si alzò brevemente e si presentò.
-Wow… mi trovo per caso al cospetto dell’idolo dell’istituto in carica?- chiese Yokoyama, guardandolo con stupore. Jun sollevò un sopracciglio, senza capire. Probabilmente era un complimento…
-N-no…- si limitò a balbettare, dal suo banco.
-Beh, sei piuttosto carino… le ragazze dovrebbero rendersene conto. Ragazze? Che state aspettando? O sei già impegnato?- chiese Yokoyama, con un bel sorriso. Ok, era un complimento.
Jun sorrise di rimando. Un po’ incerto, ma sorrise.
-No- rispose ancora, incapace di dire molto altro, mentre nella testa si stava maledicendo per l’ennesima figura da troglodita che stava facendo.
-Ottimo! Datti da fare, eh? Che gli uomini di poche parole sono quelli che cuccano di più… guarda me, sono l’esempio vivente! Chiacchierone e non ho ancora trovato la ragazza, che disdetta!-.
La risata della classe intera coprì l’imbarazzo di Jun, al quale fischiavano le orecchie.
In un modo o nell’altro cominciò la lezione, durante la quale il prof spiegò gli effetti benefici dello studio delle scienze. Quando suonò la campanella e il nuovo professore uscì, scoppiò l’entusiasmo in classe, durante il quale Nino si girò immediatamente a guardare Jun, facendogli l’occhiolino.
Suonata l’ultima campanella, Jun raccolse i propri libri e raggiunse, assieme a Kazunari, i senpai in fondo al corridoio. Iniziarono a parlare del nuovo professore e si divertirono a raccontarsi le rispettive esperienze.
-MatsuJun! Hai già fatto colpo!- esclamò Aiba dopo la dettagliata narrazione di Ninomiya, colpendolo con una certa veemenza sulla spalla.
Jun si riprese dalla botta e lo guardò male, sbuffando.
-Potrai rifarti di un anno speso ad inseguire uno stronzo faccia-da-castoro con un anno speso ad inseguire il nuovo prof di scienze, contento?- chiese Kazunari.
Jun scosse la testa, imbarazzato: -No! Non ho alcuna intenzione di provarci con il prof e comunque non ho speso l’intero anno scorso ad inseguire faccia-da-castoro!- protestò.
-Faccia-da-castoro?- chiese una voce alle loro spalle, che fece trasalire Jun.
-S-s-senpai!- balbettò, voltandosi a guardare Sakurai, mentre Nino e Aiba ancora ridevano della figura di merda appena eseguita.
-Matsumoto, posso parlarti un attimo?- chiese Sho, per poi guardare gli altri tre ragazzi e sottolineare: -In privato?-.
In mezzo secondo Kazunari, Masaki e Satoshi si dileguarono e li lasciarono soli in mezzo al corridoio vuoto. Jun guardava ad occhi sbarrati e con un certo qual timore quello che era stato il suo ragazzo ideale per tutto l’anno scolastico precedente… e che forse lo era ancora, nonostante tendesse a non volerlo ammettere.
-Ascolta, mi spiace per come sono andare le cose tra noi, ma… ma non possiamo farci niente- esordì il più grande, con un sospiro.
-C-come… come sono andate?- domandò Jun, sollevando un sopracciglio.
Lentamente gli tornarono alla memoria i frammenti della festa della cultura, la sua dichiarazione improvvisa e imbarazzante sul palco della palestra durante le premiazioni dei club sportivi, la faccia sconvolta di Sho e il suo rifiuto categorico… poi qualche istante sfocato di lacrime e forse ripetuti svenimenti nei bagni della scuola assistito da Masaki e Satoshi, mentre Kazunari veniva allontanato perché non spaccasse la faccia a tutti coloro che avevano osato ridere (e per questo venne immediatamente espulso dal club di baseball).
-Sì, beh…- fece: -Non per il meglio, diciamo…-.
-Esatto. C’era un sacco di gente, c’erano i miei genitori e… e poi non mi piacciono i… i ragazzi, insomma…- fece Sakurai, cercando le parole.
-Stai ancora tentando di dire che non è colpa tua, vero senpai?- chiese Jun, abbandonato l’imbarazzo d’un colpo e prese il fare scocciato che aveva imparato da Nino.
-Beh, non… non è colpa mia- disse immediatamente Sho.
-No? L’avermi illuso per un anno non è colpa tua? L’avermi baciato in gita scolastica non è colpa tua? L’avermi invitato a casa tua perché “non ci sono i miei” e l’avermi fatto aspettare ore sotto la pioggia per quel compito di matematica? E i pomeriggi al club? Ottimo, nulla è colpa tua! E non ti piacciono i ragazzi...- sbuffò Jun, guardandolo storto.
Sho rimase zitto a fissarlo, stringendo i pugni.
Calò un silenzio irreale e imbarazzante, durante il quale la rabbia di Jun montò fino ad un livello insopportabile. “O me ne vado o gli tiro un pugno in faccia” si disse.
-Matsumoto… io…- sussurrò il senpai.
-Ascolta: vaffanculo- disse Jun girandosi e andandosene.
Sulle scale si rese conto di quello che aveva fatto e corse immediatamente dagli altri per raccontare loro che l’età della ribellione era iniziata anche per lui. Circa. Forse.
-Sostengo che l’idea migliore sia elencare pregi e difetti dell’uno e dell’altro- disse Kazunari.
-Io sostengo che puoi anche tacere- fece Jun di rimando, continuando a sottolineare in matita sul libro di letteratura inglese.
-Avanti, MatsuJun! Sembra una cosa divertente! Così potrai decidere chi dei due ti piace!- esclamò Aiba immediatamente, strappando senza troppe cerimonie un foglio dal quaderno di Nino.
-Argh! Aiba! Entropia nei miei appunti!- protestò il piccoletto, guardando il foglio mancante e il quaderno danneggiato.
-Entropia?- domandò Aiba, senza capire, rubando una penna a Satoshi, che se ne stava tranquillo a sonnecchiare sotto il sole.
-Sì, come quella che hai nel cervello… come hanno fatto a promuoverti, mi chiedo io…- borbottò Nino allontanando i suoi appunti e i libri prima che subissero ulteriori danni. Poi aggiunse: -O semplicemente ammetterti all’asilo…-.
Aiba nel frattempo lo stava ignorando e stava disegnando una tabella di pro e di contro per Sho e per il professor Yokoyama con la penna a forma di pesciolino di Ohno.
Jun sospirò.
-Allora: pro di Shochan?- chiese Masaki.
-Inizia coi contro- ridacchiò Nino.
Jun cominciò ad elencare: -Approfittatore, traditore, egoista, saccente, ha paura dei suoi genitori e del giudizio degli altri, bugiardo…-
-Frena, tesoro… non ci sta nel foglio e mi sta andando a fuoco il polso- rise Masaki.
Jun alzò le spalle e guardò verso il cortile, individuando immediatamente il senpai Sakurai che giocava a calcio con i suoi compagni di classe durante la ricreazione e elencando lentamente i pro: -Di buone maniere e gentile all’apparenza, impedito negli sport fino a risultare adorabile, bel viso… bel culo-.
Nino fece un fischio all’affermazione finale che portò Satoshi a risvegliarsi dal suo zuccheroso sogni di canne da pesca e ramen giganti.
Si alzò una brezza leggera e calda che fece girare tutte le pagine del libro di Jun, appoggiato sulle sue ginocchia.
-E il prof?- chiese Nino, ammiccando.
Jun stortò la testa: -E’ molto simpatico, sembra gentile, ha un che di attraente… e i contro non posso ancora saperli, non ha iniziato le interrogazioni- scherzò.
-Il “che di attraente” mi interessa particolarmente…- sussurrò Nino.
Qualcuno salì sulla terrazza facendo molto rumore sulle scale.
Si girarono a guardare e videro uno degli studenti di prima apparire e fissarli senza fiato dopo quella che pareva essere stata una lunga corsa per tutto l’istituto.
-Matsumoto! Ti ho cercato dappertutto! Sei convocato in aula professori- fece il ragazzo.
-Grazie Ikuta- sorrise Jun, alzandosi dopo aver raccolto la propria roba.
-Che hai combinato?- chiese Satoshi, ancora mezzo intontito.
-Non lo so…- rispose, con una alzata di spalle.
Quando arrivò in aula professori c’erano tutti i proff presenti e si sentì un attimo a disagio. Poi il professor Yokoyama gli fece cenno di avvicinarsi.
-Matsumoto, finalmente! Ho un favore da chiederti!- disse con il suo solito tono gioviale il giovane insegnante. Jun annuì distratto, fissando la bellissima maglietta nera del professore, scollata al punto giusto. Si redarguì mentalmente.
-Dovresti aggiornarmi sul programma che avete fatto l’anno scorso di scienze… ho letto gli appunti della professoressa, ma sono una cosa allucinante, spero non li stesse scrivendo mentre concepiva il pargolo…-. Jun arrossì violentemente alla battuta un po’ squallida del professore e biascicò qualcosa.
-Allora? Libri di testo? Esperimenti in laboratorio?- chiese il professore, pronto a prendere appunti.
Jun aveva ancora difficoltà a recuperare la parola e lo osservò stralunato.
-Sveglia, Matsumoto! E’ il momento di parlare! Inizio con una domanda semplice: con quanta frequenza vi portava in laboratorio?- lo spronò il professore.
-Una… una volta alla settimana, circa… a volte se ne dimenticava. E il libro è…- ma in quell’istante suonò la campanella e il professor Yokoyama si alzò di scatto, quasi prendendolo dentro e avvicinandosi pericolosamente al viso di Jun con le labbra.
-Ops! Tempo scaduto. Posso chiederti di rimanere in classe dopo le lezioni? Vengo a cercarti io, così finiamo di sistemare questa faccenda… o hai da fare nel pomeriggio? Esci con qualcuno?- chiese il professore, avviandosi verso la porta dell’aula insegnanti e trascinandosi dietro Jun.
-Non… nessuno…- mormorò Jun.
-Perfetto, a dopo!- esclamò il professore, facendo l’occhiolino e fuggendo via.
-Hai un appuntamento con il professore???- chiese incredulo Nino, a mezza voce, nel bel mezzo della lezione di letteratura inglese.
-Non è un appuntamento…- sbuffò lui, mordendosi il labbro per mantenersi il più silenzioso possibile.
-Allora immagino che potrei rimanere anche io alla fine delle lezioni… per aiutarti a spiegare le cose al prof…- avanzò Nino, con il suo solito sorriso furbo, quello che Jun non sapeva ingannare da circa una vita.
Jun lo guardò storto.
-Allora ci vuoi rimanere solo insieme!- esclamò Kazu.
-NINOMIYA! Silenzio!- tuonò il professore di inglese, battendo il pugno sulla cattedra.
Nino abbassò la testa e se fosse stato un cane avrebbe anche abbassato coda e orecchie: il prof di inglese faceva parecchia paura, era un uomo alto e muscoloso.
“Buon appuntamento con il prof” scrisse velocemente su un biglietto e lo passò a Jun.
Jun rimase ad aspettare il professore in classe, sistemando con calma le proprie cose.
Quando Yokoyama arrivò, trafelato per aver corso fin lì dal laboratorio del terzo piano, appoggiò le proprie cose sul banco di fianco a quello di Jun e si lasciò andare sulla sedia, stravolto.
-Fammi recuperare un attimo, ragazzo… è tutto il giorno che corro e non ho mangiato- spiegò.
Jun si ricordò della pausa pranzo e chiese: -Per colpa mia? Perché non mi sono presentato in tempo?- preoccupato.
Yokoyama abbassò il viso, che teneva rivolto verso il soffitto mentre riprendeva fiato, e lo osservò con un sorriso e una luce divertita negli occhi: -Ma no! Mi dimentico di prepararmi da mangiare la mattina… non sono abituato a vivere da solo- si giustificò: -Mi scuso se ti ho fatto preoccupare…- aggiunse poi, con voce più bassa.
-Si… si figuri- mormorò Jun, sedendosi al suo banco.
Rispose alle domande del professore, che gli spiegò il programma che aveva intenzione di fare.
-Le attrezzature del vostro laboratorio non sono male… e sinceramente io preferisco la pratica alla teoria, quindi preparatevi a diverse trasferte. Che ne dici, Jun? Ti piacciono le scienze?- domandò all’improvviso Yokoyama.
Jun lo guardò sorpreso e annuì piano.
-Posso chiamarti Jun, vero?- fece poi il professore, essendosi accorto di cosa aveva fatto sussultare l’alunno. Jun annuì di nuovo, con forza. Non gli sembrava vero il fatto che si stesse comportando come un idiota anche quest’anno… e per di più con un professore.
-Sai cosa? Dovresti avere più fiducia in te stesso… magari sorridere, fare qualche battuta…- consigliò il professore, come se stesse parlando sovrappensiero.
Jun lo guardò e chiese: -Sembro così disperato?-.
Questa volta fu il professore a stupirsi del tono usato e scoppiò a ridere.
-Già questo è un buon inizio! No, non sembri disperato… i professori mi hanno raccontato del piccolo inconveniente che hai avuto l’anno scorso con un tuo senpai, quindi ho pensato che… volessi sentirti dire quelle parole. Ma in realtà mi sono accorto che erano una stupidata nel momento che le dicevo!- esclamò, ridacchiando: -Me lo dicono sempre che dovrei collegare il cervello alla bocca, ma sono un tipo così poco serio… non faccio mai ciò che mi si dice di fare!- scherzò ancora.
Jun scoppiò a ridere all’improvviso, coprendosi la bocca con la mano per l’imbarazzo.
Era la prima volta che si sentiva così a suo agio a scuola… e a farlo sentire così erano bastate delle semplici battute di un professore di scienze.
-Mooolto meglio, Jun… molto meglio. Quando ridi non ti si può resistere, dovresti sfruttare questo tuo bel sorriso con il senpai… a meno che non si meriti neanche un tuo sorriso- commentò il professore, alzandosi e prendendo le proprie cose.
Jun si morse le labbra per il complimento, poi fece una smorfia: -Non ci parlo praticamente più…- sospirò. Yokoyama lo guardò storto, con uno strano sorriso.
Jun salutò con un inchino e corse fuori per raggiungere Nino e gli altri.
-Almeno ci sono più speranze per gli altri…- commentò a bassa voce il professore, fissando il banco di Matsumoto.
-Il tuo cestino per il pranzo non è straordinariamente grosso, oggi?- domandò Ohno, che ovviamente era il primo a notare sottigliezze simili.
-Pozzo senza fondo…- commentò con un sorriso Kazunari, appiccicandosi al braccio di Satoshi.
-Non è grosso, sono semplicemente due…- commentò Jun, facendo lo gnorri.
-Due? E che te ne fai di due bentou? Hai deciso di ingrassare? No, perché sarebbe l’ora…- fece Nino, squadrandolo divertito.
-Parla quello che oltre ad essere secco è rimasto versione mignon!- ribattè Jun, ridendo.
Nino lo guardò sorpreso e, quando capì la battuta, rimase sconvolto anche Toshi.
-Jun, hai… hai risposto a Nino… con una battuta divertente- fece notare.
Matsumoto fece un’alzata di spalle e sbuffò: -Ho deciso di prendermi meno sul serio…-.
-E’ innamorato- sentenziò Nino, guardando Satoshi negli occhi e annuendo.
Jun stava per ribattere quando vennero raggiunti sulla terrazza da Masaki.
-Finalmente! Dov’eri finito?- sbottò Nino, ma appena si girò a guardarlo vide che non era solo e si ammutolì.
-Oggi è venuto a pranzare con noi anche Shochan, come ai vecchi tempi! Non dispiace a nessuno, vero?- chiese Aiba, sedendosi al suo solito posto e facendo cenno ad un Sakurai non troppo convinto (sembrava esser stato trascinato lì con la forza o, trattandosi di Aiba, con miagolate insistenti) di unirsi al gruppetto.
Ohno salutò senza problemi mentre Nino ringhiava nel suo bentou: Sakurai non gli era mai andato totalmente a genio neanche quando piaceva a Jun, e dopo il comportamento che aveva avuto alla festa della cultura i rapporti fra i due erano più che peggiorati. Jun, a guardare il piccoletto, avrebbe giurato che, se avesse potuto, avrebbe azzannato il senpai. E la cosa non gli dispiaceva.
-Ciao Jun- salutò subito Sho, sedendosi vicino al kohai.
Matsumoto lo guardò sollevando un sopracciglio e si alzò senza rispondere, prendendo le proprie cose e i suoi due bentou intatti.
-Dove vai?- chiese Nino, sollevando lo sguardo ed ignorando le silenziose proteste del senpai per essere stato ignorato, mentre Masa ridacchiava.
-Ho un appuntamento…- disse semplicemente Jun andandosene e lasciandoli di stucco, tutti e quattro.
-Sensei?- chiese Jun, dopo aver bussato alla porta del laboratorio di scienze e aperto la porta.
-Matsumoto? Ah, entra pure! Non sei con i tuoi amici, oggi?- domandò il professor Yokoyama, apparendo da dietro uno scaffale di uccelli ed altri animali impagliati.
-Ehm, no. Oggi c’era una persona di troppo- sorrise Jun, appoggiando le proprie cose al tavolo degli esperimenti. Il professore capì immediatamente e si mise a raccontare di una volta che era innamorato lui, alle superiori…
-Cosa ci fai qui?- chiese poi, rendendosi conto di aver protratto il monologo per cinque minuti.
Jun lo osservava seduto al suo posto preferito dell’aula di scienze coi bentou pronti.
-Pausa pranzo… non mangia, professore?- chiese Jun, senza rispondere direttamente alla domanda.
-Ho comprato degli onigiri al konbini, ma li ho lasciati in aula professori e sto sistemando questa sezione del laboratorio, quindi…- cominciò il professore, quando notò che Jun aveva già disposto il secondo bentou sul tavolo di fronte a sé, con le bacchette sopra.
-Stai tentando di dirmi che mi hai preparato il pranzo?- chiese Yokoyama, sorpreso, fissando l’alunno a bocca aperta. Jun rise ed annuì: -Perché ieri mi sembrava esausto ed affamato e… nonostante tutto mi sono sentito in colpa per averla fatta aspettare durante la pausa…-.
-Quindi questo non fa di te mia moglie, vero?- chiese il professore all’improvviso, gettando Jun nello scompiglio: -Che???- domandò l’alunno, arrossendo.
-E’ una cosa particolarmente dolce e gentile che però hai fatto solo oggi, no? Non sei intenzionato a nutrire questo stupido professore da qui alla fine dell’anno? No, tanto per abituarmi…- chiese ancora Yokoyama, e sembrava seriamente confuso.
Jun arrossì ancora di più, se possibile: -Se lei… vuole, potrei…- sussurrò.
Yokoyama sorrise di colpo e si gettò sul cibo: sembrava veramente affamato. Assaggiò tutto e si complimentò con Jun, continuando a tessere elogi dell’uno o dell’altro ingrediente.
-Fai sempre da mangiare tu, a casa?- chiese il professore.
-Abito da solo, quindi… sì, a meno che non prenda da mangiare cibi pronti al konbini- spiegò Jun, iniziando a mangiare lui stesso. Si guardò intorno mentre Yokoyama rispondeva di essere parecchio sorpreso: l’aula era vuota e, per le tende tirate, molto scura. Sembrava quasi stessero avendo un appuntamento romantico. Scacciò quei pensieri dalla testa.
-Perché abiti da solo, così giovane?- domandò il professore.
-I miei abitano fuori città e sono sempre impegnati, non avrebbero potuto accompagnarmi quasi mai a scuola, quindi mi sono trasferito qui vicino con mia sorella. Ma lei ha il ragazzo e va già all’università, quindi non è mai a casa… alla fine la vedo una volta al mese se tutto va bene- spiegò Jun.
-E’ dura vivere da soli, vero? Anche per me è la prima esperienza dopo quasi trent’anni nel nido… e sono proprio imbranato con tutto. Un buon bentou come questo non riuscirei mai a cucinarlo- disse il professore, sorridendo.
-Sei davvero un bravo ragazzo, Jun! E sono felice di aver pranzato con te! Grazie ancora per il bentou… posso sperare di replicare l’esperienza?- domandò, con un sorriso furbo che assomigliava tantissimo a quello di Nino. Jun rise ed annuì.
-La prossima volta mi sforzerò di portare qualcosa io. Ma non ti preoccupare… compro al konbini. Non vorrei mai avvelenare un mio alunno- fece il sensei.
Jun rise ancora, finendo il proprio pranzo fra una chiacchiera e l’altra.
“Ti stai proprio dando da fare, brighella…” commentò un biglietto di Nino.
“Dì a Masa che la prossima volta che invita Sakurai a mangiare con noi gli ficco le bacchette in gola” rispose, rilanciando indietro il biglietto.
“E com’era il pranzetto intimo fra te e Yokoyama-sensei?” rispose Kazunari, con il solito smile beffardo.
Si mise d’impegno per trovare una buona risposta quando…
-Matsumoto? Posso chiederti un minimo di attenzione? Posso capire che scambiarsi bigliettini con Ninomiya possa essere una pratica molto più interessante della classificazione dei minerali, ma ci tengo che anche voi due capiate questa parte del programma. Tutto chiaro? O vi devo passare un bigliettino per spiegarvelo?- chiese Yokoyama, senza alcuna cattiveria nella voce: lo guardava sorridendo, divertito.
-Scusi, sensei…- mormorò, chinando la testa e avvampando. Nino, da dietro, bisbigliò un “Ormai sei cotto” che sconvolse le file vicine, ma che non giunse alle orecchie del prof.
Al suono dell’ultima campanella Jun venne subito attaccato da Kazunari e dagli altri due impiccioni che volevano sapere come fosse andato il pranzo con il sensei. Jun attese che tutti gli altri fossero usciti dalla classe per iniziare a raccontare, mentre percorrevano il corridoio.
-Quindi restituirà il favore? Che persona gentile!- esclamò Masaki.
-Secondo me è cotto pure lui…- commentò Nino.
-Forse prima che ci beccasse a scambiarci bigliettini durante la sua ora…- sospirò Jun, squadrandolo.
-Ha ragione Kazu, sai? E’ una persona molto aperta e spigliata e ti ha già fatto parecchi complimenti… forse dovresti approfittare della situazione- consigliò Ohno, per poi sbadigliare.
Nino gli sussurrò all’orecchio: -Toshi sembra sempre sulle nuvole, ma è un buon ascoltatore ed osservatore- con una risata.
Scesero al piano terra e si avvicinarono al cancello.
-Matsumoto!- lo chiamò la voce del professor Yokoyama. Si girò di scatto e vide arrivare il professore in bicicletta, frenando a poca distanza dal gruppetto di amici.
-Salve, studenti! Programmi per il pomeriggio?- chiese gentilmente il professore.
-Sicuramente un salto in fumetteria e al game center- rispose immediatamente Nino.
-Ottimo, ma non fate tardi, i compiti vi aspettano!- rise Yokoyama: -Posso rubarvi il giovanotto per un istante? Tanto sa dove raggiungervi, no?- chiese poi, indicando Jun.
Gli altri risposero in coro di sì, senza curarsi di nascondere le occhiatine e i sorrisini e fuggirono via in men che non si dica. Jun rimase interdetto a reggere la propria borsa davanti al cancello della scuola, con ancora studenti che uscivano. Il professore scese dalla bicicletta e si offrì di accompagnarlo lentamente a piedi verso dove era diretto.
-Non mi sono arrabbiato per i bigliettini di oggi, sai? Quando ero studente io (non molto tempo fa, ammettiamolo) ho ignorato lezioni intere… ma ci tengo che tu non abbia difficoltà con la mia materia. Ho visto i tuoi voti e sei davvero bravo… potresti vincere una borsa di studio prestigiosa l’anno prossimo, quindi se mantieni la concentrazione in classe…-
-Sensei?- chiese all’improvviso Jun, girandosi a guardarlo. Aveva una strana luce negli occhi.
-Dimmi, Jun…- fece il professore.
-Possiamo parlare in… privato? Verrebbe a casa mia?- chiese, incerto.
Yokoyama sospirò ed annuì.
Arrivati a casa preparò il tè e fece sedere il professore al tavolo del soggiorno. La casa era piuttosto piccola, ma luminosa e con tutto il necessario. Quando fu pronto si sedette di fronte all’uomo e iniziò a parlare: -Ho iniziato ad avere buoni voti quando mi sono innamorato del senpai. Sono una persona che dà il massimo solo quando si aspetta di ricevere complimenti ed apparire perfetta agli occhi di qualcuno in particolare ed è… una cosa orribile. Quest’anno avevo deciso di smettere, quindi… quindi penso che tornerò ai miei voti mediocri non appena i sentimenti per il senpai mi daranno pace-.
-Io non la trovo una cosa orribile- disse il professore, non appena Jun si interruppe.
L’alunno lo guardò sorpreso.
-Voler dimostrare di essere bravi agli occhi di una persona sola è una cosa meravigliosa: ci rende forti e sicuramente più sicuri di noi stessi. In più ci sono dei tornaconti personali non indifferenti. Jun, sei il primo della scuola…- fece notare Yokoyama: -Quello che provi per il tuo senpai ti ha portato fin qui e non mi sembra il caso di rinunciare adesso solo perché le cose fra di voi non sono andate come volevi-.
-Ma non ho più un obbiettivo…- disse semplicemente Jun, fissando la propria tazza di tè.
-Il successo scolastico non ti attira come obbiettivo, ne?- ridacchiò il professore: -Allora stupiscimi- disse.
Jun alzò lo sguardo: -Come, scusi?-.
-Non vorrei darmi un po’ troppe arie e sto ancora parlando senza filtro, come mio solito, ma… se ti sforzassi di rimanere al primo posto a scuola per fare piacere a me…- mormorò il professore, passandosi una mano sulla nuca: era la prima volta che Jun lo vedeva in totale imbarazzo.
-E’ un ricatto, prof? Vuole far leva su questo per garantirsi di avere l’alunno più bravo della scuola nella propria classe?- chiese Jun, un po’ infastidito: prima credeva che il professore volesse aiutarlo, ora aveva paura che stesse sfruttandolo e basta.
-No! Assolutamente! Come dire… vediamo…- cercò le parole l’adulto. Jun non riusciva a capire cosa lo stesse mettendo tanto in difficoltà.
-Vediamo, è come… il pranzo l’altro giorno, il fatto che mi hai invitato senza problemi a casa tua non… non pensavo di dispiacerti, ecco. Ma che discorsi faccio! Sono un insegnante!- esclamò il professore, completamente rosso in viso: -Mi sa che è meglio se vada…-.
-Prof?- chiese Jun, incredulo: -Io le… piaccio?-.
Yokoyama sospirò e si inchinò in segno di scusa, alzandosi.
-Facciamo come se questa discussione non fosse mai avvenuta. Ti ringrazio del tè, Matsumoto… a domani- salutò il professore, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
Jun rimase immobile al suo posto.
Il sensei era innamorato di lui? Era per questo che si preoccupava del suo percorso scolastico, della sua storia con Sakurai-senpai ed era andato a chiedere informazioni agli altri professori?
Cazzo, Nino aveva sempre ragione!
-Dovrò pagargli il prossimo videogioco…- sussurrò ad alta voce, senza quasi rendersene conto, ancora in fissa con la porta di casa. Yokoyama si girò a guardarlo: -Come?- domandò, non avendo capito.
Jun si alzò battendo le mani sul tavolo, lasciando cadere la sedia e corse dal sensei, tirandolo per la camicia: nel giro di qualche secondo e di un tonfo imbarazzante si stavano baciando sul pavimento dell’ingresso.
-Matsu…moto…- sospirò Yokoyama, incredulo.
-Non si faccia cattive idee, prof… la prego…- sospirò Jun, mordendosi il labbro.
Il professore lo guardò negli occhi, a pochissimi centimetri dai suoi, e sorrise dolcemente, accarezzandogli la guancia. Si tirarono a sedere mentre Yokoyama riprendeva a baciarlo, questa volta con molto meno imbarazzo ed impeto, avvicinandolo a sé e chiedendogli silenziosamente il permesso di approfondire il bacio: Jun dischiuse leggermente le labbra e si lasciò andare, percorrendo con le mani la schiena del professore fino a raggiungere le spalle.
-Cosa sto facendo…- mormorò il più grande, una volta concluso il bacio.
-Non ne ho la minima idea… ma non sembra male…- rispose Jun, tentando di baciarlo di nuovo.
Il professore lo fermò con una risata, scostandogli il viso ed accarezzandogli le labbra con il pollice.
-Devo andare… i professori non rimangono mai a casa dei propri alunni dopo le cinque del pomeriggio- disse.
-Non si è mai sentita una legge così- fece notare Jun.
-I professori non baciano i loro alunni, questa sì che è una legge- rise ancora Yokoyama, senza però sciogliere l’abbraccio. Jun si allontanò e lo aiutò ad alzarsi, per poi aprire la porta di casa.
-Che imbarazzo…- sussurrò l’adulto.
-Già- ammise lui, senza guardarlo negli occhi.
Yokoyama uscì sul pianerottolo mentre Jun ancora gli fissava la schiena, senza sapere cosa dire.
-Prof, sono… sono una persona orribile, io… la prego non…-
-Jun, lo so. So come dovrei comportarmi e come non dovrei comportarmi. Passa una buona serata, ci vediamo domani a scuola- rispose il professore con un sorriso, girandosi a guardarlo.
Jun annuì mordendosi il labbro e chiuse la porta non appena vide Yokoyama prendere l’ascensore.
Corse a buttarsi sul suo letto, scrivendo un messaggio a Nino: “Sono il dio della sfiga nei colpi di fulmine”.