Andiamo avanti, il prossimo capitolo è forte ma mi piace come è venuto.
Titolo: Ubi iacet dimidium, iacet pectus meum (Dove giace la mia metà, giace il mio cuore)
Fandom: Arashi
Capitoli: 2 di7
Genere: Storico, Angst
Raiting: R
Pair: Sakumoto
Deslaimer: se andrò in giappone li rapirò e saranno miei sul serio buahhahahahahah
Note: Sul genere "Il nome della rosa" di Umberto Eco
Ringraziamenti: a Harin che ha proposto il prompt, alimentando le fantasie su una fict che avevo già in mente di scrivere, a jinny che si è sorbita insieme a harin tutti i passaggi di scrittura con annessi blocchi.
Parti precedenti:
Intro,
Parte I Parte II
Il giorno seguente andammo al villaggio, ma come aveva previsto Masaki non ci fu nulla da fare la gente ci evitava e non voleva parlare con noi, fummo costretti a rassegnarci e tornammo al monastero, il portone in quel momento era aperto e sembrava che alcuni contadini stessero portando offerte al monastero, era normale anche se quella gente pareva parecchio scontenta di portare quel cibo ai monaci.
In quel momento lo vidi di nuovo, era proprio lì in mezzo a quella gente, il ragazzo che avevo visto quella notte, aveva i capelli neri ed era magro, sembrava un esserino denutrito e sporco, ma era anche un bel ragazzo aveva degli occhi grandi ed era piuttosto femminile.
-Masaki, è quello il ragazzo- dissi indicandoglielo.
Ci spostammo nel cortile e rimanemmo a vedere cosa succedeva, ero davvero molto incuriosito dalla presenza di quel ragazzo nel monastero.
Lui si avvicinò a un monaco che insieme al Cellaro stava raccogliendo il cibo portato dai contadini, disse o chiese qualcosa, ma questo lo cacciò via in malo modo tirandogli del cibo che però lui raccolse di corsa e scappò via.
-Maestro aspettate!- urlò Masaki che mi venne subito dietro quando scattai per seguire il ragazzo fuori dal monastero.
-Fermati un attimo!- urlai al ragazzo, che si voltò un secondo e corse poi più veloce scappando via.
-Lasciate stare quell'essere- disse qualcuno alle nostre spalle, era il Priore, mi era sembrato ostile già dal primo giorno in cui eravamo arrivati, sembrava scrutare tutti con fastidio.
-Quel ragazzo è il demonio, quale uomo ha un viso da fanciulla? E' un demonio e nient'altro, stategli lontano- disse ancora e poi se ne andò.
-Maestro...-
-Che assurdità!- esclamai furioso, come poteva dire una cosa del genere, come poteva accusare quel ragazzo in quel modo; -Non è altro che un ragazzo affamato come tutta quella gente al villaggio- dissi alzando la voce.
Masaki rimase in silezio per gran parte del resto delle giornata e infine anche se ancora furioso non potevo ignorare quel suo anomalo comportamento.
-Masaki che hai?- chiesi.
-Nulla maestro-
-Sei silenzioso e tu non sei mai silenzioso-
-E' solo che non vi ho mai visto alzare la voce in quel modo- disse.
-Scusami, mi ha dato molto fastidio quello che ha detto, come può accusare così un ragazzo di esser preda del demonio, trovo che non sia una colpa avere un bel viso, di certo il suo aspetto non è una sua scelta- risposi e il mio tono era ancora alquanto infastidito.
Sospirai, avevo turbato Masaki con il mio umore e mi dispiaceva molto.
-Ti va di fare due passi?- gli chiesi poi, lui mi guardò sorridendo ed eccolo che tornava del suo buon umore.
Passeggiammo a lungo parlando, Masaki mi chiese se fosse potuto andare a raccogliere alcune erbe il pomeriggio seguente, era affascinato dallo studio di alcune erbe, tentava di farne infusi e quant'altro cercando rimedi efficaci per svariati mali, era bello il suo interesse, anche se era un gran pasticcione e spesso stava male per aver provato questi strani ritrovati su se stesso.
D'un tratto mi resi conto che eravamo nel posto dove avevo visto sparire il ragazzo sere prima, c'erano delle assi poggiate al muro, sebravano vecchie e marce ma dai segni lasciati a terra dovevano essere state spostate di recente.
-Maestro che state facendo?- chiese Masaki quando si accorse che mi ero fermato e stavo spostando le assi.
-Eccolo lo sapevo!- escalmai dopo aver spostato alcune assi e trovato il buco nel muro; -E' da qui che entra!-
-Forse è il caso di avvisare qualcuno che c'è da riparare quel...-
-No, assolutamente!- disse subito.
-Ma avere un buco nelle mura del monastero...-
-Quel ragazzo è da qui che entra, voglio parlarci, per ora facciamo finta di non aver visto nulla- dissi, Masaki sembrava confuso, probabilmente non riusciva a capire la mia ostinazione nel voler parlare con quel ragazzo, ma io mi sentivo che dovevo parlarci, ero sicuro che lui sapesse qualcosa
Il pomeriggio seguente Masaki andò in cerca delle sue amate erbe tornando qualche ora dopo con un cesto pieno e tanta voglia di sperimentare, cosa che si concluse tragicamente con quella che per Masaki si sarebbe prospettata essere una lunga nottata all'insegna di forti crampi addominali a causa dei vari intrugli che aveva provato a creare.
Ma quella notte percepii gli stessi rumori della notte in cui arrivammo e quando aprii la finestra lo vidi, era di nuovo entrato nel monastero.
-Maestro... d...dove andate?- chiese Masaki vedendomi avviare verso la porta.
-E' tornato, vado a parlarci- dissi.
-Aspettate... ve...vengo con voi- disse preda di un altro spasmo.
-Riposati e cerca di dormire, la devi smettere di sperimentare quella roba su di te, ti riduci sempre in questo stato- dissi passandogli una mano sulla testa con un gesto d'affetto.
Arrivai nel cortile, lo avevo visto dirigersi verso le dispense, mi sorpresi quando arrivato davanti alla porta la trovai aperta, eppure il Cellaro era incaricato di chiuderla ogni sera prima di ritirarsi, all'interno le lampade erano accese, e tutto sembrava in ordine...
-C'è nessuno?- chiesi, -Non voglio farti nulla di male voglio solo parlarti- dissi cercando di tranquillizzare il ragazzo, ma forse non c'era davvero.
Sentii dei rumori all'esterno, chi poteva essere a quell'ora di notte? I passi si fecero più vicini poi d'un tratto qualcuno mi tirò indietro mettendomi una mano sulla bocca e trascinandomi in un angolo dietro una tenda dove tenevano dei sacchi di farina. Mi sorpresi quando vidi il viso del ragazzo davanti a me, era davvero molto bello, i capelli neri, il viso chiaro leggermente sporco.
Sentii il rumore di qualcuno che entrava e chiudeva la porta dall'interno.
-Dove sei?- chiese una voce.
Il ragazzo fece segno di fare silenzio e mi lasciò andare togliendomi la mano dal viso.
-Lo so che ci sei... vieni fuori... ho qualcosa per te- disse ancora la voce.
-Rimani qui e... non guardare- disse il ragazzo, poi uscì fuori.
-Ecco dov'eri demonio che non sei altro- sentii dire.
Mi appiattii ancora di più contro la parete, poi fu più forte di me scostai leggermente la tenda per vedere cosa stava accadendo...
-Questo è per te- disse il Cellaro porgendo al ragazzo un fagotto, lui fece per allungare le mani per prenderlo, ma il monaco lo ritrasse.
-No, no, no- disse scuotendo il dito in ammonimento.
-Sai cosa devi fare se lo vuoi, vero?- chiese l'uomo.
Il Cellaro si spostò leggermente dandomi per metà la schiena e avvicinandosi al ragazzo, poi lo afferrò per i capelli e lo costrinse ad inginocchiarsi davanti a lui, i suoi occhi... sembravano così vuoti e rassegnati in quel momento; il monaco poì si tirò su la tonaca e con la mano che ancora lo afferrava per i capelli lo spinse verso di lui.
-Muoviti!- disse soltanto.
Seguirono i gemiti dell'uomo mentre con sempre più violenza spingeva la testa del ragazzo contro di se, finchè non lo scansò via improvvisamente e lo spinse contro alcuni sacchi; in quel momento vidi gli occhi del ragazzo incontrare i miei con dolore, mentre gli si riempivano di lacrime, poi un urlò, soffocato dalla mano del monaco che si portava sulla bocca del ragazzo mentre con più forza si spingeva dentro di lui.
Non riuscii a guardare altro, già troppo in colpa per non aver fatto come il ragazzo mi aveva chiesto, rimasi seduto e rannicchiato dietro al tenda con le mani sulle orecchie mentre sentivo quei gemiti e mugolii di dolore.
Quando tornò il silenzio aspettai qualche istante, poi decisi di uscire fuori, mi guardai intorno, poi lo vidi rannicchiato in un angolo con il fagotto tra le braccia.
-Stai bene?- gli chiesi avvicinandomi.
-Ti avevo chiesto di non guardare- disse senza guardarmi, sentii una fitta al cuore a quelle parole.
-Scusami- dissi soltanto, poi lui si alzò e stringendosi quel fagotto al petto mi sorpassò senza dire nulla.
-Aspetta!- dissi fermandolo per un braccio, ma immediatamente si tirò indietro guardandomi spaventato.
-Scusami- dissi di nuovo tirando indietro le mani, -Vorrei solo parlarti-
-Non posso devo andare via- disse.
-Solo un secondo- lo fermai di nuovo, ma sta volta senza toccarlo ne avvicinarmi, sembrava non gradirlo e quindi non mi mossi.
-Perchè fai...-
-Per mangiare ecco perchè!- rispose lui arrabbiato.
-Ma... i tuoi erano contadini, non hai un pezzo di terra da...-
-No, non ho niente, per voi non ero in grado di badare a quello che era dei miei genitori- protestò.
-Voi?- chiese perplesso.
-Si, voi monaci- rispose.
-Ti stai sbagliando, l'Abate...-
-No, non mi sbaglio! Mi avete tolto tutto e ora non ho più nulla come vedi- disse irato.
-So che l'Abate ti voleva solo aiutare, ha tentato di farti diventare novizio...-
-Ti sbagli!- disse abbassando lo sguardo.
Lo guardai, sembrava così triste e stanco.
-Lascia che ti aiuti- dissi.
Rialzò gli occhi a guardarmi, sorpreso forse da quello che avevo appena detto, era davvero bello, aveva tratti femminili proprio come aveva detto il Priore, ma quale folle poteva dire che era preda del maligno, quando lui vedeva solo un ragazzo affamato e spaventato davanti ai suoi occhi.
-Devo andare- disse poi e senza darmi tempo di parlare di nuovo scappò via.
-Maestro siete voi?- chiese Masaki avvolto in una coperta.
-Si, sono io Masaki, riposa- risposi sedendomi sul letto.
-Sembrate turbato è successo qualcosa?- chiese mettendosi a sedere e lo vidi che dolorante si teneva ancora lo stomaco.
-Nulla Masaki torna a dormire- risposi.
Come potevo dire a Masaki quello che era successo? Quello che avevo visto? Ero sconvolto e mi sentivo male, non un vero e proprio male fisico, ma un male spirituale. Era ovvio ormai che dentro quelle mura stava succedendo qualcosa di strano, ora dovevo indagare molto più a fondo.