Forse con questa prima parte mi salvo dal linciaggio... forse...
TITOLO: Zombie
AUTRICE:Jinny
GENERE:Horror, angst
FANDOM:Johnnys sparsi (e sparsi è la parola adatta)
RATING:nc-17, giusto per essere sicuri
DISCLAIMERS:Nessun johnny debuttato o meno mi appartiene, e sono tutti contenti così
NOTE:L'autrice giura di aver scritto sotto l'effettodi sostanze stupefacenti ed alcool, ma fonti autorevoli ci dicono che non faccia uso di sostanza stupefacenti e che quel giorno non avesse bevuto
Jun si appoggiò con la schiena alla porta che si era appena sbattuto alle spalle e scivolò, fino a trovarsi seduto a terra. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, rendendosi conto di stringere ancora l’estintore. Sia le sue mani che l’estintore erano sporche di sangue. Molto sangue… posò l’estintore accanto a sé, poi si strinse le mani in grembo, cercando di fermare il tremito che lo scuoteva. Qualcuno lo tirò in piedi, con fermezza, ma anche con gentilezza. Una gentilezza inaspettata, visto di chi si trattava. Jun alzò lo sguardo quel tanto che gli bastava per trovare gli occhi spaventati del kohai. Si lasciò guidare fino al lavandino, guardandosi intorno. Era in un camerino. Dalla quantità di borse e di vestiti, poteva essere quello dei junior… fino a pochi secondi prima era sul palco del Tokyo Dome… c’erano tutti, come ogni anno… sussultò al contatto con l’asciugamano bagnato sul viso
<< Tranquillo, è solo acqua.>> disse Jin, in tono dolce. Jun lo guardò di nuovo, poi annuì. Lasciò che il kohai gli pulisse il viso e gli lavasse le mani. Si lasciò asciugare. Ma non riusciva a smettere di tremare, ed aveva nausea. Serrò gli occhi, deglutendo velocemente. Jin lo fece sedere ed iniziò a passargli un asciugamano pulito sul viso, asciugandogli il sudore. Pian piano, la nausea passò, e Jun smise di sudare freddo. Aprì gli occhi, con cautela. Jin lo scrutava, con la solita espressione annoiata. Però c’era qualcos’altro…
<< E’ ammirazione, quella che intravedo dietro il muro di noia, Akanishi?>> chiese, senza riuscire a trattenere il tono sarcastico. Jin fece una smorfia, poi abbassò il viso, arrossendo
<< Mi hai salvato la vita.>> disse, in tono appena percettibile. Jun corrugò le sopracciglia, senza capire. Poi i ricordi tornarono, tutti insieme. Erano nel bel mezzo del count down di capodanno, quando una ragazza era saltata sul palco ed aveva letteralmente azzannato un junior. Era la paura di ogni idol, quella di venir mangiato dalle fans, ma di solito non si concretizzava… eppure era quello che era successo. Il ragazzino si era accasciato a terra, chiaramente in fin di vita, tra le urla di terrore degli altri presenti sul palco. Dopo un po’ aveva smesso di dimenarsi ed aveva chiuso gli occhi. Dopodiché era saltato in piedi, con mezzo braccio scarnificato dai morsi della ragazza, ed aveva iniziato a correre verso chiunque. Era stato allora che si era scatenato il panico. Jun aveva iniziato a correre, chiedendosi dove fossero i suoi compagni. Era terribilmente preoccupato, anche se Masaki doveva essere con Sho o con Yuu, uno troppo sveglio, l’altro troppo uomo per farsi masticare da un junior impazzito. Satoshi era di sicuro con Kazunari, e la scimmietta, a forza di videogiochi, avrebbe saputo esattamente cosa fare. Lui era rimasto isolato e si era buttato verso il backstage. Aveva sentito passi dietro di lui, poi un tonfo ed un’imprecazione. Quando si era girato, aveva visto Jin a terra, mentre il junior che era stato morso, un ragazzino entrato da poco di cui non ricordava il nome, si lanciava sul ragazzo a terra. Jun aveva agito d’istinto. Aveva preso l’estintore ed aveva colpito il ragazzino alla testa. Il cranio era praticamente esploso tra l’estintore ed il muro. La nausea tornò, potentissima, al ricordo. Jun scattò in piedi e, con la testa sul lavandino, vomitò. Jin gli fu subito accanto, tenendogli la fronte ed accarezzandogli la schiena finchè il suo stomaco non si calmò.
<< Grazie…>> riuscì a mormorare. Jin sospirò e Jun alzò lo sguardo. Jin si morse le labbra e girò il viso, cercando di nascondere le lacrime
<< Hey… che fai, Bakanishi? Piangi di fronte al nemico?>> chiese. Jin fece un debole sorriso, poi si morse di nuovo le labbra, mentre Jun tornava a sedersi.
<< Che c’è?>> chiese. Jin sbuffò
<< Ho avuto paura… e adesso mi è calata la tensione… e sono preoccupato da morire… e… non ho idea di dove siano gli altri… non so se fuori di qui sta succedendo lo stesso, ho paura per i miei… non guardarmi così… sto facendo la figura del fifone, ma… ma…>>
Jun allargò le braccia e Jin, dopo un momento di perplessità ed un ultimo sprazzo d’orgoglio, vi si rifugiò
<< Se ti sfoghi, poi riuscirai a gestirla meglio. Dobbiamo trovare gli altri, non possiamo rimanere qui. Giusto?>>
<< Giusto…>> mormorò Jin, tirando su con il naso. Jun lo tenne stretto finchè non si fu calmato
<< Accidenti, senpai, se continui così, mi toccherà essere gentile con te per tutta la vita. Non vale!>> borbottò, staccandosi ed asciugandosi gli occhi. Jun sorrise, nonostante l’angoscia. Poi si alzò in piedi e si guardò intorno. Iniziò a frugare nelle borse. Jin, capendo cosa stesse cercando, si alzò e si mise a frugare a sua volta. In quel momento un cellulare si mise a squillare, facendoli sussultare. Qualcuno aveva avuto la loro stessa idea una frazione di secondo prima… il cellulare in questione era su uno dei tavoli. Jun lo prese, e rimase un attimo interdetto. Un “Ohno senpai” lampeggiava sul display, con mille cuoricini intorno. Jun scambiò una rapida occhiata con Jin, che contò mentalmente i costumi
<< Siamo nel camerino degli Hey Say Jump… fantastico…>>
<< E io ho il cellulare di Chinen in mano…>> disse Jun. Jin guardò i cuoricini e soffocò a stento una risata. Jun rispose.
<< Chi… chi è?>> chiese una voce terrorizzata dall’altra parte.
<< Chinen, sono Matsumoto… perché hai il cellulare di Ohno kun?>>
il ragazzino tacque un attimo, forse si stava guardando intorno
<< Mi sono chiuso in un camerino… non sapevo di chi fosse… davvero è il cellulare di Ohno senpai?… oh…>> rimase in silenzio di nuovo, sopraffatto dalla sorpresa a dalla gioia
<< Sei nel nostro camerino… non ti muovere, adesso veniamo a prenderti… Akanishi, prendi un altro cellulare a caso… Chinen, ascoltami, non ti muovere…>>
<< No, senpai… sono qui fuori… e sono tanti…>> singhiozzò Yuri, tornando improvvisamente alla realtà.
<< Io ho un estintore.>> disse Jun, sicuro di sé. L’aveva appena usato con successo come arma, poteva farlo di nuovo. Yuri tirò su con il naso
<< Ok… però… stai attento, senpai… io… io sto qui comunque… magari si stufano e se ne vanno…>> disse.
<< Bravo, non muoverti.>> disse Jun. Chiuse la conversazione. Jin gli fece vedere un altro cellulare. Jun annuì, prese l’estintore ed aprì la porta con cautela. Sentì urla, in lontananza. Forse dal Dome. Dovevano esserci ancora persone intrappolate la dentro… rabbrividì leggermente, poi scrutò il corridoio deserto. Scattò all’indietro, quando una porta poco distante si aprì. Un urlo di spavento, gli fece capire che non si trattava di uno zombie. Riconobbe la voce
<< Ryo!>> chiamò, a mezza voce, sporgendosi di nuovo dalla porta. Ryo si sporse a sua volta, terrorizzato, gli occhi spalancati per il terrore. Aveva il viso bagnato di lacrime. Jun e Jin lo raggiunsero
<< Hey…>> lo chiamò Jun. Ryo indicò l’interno del camerino da cui stava uscendo. A terra c’era un corpo e, poco lontano, rannicchiato con la testa tra le mani, Subaru, che tremava come una foglia
<< Shibutani kun!>> chiamò Jin. Subaru alzò il viso, poi guardò il corpo davanti a sé. Jun notò la gamba della sedia impiantata nel cranio. Strinse a sé Ryo, che singhiozzava sommessamente
<< Hina.>> mormorò Subaru, a mo di spiegazione << E’ fuggito insieme a noi… non ci eravamo accorti che fosse ferito… l’avevano morso… quando si è seduto, ansimava e sudava, poi ha iniziato a diventare grigio e ha chiuso gli occhi… ha smesso di respirare… poi ha spalancato gli occhi… non… non è come nei film… nei film le persone se ne rendono conto, ma è una cosa talmente veloce… morto e risorto in meno di un secondo… e… con una sedia impiantata in un occhio… io…>> le mani di Subaru, che aveva preso a gesticolare furiosamente mentre parlava, ebbero una specie di spasmi, mentre lui riprendeva a tremare forte. Ryo iniziò a singhiozzare più forte.
<< Ragazzi, riprendetevi…>> mormorò Jin. Sembrava spaventato. Jun vide le tre ragazze sulla porta. Ad una mancava un orecchio, un’altra aveva la testa praticamente staccata dal collo. La terza aveva il ventre squarciato
<< Ho sempre pensato che le ragazze facessero paura…>> borbottò Jun. Lasciò andare Ryo e brandì l’estintore. La prima scattò in avanti. Jun sferrò il colpo, sperando che il proprio stomaco reggesse. La testa della ragazza si spaccò, ed il cadavere crollò a terra. Anche la seconda scattò, e Jun le staccò del tutto la testa, rendendola definitivamente morta. La terza li guardò per un istante, ringhiando qualcosa, poi crollò a terra, morta. Jun guardò Masaki che, con una spranga di ferro, aveva appena abbattuto la ragazza.
<< Sei vivo!>> dissero in coro. Masaki si affrettò ad entrare nel camerino. Insieme a lui entrarono Tomohisa e Hideaki. Tomohisa chiuse la porta, mentre Hideaki si accasciava contro un muro. Aveva l’aria stravolta, e Jun temette di capire che cosa fosse successo. Si girò verso Masaki
<< Sho?>> chiese
<< Non lo so… è scappato appena ha visto che la tizia mordeva Jiro…>>
Jun iniziò a deglutire velocemente. Ora che il ragazzino che aveva ammazzato aveva un nome, la nausea era tornata.
<< Il marmocchio ha seguito noi… il senpai mi ha salvato la vita… ma proprio Matsumoto doveva salvarmi? Sono fregato…>> disse Jin, strappando un sorriso a quasi tutti i presenti. Ryo si rifugiò, in silenzio, tra le braccia di Tomohisa.
<< Hina?…>> mormorò Masaki, vedendo il corpo a terra, di fronte a Subaru che tremava dondolandosi avanti ed indietro. Ryo riprese a piangere forte e Masaki si morse le labbra
<< Baka…>> mormorò tra sé e sé << Non so mai stare zitto…>>
in quel momento, Hideaki gli scattò contro, prendendo la spranga, cercando di strappargliela di mano ed urlando frasi sconnesse. Jun e Jin riuscirono a staccarlo da Masaki
<< Era Tsuba! Era Tsubasa! Era Tsubasa!>> iniziò ad urlare Hideaki, per poi accasciarsi, scosso da singhiozzi irrefrenabili.
<< Non era più lui, senpai…>> mormorò Tomohisa, più per rassicurare Masaki che per far calmare Hideaki. Jun si girò a guardare Masaki, che teneva lo sguardo basso.
<< Masa…>>
Masaki alzò il viso
<< Era Tsubasa.>> mormorò, per poi abbassare lo sguardo di nuovo
<< Ci avrebbe ammazzati tutti e tre. Ci avrebbe morsi, per mangiare, e prima che ce ne fossimo resi conto, saremmo stati come lui…>> disse Tomohisa. Poi guardò il corpo di Shingo, a terra. Lasciò un attimo Ryo, che si era momentaneamente calmato, e si avvicinò a Hideaki che, rannicchiato sul pavimento, piangeva e tremava. Lo tirò in piedi e lo costrinse a guardare Subaru. E Shingo. Non dovette dire nulla. Hideaki si calmò. Si passò le mani sul viso, poi si girò a guardare Masaki, che era innaturalmente tranquillo. Gli fece alzare il viso e lo guardò negli occhi
<< Scusa.>> mormorò. Poi sospirò << Mi hai salvato la vita, ma… non riesco a ringraziarti, perdonami…>> disse. Sul viso di Masaki si dipinse una smorfia. Probabilmente stava tentando di sorridere
<< L’ho salvata a me, non devi ringraziarmi. >> disse. Jun sentì un brivido percorrergli la schiena. Masaki era cambiato. All’improvviso. In una manciata di secondi era cambiato completamente…
<< Mi sono perso Yoko…>> disse Masaki, rivolgendosi a Subaru << Scusami… ho girato a destra, lui a sinistra… o viceversa, non so più nemmeno io… so solo che ad un certo punto non c’era più… mi dispiace…>>
Subaru alzò il viso
<< E’ amico anche tuo… non chiedermi scusa come se non fossi preoccupato.>> mormorò. Poi inspirò profondamente e si alzò. Prese una felpa da una sedia e coprì il viso di Shingo. Ryo gli posò una mano sul braccio, ma Subaru lo staccò, con gentilezza.
<< Matsumoto, Chinen ci sta ancora aspettando…>> fece notare Jin. Jun spalancò gli occhi
<< E’ vero… ha chiamato con il cellulare di O-chan… è nel nostro camerino…>> disse. Gli altri annuirono. Subaru si guardò intorno. Prese una sedia e la spaccò, prendendo poi due delle gambe come armi
<< Andiamo dal marmocchio.>> disse.