Rieccomi <3 Non mi perdo neanche in chiacchiere, vi lascio subito al nuovo capitolo :]
Titolo ~ Increspature
Genere ~ Drammatico
Pairing ~ Sakumoto, Ohmiya
Rating ~ PG-17 (in realtà non ne sono ancora certa)
Disclaimer ~ Non mi appartengono, ma io appartengo a loro <3<3.
Ringraziamenti ~ Arashini, grazie di esistere ç_ç<3
Note ~ Non é un AU, ma é probabile che qui e lì potrebbero esserci invenzioncine sbucate dalla mia (poco) ingegnosa mente u.u (a partire da molti personaggi di contorno). E' anche possibile possano esserci discrepanze con quella che é la realtà Arashiosa (aldilà dei pairing vari XQ) a causa della mia ancora "scarsa" conoscenza. Abbiate pietà, li seguo da appena un mesetto ç-ç'
Capitoli precedenti ~
Prologo |
Ch.1 |
Ch.2 |
Ch.3 Essenzialmente, il mese seguente al ricovero di Jun fu un totale inferno.
Iniziò la terapia, un'associazione di chemioterapici e acido retinoico che, prevedibilmente, portarono il ragazzo ad essere affetto dai più comuni sintomi da farmaci altamente citotossici. Oltre alla "Sindrome da acido retinoico", che gli inflisse innumerevoli disagi al livello dell'elementari azioni fisiologiche quotidiane, fino a procurargli un'insufficinza respiratoria piuttosto preoccupante, stati confusionali ed ansiosi, aritmie, dolori ossei ed altri tipici disturbi legati all'assunzione di quella sostanza, il cocktail di chemioterapici gli diede la botta finale, che raggiunse il culmine con la caduta dei capelli. Poteva sembrare quasi superficiale, dall'esterno, che Jun si preoccupasse di quello più che di ogni altro problema che lo affliggeva, ma come lo psicologo di reparto spiegò in seguito ai ragazzi, i cambiamenti fisici importanti erano sempre ciò che più turbava i pazienti in terapia.
Sho non aveva ancora avuto modo di tornare a trovarlo, quella settimana era stata fitta d'impegni e a causa delle premiere per l'uscita del nuovo film era anche stato fuori città. I ragazzi avevano continuato a tenerlo informato, ma certo sentirsi dire le cose era ben diverso dal vederle di persona.
Il giorno in cui tornò, due settimane dopo la scoperta della malattia di Jun, si prese una breve pausa dal lavoro. Voleva passare qualche giorno con Jun, gli aveva promesso di stargli accanto, di aiutarlo, ma gli impegni di lavoro fino a quel momento l'avevano tenuto lontano dall'adempire alla promessa: doveva recuperare. Appena atterrato all'aeroporto di Tokyo, la prima cosa che fece fu quella di farsi accompagnare a casa di Jun, senza nemmeno passare a casa propria per posare i bagagli e darsi una sistemata.
Scese dall'auto, congedandosi solo dopo aver dato disposizioni di dove lasciare i suoi effetti personali, e si avvicinò all'entrata del lussuoso condominio dove viveva l'amico. Citofonò e la voce che sentì rispondere fu quella di Aibachan. Sospirò di sollievo scoprendo che Jun non era da solo, ma che uno di loro o i suoi familiari erano sempre al suo fianco, a sostenerlo e a tenergli compagnia. Entrò nell'ascensore con una certa agitazione, spinse il pulsante del piano dov'era diretto ed osservò dallo specchio, in silenzio, le porte che si chiudevano alle sue spalle. Lo sguardo bruno passò poi sul proprio riflesso, che squadrò con occhio critico. Si sistemò la cravatta, si passo una mano tra i capelli per vivacizzarli e con un fazzolettino di stoffa tirato fuori dalla tasca del pantalone tamponò il leggero sudore dovuto all'ansia. Nell'altra mano stringeva un meraviglioso mazzo di fiori di campo e ne stringeva il gambo quasi convulsamente. Un'occhiata ai numeri sullo specchio: mancava un solo piano. Si girò verso le porte e trasse un lungo respiro, e fu quando l'ascensore di fermò che si rese conto di quanto fosse spaventato. Era terrorizzato dall'idea di trovare un Jun profondamente cambiato, un Jun che avrebbe dovuto aiutare, consolare, sostenere, ma che invece aveva abbandonato a causa di maledettissime premiere per pubblicizzare un film di cui, a lui, non fregava proprio niente. Non in quel momento.
Le porte si aprirono e deglutì rumorosamente. - Ce la puoi fare. Ce la puoi fare. Muoviti e vai da Jun. Muoviti!- sussurrò tra sé, chiudendo gli occhi per un istante.
Quando li riaprì era un'altra persona, si era costretto ad essere il saldo e forte arbusto a cui Jun avrebbe potuto aggrapparsi.
Si incamminò verso la porta e fu accolto da Aibachan e Sumire, quest'ultima era da Jun perché si occupava della terapia del ragazzo, che continuava nonostante fosse a domicilio.
- Ma-chan, Ainochan, che bello vedervi.- sorrise, abbracciando l'amico, che strinse forte. - Come sta?- gli chiese in un sussurro, all'orecchio, mentre era ancora aggrappato a lui.
- E' meglio se guardi con i tuoi occhi, Shochan...- disse l'altro, affranto, mentre allontanava gentilmente l'amico e lo guardava con un flebile sorriso. Fortuna che c'era Aiba che riusciva ancora a sorridere. - Nee-chan, andiamo a fare un po' di spesa per Jun, lasciamo che si salutino con tranquillità.- si avviò verso l'uscita, la sorella annuì, ma prima di seguirlo si voltò verso Sho, posandogli una mano su di una spalla, con dolcezza.
- Ha chiesto di te molte volte, sai? La notte ha problemi a dormire, ha incubi, talvolta delira... E chiedeva di te. Sii molto dolce, con lui, qualsiasi cosa vedrai, qualsiasi cosa ti dirà, d'accordo? Ha bisogno di te.-
Sho sentì gli occhi pungergli, ma si fece forza e cacciò indietro le lacrime.
- Grazie per ciò che stai facendo, Sumire. Insomma, chiedere di essere spostata sul territorio, quando avevi il tuo tranquillo posticino in reparto. Immagino sia pesante assistere i malati a domicilio...-
La ragazza sorrise lievemente e scosse il capo in diniego. - Non avrei potuto dire di no al mio fratellone. Tiene a Matsumoto-san come se fosse suo fratello, e le persone preziose per Masaki, sono preziose anche per me.- spiegò con pacatezza.
- Tra voi... avete risolto?- chiese incerto, non voleva sembrare impiccione, ma anche la situazione in sospeso tra i due gli stava a cuore.
Il sorriso di lei morì sulle labbra. - Temo che quella situazione non si sistemerà facilmente. I suoi genitori hanno scoperto che mi sta rivedendo e sua madre ha un diavolo per capello. Mi odia... Beh, comprensibile, sono figlia di quell'amica che non avrebbe mai dovuto tradirla e invece si era portata a letto suo marito.- rise con amarezza infinita - Masaki é molto dolce con me, ma non si sbilancia. Non possiamo ricadere nello stesso errore, no? Insomma...- abbassò lo sguardo, la tristezza regnava sul suo volto, vibrava nella sua voce e spegneva i suoi occhi - ... é una cosa proibita, no? Non vogliamo ci separino di nuovo, le proverebbero tutte anche se adesso siamo adulti. Ci comporteremo solo da bravi fratelli, e basta.- fece spallucce e tornò a sorridere, in modo solare. Aveva lo stesso sorriso argentino di Aibachan.
- Sumirechan...- disse lui, quasi confidenziale, profondamente dispiaciuto per la loro situazione.
- Nooo, no, non fare quella vocina adesso e non guardarmi come un cagnolotto bastonato. Vai da Matsumoto, che ti aspetta, susu!- si portò alle sue spalle e lo spinse verso la camera da letto, ridendo appena. - Ci vediamo dopo, d'accordo? Temporeggeremo al supermercato, é giusto che abbiate un po' di tempo per voi, da soli! - disse infine, prima di tornare all'ingresso ed abbandonare la casa.
Sho rimase titubante, nel bel mezzo del corridoio, per parecchi minuti. Era indeciso su come entrarenella stanza, come salutarlo, in che modo rivolgersi a lui, come sorridergli. Non pensava che sarebbe stato così difficile rivederlo, e pensare che mentre era via non riusciva a pensare a nient'altro che a lui e al momento in cui l'avrebbe riabbracciato, in cui avrebbe potuto stringerlo nuovamente a sé.
- Ai... Ainochan...-
Quel richiamo giunse da dietro la porta della stanza, che era rimasta socchiusa. La voce di Jun era flebile, rotta, sembrava impastata di sonno come quella di una persona che si era appena svegliata, così si chiese se non si stesse destando in quel momento. Si avvicinò all'uscio e lo sospinse con delicatezza, lasciando che la porta scorresse sul pavimento e si aprisse, rivelando la sua figura.
Lo spettacolo che si ritrovò sotto gli occhi era agghiacciante, almeno per lui.
La stanza, totalmente bianca, era immersa in un silenzio quasi ovattato e la fioca luce che filtrava dalle tende rendeva l'ambiente particolarmente etereo. Jun era disteso sul letto al centro della stanza, coperto da quello che sembrava uno strato fin troppo doppio di lenzuola e coperte. Tremava leggermente, scosso da brividi di freddo. - Ainochan...- ripeté, cercando l'infermiera che tanto amorevolmente si stava prendendo cura di lui.
- jun...- sussurrò, guardando quel viso scavato su cui rimaneva soltanto l'ombra della bellezza prorompente di un tempo, soltanto un ricordo. Le labbra carnose che sempre lo caratterizzavano erano secche e pallidissime, afflitte da una secchezza disarmante. La carnagione era ancor più candida di una volta, chiara, pallida, quasi lattea, ma ciò che lo colpì di più fu il berretto di lana che gli circondava il capo e da sotto il quale non sbucava più alcuna capigliatura folta. Jun era malato, e vederlo in quelle condizioni gli fece realizzare una volta per tutte quell'incubo.
Si avvicinò lentamente al letto e lasciò i fiori sul comodino. Jun teneva gli occhi chiusi, ma allungò una mano alla cieca, cercando la figura di Aino che non gli rispondeva. Sho sentì una stretta al cuore ed afferrò quella mano con trasporto, stringendola.
- Jun, sono tornato.-
- Sho? -
Il ragazzo annuì, portando la mano di Jun verso di sé e lasciandoci un lieve bacio, accarezzando con le labbra e con le dita quella pelle ancora vellutata, nonostante le condizioni in cui versava.
- Shochan...- sussurrò, aprendo lentamente gli occhi e si abituava pian piano a quella luce che, seppur flebile, dava molto fastidio ai suoi occhi stanchi. - S-sei... tornato. Mi sei ... mancato, sai?- fece un tentativo di sorriso, mentre respirava affannosamente.
- Anche tu mi sei mancato. Non ho fatto altro che pensare a te. Ti ho portato dei regalini e... e i fiori. Ti ho portato questi fiori.- disse frettolosamente, prendendoli dal comodino e mostrandoglieli, continuando a stringere la sua mano con una.
Jun si girò verso il mazzo di fiori e sorrise di più, senza però alzare la testa dal cuscino.
- Sono bellissimi... grazie...- disse lentamente, prima di richiudere gli occhi, stancamente. - Non andare più via, Shochan...- disse infine, prima di assopirsi nuovamente, esausto.
Le mani di Sho tremarono. Si lasciò cadere sulla sedia accanto al letto e si chinò in avanti, stringendo ancora la mano di Jun tra le sue ed appoggiando il viso su queste, trattenendo a stento le lacrime. - Non andrò via mai più, Jun. Non andrò via mai più...- disse, maledicendosi per averlo lasciato una volta. Non sarebbe accaduto di nuovo, da quel momento gli sarebbe stato vicino ogni giorno, ogni ora, fino al termine di quell'agonia, gli sarebbe rimasto accanto fino alla fine, qualunque questa fosse stata.