Uomini e calzini...
Sarà che è pasquetta. Sarà che le ragazze, tornate in anticipo, dormono ancora, sarà che in fondo starmene a letto elucubrando a caso mi piace tanto. Sarà quel che sarà, sta di fatto che mi vengono in mente gli uomini e i calzini.
Corollario: una donna innamorata del modo in cui il suo uomo sceglie, si infila, si sfila e porta i calzini è nei guai veri.
Teorema antecedente: l'abbigliamento intimo si chiama così perchè è la parte più vicina alla nudità che, va da se, si scopre in casi particolari. L'uomo, per cultura, per vergogna, per tutte e due o per altri miliardi di diavolo di motivi è lontano dalla seducenza tanto quanto un tappo di sughero da un fiore di magnolia. Eppure, la seducenza, la possiedono tutti, ognuno a suo modo. Ma non sanno di averla e tanto meno di poterla esprimere senza perdere di virilità.
Il marketing ha da sempre sfruttato la seducenza femminile e da qualche anno si sta cimentando anche con quella maschile.
Certo trasmettere l'idea di seducenza attraverso l'immagine di un uomo in mutande e calzini non è per niente facile, proprio e anche perchè è un territorio assolutamente inesplorato ed inespresso.
Ambedue i versanti hanno la pecca di utilizzare modelli fuori dal "normale". E' già perchè tutti, ma proprio tutti, si devono mettere le mutande. Belli, brutti, grassi, magri, alti, bassi, vecchi e giovani. E di certo la totalità delle persone, quando si ritrova in mutande, è lontano anni luce dalle immagini sulle riviste.
Vedersi davanti il proprio uomo in indumenti intimi può improvvisamente essere una visione illuminante o devastante ed assestare un colpo serio alla relazione.
Certo la mutanda giusta ha il suo perchè, così come la calza giusta. Ma cosa e come è: giusto?
Ritengo che quello che conta non è tanto cosa porti ma come lo porti, come ti muovi quando lo prendi e lo infili, come cammini quando ce l'hai addosso, la sensazione che ti accompagna quando sei in versione intima e copri le tue nudità ma non troppo.
Nella scelta di una mutanda e di un calzino, non c'è solo il piacere dell'occhio (forma e colore) o la comodità (tessuto), c'è la prima sensazione tattile della pelle, che è senso. C'è tutto il tuo rapporto con i sensi. La sensualità.
Poi arriva la percezione dell'altro. Puoi piacermi o non piacermi. Quello che stimola e muove una parte di me non è solo l'immagine che arriva all'occhio, è anche e soprattutto quella parte invisibile che solo ed unicamente quel corpo può esprimere compiendo quei gesti, indossando quegli indumenti, davanti a me che guardo, in questo posto, ora.
Gesti intimi, in un ambiente intimo, che esprimo l'intimo. Due persone distinte, irraggiungibili, inesprimibili.
Lo sguardo nello specchio nel tentativo di vedersi.
Certo ci può essere l'enfatizzazione, il mascheramento. Ma a lungo andare non regge.
L'intimità è istintiva e primordiale e prima o poi viene a galla in tutta la sua essenza.
E' antecedente alla relazione. E' violenta ed irrevocabile.
tutto questo sputa fuori il mio cervello da un calzino
ma poi mi passa
poi torno normale
forse
ma solo a tratti...
caffè
doppio